Martiri Scolopie di Valencia – Eroismo nella semplicità

Con determinazione e coraggio, come vergini vigilanti con le lampade accese e pronte ad incontrare lo Sposo Divino, affrontarono il furore rosso, ricevendo la palma del martirio.

Spagna, 1936. La guerra civile si era diffusa in tutto il Paese e nelle terre valenciane aveva provocato la dispersione di religiosi e sacerdoti a causa dei rischi che correvano.

Le rivolte civili erano frutto di movimenti rivoluzionari emersi durante la Seconda Repubblica, proclamata nell’aprile del 1931, che nacquero all’insegna dell’anticlericalismo, nonostante la Chiesa avesse accettato il nuovo governo con propositi di collaborazione, per amore della patria. Nel corso degli anni, tuttavia, molti templi furono incendiati a Madrid, Malaga e nella stessa Valencia, senza alcuna sanzione governativa.

Nella prima metà del 1936, con la vittoria del Fronte Popolare formato da socialisti, comunisti e altri gruppi radicali, la tensione si fece più forte e gli attentati più gravi, con nuovi incendi in chiese e conventi, con la cacciata di molti parroci dalle loro parrocchie, con l’abbattimento di innumerevoli croci, con il divieto di celebrazione di cerimonie religiose, persino di quelle funebri, con minacce di maggiore violenza se non si fossero accettate le delibere politiche, sempre eseguite illegalmente da teppisti della peggior specie. Si configurò una vera e propria persecuzione religiosa.

La prima pagina del giornale “Ahora” del 17 ottobre 1934, che riporta la notizia della profanazione e dell’incendio di una chiesa della Catalogna

Codarda fucilazione

Le congregazioni femminili divennero il bersaglio di un odio particolare da parte dei rivoluzionari. Sebbene in molti casi si dedicassero angelicamente a opere sociali sacrificate e insostituibili, erano trattate come nemiche del popolo, protettrici delle classi superiori, «donne oziose, madri frustrate e, persino, come peccatrici nascoste».1 Si vedevano costrette a lasciare le loro abitazioni e le loro proprietà venivano occupate o distrutte dopo essere state saccheggiate.

Tra le religiose di Valencia c’era la comunità della Congregazione delle Figlie di Maria, delle Scuole Pie. In vista del pericolo incombente, il 22 luglio le otto scolopie lasciarono il collegio della congregazione, dove vivevano e lavoravano, e si rifugiarono in un piccolo appartamento di proprietà dell’autista del collegio, nella stessa strada dell’istituto scolastico.

I giorni seguenti furono difficili e calamitosi. Riparatesi lì, si abbandonarono nelle mani della Divina Provvidenza, con la piena fiducia che ci fosse un disegno divino superiore in quella terribile sofferenza che era venuta a far loro visita. L’8 agosto, un gruppo di miliziani fece irruzione nel rifugio alle cinque del mattino, informandole di aver ricevuto una denuncia contro di loro e intimando loro di presentarsi al governo civile per prestare dichiarazioni. Un’automobile le attendeva alla porta affinché uscissero immediatamente.

Rivolte anticlericali si diffondevano in tutta la Spagna, con chiese bruciate, croci abbattute, sacerdoti e religiosi perseguitati

Tuttavia, l’auto non riusciva a contenerle tutte. I rivoluzionari ordinarono che salissero solo in cinque e che le altre aspettassero il veicolo successivo. Con determinazione e coraggio, come vergini vigilanti con le lampade accese, avendo il presentimento che l’incontro col Divin Sposo non sarebbe tardato ad arrivare, Madre Maria Baldillou del Bambino Gesù, Madre Maria Luisa di Gesù, Madre Carmen di San Filippo Neri e Madre Clemenza di San Giovanni Battista si fecero avanti, affrontando il furore rosso. Di fronte a una certa indecisione da parte delle altre, si fece avanti anche Madre Presentazione della Sacra Famiglia.

Una volta a bordo della vettura, i miliziani non le portarono in nessun tribunale governativo o a processo, ma furono vigliaccamente portate sulla spiaggia di El Saler e lì fucilate. La notizia del crudele omicidio si diffuse il giorno successivo, ma divenne ufficiale solo diversi giorni dopo, quando le fotografie delle vittime furono esposte nell’aula del tribunale governativo, a sepoltura già avvenuta.

Miliziani si burlano di paramenti e oggetti liturgici nel 1934 a Madrid

Disegno divino: permanenza della congregazione

Nel frattempo, le altre tre suore rimasero nell’appartamento: Madre Loreto Turull, Madre Dolores Vidal e Madre Dolores Mateo. Non trascorse molto tempo e arrivò l’automobile che avrebbe in teoria dovuto portarle al governo civile. Nel salire sull’auto, si imbatterono in un sacerdote, Don Manuel Escorihuela Simeon, che pure era lì. Durante il tragitto, si accorsero che era stata fatta una deviazione e che l’auto aveva preso anche questa volta la strada per El Saler…

Tuttavia, Dio aveva altri piani per quei religiosi. L’auto si fermò in autostrada, a causa di un guasto o della mancanza di carburante, non si sa con certezza, e non poté proseguire. Furono trasferiti su un altro veicolo più piccolo, dove si trovavano alcuni miliziani di rango superiore, che cambiarono completamente la destinazione dei detenuti.

Rifugiatesi in un appartamento, cinque religiose scolopie vengono scoperte dai rivoluzionari, condotte a La Saler e lì fucilate

Condotti, infatti, al comitato situato nel cimitero, furono poi portati al governo civile. Una volta rilasciate le dichiarazioni richieste e messe in libertà, le tre suore ricevettero un salvacondotto che permise loro di fuggire a Barcellona.

Madre Loreto Turull dichiarò nella causa generale di beatificazione delle sue sorelle martiri che uno dei miliziani, Amador Sauquillo, la voce di comando che salvò loro la vita, chiese loro di aiutarlo «se le cose fossero cambiate».2 Tuttavia, dopo che fuggirono da Valencia, non ebbero più sue notizie. Il Divin Salvatore aveva voluto risparmiare la vita di quelle sue spose verginali affinché potessero essere testimoni di tutti questi eventi e dare continuità alla congregazione. Madre Loreto, più tardi, fu scelta come superiora provinciale e, passata la tempesta, quelle scolopie ripresero la loro evangelizzazione e ripristinarono il collegio di Valencia, tuttora in piena attività.

Anima innocente e materna

Cosa possiamo dire di queste anime dalla tempra forte, vergini coraggiose che non esitarono a suggellare la loro consegna a Dio con il proprio sangue, ricevendo in premio la palma del martirio? Poco si sa delle loro vite. E sarebbero state quasi anonime agli occhi degli uomini se solo fossero state protette dalle sacre mura del collegio, dove si dedicavano al compimento della loro vocazione.

Tuttavia, il loro atto finale di suprema ed eroica carità ha messo in evidenza la virtù che già praticavano nella semplicità della vita quotidiana, perché, come dice il detto latino, «talis vita, finis ita». In questo senso, una di loro spicca in particolare: Madre Carmen di San Filippo Neri.

Originaria di Eulz, frazione di Estella in Navarra, nacque il 27 luglio 1869 da onorati genitori contadini che, grazie al loro lavoro e alla loro fatica, erano ascesi alla condizione di piccoli proprietari terrieri. Molto cattolici, come era solito essere ancora nella Spagna del XIX secolo, battezzarono la loro seconda figlia il giorno dopo la nascita, nella graziosa chiesetta parrocchiale dedicata a San Sebastiano e situata in cima alla collina del paese, e le diedero il nome di Nazaria Gómez Lezaun. Molto vivace fin da piccola, lei e le sue sorelle, Leona e Magdalena, ricevettero una profonda educazione cattolica in casa, nella scuola pubblica del villaggio e nella vita parrocchiale.

Forse per essere all’altezza del nome ricevuto al fonte battesimale, la vita nascosta della Sacra Famiglia di Nazareth l’attraeva enormemente. Una volta, quando era ancora a scuola, trovò una compagna di classe che piangeva in una delle aule perché sentiva la mancanza della sua famiglia. Per consolarla, le ricordò la nostalgia che aveva provato Gesù Bambino quando Si era allontanato dai suoi genitori per discutere con i dottori della Legge nel Tempio di Gerusalemme, rimanendo lontano dall’affetto e dal sostegno di Maria e Giuseppe. Egli, Dio, aveva sofferto ancor più di lei e avrebbe quindi aiutato a guarire le sue pene. La bambina si calmò un po’ alla volta e tornò felicemente alle sue attività scolastiche. Questo fu un episodio paradigmatico di ciò che sarebbe stata la sua vita: era la sua vocazione di educatrice, piena di quello spirito materno che stava germogliando nel suo piccolo cuore.

Durante l’adolescenza, come partecipante attiva della Confraternita delle Figlie di Maria, dedicava una tenera devozione alla Vergine di Puy de Estella, al cui santuario faceva visita con molta frequenza. Il rapporto tutto spirituale con Nostra Signora preservò la sua innocenza e riempì la sua anima di un amore ardente per Gesù e Maria, facendole prendere la decisione di diventare religiosa.

Scuole Pie: via di santificazione

Il suo amore devoto per la Santissima Vergine fece sì che la maternità soprannaturale della Madonna impregnasse la sua anima. La maturazione della sua chiamata alla vita religiosa la portò a scegliere la congregazione femminile delle Scuole Pie, dedicata all’educazione delle bambine e delle giovani. La sua fondatrice, Santa Paola Montal, si era ispirata al carisma e al sistema educativo di San Giuseppe Calasanzio.

Nel martirio delle scolopie, risplende la virtù che già praticavano quotidianamente. Tra queste religiose spicca Madre Carmen

All’età di ventiquattro anni entrò nel noviziato di Carabanchel, un quartiere di Madrid, e prese l’abito il giorno della Natività di Nostra Signora, l’8 settembre 1893, assumendo il nome di Suor Carmen di San Filippo Neri, che univa la più antica invocazione mariana del Carmelo al Santo della gioia. Avendo un temperamento molto determinato, portava a termine tutti i suoi propositi fino in fondo, con un profondo spirito di conseguenza e di impegno. Così si svolsero i due anni preparatori come novizia, al termine dei quali professò i voti religiosi nel secondo anniversario della sua vestizione. Nel novembre successivo, fu assegnata al collegio di Valencia, sua unica casa nella congregazione.

Madre Carmen iniziò il suo apostolato come collaboratrice nei lavori domestici, per poi passare a occuparsi della portineria della scuola, un lavoro che le permetteva di mettere in pratica la sua naturale inclinazione a essere educatrice e il dono della maternità che aveva ricevuto dalla Madre di Dio, perché lì poteva manifestare la sua carità verso tutti i bisognosi che si rivolgevano a lei: i poveri, i genitori, le ex alunne, il personale o le persone che raggiungevano il collegio per qualsiasi motivo. «Era affabile e sorridente e trasformò quel portone tanto rumoroso a causa del continuo andirivieni di alunni e familiari, in una Betania dove il Signore Si compiaceva».3

Premonizione della persecuzione religiosa

Umile e decisa, si distingueva per l’intensa aura soprannaturale delle sue conversazioni e delle sue raccomandazioni, ispirazioni dello Spirito Santo ricevute nel suo costante spirito di preghiera. Tutti si sentivano attratti dalla «sapienza di Dio che sentivano dalle sue labbra. Per questo venivano da lei per raccontarle le loro afflizioni e confidarle le loro pene; trovavano sollievo nel suo buon cuore e soccorso nei suoi consigli di ammirevole prudenza, poiché possedeva un grande intuito nella conoscenza delle persone. […] Un’amicizia e un apostolato che perduravano anche quando, per le circostanze della vita, trasferivano la loro residenza in altre città».4

I suoi quarantuno anni di sacrificata vita religiosa, nella semplicità della rettitudine e della virtù, non avrebbero potuto portarla ad assumere un atteggiamento diverso dall’eroismo manifestato di fronte alla persecuzione. A lei possono ben essere applicate le parole di Papa Giovanni Paolo II riguardanti vari martiri della guerra civile: «Molti di essi godevano già in vita di fama di santità tra i loro concittadini. Si può dire che la loro condotta esemplare fu una preparazione per quella professione suprema della Fede che è il martirio».5

Quando venne a conoscenza di tutti gli eventi politici che si erano verificati nel Paese a partire dal 1931, con la Seconda Repubblica, Madre Carmen intuì la gravità della situazione, che sarebbe peggiorata ulteriormente, con una premonizione della schiacciante persecuzione che si sarebbe abbattuta sulla Chiesa e, naturalmente, su di loro come educatrici religiose. Con la vittoria del Fronte Popolare nella primavera del 1936, ebbe la certezza dell’imminenza del pericolo. Un calvario incombeva davanti a lei ed ella non esitò a dire «» all’intero sacrificio.

Religiose arrestate dai rivoluzionari ad Alcalá de Henares nel 1936

Non si era sbagliata, come si è visto all’inizio di queste righe. Per il suo olocausto, lei e le sue sorelle scolopie ebbero l’onore di partecipare alla prima cerimonia di beatificazione del terzo millennio.

Dal XX al XXI secolo

Oggi, guardando ai primi anni del XX secolo, i fatti rivelano che la Spagna «scatenò la più grande persecuzione religiosa conosciuta nella Storia dai tempi dell’Impero Romano, superiore persino alla Rivoluzione Francese».6 Alla fine della guerra, il numero dei martiri ammontava a quasi diecimila.

Dinanzi alla persecuzione che si prefigurava contro la Chiesa e i suoi membri, non esitò a dire “sì” al sacrificio di tutta se stessa

All’epoca, il Prof. Plinio Corrêa de Oliveira commentò: «Ciò che si discute in Spagna è se il mondo debba essere governato da Gesù Cristo o da Karl Marx. L’intera civiltà cattolica, tutti i principi della morale, tutte le tradizioni, tutte le istituzioni di cui gli occidentali sono orgogliosi scompariranno irrimediabilmente se vincerà il comunismo. La lotta della Chiesa contro i soviet è la lotta di Dio contro il demonio, di tutto ciò che è nobile contro tutto ciò che è ignobile, di tutto ciò che è buono contro tutto ciò che è cattivo. Alla luce di ciò, ci si chiede: il sangue che viene versato in Spagna non è forse molto e molto ben impiegato, se dall’effusione di questo sangue di martiri risulterà la vittoria della civiltà sulla barbarie?».7

A più di vent’anni dall’inizio del XXI secolo, non continuiamo a vedere, ancora ai nostri giorni, cristiani perseguitati e uccisi e la Chiesa calpestata? Sarà stato versato invano il sangue di tante vittime innocenti in tutto questo tempo? Esso grida al Cielo perché si ponga fine alla barbarie che è solo aumentata dopo quasi un secolo da questi avvenimenti. E il Cielo non rimarrà sordo a un così grande clamore! Il momento della vittoria di Cristo non può più tardare, fecondata com’è stata da tanto sangue, e la promessa del Divin Salvatore è eterna: «Le porte degli inferi non prevarranno» (Mt 16, 18)! ◊

 

Note


1 RODRÍGUEZ FERNÁNDEZ, Gregorio. El hábito y la cruz. Religiosas asesinadas en la Guerra Civil Española. Madrid: Edibesa, 2006, p.327.

2 Idem, p.336.

3 DECRETUM SUPER MARTYRIUM apud RODRÍGUEZ FERNÁNDEZ, op. cit., p.338.

4 LABARTA ARAGUÁS, SChP, María Luisa. Madre Carmen Gómez y Lezaun (1869-1936): amar y servir. Roma: Instituto de Hijas de María, Religiosas de las Escuelas Pías, 2001, p.30.

5 SAN GIOVANNI PAOLO II. Omelia in occasione della beatificazione di José Aparicio Sanz e di 232 compagni martiri in Spagna, 11/3/2001, n.2.

6 DEPARTAMENTO DAS CELEBRAÇÕES LITÚRGICAS DO SUMO PONTÍFICE. Capilla papal presidida por el Santo Padre Juan Pablo II para la beatificación de los Siervos de Dios José Aparicio Sanz y 232 compañeros mártires.

7 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Reflexões em torno da Revolução Espanhola. In: Legionário. São Paulo. Ano X. N.224 (27 dez., 1936); p.2.

 

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