Il sacerdote Fineas – «Io stabilisco con lui un’alleanza di pace»

In un episodio biblico poco conosciuto, un uomo integro si oppose ad una palese trasgressione dei precetti divini, ricevendo una splendida ricompensa dal Signore.

Tra il popolo d’Israele c’era un giovane ardente, nel cui sguardo Mosè certamente scorgeva una vocazione sublime. Il suo nome era Fineas.

La fedeltà cristallina di quest’uomo, frutto di una vita intera, brillò in modo singolare in un episodio poco conosciuto della storia del popolo eletto che, tuttavia, lo rese meritevole di un posto d’onore tra gli uomini illustri elogiati dal Siracide: lì egli appare come «il terzo nella gloria» (45, 23a), annoverato tra coloro che ricevettero dal Signore la dignità sacerdotale.

Tra i cattivi, un pugno di fedeli

Le Scritture narrano che, dal momento della partenza degli Israeliti da Ramses il giorno successivo alla Pasqua (cfr. Nm 33, 3), Dio non cessò di dimostrare loro la sua predilezione, nonostante fossero un popolo incredulo e ribelle. Infatti, il testo sacro evidenzia che un clan di malvagi e ribelli operava con virulenza in mezzo a loro.

D’altra parte, tra il popolo vi erano anche alcune anime fedeli, zelanti della Legge del Signore e naturalmente più vicine a Mosè, che ebbero un ruolo importante nelle sue vittorie sull’iniquità regnante. Tra queste c’era colui che imitò Mosè nel timore del Signore (cfr. Sir 45, 23b).

Moab fa inciampare Israele

Negli ultimi momenti del loro glorioso esodo dalla terra d’Egitto, caratterizzato da fenomeni straordinari in cui fede e miracolo si fondevano, gli Israeliti giunsero nelle steppe di Moab, alle porte della Terra Promessa, con l’intenzione di accamparsi lì. A un breve periodo di riposo, però, fece seguito una grave prevaricazione. Era l’ultima ora prima dell’adempimento delle promesse, l’ultima prova da superare per ricevere il premio tanto desiderato.

Qualche tempo prima era passato di là un enigmatico indovino non ebreo, di nome Balaam. Era stato istigato dal re di Moab a maledire Israele, ma il Signore glielo aveva miracolosamente impedito e gli aveva rivelato la sua predilezione per il popolo eletto (cfr. Nm 22-23). Questa volta, però, Balaam osò dare al sovrano un consiglio perverso, che gli avrebbe permesso di trionfare su Israele: introdurre tra gli ebrei delle donne madianite che li seducessero con il peccato della carne e poi li portassero all’idolatria verso i loro dei (cfr. Nm 31, 15-16).

In effetti, molti si lasciarono trascinare in questa infamia, dimenticando Colui che li aveva salvati dalle mani del Faraone. Le donne madianite cominciarono a esigere da loro una consacrazione a Baal-Fegor, ed essi obbedirono, accecati dalla passione.1

Ora, il Signore vegliava sui suoi e di fronte a tale peccato si accese di violenta collera. Ardendo dal desiderio che Israele tornasse sulla retta via, e considerando che si trattava di un popolo dalla dura cervice (cfr. Dt 31, 27), decise di castigarlo con una terribile pestilenza.

Una lezione di intransigenza

Mentre molti morivano colpiti dalla peste, accadde che Mosè riunì i capi e i giudici del popolo per trasmettere loro le indicazioni da parte del Signore e, davanti a tutta l’assemblea riunita, uno dei principi della tribù di Simeone, di nome Zimri, si alzò contro Mosè, dicendo: «Non mi avrai più come seguace dei tuoi tirannici comandamenti».2 E la sua sfrontatezza non si fermò a queste parole: sotto lo sguardo di tutti, portò nell’accampamento una donna madianita, con la quale si era unito illegittimamente.

Fineas vendicò l’oltraggio contro Mosè prima che l’esempio di Zimri trascinasse altri alla stessa rivolta. Pieno di giusta collera, “prese in mano una lancia, seguì quell’uomo di Israele nella tenda e li trafisse tutti e due, l’uomo di Israele e la donna”
“Zimri e Cozbi vengono uccisi da Fineas” – Incisione di David Martin (pubblicata)

Allora Fineas, considerato uno dei giovani più importanti del popolo, sia perché era figlio del sommo sacerdote Eleazaro e nipote dello stesso Mosè, sia per la virtù e il coraggio di fronte alle difficoltà, decise di vendicare l’oltraggio prima che il pessimo esempio di Zimri trascinasse altri alla stessa rivolta. Preso da giusta collera e da amore per la Legge (cfr. 1 Mac 2, 24-26), «si alzò in mezzo alla comunità, prese in mano una lancia, seguì quell’uomo di Israele nella tenda e li trafisse tutti e due, l’uomo di Israele e la donna» (Nm 25, 7-8), così che entrambi perirono in un solo colpo.

In quel momento il flagello della peste che imperversava tra gli Israeliti cessò. In totale, di quel castigo perirono ventiquattromila uomini (cfr. Nm 25, 9).

«Egli è stato animato dal mio zelo fra di loro»

Placato dal suo divino furore, il Signore disse a Mosè: «Fineas, figlio di Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, ha allontanato la mia ira dagli Israeliti, perché egli è stato animato dal mio zelo fra di loro, e Io nella mia gelosia non ho sterminato gli Israeliti. Perciò digli che Io stabilisco con lui un’alleanza di pace, che sarà per lui e per la sua stirpe dopo di lui un’alleanza di un sacerdozio perenne, perché egli ha avuto zelo per il suo Dio e ha fatto il rito espiatorio per gli Israeliti» (Nm 25, 11-13).

Era ormai chiara la statura morale dell’uomo a cui l’Altissimo aveva affidato la promessa fatta ad Aronne e alla tribù di Levi: «Io sono la tua parte e il tuo possesso in mezzo agli Israeliti» (Nm 18, 20). E il suo ardente amore per la Legge di Dio e la sua fermezza di fronte all’empietà furono ricompensati per sempre.

Dopo questi fatti seguì la guerra contro Madian, e Fineas fu inviato da Mosè come comandante delle truppe israelite (cfr. Nm 31, 6). Il Signore era con lui (cfr. 1 Cr 9, 20)! Dodicimila uomini, mille per ogni tribù del popolo eletto, decimarono le città di Moab. Tra i morti c’erano tutti i re madianiti e anche Balaam. Per Israele iniziava una nuova fase della sua storia: dopo aver trionfato sui nemici e aver espiato i peccati, sarebbero entrati finalmente nella Terra della Promessa.

Finché visse, Israele non peccò

Quando, in modo magnifico e misterioso, il Signore chiamò a Sé il grande Mosè, Fineas, per la sua virtù provata e riconosciuta, divenne uno dei più stretti aiutanti di Giosuè, come dimostra il fatto che fu lui il messaggero dei suoi ordini presso le tribù della Transgiordania.

I Rubeniti, i Gaditi e la mezza tribù di Manasse costruirono un altare nel loro territorio, oltre il Giordano, con la buona intenzione di renderlo un simbolo di unione con Dio e con le altre tribù. Questo gesto, tuttavia, fu mal interpretato dagli Israeliti e Giosuè mandò Fineas con altri dieci capi del popolo a ispezionare ciò che ritenevano essere una deviazione del culto al vero Dio (cfr. Gs 22, 9-29). Una volta chiarita la realtà, Fineas disse ai membri delle tribù transgiordane: «Oggi riconosciamo che il Signore è in mezzo a noi, poiché non avete commesso questa infedeltà verso il Signore; così avete preservato gli Israeliti dal castigo del Signore» (Gs 22, 31).

Questo fu l’ultimo intervento di Fineas descritto nelle Scritture. Finché lui e quelli della sua generazione vissero, Israele non peccò (cfr. Gdc 2, 7).

Integrità, intransigenza e restaurazione

La storia di quest’uomo di Dio – svoltasi nel contesto dei tempi dell’Esodo e forse incomprensibile per la mentalità contemporanea – è una prova del valore dell’integrità agli occhi di Dio. La sua virtù, messa a confronto con il male quando ormai le esortazioni alla conversione non servivano più a nulla, si manifestò nell’intransigenza e ristabilì l’ordine rotto dal peccato. Per questo, egli meritò la benedizione e il compiacimento divino: Il suo zelo «gli fu computato a giustizia presso ogni generazione, sempre» (Sal 106, 31).

Che dall’alto dei Cieli Fineas interceda presso Dio per la Chiesa Militante e ottenga per tutti i suoi membri la santità necessaria affinché l’iniquità sia estirpata dai nostri cuori, rendendo la terra un luogo di vera pace, sotto il regno di Gesù e di Maria. ◊

 

Un insegnamento utile per l’anima

Il piacere è presentato da ogni vizio come un’esca che trascina facilmente le anime sensuali verso l’amo della perdizione. È soprattutto attraverso il piacere impuro che la natura viene trascinata verso il male, senza che riesca a controllarsi.

È ciò che succede ora. Infatti, coloro che avevano prevalso sulle armi nemiche, che avevano dimostrato che il ferro era più debole della loro stessa forza e che, con il proprio valore, avevano messo in fuga l’esercito avversario, costoro finirono per essere feriti dai dardi femminili attraverso il piacere. E coloro che avevano sopraffatto gli uomini divennero ostaggi delle donne. […]

Che lezione trarremo da questo racconto? Quella per cui, consapevoli di quanta forza per il male possieda la malattia del piacere, dobbiamo mantenere la nostra vita il più lontano possibile da tale influenza, in modo che la suddetta malattia – simile al fuoco che, con la sua vicinanza, accende la fiamma perversa – non abbia alcun accesso a noi.

Coloro che avevano prevalso sulle armi nemiche, divennero ostaggi delle donne
Sansone e Dalila, di Francesco Morone – Museo Poldi Pezzoli, Milano

Questo è ciò che insegna Salomone nella Sapienza quando dice che non si deve calpestare la brace con i piedi nudi né nascondere il fuoco nel proprio petto (cfr. Pr 6, 27-28), poiché è in nostro potere rimanere liberi dalla passione, purché ci manteniamo lontani da ciò che brucia. Ma se, al contrario, arriviamo a toccare questo fuoco ardente, la fiamma della concupiscenza penetrerà dentro di noi, e allora seguiranno la bruciatura ai piedi e la distruzione nel petto.

Il Signore nel Vangelo, con la sua stessa voce, affinché ci mantenessimo lontani da questo male, recide alla radice – come causa della passione la concupiscenza che nasce dallo sguardo, quando insegna che chi ammette la passione con la vista apre, contro se stesso, la porta della malattia (cfr. Mt 5, 28). Le passioni perverse, come la peste, una volta che hanno preso il controllo dei punti critici, cessano solo con la morte. ◊

SAN GREGORIO DI NISSA.
Vita di Mosè, cap. XXVII,
nn.297-298; 303-304

 

 

Note


1 Cfr. FLAVIO GIUSEPPE. Antichità giudaiche. L.IV, c.6, n.7-9.

2 Idem, n.11.

 

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