Mettiamoci alla scuola di San Tommaso

Lo sforzo della mente umana, ci ricorda l’Aquinate con la sua stessa vita, è sempre illuminato dalla preghiera, dalla luce che viene dall’Alto. Solo chi vive con Dio e con i misteri può anche capire che cosa essi dicono.

Vorrei oggi completare, con una terza parte, le mie catechesi su San Tommaso d’Aquino. Anche a più di settecento anni dopo la sua morte, possiamo imparare molto da lui. Lo ricordava anche il mio Predecessore, il Papa Paolo VI […]: «tutti, quanti siamo figli fedeli della Chiesa possiamo e dobbiamo, almeno in qualche misura, essere suoi discepoli!».

Mettiamoci dunque anche noi alla scuola di San Tommaso e del suo capolavoro, la Summa Theologiæ.

Un’opera monumentale

Essa è rimasta incompiuta, e tuttavia è un’opera monumentale: contiene 512 questioni e 2669 articoli. Si tratta di un ragionamento serrato, in cui l’applicazione dell’intelligenza umana ai misteri della fede procede con chiarezza e profondità, intrecciando domande e risposte, nelle quali San Tommaso approfondisce l’insegnamento che viene dalla Sacra Scrittura e dai Padri della Chiesa, soprattutto da Sant’Agostino.

In questa riflessione, nell’incontro con vere domande del suo tempo, che sono anche spesso domande nostre, San Tommaso, utilizzando anche il metodo e il pensiero dei filosofi antichi, in particolare di Aristotele, arriva così a formulazioni precise, lucide e pertinenti delle verità di fede, dove la verità è dono della fede, risplende e diventa accessibile per noi, per la nostra riflessione. Tale sforzo, però, della mente umana – ricorda l’Aquinate con la sua stessa vita – è sempre illuminato dalla preghiera, dalla luce che viene dall’Alto. Solo chi vive con Dio e con i misteri può anche capire che cosa essi dicono.

Nella Summa Theologiæ, San Tommaso parte dal fatto che ci sono tre diversi modi dell’essere e dell’essenza di Dio: Dio esiste in se stesso, è il principio e la fine di tutte le cose, per cui tutte le creature procedono e dipendono da Lui; poi Dio è presente attraverso la sua Grazia nella vita e nell’attività del cristiano, dei Santi; infine, Dio è presente in modo del tutto speciale nella Persona di Cristo unito qui realmente con l’uomo Gesù, e operante nei Sacramenti, che scaturiscono dalla sua opera redentrice.

Perciò, la struttura di questa monumentale opera, una ricerca con “sguardo teologico” della pienezza di Dio, è articolata in tre parti, ed è illustrata dallo stesso Doctor Communis – San Tommaso – con queste parole: «Lo scopo principale della sacra dottrina è quello di far conoscere Dio, e non soltanto in se stesso, ma anche in quanto è principio e fine delle cose, e specialmente della creatura ragionevole. Nell’intento di esporre questa dottrina, noi tratteremo per primo di Dio; per secondo del movimento della creatura verso Dio; e per terzo del Cristo, il quale, in quanto uomo, è per noi via per ascendere a Dio». […]

Rigore scientifico accessibile a tutti

Quanto San Tommaso ha illustrato con rigore scientifico nelle sue opere teologiche maggiori, come appunto la Summa Theologiae e la Summa contra Gentiles, è stato esposto anche nella sua predicazione, rivolta agli studenti e ai fedeli.

San Tommaso d’Aquino – Chiesa di Nostra Signora della Consolazione, Carey (Stati Uniti)

Nel 1273, un anno prima della sua morte, durante l’intera Quaresima, egli tenne delle prediche nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli. Il contenuto di quei sermoni è stato raccolto e conservato: sono gli Opuscoli in cui egli spiega il Simbolo degli Apostoli, interpreta la preghiera del Padre Nostro, illustra il Decalogo e commenta l’Ave Maria.

Il contenuto della predicazione del Doctor Angelicus corrisponde quasi del tutto alla struttura del Catechismo della Chiesa Cattolica. […].

Contenuto essenziale delle predicazioni a Napoli

Vorrei proporre qualche esempio del contenuto, semplice, essenziale e convincente, dell’insegnamento di San Tommaso. Nel suo Opuscolo sul Simbolo degli Apostoli egli spiega il valore della fede. Per mezzo di essa, dice, l’anima si unisce a Dio, e si produce come un germoglio di vita eterna; la vita riceve un orientamento sicuro, e noi superiamo agevolmente le tentazioni.

A chi obietta che la fede è una stoltezza, perché fa credere in qualcosa che non cade sotto l’esperienza dei sensi, San Tommaso offre una risposta molto articolata, e ricorda che questo è un dubbio inconsistente, perché l’intelligenza umana è limitata e non può conoscere tutto. Solo nel caso in cui noi potessimo conoscere perfettamente tutte le cose visibili e invisibili, allora sarebbe un’autentica stoltezza accettare delle verità per pura fede. Del resto, è impossibile vivere, osserva San Tommaso, senza fidarsi dell’esperienza altrui, là dove la personale conoscenza non arriva.

È ragionevole dunque prestare fede a Dio che si rivela e alla testimonianza degli Apostoli: essi erano pochi, semplici e poveri, affranti a motivo della Crocifissione del loro Maestro; eppure molte persone sapienti, nobili e ricche si sono convertite in poco tempo all’ascolto della loro predicazione. Si tratta, in effetti, di un fenomeno storicamente prodigioso, a cui difficilmente si può dare altra ragionevole risposta, se non quella dell’incontro degli Apostoli con il Signore Risorto.

Avere un solo cuore con Cristo

Commentando l’articolo del Simbolo sull’Incarnazione del Verbo divino, San Tommaso fa alcune considerazioni.

Afferma che la fede cristiana, considerando il mistero dell’Incarnazione, viene ad essere rafforzata; la speranza si eleva più fiduciosa, al pensiero che il Figlio di Dio è venuto tra noi, come uno di noi, per comunicare agli uomini la propria divinità; la carità è ravvivata, perché non vi è segno più evidente dell’amore di Dio per noi, quanto vedere il Creatore dell’universo farsi Egli stesso creatura, uno di noi. Infine, considerando il mistero dell’Incarnazione di Dio, sentiamo infiammarsi il nostro desiderio di raggiungere Cristo nella gloria.

Adoperando un semplice ed efficace paragone, San Tommaso osserva: «Se il fratello di un re stesse lontano, certo bramerebbe di potergli vivere accanto. Ebbene, Cristo ci è fratello: dobbiamo quindi desiderare la sua compagnia, diventare un solo cuore con Lui».

La preghiera perfetta e la devozione alla Madonna

Presentando la preghiera del Padre Nostro, San Tommaso mostra che essa è in sé perfetta, avendo tutte e cinque le caratteristiche che un’orazione ben fatta dovrebbe possedere: fiducioso e tranquillo abbandono; convenienza del suo contenuto, perché – osserva San Tommaso – «è assai difficile saper esattamente cosa sia opportuno chiedere e cosa no, dal momento che siamo in difficoltà di fronte alla selezione dei desideri»; e poi ordine appropriato delle richieste, fervore di carità e sincerità dell’umiltà.

San Tommaso è stato, come tutti i Santi, un grande devoto della Madonna. L’ha definita con un appellativo stupendo: Triclinium totius Trinitatis, triclinio, cioè luogo dove la Trinità trova il suo riposo, perché, a motivo dell’Incarnazione, in nessuna creatura, come in Lei, le tre Divine Persone inabitano e provano delizia e gioia a vivere nella sua anima piena di grazia. Per la sua intercessione possiamo ottenere ogni aiuto. 

Estratto da: BENEDETTO XVI.
Udienza generale, 23/6/2010

 

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