Bambina esemplare, di temperamento focoso e dotata di abbondanti qualità naturali, la via del matrimonio sembrava essere quella attraverso la quale Umbelina avrebbe raggiunto la santità. Ma Dio aveva piani più elevati per lei…
Nel lontano XII secolo, viveva in Borgogna, in Francia, una nobile famiglia composta da Tescelino, signore di Fontaines, sua moglie, la pia Alice, e i loro sette figli: Guido, Gerardo, Bernardo – che sarebbe diventato il grande abate di Chiaravalle –, Umbelina, Andrea, Bartolomeo e Nivardo.
Nel castello dove la prole benedetta venne al mondo, l’armonia e lo spirito religioso proprio del Medioevo regnavano tra tutti, essendo pane quotidiano l’incentivo reciproco alla pratica della virtù. Si conversava sul Creatore con naturalezza e la fedeltà ai Comandamenti era moneta corrente. I doveri che la Santa Chiesa affidava ai guerrieri cattolici – difenderla e amarsi l’un l’altro – erano valorosamente adempiuti da Tescelino, il cui esempio i suoi figli cominciarono presto a rispecchiare.
In una società che considerava la Cavalleria come la migliore espressione delle virtù morali di un uomo, i sei bambini della famiglia possedevano tutti le carte in regola per diventare personaggi famosi e di successo. E anche ad Umbelina, l’unica donna della pleiade di fratelli, il futuro sorrideva in modo promettente. Dotata di una bellezza fuori del comune, in lei si univano la dolcezza e la forza d’animo, la gentilezza e l’intrepidezza, e non sarebbero mancati pretendenti all’altezza della sua dignità.
Non era difficile prevedere un futuro brillante per ognuno dei membri di questa famiglia. Quello che nessuno poteva immaginare era che avrebbero brillato nella Storia con una gloria molto più grande di quella conquistata per qualità umane, per quanto elevate, e avrebbero attraversato le epoche esaltati dalla Chiesa con l’onore degli altari.
Una madre esemplare
Conosciuta nel ducato per la sua profonda modestia e per la generosità verso i bisognosi, Alice di Montbard costituì il solido fondamento della santità dei suoi figli. Di carattere fermo e buono, inculcò nei loro cuori non solo l’orrore del peccato ma anche la generosità verso Dio, a tal punto che tutti loro seppero rinunciare a un bene – la Cavalleria – per abbracciarne un altro più grande: la vocazione a cui la Provvidenza li aveva destinati nella vita religiosa.
“Non posso dimenticare”, scrive uno degli amici di San Bernardo, “come questa illustre signora cercava di essere un esempio e un modello per i suoi figli. Stando in casa, sposata e in mezzo al mondo, imitava in qualche modo la vita solitaria e religiosa con le sue astinenze, con la semplicità del suo abbigliamento, con la sua lontananza dai piaceri e dalle fastosità del secolo; si ritirava ogni volta che era possibile dalle agitazioni della vita mondana, rimanendo perseverante nei digiuni, nelle veglie, nella preghiera, e compensando con le opere di carità ciò che poteva mancare alla perfezione di una persona impegnata nel matrimonio e nel mondo”. 1
Fervente devota di Sant’Ambrogio, Alice morì nella festa di questo Dottore della Chiesa nel 1110, dopo aver ricevuto il Viatico e l’Unzione degli Infermi. Poco prima di spirare, chiese ai presenti che pregassero le Litanie di Tutti i Santi. Mentre recitavano la giaculatoria “Per la tua Croce e per la Tua Passione, liberaci Signore”, ella si sollevò, si fece il segno della Croce con profonda riverenza, alzò le braccia al Cielo e si ridistese serenamente, affidando la sua anima a Dio.
Si dice che, di tutti i figli, quello che sentì di più la morte della madre fu il giovane Bernardo, allora diciannovenne. Attenta alla voce della grazia, Alice aveva compreso bene che egli era stato chiamato in modo speciale dalla Provvidenza e aveva prestato particolare attenzione alla sua formazione.
I frutti di questo autentico affetto materno divennero presto evidenti: all’età di ventun anni, Bernardo decise di farsi monaco cistercense, un ramo riformato dei benedettini, allora agli inizi e senza proiezione agli occhi del mondo. Molti membri della famiglia, compresa sua sorella, rimasero sconcertati dalla sua decisione, ma questo non costituì il minimo ostacolo per lui. Se questa era la volontà di Dio, niente lo avrebbe fatto tornare indietro.
E Bernardo non sarebbe andato da solo: dopo aver incoraggiato uno ad uno i suoi fratelli a dedicarsi completamente a Dio, tutti lo seguirono. Il padre stesso avrebbe terminato i suoi giorni come frate laico nella comunità di Chiaravalle.
L’ultima ad abbandonare il mondo per abbracciare le vie della perfezione fu Umbelina, completando così la “corona di sette stelle celesti che la madre di San Bernardo porta nel Regno dei Cieli”. 2
Donna dal carattere focoso, modellato nella virtù
Umbelina possedeva un carattere focoso che i suoi genitori seppero modellare nel santo timor di Dio. Si dice che cavalcasse con destrezza e che partecipasse a cacce rischiose con suo padre e i suoi fratelli. Attraversava roveti e spineti, e quando cadeva, si rialzava con l’agilità e la disinvoltura di un combattente. La sua bellezza rifletteva la purezza della sua anima, in cui brillava la virtù fondamentale per valorizzare qualsiasi qualità o dono: l’umiltà.
Poiché tutti i fratelli divennero religiosi, le proprietà e la fortuna della famiglia si concentrarono nelle mani della giovane Umbelina. Poco dopo, sposò Guy de Marcy, nipote del duca di Borgogna. Sebbene avesse intrapreso la vita matrimoniale con serietà, si lasciò presto travolgere dalle vanità del mondo, indulgendo in divertimenti e passatempi frivoli e cercando di godere al massimo del lusso e dello sfarzo che la sua posizione le permetteva.
Una visita a Chiaravalle
Un giorno, piena di nostalgia del suo amato fratello Bernardo, Umbelina andò a fargli visita nel monastero di Chiaravalle, di cui era abate. Fu ricevuta da un altro dei suoi fratelli, Andrea, che in quel momento esercitava la funzione di portiere. Vedendo sua sorella agghindata in modo sfarzoso, accompagnata da un sontuoso seguito, il giovane religioso non poté nascondere il suo stupore e la sua disapprovazione. Le chiese di aspettare mentre lui andava ad informare l’abate della visita che lo attendeva.
Pochi istanti dopo Andrea tornò con un messaggio che fece scoppiare Umbelina in lacrime: Bernardo non l’avrebbe ricevuta. Avendo capito che il disprezzo di suo fratello era dovuto agli eccessi di lusso con cui si presentava – segno che aveva ceduto alle illusioni del demonio – riconobbe il suo deplorevole stato spirituale e insistette con Andrea: “Sono una peccatrice, ma per i peccatori Cristo è morto. È perché sono cattiva che cerco la compagnia e il consiglio dei buoni. Se mio fratello non stima il suo stesso sangue, che non disprezzi né abbandoni la mia anima. Venga a trovarmi, mi ordini di fare quello che lui crede sia meglio, perché io sono disposta a fare tutto quello che lui desideri da me”. 3
Il santo abate, sentendo la buona reazione di Umbelina, si riempì di compassione e mandò a chiamare tutti gli altri fratelli per vederla. Con la fermezza e la dolcezza che gli erano proprie, il Dottore Mellifluo le ricordò l’esempio della loro virtuosa madre, persuadendola che la santità non era incompatibile con il matrimonio. E la esortò: “È mai possibile che solamente tu, tra tanti fratelli, sia schiava del tuo corpo, mentre loro si preoccupano solo della salute della loro anima? Così tanti a sospirare il Cielo e solo tu sepolta sulla terra? Tanti a pensare ad ogni istante alla morte e tu come se dovessi rimanere per sempre nel mondo? Prevarrà il tuo criterio, e solamente tu ti glorierai nel putridume che servirà da cibo per i vermi, e vivrai per sempre dimentica del bene e dell’utilità della tua anima? Con che cosa ripagherai nell’altra vita questi piaceri passeggeri, questa gloria momentanea e tanto dispendio superfluo?”. 4
Conversarono a lungo... Umbelina si sentì bagnata come da un’acqua fresca e profumata. Comprese che la vera felicità può essere trovata solo in Dio e che tutte le ricchezze della terra non avrebbero mai placato la sua sete di infinito.
Quando la sontuosa comitiva partì da Chiaravalle, Umbelina aveva preso un’importante decisione.
Cambiamento improvviso e completo
Tornata al Castello di Fontaines, Umbelina cominciò una nuova vita: abbandonando tutti gli eccessi del lusso, iniziò a seguire una routine permeata di austerità, con mortificazioni e lunghi periodi dedicati alla preghiera.
Nel giro di due anni, chiese al marito il permesso di ritirarsi in un convento, perché sentiva chiaramente la voce della grazia che la chiamava a una vita di totale rinuncia a tutto ciò che è terreno, di continuo olocausto in lode a Dio. Sebbene ancora non avessero figli, non fu facile per Guy acconsentire. Solo dopo aver ponderato bene e dopo essersi assicurato che quella era la volontà di Dio, diede il suo consenso, e subito sentì una profonda gioia nella sua anima.
Dopo aver risolto la questione matrimoniale secondo la disciplina della Santa Chiesa, ella entrò finalmente nel convento benedettino di Jully-sur-Sarce, di cui Elisabetta de Forez, sua cognata, era badessa.
Umbelina fece grandi passi sulla via della santità, mostrandosi esemplare nell’obbedienza, radicale nelle austerità, umile in ogni momento. Eseguiva con semplicità i lavori più bassi, desiderando in questo modo espiare la vita mondana che aveva condotto. Passava molte notti in continua preghiera, meditando la dolorosa Passione di Nostro Signore.
Fu sorpresa di essere eletta all’unanimità priora del convento, quando Elisabetta fu inviata a dirigere una nuova casa. In questa posizione, seppe trasmettere la forza e la dolcezza del suo Sposo, Gesù Cristo, al punto che alcuni la definirono come la versione femminile del grande Abate di Chiaravalle.
Gioiosa anche nella morte!
La gioia dei Santi traspare anche nella morte. All’età di cinquant’anni, dei quali sedici trascorsi nella vita religiosa e circa undici come badessa, Umbelina sentì che le sue forze cominciavano a venirle meno. Informata del delicato stato di salute di sua sorella, già costretta a stare a letto, San Bernardo si recò a Jully in compagnia di Andrea e Nivardo.
Stare con Bernardo era il più grande desiderio di Umbelina, e bastò sentire la sua voce per riprendere fiato e iniziare una piacevole conversazione con i suoi tre fratelli. Dichiarò quanto fosse felice di aver seguito il consiglio di Bernardo, dicendogli: “La vita migliore, che è quella della mia anima, la devo alla tua persuasione e alla tua dottrina; ora è il momento di proseguire, per liberarmi, come spero, dalle pene eterne”. 5
Dopo un breve incontro conviviale, nel quale si era mostrata contenta e allegra, i fratelli decisero di lasciarla e di ritirarsi nella foresteria del convento. Pochi istanti dopo, però, un Angelo apparve al confessore di Umbelina, che si trovava pure lui lì, e lo avvertì che stava per spirare. Ben presto le assi del pavimento cominciarono a scricchiolare senza che nessuno le toccasse, ed essendo nel monastero tutti accorsi per vedere cosa stava succedendo, il sacerdote li avvertì della morte imminente della badessa.
Si affrettarono allora al suo capezzale ed ella, sorridente, salutò ognuno di quelli che arrivavano, fino al momento in cui esclamò il Salmo: “Lætatus sum in his quæ dicta sunt mihi: in domum Domini ibimus” (122, 1).6 Il suo volto era illuminato da uno splendore celeste. Dopo qualche istante, fissò lo sguardo al cielo e con ineffabile serenità affidò la sua anima a Dio. Era il 21 agosto del 1141.
Secondo alcuni, il suo corpo emanava una forte fragranza che confortava tutti coloro che lo circondavano e il suo bel viso dava l’impressione che non avesse sofferto di alcuna malattia.
“Amare è servire”
Se vogliamo sintetizzare la vita di Beata Umbelina in tre parole, basterebbe tornare al motto che lei stessa prese per sé: “Amare è servire”. Si racconta che questa frase le fu inviata da San Bernardo, scritta su una piccola pergamena, in risposta a una lettera in cui sua sorella si lamentava della quantità di incombenze che le venivano assegnate e che quasi non le lasciavano tempo per la meditazione.
Considerava queste tre parole tanto preziose quanto un esteso trattato, perché le indicavano l’ideale per cui viveva, il motivo per il quale avrebbe dovuto sempre dare se stessa, resistendo alla stanchezza senza scoraggiarsi, sentendosi irritata senza dimostrarlo e continuando a desiderare la solitudine senza mai avere un momento per sé.
Come ben espresse un certo autore, questa frase faceva risuonare nel cuore della nostra Beata la voce del suo caro fratello Bernardo, come se le ripetesse costantemente: “Umbelina, il nostro Amato è un amante geloso che non tollera contrattazioni nel sacrificio. Lavora per Lui fino alla morte, e fallo sorridendo!”.7 ◊
Note
1 D’HÉRICAULT, Charles. Les mères des Saints. 2.ed. Parigi: Gaume et Cie, 1895, pp.124-125.
2 Idem, p.134.
3 MUÑIZ, O. Cist, Roberto. Medula historica cisterciense. Valladolid: Imprenta de la Viuda de D. Tomás de Santander, 1785, t.IV, p.4.
4 Idem, p.5.
5 Idem, pp.8-9.
6 Dal latino: “Quale gioia quando mi dissero: andremo alla casa del Signore”.
7 RAYMOND, OCSO, M. La familia que alcanzó a Cristo. Barcellona: Herder, 2003, p. 231.