Se invece di pubblicare un libro, quell’architetto “lunatico” avesse lanciato una bomba sul Castello di Windsor, forse le ripercussioni della sua opera non avrebbero raggiunto la portata che ebbero… Il fatto che avesse lasciato l’anglicanesimo per abbracciare la Fede Cattolica era già stato un grande scandalo in pieno XIX secolo, ma che, oltre a questo, avesse pubblicato un’opera che criticava aspramente il retroterra protestante delle opere architettoniche inglesi dell’epoca era più di quanto la società pre-vittoriana potesse sopportare…
Tuttavia, il suo libro Contrasts1 – ancora oggi oggetto di accalorate discussioni – fu l’inizio di una grande restaurazione, il cui elemento più emblematico nacque anch’esso dalla matita di questo originale autore: la Torre del Big Ben.
Riprendiamo questa storia interessante dal suo inizio.
Un inglese figlio della Francia
Augustus Welby Northmore Pugin nacque a Londra il 1° marzo 1812. La sua famiglia, però, era originaria della Francia, da dove il padre era fuggito intorno al 1798 dopo i fragori della Rivoluzione.
Artista nato e dotato di rare capacità per il disegno, il giovane Pugin iniziò la sua carriera nel mondo artistico all’età di quattordici anni, disegnando mobili e manufatti per castelli come quelli di Rochester e Windsor. Grande ammiratore dell’architettura antica, realizzò diversi viaggi in Francia, dove le splendide cattedrali gotiche lo conquistarono completamente. Esse gli parlavano di valori metafisici assenti nell’Inghilterra anglicana e gli aprirono gli occhi su un orizzonte sconosciuto.
La sua educazione in seno a una famiglia protestante certamente lo influenzava in senso opposto, ma a mano a mano che approfondiva lo studio dell’arte dei secoli precedenti, Pugin scopriva i tesori della Fede Cattolica in essa nascosti e la sua anima finì per aprirsi al potere della grazia di Dio.
Genesi di una conversione
Ci furono critici che, non senza malizia, attribuirono la sua conversione unicamente al suo professato amore per l’architettura medievale. Lo stesso Pugin, però, chiarì le ragioni che lo portarono alla Fede vera, dimostrando che esse erano nate in regioni molto più elevate di quella della semplice ammirazione per la magnificenza esteriore delle costruzioni:
«Con quanto piacere ho constatato l’adeguatezza di ogni parte di quei gloriosi edifici ai riti per la cui celebrazione erano stati eretti! Allora ho scoperto che le funzioni religiose a cui ero abituato ad assistere e che ammiravo erano solo un freddo e insensibile residuo di glorie passate, e che quelle preghiere che nella mia ignoranza avevo attribuito alla pietà riformata erano in realtà soltanto frammenti strappati dagli uffici solenni e perfetti della Chiesa antica.
«Proseguendo le mie ricerche tra le pagine fedeli delle antiche cronache, ho scoperto la tirannia, l’apostasia e lo spargimento di sangue con cui si era affermata la nuova religione, le infinite lotte, i dissensi e le discordie esistenti tra i suoi propagatori, la devastazione e la rovina che accompagnavano il suo progresso. In opposizione a tutto questo, ho preso in considerazione la Chiesa Cattolica, che ha mantenuto una successione apostolica ininterrotta, trasmettendo la stessa fede, gli stessi Sacramenti e le stesse cerimonie inalterati, attraverso tutti i climi, le lingue e le nazioni.
«Per più di tre anni mi sono dedicato seriamente allo studio di questo importantissimo argomento; lasciando penetrare nel mio cuore la forza irresistibile della verità, ho consegnato volentieri il mio giudizio fallibile alle decisioni infallibili della Chiesa e, abbracciando con anima e cuore la sua fede e la sua disciplina, ne sono diventato un umile, ma confido fedele, membro».2
“Contrasts”: la critica di un radicale
Profondamente contrariato dal degrado morale che regnava nella società inglese del suo tempo, frutto, secondo la sua concezione, della decadenza religiosa del paese, Pugin decise di mettere a segno un colpo da maestro in quell’ establishment fatto di stucco, riflesso di una corte frivola e sprecona.
Nel Contrasts egli fa un’analisi morale di questa decadenza, esemplificandola con monumenti ed edifici religiosi del paese costruiti sotto l’ispirazione della mitologia classica e considerati modelli di eleganza e comfort: facciate che simulavano pietre, essendo in realtà solo di mattoni; colonne esili architettate per sostenere un peso inesistente; vasti edifici al cui interno, molte volte, non c’era quasi nulla…
Per Pugin, lo stile architettonico allora dominante costituiva un «perfetto oltraggio ai sentimenti cattolici», un «triste sostituto» delle meraviglie del passato. Lo stesso Palazzo di Buckingham era progettato «in modo totalmente inadeguato a una residenza cristiana», formando un «deplorevole e degenerato contrasto» con le nobili strutture medievali di Westminster. L’abbandono dei gioielli gotici del Paese risaliva all’epoca di Enrico VIII, quando “una malinconica serie di distruzioni e mutilazioni” demolì interamente o privò della loro bellezza chiese e monasteri cattolici.3
Come problema di fondo, egli mostra che la scarsa qualità dell’architettura era l’espressione fisica della morte delle anime: «[La] mania del paganesimo si sviluppò in tutti i tipi di edifici eretti a partire dal XV secolo – in palazzi, dimore, case private, edifici pubblici, monumenti funebri; si estese persino ai mobili e agli ornamenti domestici per la tavola. […] Il trionfo di queste idee nuove e degenerate sui sentimenti antichi e cattolici è una malinconica prova della decadenza della fede e della morale nel periodo della loro introduzione, a cui, in realtà, esse devono la loro origine. Il protestantesimo e la rivitalizzazione del paganesimo risalgono allo stesso periodo, entrambi nascono dalle medesime cause, e nessuno dei due avrebbe potuto essere introdotto se i sentimenti cattolici non fossero scesi a un livello molto basso».4
Per correggere le deviazioni nell’arte religiosa, Pugin propone una soluzione coraggiosa: «È solo entrando in comunione con lo spirito delle epoche passate, così come si è sviluppato nella vita degli uomini santi di un tempo, nei loro meravigliosi monumenti e nelle loro opere, che possiamo arrivare a un giusto apprezzamento delle glorie che abbiamo perso, o adottare i mezzi necessari per il loro recupero […] Prima che il vero gusto e i sentimenti cristiani possano essere ravvivati, tutte le idee attuali e popolari sull’argomento devono essere completamente cambiate». 5
Con il suo libro, Pugin diede inizio a una vera e propria rivoluzione. Fu acclamato e imitato, oppure respinto e condannato in tutti gli ambiti della società, anche nelle chiese di culto anglicano… La sua critica finì per risvegliare la coscienza degli inglesi riguardo alle opere architettoniche di valore inestimabile che giacevano abbandonate o venivano miseramente modificate nel Paese.
Ma lasciamo da parte il suo successo come scrittore e contempliamo un po’ l’arte che ha così insolitamente affascinato il suo cuore.
Il gotico: l’arte di Dio
Sarebbe un errore pensare che l’architettura gotica sia nata esclusivamente dal romanico; lungi dall’essere la sua semplice erede, possiede forme che sorprendono e danno l’idea di essere quasi «la sua antitesi enfatica»… 6
Generato in modo enigmatico dalla genialità e dall’ispirazione di un monaco, il gotico può essere considerato come l’arte di Dio, il frutto di una società il cui ideale di santità era impresso in tutti gli aspetti della vita. Per il medievale, figlio della scolastica e della Tradizione, la chiesa gotica era la soglia del Cielo e «tra le sue mura Dio stesso era misteriosamente presente».7
Abbandonando completamente le remote influenze della mitologia classica, nel gotico «l’artista medievale era impegnato in una verità che trascendeva l’esistenza umana”.8 Le sue opere “invitavano l’anima a progredire dal creato all’increato, dal materiale all’ineffabile».9
D’altra parte, per gli artigiani del gotico «ars sine scientia nihil est». L’arte – il sapere pratico attraverso l’esperienza – non sarebbe nulla senza la scienza, ossia, senza la matematica e soprattutto senza la geometria, con cui l’uomo è in grado di spiegare le ragioni fisiche che determinano l’opera architettonica.
Tuttavia, quanto era lontana questa scienza dal pragmatismo contemporaneo! La geometria medievale era intesa alla luce degli insegnamenti di Santi come Agostino d’Ippona, per il quale l’architettura e la musica erano le arti più nobili, «poiché le loro proporzioni matematiche sarebbero quelle dell’universo stesso, e per questa ragione, eleverebbero la nostra mente alla contemplazione dell’ordine divino».10
La dignità dell’arte medievale risiedeva nella sua intima convinzione che la vera bellezza «è ancorata alla realtà metafisica», dove «le armonie visibili e udibili sono in realtà indizi dell’armonia ultima che i beati godranno nel mondo a venire».11 Il Signore ha composto l’universo come suo palazzo reale, essendo Egli stesso la Luce creatrice alla quale partecipano tutte le creature. Scoprire dunque l’ordine, l’armonia e la proporzione esistenti tra gli esseri e tradurli in opere d’arte significava avanzare sempre più nella conoscenza di Dio stesso.
Più che simbolico, metafisico
Precursore della Gerusalemme Celeste, l’edificio gotico è «l’insinuazione di una verità ineffabile»12 e, attraverso il linguaggio solenne delle sue forme, evoca realtà trascendentali. Tuttavia, il suo simbolismo, un misto di mistico e naturale, mette in relazione gli aspetti fisici della costruzione con le realtà morali, senza dimenticarne il senso pratico e materiale. Infatti, «tutte le forme veramente belle dell’architettura sono basate sui più solidi principi di utilità»13, spiegherà Pugin.
Possiamo così intravedere un po’ dello spirito con cui fu concepito il gotico, partendo dal presupposto che esso fu il risultato dell’illuminazione delle anime attraverso la visione dell’armonia divina.14 Gli edifici eretti in questo stile, davvero monumentali, sono caratterizzati da spaziose volte a crociera, archi ogivali, archetti, pinnacoli e vetrate, contenenti ciascuno un misterioso simbolismo.
Consideriamo alcuni esempi: «Le tre grandi dottrine della Redenzione dell’uomo mediante il sacrificio di Nostro Signore sulla Croce, delle Tre Persone uguali tra Loro unite in un’unica Divinità e della risurrezione dei morti costituiscono il fondamento dell’architettura cristiana. La prima – la croce – non è soltanto la pianta e la forma stessa dei templi cattolici, ma sovrasta ogni pinnacolo e frontone ed è impressa come un sigillo di fede sugli arredi stessi dell’altare. La seconda è pienamente sviluppata nella forma triangolare e nella disposizione degli archi, delle decorazioni e persino delle suddivisioni degli edifici stessi. La terza è splendidamente esemplificata dalle grandi altezze e dalle linee verticali, considerate dai cristiani fin dai tempi più antichi come l’emblema della resurrezione».15
Combinazione di bellezza e praticità
Per quanto riguarda la considerazione delle sue forme, il gotico è innegabilmente bello, logico e pratico.
Con le sue linee slanciate, fatte di pietra massiccia che sembrano sfidare la legge della gravità, il gotico suggerisce perennità, forza, serietà, mentre la leggerezza delle sue colonne scolpite esprime qualcosa della combattività e della delicatezza dell’anima medievale. Esse rappresentano «molto più il guerriero nel suo riposo e nella sua preghiera che in battaglia».16
Le sue ogive, convergendo sempre verso un punto centrale, richiamano Gesù Cristo stesso, la Pietra Angolare su cui è edificata la Santa Chiesa (cfr. Ef 2, 20), e le sue bellissime vetrate, espressione materiale della luce divina, fanno di questo stile un’«architettura trasparente e diafana».17
Altri dettagli del gotico furono difesi da Pugin in diverse sue opere, come, ad esempio, i pinnacoli: «Ho pochi dubbi sul fatto che i pinnacoli siano considerati dalla maggior parte delle persone come mere escrescenze ornamentali, introdotte soltanto per causare un effetto pittoresco. Si tratta invece del contrario. […] Essi devono essere considerati come rispondenti a una duplice intenzione, mistica e naturale: la loro intenzione mistica è, come altre linee verticali e terminazioni dell’architettura cristiana, di rappresentare un emblema della Risurrezione; la loro intenzione naturale è quella di resistere alle intemperie, di tenere lontana la pioggia».18
Infine, la contemplazione di ogni sua perfezione e misura porta l’anima ad ammirare il gotico come «un magnifico riflesso dell’immenso, inesauribile e favoloso spirito della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana».19
Verso il Regno di Maria!
L’influenza di Pugin nella decorazione policroma inglese fu immensa. Nonostante fosse messo a tacere e spesso attaccato a causa del suo stato di cattolico, egli modificò quasi completamente il landscape della nazione, con chiese, castelli, scuole e residenze di ispirazione gotica, tra cui oggi possiamo apprezzare, come simbolo incontestabile del suo ardore, la Torre del Big Ben e l’edificio del Parlamento, sebbene la sua paternità sia stata vigliaccamente cancellata dai registri di queste opere. Va detto, in sintesi, che buona parte dei principali monumenti che si ammirano attualmente a Londra sono nati dal suo genio.
Ciò nonostante, Pugin era un uomo dai desideri più elevati, si sentiva fatto per realizzazioni di portata ben superiore… Nonostante tutto il lavoro svolto, alla fine della sua breve vita – morì a quarant’anni – si rammaricava di non aver soddisfatto i desideri che pervadevano la sua anima: «Credo che, in materia di architettura, pochi uomini siano stati tanto infelici come lo sono io. Ho passato la mia vita a pensare a cose belle, a studiare cose belle, a progettare cose belle e a realizzare cose molto povere. Non ho mai avuto l’opportunità di creare un solo edificio ecclesiastico di qualità, a parte la mia stessa chiesa».20 Un barlume profetico abitava il suo cuore, avendo egli affermato che sarebbe arrivato un giorno in cui non solo gli edifici, ma anche le anime sarebbero state gotiche.
Se «il maggior privilegio che l’uomo possiede è quello di poter contribuire, mentre è sulla terra, alla gloria di Dio»,21 la sua vasta opera – che forse prefigura glorie ben più grandi che verranno quando il Cuore Immacolato di Maria trionferà sulla terra – potrebbe essere riassunta nell’enigmatica dedica che Suger, il padre del gotico, compose per il portico di Saint-Denis:22 «Ciò che risplende qui dentro, la porta dorata ve lo preannuncia». ◊
Note
1 Il titolo completo dell’opera, che le conferisce un carattere più caustico, è: Contrasti o parallelismo tra i nobili edifici del Medioevo e i corrispondenti edifici dei giorni attuali, che mostrano l’attuale decadenza del gusto.
2 FERREY, Benjamin. Recollections of A. N. Welby Pugin, and His Father, Augustus Pugin; with Notices of Their Work. London: Edward Stanford, 1861, pp.103-104.
3 Le espressioni tra virgolette sono dello stesso architetto inglese: PUGIN, Augustus Welby Northmore. Contrasts. 2.ed. London: Charles Dolman, 1841, pp.10-12; 23.
4 Idem, p.9; 13.
5 Idem, p.16.
6 SIMSON, Otto von. The Gothic Cathedral. Origins of Gothic Architecture and the Medieval Concept of Order. 2.ed. Princeton: University Press, 1974, p.61.
7 Idem, p. XVII.
8 Idem, ibidem.
9 DUBY, Georges. O tempo das catedrais. A arte e a sociedade, 980-1420. 2.ed. Lisboa: Estampa, 1988, p.107.
10 WOODS JUNIOR, Thomas Ernest. Como a Igreja Católica construiu a civilização ocidental. São Paulo: Quadrante, 2008, p.116.
11 SIMSON, op. cit., p.24.
12 Idem, p.35.
13 PUGIN, Augustus Welby Northmore. The True Principles and Revival of Christian Architecture. Edinburgh: John Grant, 1895, p.11.
14 SIMSON, op. cit., p.129.
15 PUGIN, Contrasts, op. cit., p.3.
16 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Arte gótica, a expressão de desejo do Céu. In: Dr. Plinio. São Paulo. Ano XIII. N.142 (jan., 2010); p.34.
17 SIMSON, op. cit., p.4.
18 PUGIN, The True Principles and Revival of Christian Architecture, op. cit., p.8.
19 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Reflexo do inesgotável espírito da Igreja. In: Dr. Plinio. São Paulo. Ano II. N.16 (jul., 1999); p.34.
20 FERREY, op. cit., p.164.
21 PUGIN, The True Principles and Revival of Christian Architecture, op. cit., p.36.
22 DUBY, op. cit., p.96.