Gli idiomi biblici – In che lingua parla lo Spirito Santo?

Nell’ispirare gli uomini che composero i Libri Sacri, piacque al Divin Paraclito servirsi delle lingue proprie di ciascuno. Tuttavia, nelle centinaia di pagine degli originali della Bibbia, solo tre lingue finirono per comparire.

Con il suo stile caratteristico, San Luca ci offre una descrizione dettagliata dell’evento che ha segnato gli inizi della Chiesa: la Pentecoste. Dopo che le lingue di fuoco si posarono su ciascuno degli Apostoli, «furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi» (At 2, 4). Questo fenomeno meraviglioso che supera le capacità ordinarie dell’intelligenza umana, denominato glossolalia dai teologi, è elencato da San Tommaso d’Aquino1 tra le grazie gratis datæ, cioè quelle grazie concesse gratuitamente a qualcuno, non per il proprio vantaggio personale, ma per il beneficio degli altri.

Si trattò evidentemente di un evento eccezionale, perché l’apprendimento di un nuovo idioma richiede sforzo e applicazione più o meno intensi a seconda delle capacità e delle attitudini di ciascuno. Soltanto lo Spirito d’Intelligenza avrebbe potuto operare un prodigio simile…

Tuttavia, qualcosa di diverso accadde quando gli autori sacri, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo stesso, misero per iscritto la Parola di Dio. Secondo i disegni della Divina Provvidenza, le Scritture non avrebbero dovuto essere una complessa “sinfonia di lingue” come quella del giorno di Pentecoste. Nell’ispirare gli uomini che composero i Libri Sacri, piacque al Paraclito servirsi delle lingue proprie di ciascuno, e, per questo, nei manoscritti originali della Bibbia compaiono soltanto tre lingue.

Il primo idioma dei testi sacri

Composte tra il XIII secolo a.C. e il I secolo d.C., le Scritture narrano nella loro parte storica avvenimenti che ebbero luogo nella regione del Mediterraneo Orientale, del Nord Africa e del Medio Oriente. Lotte, vittorie e sconfitte, dolori e gioie, miracoli e dure prove… Grandi momenti furono vissuti dagli israeliti nei quattordici secoli in cui furono redatti i Libri Sacri! Considerevoli furono anche i cambiamenti che contribuirono a modificare i costumi del popolo eletto durante questo lungo periodo.

Gli autori sacri tramandarono la Parola di Dio per iscritto in lingue e contesti storici diversi, ma sotto l’ispirazione dello stesso Spirito Santo
“I profeti Geremia e Baruc”, di Rutilio di Lorenzo Manetti – Galleria Nazionale d’Arte Antica, Roma

Non c’è dubbio che l’ebraico fu il primo idioma utilizzato dai figli di Abramo per comporre le Sacre Scritture. Sebbene si sappia poco dei testi originali, gli scritti in questa lingua costituiscono quasi la totalità dell’Antico Testamento.

Sappiamo che tra gli ebrei circolava una ricca varietà di versioni ebraiche della Bibbia. Infatti, nel primo secolo della nostra era, il giudaismo era molto diviso al suo interno, e contava quattro fazioni principali: Farisei, Sadducei, Zeloti ed Esseni, ognuno con la propria versione dei Libri Sacri. Con l’invasione di Gerusalemme nel 70 d.C. e le successive guerre romane, questa molteplicità di sette, e di conseguenza di testi biblici, cessò. Una volta distrutto il Tempio, il ruolo dei Sadducei si estinse; gli Esseni scomparvero quando le truppe di Tito distrussero le loro proprietà a Qumran; e infine, nel 135 d.C., quando Roma riuscì ad estinguere la rivolta degli Zeloti, questi si disgregarono. L’unico gruppo a sopravvivere fu quello dei Farisei, ai quali si associa la versione biblica che è rimasta e che si è imposta come unica nell’ebraismo: quella del testo pre-massoretico.2

Come ogni altro testo scritto in lingua ebraica, esso conteneva unicamente consonanti, dal momento che le vocali venivano trasmesse nell’apprendimento orale. Nel corso del tempo, questa caratteristica della lingua ebraica fece sorgere dubbi su alcuni vocaboli le cui consonanti potevano essere pronunciate in modi diversi, dando origine a significati diversi. Per questo motivo, a partire dal VII secolo, gli ebrei denominati massoreti – nome che deriva dal vocabolo massora, che significa tradizione vocalizzarono il testo.

Per molto tempo – esattamente, fino al secolo scorso – si è pensato che il testo pre-massoretico, redatto nel II secolo,3 fosse il più antico. Ma un evento completamente fortuito avrebbe smentito questa ipotesi.

All’inizio del 1947, un pastore beduino era di passaggio nella regione conosciuta come Khirbet-Qumran, vicino al Mar Morto. Mentre si esercitava nella mira lanciando pietre nelle numerose cavità delle montagne, udì il caratteristico suono della ceramica che si frantuma. Si precipitò sul posto e poté verificare l’accaduto: una delle pietre aveva colpito un vaso contenente preziosi papiri e rotoli biblici, e nella grotta erano presenti altre nove anfore… Studi successivi verificarono che gli scritti appartenevano alla comunità degli Esseni e potevano essere datati tra il III secolo a.C. e il I secolo d.C.4

La nuova lingua di Giuda: l’aramaico

Dal XIII secolo a.C., l’ebraico era rimasto l’unico idioma a trasmettere la Parola di Dio nei manoscritti sacri. Con il passare del tempo, però, anche un altro idioma sarebbe stato utilizzato dagli agiografi: l’aramaico, che troviamo in brevi passi dei Libri di Daniele, Esdra e Geremia. Cosa determinò questo cambiamento?

La lingua aramaica era l’idioma ufficiale dell’Impero assiro come pure dei due successivi, il babilonese e il persiano. Durante il governo di Acaz, nell’VIII secolo a.C., il Regno di Giuda divenne vassallo dell’Assiria a seguito della guerra siro-efraimita,5 e si estinse nel 600 a.C. con la caduta di questo impero di fronte alla potenza militare babilonese. Nel 587 a.C., l’esercito di Nabucodonosor II prese Gerusalemme e gran parte degli ebrei fu deportata a Babilonia. Iniziò il periodo dell’esilio, durante il quale avrebbero trascorso circa cinquant’anni fuori dalla loro patria.6

Solamente nel 539 a.C. Ciro, re di Persia, dopo aver conquistato Babilonia e dopo aver dominato tutti i popoli ad essa soggetti, avrebbe permesso agli ebrei di tornare a Gerusalemme e di ricostruire il Tempio.

Fu in seguito a questi avvenimenti che l’aramaico penetrò nella cultura popolare giudaica, sostituendo l’ebraico, e rimanendovi per molti secoli, al punto da essere la lingua comune ai tempi di Nostro Signore Gesù Cristo.7

L’ebraico fu la prima lingua utilizzata dai figli di Abramo per comporre le Sacre Scritture, venendo poi sostituita dall’aramaico
Libro di Isaia in uno dei manoscritti in ebraico trovati nel Mar Morto – Museo d’Israele, Gerusalemme

Con Alessandro Magno, una nuova era

Gli anni passarono e il grande Impero Persiano cadde in declino, lasciando il posto a un’altra potenza che emergeva all’orizzonte.

Le Scritture descrivono che «queste cose avvennero dopo che Alessandro il Macedone, figlio di Filippo, uscito dalla regione dei Kittim sconfisse Dario, re dei Persiani e dei Medi, e regnò al suo posto, cominciando dalla Grecia. Intraprese molte guerre, si impadronì di fortezze e uccise i re della terra; arrivò sino ai confini della terra e raccolse le spoglie di molti popoli. La terra si ridusse al silenzio davanti a lui; il suo cuore si esaltò e si gonfiò di orgoglio. Radunò forze ingenti e conquistò regioni, popoli e principi, che divennero suoi tributari. Dopo questo cadde ammalato e comprese che stava per morire» (1 Mac 1, 1-5).

Nel IV secolo a.C. Alessandro Magno, a soli trent’anni, espanse il suo vasto impero in tutta la regione del Mediterraneo orientale e al Medio Oriente. A poco a poco, le sue nuove terre cambiarono fisionomia, assumendo i tratti caratteristici dell’ellenismo. Tra gli israeliti si verificarono nuovamente casi di apostasia e di infedeltà alla religione. Come narra il Primo Libro dei Maccabei, «In quei giorni sorsero da Israele figli empi che persuasero molti dicendo: ‘Andiamo e facciamo lega con le nazioni che ci stanno attorno, perché da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali’. Parve ottimo ai loro occhi questo ragionamento; alcuni del popolo presero l’iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà di introdurre le istituzioni dei pagani» (1, 11-13).

Dopo la morte inaspettata di Alessandro nel 322 a.C., il gigantesco impero fu frammentato tra i suoi generali. I Giudei, che fino ad allora avevano goduto di una certa pace, divennero soggetti al dominio dei Tolomei, che ben presto assestarono loro un colpo terribile: nel 312 a.C. si impadronirono della città di Gerusalemme, che vide parte dei suoi abitanti deportata ad Alessandria d’Egitto.8

In questa città avrebbe avuto luogo un evento di grande importanza nella storia della Bibbia.

Il greco nelle Scritture

Secondo un’antica tradizione – più simbolica che strettamente storica – il re egizio Tolomeo II, con l’intenzione di raccogliere nella sua biblioteca tutti gli scritti del mondo antico, inviò a Gerusalemme un gruppo di rappresentanti per ottenere una copia delle Scritture, nonché alcuni studiosi in grado di tradurle in greco. Per questo compito furono scelti settantadue saggi che, su un’isola vicino ad Alessandria, portarono a termine il loro lavoro in settantadue giorni. Per un meraviglioso prodigio, le traduzioni di ciascuno di loro combaciavano parola per parola con i testi degli altri, segno evidente dell’intervento e dell’ispirazione divina. L’opera sarebbe diventata celebre come Versione dei Settanta. Vale la pena notare che la maggior parte delle citazioni dell’Antico Testamento utilizzate nel Nuovo Testamento provengono da questa versione.

Il canone biblico comprende anche testi redatti direttamente in lingua greca, come per esempio il Libro della Sapienza, i due Libri dei Maccabei e alcune parti dei Libri di Ester e di Daniele. Inoltre, tutto il Nuovo Testamento – ad eccezione, secondo gli autori antichi, del Vangelo di Matteo, scritto in aramaico, e dell’Epistola agli Ebrei, composta da San Paolo in ebraico e tradotta da San Luca in greco – è stato scritto in questa lingua.9

Indipendentemente dalle loro rispettive lingue, gli agiografi divennero depositari della Parola «viva ed efficace»
San Giovanni Evangelista, “Grandi ore di Anna di Bretagna” – Biblioteca Nazionale di Francia, Parigi

All’epoca ellenistica seguì l’epoca romana: il dominio dei Cesari raggiunse un’estensione enorme, comprendendo l’intera regione del Mediterraneo. La lingua greca, tuttavia, rimase profondamente radicata in gran parte dell’impero. Questo fattore fu decisivo per l’espansione del Cristianesimo. Avendo ricevuto da Nostro Signore il mandato di andare in tutto il mondo e predicare il Vangelo a ogni creatura (cfr. Mc 16, 15), gli Apostoli e i discepoli avevano a disposizione un idioma considerato universale e una traduzione dell’Antico Testamento in questa lingua, la Versione dei Settanta, che la Chiesa avrebbe successivamente assunto come propria.10

Insomma, qual è la lingua dello Spirito Santo?

L’ebraico, l’aramaico o il greco. Quale delle tre lingue si è rivelata la più appropriata a trasmettere la Rivelazione? La verità è che, indipendentemente dalle rispettive lingue, gli agiografi divennero autentici depositari della Parola «viva ed efficace» (Eb 4, 12).

Se contempliamo da un livello più elevato la storia della filologia sacra, vedremo che l’ebraico possiede il valore inestimabile di essere la lingua nella quale eminenti profeti predissero eventi tragici e grandiosi, soprattutto la venuta del Messia; l’aramaico, l’immensa gloria di essere la lingua di Nostro Signore Gesù Cristo; il greco, il singolare merito di essere stato utilizzato per comporre i Santi Vangeli…

Le tre lingue, nel loro insieme, sono infine di una grandezza incomparabile perché, a un determinato momento, servirono come strumento al Divin Paraclito, che Si manifesta a chi vuole, nel momento e nella lingua che vuole. ◊

 

Note


1 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma Teologica. I-II, q.111, a.4.

2 CARBAJOSA, Ignacio; ECHEGARAY, Joaquín González; VARO, Francisco. La Biblia en su entorno. Estella: Verbo Divino, 2020, pp.450-451.

3 Cfr. Idem, p.450.

4 Cfr. Idem, p.468; 471.

5 Samaria e Damasco si unirono per attaccare il Regno di Giuda, perché questo non voleva unirsi a loro nel combattere la potenza assira. Di fronte a questa minaccia, Acaz chiese aiuto a Teglat-Phalasar III, re dell’Assiria.

6 Cfr. CASCIARO, José María (Dir.). Introduzione. In: Sagrada Biblia. Antico Testamento. Libros Históricos. 2.ed. Pamplona: EUNSA, 2005, pp.17-18.

7 Cfr. CARBAJOSA, op. cit., p. 426.

8 Cfr. SANTOS, Moisés Alves dos. Introdução aos Livros dos Macabeus. In: Bíblia Sagrada. Edição de estudos. 9.ed. São Paulo: Ave-Maria, 2018, p.679.

9 Cfr. MÁLEK, Ludvik et al. El mundo del Antiguo Testamento. Estella: Verbo Divino, 2021, pp.379-380.

10 Cfr. CONCILIO VATICANO II. Dei Verbum, n. 22.

 

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