Come interpretare la Bibbia?

La mancanza di un’ermeneutica della fede nei confronti della Scrittura non si configura poi unicamente nei termini di un’assenza; al suo posto inevitabilmente subentra un’altra ermeneutica, un’ermeneutica secolarizzata, positivista, la cui chiave fondamentale è la convinzione che il Divino non appare nella Storia umana.

Tema di importanza capitale

L’interpretazione della Sacra Scrittura è di una importanza capitale per la Fede cristiana e per la vita della Chiesa. «Nei libri sacri, infatti – come ci ha così ben ricordato il Concilio –, il Padre che è nei Cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con loro […]». Il modo di interpretare i testi biblici per gli uomini e le donne di oggi ha delle conseguenze dirette sul loro rapporto personale e comunitario con Dio, ed è anche strettamente legato alla missione della Chiesa.

SAN GIOVANNI PAOLO II.
Discorso, 23/4/1993

Interpretare la Scrittura con lo stesso spirito con cui fu scritta

Dovendo la Sacra Scrittura esser letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura, tenuto debito conto della viva Tradizione di tutta la Chiesa e dell’analogia della fede. È compito degli esegeti contribuire, seguendo queste norme, alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della Sacra Scrittura, affinché mediante i loro studi, in qualche modo preparatori, maturi il giudizio della Chiesa.

SAN PAOLO VI.
Dei Verbum. Concilio Vaticano II, 18/11/1965

Pericoli di una ermeneutica secolarizzata

La mancanza di un’ermeneutica della fede nei confronti della Scrittura non si configura poi unicamente nei termini di un’assenza; al suo posto inevitabilmente subentra un’altra ermeneutica, un’ermeneutica secolarizzata, positivista, la cui chiave fondamentale è la convinzione che il Divino non appare nella Storia umana. Secondo questa ermeneutica, quando sembra che vi sia un elemento divino, lo si deve spiegare in altro modo e ridurre tutto all’elemento umano. Di conseguenza, si propongono interpretazioni che negano la storicità degli elementi divini.

Una tale posizione non può che produrre danno alla vita della Chiesa, stendendo un dubbio su misteri fondamentali del Cristianesimo e sul loro valore storico, come ad esempio l’istituzione dell’Eucaristia e la risurrezione di Cristo.

BENEDETTO XVI.
Verbum Domini, 30/9/2010

Attenzione a una esegesi che parta dalla negazione di Dio

Chi ascolti [i modernisti] ad oracolare dei loro studi sulle Scritture, pei quali han potuto scoprirvi si gran numero di incongruenze, è spinto a credere che niun uomo prima di loro abbia sfogliato quei libri, né che li abbia ricercati per ogni verso una quasi infinita schiera di Dottori, per ingegno, per scienza, per santità di vita più di loro. […]

Ma purtroppo i Dottori nostri non attesero allo studio delle Scritture con quei mezzi, onde son forniti i modernisti! Cioè non ebbero a maestra e condottiera una filosofia che trae principio dalla negazione di Dio, né fecero a se stessi norma di giudicare. Crediamo adunque che sia ormai posto in luce il metodo storico dei modernisti. Precede il filosofo; segue lo storico; tengon dietro per ordine la critica interna e la testuale. E poiché la prima causa questo ha di proprio che comunica la sua virtù alle seconde, è evidente che siffatta critica non è una critica qualsiasi, ma una critica agnostica, immanentista, evoluzionista; e perciò chi la professa o ne fa uso, professa gli errori in essa racchiusi e si pone in contraddizione colla dottrina cattolica.

SAN PIO X.
Pascendi Dominici gregis, 8/7/1907

Esposizione che sia utile alla vita della Chiesa

L’esegeta cattolico si applichi a quello che fra tutti i suoi compiti è il più alto: trovare ed esporre il genuino pensiero dei Sacri Libri. […] Particolare attenzione porranno a non limitarsi come purtroppo avviene in alcuni commentari ad esporre ciò che tocca la storia, l’Archeologia, la Filologia e simili altre materie; diano pure a luogo opportuno tali notizie in quanto possono contribuire all’esegesi, ma principalmente mettano in vista la dottrina teologica di ciascun libro o testo intorno alla fede ed ai costumi. Per tal guisa la loro esposizione non solo gioverà dai professori di teologia nel proporre i dogmi della Fede, ma verrà pure in aiuto dei sacerdoti per la spiegazione della dottrina cristiana al popolo, ed infine tutti i fedeli ne caveranno profitto per condurre una vita santa, degna d’un vero cristiano.

PIO XII.
Divino afflante Spiritu, 30/9/1943

Non limitarsi agli aspetti umani

Per rispettare la coerenza della fede della Chiesa e dell’ispirazione della Scrittura, l’esegesi cattolica deve essere attenta a non attenersi agli aspetti umani dei testi biblici. Occorre che essa, anche e soprattutto, aiuti il popolo cristiano a percepire in modo più nitido la Parola di Dio in questi testi, in modo da accoglierla meglio, per vivere pienamente in comunione con Dio.

A tal fine è evidentemente necessario che lo stesso esegeta percepisca nei testi la Parola Divina, e questo non gli è possibile che nel caso in cui il suo lavoro intellettuale venga sostenuto da uno slancio di vita spirituale. In mancanza di questo sostegno, la ricerca esegetica resta incompleta; essa perde di vista la sua finalità principale e si confina in compiti secondari.

SAN GIOVANNI PAOLO II.
Discorso, 23/4/1993

Fede ecclesiale, condizione per l’autentica ermeneutica biblica

L’autentica ermeneutica della Bibbia non può che essere nella fede ecclesiale, che ha nel sì di Maria il suo paradigma. San Bonaventura afferma a questo proposito che senza la fede non c’è chiave di accesso al testo sacro: «Questa è la conoscenza di Gesù Cristo, da cui hanno origine, come da una fonte, la sicurezza e l’intelligenza di tutta la Sacra Scrittura. Perciò è impossibile che uno possa addentrarsi a conoscerla, se prima non abbia la fede infusa di Cristo, che è lucerna, porta e anche fondamento di tutta la Scrittura». E san Tommaso d’Aquino, menzionando sant’Agostino, insiste con forza: «Anche la lettera del vangelo uccide se manca l’interiore grazia della fede che sana». Questo ci permette di richiamare un criterio fondamentale dell’ermeneutica biblica: il luogo originario dell’interpretazione scritturistica è la vita della Chiesa.

BENEDETTO XVI.
Verbum Domini, 30/9/2010

Alla Chiesa compete giudicare il senso delle Scritture

Per reprimere gli ingegni troppo saccenti, [il sacrosanto Sinodo] dichiara che nessuno, basandosi sulla propria saggezza, negli argomenti di fede e di costumi, che riguardano la dottrina cristiana, piegando la Sacra Scrittura secondo i propri modi di vedere, osi interpretarla contro il senso che ha (sempre) ritenuto e ritiene la Santa Madre Chiesa, alla quale spetta di giudicare del vero senso e dell’interpretazione delle Sacre Scritture o anche contro l’unanime consenso dei Padri.

PAOLO III.
Decreto sulla Vulgata e il modo di interpretare
la Sacra Scrittura
. Concilio di Trento, 8/4/1546

Legge che preserva la scienza biblica dall’errore

Con questa legge piena di sapienza la chiesa non intende in alcun modo ritardare o proibire l’investigazione della scienza biblica, anzi la preserva immune da errore e contribuisce grandemente al suo vero progresso. Un grande campo si apre infatti ad ogni maestro privato, in cui con passo sicuro potrà con la sua arte di interprete cimentarsi egregiamente e con utilità per la Chiesa.

LEONE XIII.
Providentissimus Deus, 18/11/1893

 

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