Il nostro cuore riposa solo in Dio

Se l’anima saprà contemplare nelle creature il riflesso del Creatore e quindi crescere nell’estasi per le perfezioni divine, allora troverà una felicità profonda e duratura.

3 agosto – XVIII domenica del Tempo Ordinario

Ai nostri giorni vediamo moltiplicarsi con un’intensità quasi frenetica ogni sorta di dispositivi progettati per rendere la vita dell’uomo più facile: dagli strumenti per l’igiene personale ai mezzi di comunicazione e di trasporto più avanzati, la nostra vita quotidiana è sempre più basata sulla tecnologia.

Tuttavia, per un osservatore più attento non sarà difficile constatare che il computer di ultima generazione di ieri, oggi è già superato e riposto in un armadio… La potente automobile di moda, oggetto del desiderio di innumerevoli acquirenti, domani sarà sostituita da un’altra e finirà i suoi giorni in un centro di rottamazione… E che dire allora dei telefoni cellulari, che vengono acquistati febbrilmente a tutte le età e poi sono scartati come «l’erba che germoglia al mattino: al mattino fiorisce, germoglia, alla sera è falciata e dissecca» (Sal 90, 6)?

A cosa servono allora tutte queste invenzioni? Tutto «è vanità e grande sventura» (Qo 2, 21)… Il triste spettacolo a cui assistiamo quotidianamente, di centinaia di persone con gli occhi fissi sugli schermi, può improvvisamente svanire con un “blackout” elettrico, lasciando milioni di anime disorientate perché hanno riposto la loro speranza nelle creature. A loro spetta ripetere le parole del Vangelo di oggi: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni» (Lc 12, 15).

Dovremmo, allora, predicare il completo distacco dalle ricchezze terrene e vivere in un primitivismo selvaggio per trovare la felicità e il benessere?

L’anima umana possiede un’innata sete di infinito e di Assoluto, come Sant’Agostino proclamava così bene: «Ci hai fatti per Te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te».1 Ora, se un uomo rivolge il suo amore a una creatura solo per soddisfare un’ansia squilibrata di godimento egoistico, si abbassa al livello di quell’essere e sarà presto frustrato dal piacere che non gli ha portato l’appagamento desiderato.

Se invece l’anima sa contemplare nelle creature il riflesso del Creatore e, attraverso di esse, cerca di crescere nella conoscenza delle perfezioni divine e nell’estasi che esse suscitano, allora troverà una felicità profonda e duratura. È questo il consiglio fondamentale che la Liturgia di questa domenica ci offre attraverso le parole dell’Apostolo delle Genti: «Cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3, 1-2).

Se vogliamo essere ricchi davanti a Dio (cfr. Lc 12, 21), imploriamo la grazia che il Dott. Plinio Corrêa de Oliveira chiedeva in una preghiera da lui composta: «O Signore Buon Gesù, fammi amare, in modo retto e santo, tutto ciò che è grande, meraviglioso, regale ed elevato. Dammi la grazia di essere totalmente insensibile alle inezie che finora mi hanno attratto e di desiderare pienamente le grandezze che mi annoiano. Chi è freddo e resistente agli appelli che fai all’amore degli uomini attraverso ciò che è santo e meraviglioso sulla terra, lo è anche nei confronti di tutti gli infiniti orizzonti della Fede, che dobbiamo contemplare». ◊

 

Note


1 SANT’AGOSTINO. Confessioni. L.I, c.1, n.1.

 

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