Le canonizzazioni e l’infallibilità pontificia

La Chiesa è infallibile o no quando eleva un fedele all’onore degli altari? Questo dubbio solleva altri interrogativi che meritano un approfondimento.

La santità è l’ideale comune ad ogni cristiano su questa terra perché attraverso di essa ci vengono aperte le porte del Cielo. Pertanto, nella sua sollecitudine pastorale, spetta alla Chiesa non solo fornirci i mezzi per ottenere la beatitudine, ma anche presentarci modelli di vita proba, ruolo fondamentale nella missione che le è stata conferita dal Divin Redentore.

Quest’ultimo punto compete in modo particolare al Sommo Pontefice, il quale ha la responsabilità di essere il giudice supremo per proclamare la santità di vita e l’efficacia dell’intercessione di coloro che si sono distinti per la pratica eroica delle virtù e per la loro testimonianza di fede, consumata, a volte, nell’atto del martirio. Tuttavia, questa prassi non è sempre stata esattamente così.

Il culto dei martiri

Al giorno d’oggi, ci sembra normale che sia il Papa a proclamare la santità di questo o quel Servo di Dio e che lo presenti come modello e intercessore. Nei primi secoli della Chiesa, però, quando il dogma dell’infallibilità pontificia era ancora ben lontano dall’essere definito, i “processi” di canonizzazione avvenivano in forma più rapida e semplice.

Riuniti all’interno di una catacomba, i primi cristiani pregano intorno al corpo dell’ultimo martire che ha dato la vita per difendere la Fede. Solo il giorno prima, quel sant’uomo o quella casta giovane si trovava in mezzo a loro, pregando e assistendo alle Messe di nascosto, senza che il potere romano lo sapesse. Ora, tutti credono che sia in Cielo, ma la sua presenza si fa sentire ai suoi fratelli, e si direbbe persino che non è mai stata così prossima.

Così, in modo del tutto organico, si istituiva la devozione a un altro Santo in quei lontani primi secoli di persecuzione alla Chiesa nascente.

Esaltare altre forme di santità

Gli anni passarono e, con essi, anche le persecuzioni. In questo modo, il martirio non era più l’unica forma di santità riconosciuta dai fedeli. In primo luogo, si cominciarono a venerare i confessori della Fede: coloro che, dopo aver subito le torture tipiche dei martiri, furono considerati morti dai loro carnefici o liberati prima del loro trapasso finale. Si trattava di uomini e donne che avrebbero portato sui loro corpi, per il resto della vita, il prezzo della loro perseveranza: la mancanza di un membro o le cicatrici dei tormenti subiti.

I Vescovi che si distinsero maggiormente per la loro unione con Dio furono presto aggiunti alla lista dei beati, come dimostrazione di gratitudine da parte dei loro figli spirituali per il loro esempio e la loro condotta. È a questi primi pastori, infatti, che dobbiamo in gran parte l’espansione della Chiesa e l’istituzione delle basi della dottrina cattolica.

Ben presto a quest’elenco si aggiunsero anche monaci ed eremiti, re e nobili, vergini e madri di famiglia, che a poco a poco andarono a costituire l’ampio e magnifico catalogo dei Santi venerati in questa o in quella regione, e alcuni in tutta la Chiesa, senza che il Papa li avesse mai canonizzati!

«Vox populi, vox Dei»

Fino ad allora, le canonizzazioni avvenivano per acclamazione del popolo, sulla base della fama di santità di un battezzato, alla quale si associava il Vescovo di solito traslando in una chiesa i resti mortali di chi aveva lasciato nella memoria di tutti atti esemplari di virtù degni di essere imitati, e istituendo una qualche preghiera liturgica speciale per lui.

L’usanza delle canonizzazioni popolari durò fino al XVII secolo. Solo gradualmente si riservò la proclamazione di un nuovo beato al Romano Pontefice. Per farsi un’idea, basti pensare che una delle prime canonizzazioni da parte di un Papa fu quella di Ulderico, Vescovo di Augusta, dichiarato Santo da Giovanni XV soltanto nel X secolo!

Sarà Urbano VIII che, nel 1634, porrà termine irrevocabilmente alle canonizzazioni popolari, riservando questo sublime compito al Successore di Pietro.

Canonizzazioni dubbie

È così che si è svolto il lungo percorso del culto dei Santi nel corso degli anni fino alla forma in cui lo conosciamo oggi. Tuttavia, nonostante la progressiva istituzionalizzazione delle canonizzazioni, a volte si sono verificate devozioni discutibili a persone defunte la cui vita non è sempre stata analizzata in modo adeguato.

In uno dei suoi documenti, Papa Alessandro III lamentava il fatto che in una certa regione si venerasse un defunto che era stato “martirizzato” mentre era ubriaco. Altri ancora erano venerati senza essere mai esistiti. Questo è il caso, ad esempio, di “San Viar”, venerato in Spagna dopo il ritrovamento dell’iscrizione deteriorata “S VIAR” sulla parete esterna di un’antica chiesa. Passarono molti anni prima che la placca venisse ricostituita e si scoprisse così il suo significato originale: “præfectuS VIARum”, che si riferiva probabilmente alla persona responsabile delle strade pubbliche…

Inoltre, che dire di quei defunti che sono venerati solamente in alcune regioni o da certi istituti? Qual è il motivo per il quale la Chiesa proibisce il loro culto pubblico a livello universale? Ad esempio, si sa che tra il 1209 e il 1500 si contavano 965 francescani venerati a livello locale o ristretto, cioè soltanto dal loro Ordine o nel loro monastero. La devozione verso molti di loro, tuttavia, non è mai stata confermata dall’autorità ecclesiastica.

Ora, dopo queste considerazioni, molte domande potrebbero fare capolino nella nostra mente… Come spiegare tutti questi casi? Come posso essere sicuro che il mio patrono sia davvero in Cielo? Che valore ha una canonizzazione? La Chiesa è infallibile o no quando proclama un Santo?

Il valore dogmatico delle canonizzazioni

La verità è che la questione rimane aperta poiché i Papi non si sono mai pronunciati in modo definitivo sull’argomento. Pertanto, possiamo trovare elementi per rispondere a queste domande solo nei dibattiti teologici.

Prima di tutto, vale la pena chiedersi: in quali occasioni un Papa è infallibile? La Costituzione dogmatica Pastor Æternus chiarisce che egli è infallibile solamente «quando, nell’esercizio del suo ufficio di pastore e dottore di tutti i cristiani, definisce con la sua suprema autorità apostolica che una determinata dottrina riguardante la fede e la morale deve essere sostenuta da tutta la Chiesa».1 E il Catechismo ricorda un dettaglio che ci preme sottolineare: «Questa infallibilità abbraccia tutto ciò che comprende il deposito della Rivelazione Divina».2

Si tratta dei cosiddetti pronunciamenti ex cathedra, che sono molto diversi da un’omelia o da una catechesi, le quali non si rivestono del carattere infallibile, anche quando sono proferite dal Papa. È quanto accade, ad esempio, nella proclamazione di un dogma, come l’Immacolata Concezione della Madonna, che deve essere creduto da tutti come verità di fede rivelata, definita e infallibile una volta dichiarata tale dal Santo Padre.

Ora, questo ci porta a un’altra questione: le canonizzazioni si inquadrano nell’ambito dei pronunciamenti ex cathedra? Fanno parte delle verità rivelate o di quelle necessarie per custodire ed esporre fedelmente il deposito della Fede?

Prima di rispondere, dobbiamo considerare che le canonizzazioni comprendono due aspetti. Il primo è un principio generale: la certezza che chiunque, seguendo l’esempio di Nostro Signore Gesù Cristo, pratichi le virtù in modo eroico, riceve la corona della beatitudine, il che significa ottenere la salvezza eterna. Il secondo è l’applicazione di questa regola ai casi concreti, in altre parole, la proclamazione che questo o quell’uomo determinato sia in Cielo.

Lo Spirito Santo veglia affinché la Santa Chiesa compia la sua missione di presentare modelli di virtù ai suoi figli
Pio XII durante la cerimonia di canonizzazione di San Vincenzo Strambi, nel 1950

E se un Santo non fosse in Cielo?

È facile dimostrare che il primo aspetto – quello generale – è contenuto nella Rivelazione, visto che così ci è stato promesso da Gesù Cristo. Tuttavia, possiamo affermare lo stesso per quanto riguarda la sua applicazione agli individui? Se una persona canonizzata non fosse davvero in Cielo, ci sarebbe un danno grave per il deposito della Fede?

Per alcuni teologi,3 nonostante l’aspetto sgradevole che questo fatto porterebbe necessariamente con sé, non comporterebbe comunque un grave danno al dogma cattolico. L’adesione a una dottrina contraria alla Fede, sì, sarebbe motivo di condanna per i membri della Chiesa, ma il culto a un Santo dubbio non comporterebbe seri rischi, perché la venerazione sbagliata che gli renderemmo sarebbe rivolta a lui solo in quanto lo riteniamo nella condizione di amico di Dio.

Inoltre, le nostre preghiere non sarebbero pregiudicate dal ricorso alla sua intercessione poiché hanno come fine ultimo e principale il Signore. In assenza di un mediatore, Dio le accetterebbe direttamente.4 Naturalmente, questo non è un motivo per rifiutare le preziose intercessioni dei Santi, che pregano per noi incessantemente.

La posizione di San Tommaso d’Aquino

Molti secoli prima che venisse proclamato il dogma dell’infallibilità pontificia e ancor prima che venissero regolamentati i processi di canonizzazione, San Tommaso d’Aquino era già stato interrogato sul rapporto tra essi. Tuttavia, egli si mostra così prudente in materia che le sue argomentazioni sono utilizzate tanto da coloro che difendono l’infallibilità delle canonizzazioni quanto da coloro che la mettono in discussione. Per questo motivo, non c’è niente di meglio che ricorrere alle sue parole, nell’unica menzione che il Dottore Angelico fa sull’argomento.

Con la saggezza che lo caratterizza, San Tommaso afferma che esistono due situazioni distinte per quanto concerne il giudizio di coloro che presiedono la Chiesa: da un lato, le dichiarazioni sulle verità della Fede, come i dogmi; dall’altro, i pronunciamenti fatti dal Papa su fatti particolari, ossia, su questioni umane. Il Dottore Angelico sottolinea che le prime sono frutto di un intervento divino e, pertanto, non dobbiamo dubitare della loro veridicità. Nel secondo caso, invece, ci può essere un errore.

Ora, «la canonizzazione dei Santi si colloca tra queste due situazioni». Quando il Pontefice eleva un defunto all’onore degli altari, ne accerta lo status attraverso un’indagine sulla sua vita e sui suoi miracoli, ma, soprattutto, mediante un “istinto dello Spirito Santo”. Per cui l’Aquinate conclude: «Si deve credere piamente che il giudizio della Chiesa in questo non può sbagliare».5

Va notato che San Tommaso stesso si astiene dal dare un giudizio assoluto su una questione così delicata. Sebbene non dica che le canonizzazioni sono infallibili, afferma che dobbiamo ritenerle come certe, visto che il Divin Spirito Santo veglia affinché la Chiesa non commetta errori.

Non c’è pertanto motivo di allarmarsi riguardo alle nostre devozioni solamente perché nessun Papa ha mai dichiarato che le canonizzazioni sono un’applicazione del carisma di infallibilità. Al contrario, Dio stesso fa in modo che la Santa Chiesa compia senza errori la sua missione di presentare ai suoi figli modelli di virtù. Ed Egli stesso accoglie volentieri le nostre suppliche, perché, prima di tutto, è nostro Padre. ◊

 

Assistere a una cerimonia di canonizzazione


Durante un viaggio a Roma nel 1950, il Dott. Plinio ricevette da Mons. Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, alcuni inviti per assistere, dalla tribuna del corpo diplomatico, alla canonizzazione di San Vincenzo Strambi. Egli ci racconta la bellissima cerimonia a cui allora assistette.

Plinio Corrêa de Oliveira   

Una moltitudine riempiva la Basilica di San Pietro, in un atteggiamento di rispetto e venerazione, con il tipico silenzio che è possibile ottenere da migliaia di persone, ovvero, tutti parlavano a bassa voce, in un brusio rumoroso ma contenuto, diverso dal solito chiacchiericcio.

A un certo punto, le campane cominciano a suonare maestosamente e un fremito attraversa tutto il pubblico, perché era il segnale che il Papa, all’interno dei suoi appartamenti, si era seduto sulla sedia gestatoria – il trono portatile su cui il Sommo Pontefice veniva trasportato da dignitari di corte – e aveva avuto inizio la processione in direzione della basilica.

Poco dopo iniziano a farsi sentire da lontano le trombe d’argento di Michelangelo, che precedono il corteo papale e annunciano che sta arrivando il Santo Padre. Ben presto le porte di bronzo della Basilica di San Pietro si aprono e il corteo pontificio inizia a entrare. Era bellissimo e anche lunghissimo! L’aspettativa del popolo va aumentando a mano a mano che si avvicina il suono delle trombe e il fremito raggiunge il culmine quando il Papa, finalmente, entra in chiesa dalla porta centrale. Un delirio, un’acclamazione, un’emozione fantastica.

Una lunga processione attraversa la navata della basilica, portando il Papa al suo trono in fondo al tempio… Quando tutto termina, un nuovo Santo risplende per sempre nel firmamento cattolico!
Particolare della tribuna del corpo diplomatico durante la canonizzazione di San Vincenzo Strambi alla quale era presente il Dott. Plinio (in evidenza)

Una lunga e immensa processione attraversa la navata della basilica da un capo all’altro, portando il Papa al trono preparato per lui in fondo al tempio. Uomo alto e snello, con mani molto lunghe e bianche da sembrare d’avorio, Pio XII indossa la tiara pontificia. Viene condotto al suo posto, scende dalla sedia gestatoria e si siede sul trono. Dietro di lui sventolano con discrezione i flabelli, grandi e ricchi ventagli che sottolineano lo splendore della presenza papale.

La Messa si è svolta normalmente, con grande pompa. Al momento della consacrazione, il Papa si è alzato e si è diretto verso l’altare. Quando è passato vicino a noi, man mano che camminava, tutti gli invitati d’onore facevano un profondo saluto. I cattolici si sono inginocchiati e i non cattolici sono rimasti in piedi, ma tutti in un atteggiamento di rispetto.

Quando è iniziata la Consacrazione del Pane, si sono sentite le trombe d’argento suonare in una specie di tribuna circolare vicino alla cupola di San Pietro. L’impressione che si aveva era quella di Angeli che suonano in Cielo. Un’emozione intensa si è impadronita del pubblico.

Poi, un enorme silenzio nella Chiesa, perché era presente il Santissimo. Il Papa torna al suo trono, la Messa continua, poi il Sommo Pontefice si comunica. Infine, impartisce la benedizione al popolo. Nuovamente un’esplosione di gioia, suonano le fanfare e poco dopo egli si alza ed esce.

Una volta terminato tutto, un nuovo Santo, San Vincenzo Strambi, brillava per sempre nel firmamento cattolico. ◊

Estratto, con piccoli adattamenti, da:
Dr. Plinio. São Paulo. Anno IV.
N.42 (set., 2001), pp.26-30

 

 

Note


1 DH 3074.

2 CCE 891. Il Concilio Vaticano II rafforza l’idea che esista uno stretto legame tra l’infallibilità pontificia e la Rivelazione: «Questa infallibilità, della quale il Divin Redentore volle dotare la sua Chiesa nel definire la dottrina della fede e della morale, si estende tanto quanto il deposito della Divina Rivelazione» (Lumen Gentium, n. 25). Dobbiamo anche ricordare che Papa Giovanni Paolo II ha incluso nella categoria dell’infallibilità tutto ciò che è necessario per conservare santamente ed esporre fedelmente il deposito della Fede, anche se non può essere considerato come parte della Rivelazione stricto sensu (cfr. Ad tuendam fidem, n. 3-4).

3 Cfr. OLS, OP, Daniel. Fondamenti teologici della santità. In: CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM. Studium. Corso formativo per lo studio delle cause dei santi. Parte Teologica. Roma: [s.n.], 2011, p.39.

4 Cfr. INNOCENZO IV. Super libros quinque Decretalium. L.III, tit.45, c.1; DELEYAHE, SJ, Hippolytus. Bulletin des publications hagiographiques. In: Analecta Bollandiana. Bruxelles. N.44 (1926), p.233.

5 SAN TOMMASO D’AQUINO. Quodlibet 9, q.8, a.1.

 

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