«O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco (Sal 63, 2). Con ispirazione e poesia, il salmista in questo versetto rivela il cammino degli innocenti che cercano l’Altissimo fin dall’alba della loro vita.
Infatti, così come lo spuntar del giorno contiene gli splendori che il sole manifesterà nel corso di quella giornata, allo stesso modo l’aurora della vita della grazia in un’anima racchiude tutta la luminosità che risplenderà in futuro. È all’origine di una vocazione, nei primi atti di fedeltà all’innocenza, nei movimenti iniziali dello spirito alla ricerca di Dio che, molte volte, si definisce l’avvenire di una persona.
Per questo, per conoscere Mons. João, sarà necessario sollevare il velo che copre i misteri della grazia nella tappa primaverile della sua vita, che, già segnata da una predilezione della Provvidenza, esprime in germe un dono che lo contraddistinguerà fino alla fine dei suoi giorni: quello di essere un enfant gâté di Nostra Signora.
Un bambino connaturale con le realtà spirituali
Quando il lume della ragione comincia ad affiorare nel bambino, iniziano le prime percezioni del mondo esterno e immediatamente nasce un’inclinazione: la ricerca delle proprie origini, cioè dei propri genitori. I genitori diventano l’asse di tutte le sue analisi e il termine di paragone tra il bene e il male: tutto ciò che proviene da loro è buono, e ciò che si oppone a loro è cattivo.
Per conoscere bene Mons. João, sarà necessario sollevare il velo che copre i misteri della grazia nella tappa primaverile della sua vita
Ebbene, la vita soprannaturale ricevuta nel Battesimo segue lo stesso processo in modo ancora più sublime. L’anima fedele alla grazia cerca costantemente Dio, l’Assoluto Divino che l’ha creata e in cui essa trova il suo paradiso. Tutto comincia allora ad essere definito in funzione di Lui e, per questo motivo, l’innocente è inerrante nel discernere il bene e il male, perché ha l’Altissimo come archetipo.
Occorre sottolineare, tuttavia, che questo processo non si verifica soltanto con un movimento dell’intelletto. La ragione comprende il bene, ma è la volontà che si inclina nella sua direzione, lo desidera e lo ama.1 Così, nella ricerca dell’Assoluto, la carità si costituisce come motore dell’anima, stabilendo tra Dio e la creatura un’amicizia divina, 2 nella quale lo Spirito Santo è il maestro interiore.
Nell’infanzia di Mons. João, questa relazione intima con Dio avvenne in forma tanto discreta quanto profonda. Le mozioni della grazia erano rivestite di una semplicità puerile, di modo che, fin da piccolo, le realtà spirituali gli erano connaturali.
Silenziosa contemplazione
Essendo figlio unico, i suoi primi anni di vita trascorsero nell’isolamento, il che fece nascere nel suo animo una grande propensione alla contemplazione. Era particolarmente attratto dall’armonia del cielo stellato, che osservava di notte seduto sul davanzale della finestra della sua camera, come lui stesso racconta, in terza persona, in una delle sue opere: «Tutto parlava di mistero… Ancor più per un bambino! La silenziosa contemplazione si protraeva per una, due, tre ore… E man mano che il tempo passava, le costellazioni cambiavano posizione, alterando la configurazione della volta celeste. Non conoscendo ancora il movimento di rotazione della Terra, l’Autore immaginava che le stelle avessero “camminato” […]. Poi si chiedeva, stupito: ‘Come funziona tutto questo? Come è ordinato? Quale potere deve esserci dietro il ‘camminare’ delle stelle!’».3
Era il seme della fede che si manifestava nel suo cuore innocente, aiutandolo a scrutare il mistero dell’ordine dell’universo perché, attraverso questa virtù, «noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine quello che si vede» (Eb 11, 3). In questo modo, la grazia apriva gli orizzonti della sua anima, abituandolo a scoprire il Divino Artefice nella sua opera: «Ho imparato a vivere relazionandomi con ciò che Dio ha creato, senza conversare per mezzo di parole, ma di anima, con tutte le bellezze che Egli ha posto nel mondo».4
João si rese presto conto che doveva rinunciare energicamente a tutto quanto si opponeva al Bene Supremo, che intravedeva contemplando il cielo stellato
Queste lunghe ore di solitudine costituirono una circostanza provvidenziale, che gli servì di preparazione per lo svolgimento della missione a cui Dio lo chiamava, come disse il Dott. Plinio allo stesso Mons. João: «Ogni uomo, per realizzare grandi opere, ha bisogno di passare un periodo in cui è totalmente isolato, si ritira e, da solo, può riflettere sul problema della vita. Lei ha avuto un enorme vantaggio: è stato molto isolato nella sua infanzia. Se non fosse passato da questo isolamento, non sarebbe oggi quello che è».5

Un altro fattore contribuì profondamente alla sua educazione. Quando aveva solo quattro o cinque anni, mentre giocava nel salotto di casa sua vedeva con frequenza apparire due anime a forma di nuvola, nel vano della porta che dava sul corridoio, da cui entravano.
La forza del mondo spirituale è così superiore che il piccolo João si sentiva attirato e costretto a camminare verso di loro. Arrivato alla fine del corridoio, le anime si ritiravano dalla finestra e il bambino, riprendendo il controllo di sé, aveva paura e andava via da lì correndo. Questo singolare evento si ripeté per due o tre anni, sempre di notte, radicando nella sua anima fin dalla più tenera età la convinzione dell’esistenza delle realtà invisibili che la Fede ci insegna.
Energica opposizione al male: un’aggiunta al temperamento contemplativo
Man mano che il suo contatto con il mondo soprannaturale cresceva, sbocciava nell’anima di João la necessità di identificarsi con Dio, mentre un’acuta perspicacia, nata dai doni dello Spirito Santo, lo portava a rilevare il male che c’era nel mondo. La Rivoluzione cominciava a minacciare il paradiso che l’innocenza primaverile aveva edificato in lui, ed era necessario opporle resistenza radicalmente per optare per la via del bene. Fu allora che ebbe luogo uno degli episodi più significativi della sua infanzia.
Quando aveva circa sei anni, si trovava a giocare tranquillamente e innocentemente sotto un tavolo durante una riunione di famiglia a casa sua. C’erano due zii, fratelli minori del padre, che ben rappresentavano lo stato d’animo di agitazione che caratterizzò l’umanità dagli inizi del XX secolo. Entrambi si avvicinarono al bambino e, strappandogli brutalmente la pace, iniziarono una serie di giochi violenti, dandogli colpi sull’orecchio e dicendogli ogni sorta di insulti.
Imbattendosi nella forza di penetrazione del male e nella crisi morale del mondo, concepì l’ideale di lottare per una società in cui prevalessero la virtù e l’armonia nello stare insieme
Indignato nel constatare che il bene era sempre considerato debole e che il male vinceva sempre, decise di ribaltare la situazione e disse con fermezza a uno degli zii: «Senti, o la smetti o do un calcio alla cristalliera!». In effetti, nel soggiorno c’era un mobile antico, con alcuni oggetti preziosi della famiglia. Poiché lo zio non smetteva di essere aggressivo, il piccolo non esitò a mettere in atto la sua minaccia e i vetri andarono in frantumi con strepito sul pavimento.
Vedendo quello che era successo, i familiari si rivoltarono contro lo zio che, a partire da questo episodio, non si azzardò più a provocare il bambino. Tuttavia, questi comprese che, se avesse conservato un modo di essere calmo e tranquillo di fronte al male, il mondo intero gli si sarebbe abbattuto contro. Prese quindi la decisione di assumere un carattere più attivo.
In verità, non ci fu un vero e proprio cambiamento nel suo temperamento contemplativo e sereno, ma un’aggiunta. Nell’anima in stato di grazia, Dio è «la regola prima con la quale la ragione umana deve essere regolata»6 e, per questo, il piccolo João capì che doveva rinunciare energicamente a tutto ciò che si opponeva a questo Bene Supremo. E tale era la sua integrità di spirito che questa decisione tracciò un sentiero diritto per tutta la sua vita, dal quale non avrebbe mai deviato.
La ricerca dell’Assoluto si trasforma in un ideale
Il Padre Celeste vuole per ogni anima una costante crescita nelle virtù perché, come insegna un eminente teologo del XX secolo, «la vita della grazia non può mai esaurirsi; non è possibile che la vita, che ha messo le sue radici nel seno di Dio, appassisca per mancanza di nutrimento; anzi, cresce costantemente, come riflesso della natura divina, fino al momento in cui lascia la successione del tempo ed entra nel riposo dell’eternità».7 A tal fine, Egli permette che il giusto incontri ostacoli e sofferenze che non faranno altro che accrescere i suoi meriti e rafforzare la sua volontà verso la perfezione.
Nel cammino di Mons. João, non mancarono prove mediante le quali la Provvidenza volle rafforzare le sue virtù e, per questo, la sua innocenza dovette essere messa in stato di combattimento. Una di queste prove segnò in modo particolare l’inizio della sua giovinezza, quando aveva circa quattordici anni.
Nella sua anima soffiava la certezza interiore che esisteva, da qualche parte nel mondo, un uomo disinteressato e virtuoso che egli desiderava ardentemente incontrare
Un giorno stava camminando per le strade del quartiere Ipiranga di San Paolo, Brasile, quando si imbatté in un suo conoscente, di appena sette anni, che stava fumando. La scena ferì il suo senso morale ed egli non esitò a interpellare il colpevole, manifestandogli il suo stupore. Il bambino si limitò a fare un gesto di sfida con il fumo che usciva dalla sigaretta. Allora il giovane João gli disse: «Lo racconterò a tuo padre!», al che il bambino, come risposta, cercò di colpirlo nell’occhio con l’estremità accesa della sigaretta. Egli voltò rapidamente il viso dall’altra parte, ma non poté evitare che la brace gli bruciasse la palpebra inferiore sinistra. Questo fatto gli fece comprendere la forza di penetrazione del male e confermò ulteriormente la sua disposizione a essere un grande combattente per il bene.

In questo stesso periodo, egli «constatò, di persona, la crisi morale che già allora colpiva i giovani e il mondo. In conversazioni con i suoi cugini, rimase profondamente scioccato dalla loro affermazione secondo cui le persone si muovevano solo per interesse personale»,8 cosa che gli dava l’idea di una società decadente e corrotta, opposta a una società ideale e virtuosa che ancora non conosceva.
Nacque allora nella sua anima un ideale: «Da giovane, desiderò ardentemente proiettare in qualche modo quell’incantevole armonia siderale [che aveva contemplato nell’infanzia] nelle relazioni sociali dei suoi compagni […]. Anni dopo, volle fondare un’associazione di giovani per metterli in relazione con Dio. Era il soffio dello Spirito Santo a entusiasmarlo per il servizio verso gli altri».9 Infatti, lo zelo per la salvezza del prossimo è una caratteristica di chi ama veramente il Signore.10
Materna preparazione
Senza rendersene conto, il giovane João veniva preparato da Maria Santissima a donarsi, un giorno, interamente a Lei come figlio e schiavo. Con molta soavità, Nostra Signora lo avvolgeva nel suo manto verginale, preservava la sua purezza, accresceva la sua fede, fortificava il suo amore e stabiliva con lui un vincolo indissolubile, sublime e misterioso, che sarebbe sbocciato in futuro in un’ardente devozione.
Indubbiamente, era la Vergine Potente che infondeva profondamente nella sua anima la certezza interiore secondo cui da qualche parte esisteva «un uomo interamente virtuoso, disinteressato, mosso da puro amore per Dio, e che era sulla sua strada per incontrarlo».11
Quando si ritirava di notte, assorto in questi pensieri, si inginocchiava ai piedi del letto e, tra le lacrime, pregava insistentemente la Madonna: «Madre mia, voglio conoscerlo, voglio conoscerlo! Aiutami a trovarlo».12 E offriva per questa intenzione fino a quaranta Ave Maria. Pregava con tanto ardore che «giunse a vedere in diverse occasioni la sagoma di una persona corpulenta, forte e maestosa, rivestita di un abito e con un mantello color crema. Sebbene non distinguesse i tratti fisionomici, capiva che si trattava dell’uomo che stava aspettando, che avrebbe riformato il mondo».13
E così passarono due anni…
Man mano che visualizzava misticamente quell’uomo, cominciava ad amarlo e la grazia lo spingeva a cercare la sua presenza.14 Tutti i desideri che erano rimasti intrappolati nella sua anima fin dall’infanzia si realizzavano in lui!

La vocazione spunta all’orizzonte
Nel 1956, quando aveva sedici anni, un giorno uno dei suoi professori del Colégio Estadual Presidente Roosevelt sorprese gli alunni con una domanda insolita: «Chi di voi non crede nell’inferno?». Alcuni studenti si fecero avanti. Egli chiese allora che lo cercassero al termine della lezione. Il giovane João non dubitava dell’esistenza di questo luogo di tormenti, ma desiderava sapere come dimostrarlo, visto che tra i suoi parenti sorgevano spesso discussioni a questo proposito. Decise quindi di ascoltare la spiegazione.
Il docente presentò la classica prova che la pena deve essere proporzionata non solo all’offesa, ma anche alla dignità dell’offeso. Ora, quando si tratta di un affronto fatto a Dio, Essere infinito, come il peccato, è necessario che il castigo sia eterno.
Impressionato da una così chiara e sottile argomentazione, João colse l’occasione per esporre al professore la sua aspirazione di fondare una società giovanile. Questi lo invitò a fargli visita a casa sua per discutere del progetto. Il giorno stabilito, però, la conversazione si spostò sul protestantesimo, sulle sregolatezze di Lutero e, soprattutto, sulla santità immacolata della Chiesa fondata da Nostro Signore Gesù Cristo… Mentre il professore parlava, una grazia colpì come un flash la sua anima, portandolo a concludere: «La Chiesa Cattolica è l’unica religione vera. Sarò interamente della Chiesa».15
Pregava con così tanto ardore per conoscerlo che arrivò a vedere la sagoma di un uomo robusto e maestoso, anche se non riuscì a distinguerne i tratti fisionomici
E questa grazia, poiché era caduta nel buon terreno di un’anima generosa, cominciò presto a dare i suoi frutti. Tutto nella sua vita acquisì senso, tutto prese luce, l’innocenza aveva trovato nella Santa Chiesa la dimora della sua anima! L’unica cosa che gli mancava era conoscere quell’uomo buono che doveva seguire…
Il mattino dopo, si alzò presto e si recò nella chiesa di San Giovanni Climaco, vicino a casa sua, dove fece una Confessione generale, assistette alla Messa e recitò l’intero Rosario. Da allora, non smise mai di comunicarsi e di recitare ogni giorno la corona della Madonna.
Trascorsi due mesi di frequentazione alla casa di quel professore, costui lo invitò a conoscere il suo formatore, il fondatore del gruppo cattolico al quale apparteneva. L’incontro fu fissato per il 7 luglio 1956 presso la Basilica di Nostra Signora del Monte Carmelo. ◊

Note
1 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma Teologica. I-II, q.10, a.1.
2 Cfr. Idem, II-II, q.23, a.1.
3 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Maria Santíssima! O Paraíso de Deus revelado aos homens. San Paolo: Araldi del Vangelo, 2019, vol.I, p.35.
4 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Conferenza. Caieiras, 17/ 2/2005.
5 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conversazione. San Paolo, 4/9/1990.
6 SAN TOMMASO D’AQUINO, op. cit., II-II, q.23, a.6.
7 SCHEEBEN, Matthias Joseph. As maravilhas da graça divina. Petrópolis: Vozes, 1952, p.318.
8 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. A gênese e o desenvolvimento do movimento dos Arautos do Evangelho e seu reconhecimento canônico. Tesi di dottorato in Diritto Canonico – Pontificia Università San Tommaso d’Aquino. Roma, 2010, p.171.
9 Idem, p.169.
10 «Se ami il tuo prossimo in Dio e ti preoccupi della sua felicità, il tuo primo pensiero sarà quello di fargli godere della felicità in cui ti trovi abbondantemente immerso per grazia» (SCHEEBEN, op. cit., p.298).
11 CLÁ DIAS, Maria Santíssima! O Paraíso de Deus revelado aos homens, op. cit., p.55.
12 Idem, pp.55-56.
13 Idem, p.56.
14 Come sostiene il Dottore Angelico, l’unione è l’effetto dell’amore (cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO, op. cit., I-II, q.28, a.1).
15 CLÁ DIAS, Maria Santíssima! O Paraíso de Deus revelado aos homens, op. cit., p.58.