1º giugno – Solennità dell’Ascensione del Signore
L’Ascensione del Signore è già la nostra vittoria! Gesù sale nel più alto dei Cieli per regnare sui Serafini, sui Cherubini, sui Principati e sulle Potestà. Ci precede per prepararci un posto, per poi tornare e portarci con sé (cfr. Gv 14, 2-3).
Ora, se il nostro Capo è là, è del tutto comprensibile che la Liturgia ci esorti, in quanto battezzati e membri del Corpo Mistico del Redentore, a tenere sempre gli occhi fissi al Cielo, come dice l’Apostolo: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3, 1).
Tuttavia, il fatto che Nostro Signore sia in Cielo e si trovi così in alto non significa che si sia allontanato da noi, come accadrebbe, ad esempio, a un governante che sale all’ultimo piano di un edificio dal quale può vedere tutta l’estensione di ciò che amministra. Se qualcuno da lassù gli chiedesse chi sono gli individui che passano nelle strade, senza dubbio risponderebbe che non lo sa, perché guida tutto il popolo e prende decisioni generali per il buon governo e il benessere di tutti, ma non può conoscere ciascuno individualmente.

Con Gesù non è così! Come insegna Mons. João Scognamiglio Clá Dias, l’Ascensione non poteva costituire un «abbandono di coloro per i quali Egli Si è incarnato ed è morto sul Calvario. Il suo ritorno al Padre è potuto avvenire solo come risultato del Suo incommensurabile amore per ciascuno di noi».1 Così, Nostro Signore continua ad essere al fianco di coloro per i quali ha sofferto; Egli conosce il nostro nome, le prove che attraversiamo, le difficoltà che affrontiamo.
Inoltre, Gesù ha trovato un modo, escogitato con ingegno divino, per essere realmente con noi fino alla fine dei tempi (cfr. Mt 28, 20). Il Dott. Plinio Corrêa de Oliveira2 affermava che se gli fosse stata raccontata l’intera vita di Nostro Signore, che si conclude con l’Ascensione, ma non gli fosse stato detto nulla sull’Eucaristia, non avrebbe creduto che il Figlio di Dio era salito al Cielo, abbandonando i suoi, e avrebbe iniziato a cercarLo su tutta la terra.
Tale è l’amore di Nostro Signore per gli uomini redenti che Egli è voluto rimanere con noi nell’Eucaristia, stabilendo nel nostro animo un rapporto intimo attraverso il quale continua a consigliarci, perdonarci e rinfrancarci nel cammino verso il Cielo.
Inoltre, Egli consegnò agli Apostoli un’eredità che, per così dire, riassumeva tutta la sua opera: «E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso» (Lc 24, 49). Gesù dichiara che invierà lo Spirito Santo! Ma qual era la condizione? «Voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto» (Lc 24, 49).
Gli Apostoli avevano imparato che, in assenza del Divin Maestro, l’unico rifugio dove avrebbero trovato forza e incoraggiamento era la Madonna. Per questo motivo, dopo l’Ascensione del Signore, essi perseverarono uniti nella preghiera «con Maria, Madre di Gesù» (At 1, 14): la Pentecoste doveva essere preceduta da giorni di raccoglimento con la Santissima Vergine!
Così, l’Ascensione ci insegna che Nostro Signore è sempre con noi e che chi desidera ricevere lo Spirito Santo, chi aspira a una nuova infusione di grazie per la sua vita, deve rimanere unito a Maria: è Lei il pegno dato da Gesù per la nostra vittoria! ◊
Note
1 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. L’Ascensione del Signore. In: L’inedito sui Vangeli. Città del Vaticano-San Paolo: LEV; Lumen Sapientiæ, 2012, vol.V, p.353.
2 Cfr. CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferenza. San Paolo, Brasile, 30/10/1971.