Padre Frederick William Faber – Teologo mariano e guida d’anime

A lui spettò il compito di tracciare l’itinerario spirituale capace di guarire l’inglese contemporaneo dal suo individualismo insulare, triste e immerso in una sorta di comfort inautentico, proclamando: uscite da voi stessi, volgetevi verso gli altri, vogliate essere buoni!

L’Inghilterra del XIX secolo è stata teatro e specchio di rilevanti trasformazioni ideologiche, materiali e religiose che nei secoli successivi si sono diffuse in altre nazioni europee e, in larga misura, nel mondo.

Da un punto di vista ideologico, i venti della Rivoluzione francese appena conclusasi – il cui banco di prova erano stati gli Stati Uniti, la colonia inglese preferita – soffiavano con forza nelle isole britanniche, e le aspirazioni all’uguaglianza assoluta e alla libertà totale reclamavano dalla società un comportamento diverso, meno decoroso e solenne, in cui le passioni disordinate dell’orgoglio e della sensualità ottenessero diritto di cittadinanza.

Per quanto riguarda l’ambito materiale, basta citare la Rivoluzione Industriale, nata nelle regioni emergenti della Londra di quegli anni, che generò un nuovo stile di vita attraverso il contatto quotidiano dell’uomo con le macchine, arrivando al cuore dell’animo umano.

Più grave, tuttavia, era la situazione in campo religioso già dal XVI secolo, scosso da una serie di oscillazioni tra innovazioni protestanti e tradizioni cattoliche. La chiesa anglicana sarebbe passata attraverso un fenomeno curioso, divenendo bersaglio di dispute e controversie di ogni tipo – teologiche, canoniche e liturgiche – da parte di differenti gruppi che si contendevano potere e influenza al suo interno.

Cominciano a soffiare brezze di grazia

In questo contesto storico sorse un certo movimento denominato high church,1 alta chiesa – i cui componenti appartenevano, in maggioranza, all’Università di Oxfordcon l’obiettivo di dimostrare che la chiesa anglicana era una diretta discendente della Chiesa fondata dagli Apostoli; in altre parole, nasceva un tentativo di superamento dell’abisso che separa la scismatica chiesa inglese dalla vera Chiesa romana.

Infatti, brezze di grazia cominciavano a soffiare su una certa porzione di anglo-cattolici2 perché, anime battezzate quali erano, imploravano aiuto e chiedevano al Pastore che venisse in soccorso delle pecorelle smarrite dell’ovile.

A partire da qui, dal suolo argilloso della chiesa anglicana, sarebbero sbocciati gigli di virtù e santità che, infine, una volta trapiantati nel giardino della Chiesa Cattolica, avrebbero arricchito con i loro frutti il Giardino dei Santi.

I tratti biografici della vita di un ex pastore protestante, convertitosi dall’anglicanesimo al Cattolicesimo nel 1845, il suo pensiero e le sue eccellenti opere di vita spirituale, ci serviranno da esempio.

Intelligenza fuori dal comune formatasi nei circoli protestanti

Nato a Calverley, nel West Yorkshire, in Inghilterra, il 28 giugno 1814, Frederick William Faber ebbe un’infanzia molto vicina alle concezioni distorte sulla religione, perché suo nonno, Thomas Faber, esercitava l’incarico di vicario parrocchiale e suo zio, George Faber, era teologo e scrittore.

Fin dalle scuole elementari, Faber studiò in prestigiosi collegi. Le sue straordinarie capacità intellettuali furono oggetto di riconoscimenti quando, dopo aver ottenuto una borsa di studio allo University College, facente parte dell’Università di Oxford, una sua composizione letteraria sui Cavalieri di San Giovanni suscitò l’ammirazione non solo dei suoi coetanei, ma anche dei professori, che seppero scorgere qualità ancora latenti in un ragazzo di poco più di vent’anni, nominandolo fellow del College.

La frequentazione degli ambienti accademici di Oxford gli diede la possibilità di conoscere da vicino l’ideologia di carattere liturgico del neonato Movimento Anglo-Cattolico, che proponeva di stringere legami con la Chiesa Cattolica, così contraria a molti dei principi che egli aveva appreso durante l’infanzia, dato che era discendente di ugonotti e aveva forgiato il suo carattere tra le convinzioni calviniste, rigorosamente seguite dai suoi genitori e dai familiari.

Iniziava la sua lotta interiore: Faber cominciò a notare le divergenze esistenti tra ciò che aveva sentito fin dall’infanzia attraverso i suoi parenti stretti, e le verità apprese per mezzo di coloro che cercavano di trovare in seno alla Chiesa Cattolica l’unica fonte d’ortodossia pur essendo ancora scismatici.

Cresciuto in un ambiente calvinista, Faber aderì al Movimento Anglo-Cattolico di Oxford e iniziò il percorso che sarebbe culminato nella sua conversione al Cattolicesimo
University College, Oxford (Regno Unito); in distacco, Faber in gioventù

Il percorso della conversione

In questo periodo della sua vita, già ben consapevole dei drammi che stava vivendo il Cardinale John Henry Newman, principale fautore del Movimento di Oxford e suo importante mentore, Faber decise di abbandonare le idee calviniste della sua giovinezza diventando un fervente anglo-cattolico.

Nel 1839 fu ordinato secondo il rito non valido della Chiesa scismatica d’Inghilterra; più tardi, nel 1843, accettò l’incarico di rettore di una chiesa a Elton, che lo portò a intraprendere un viaggio a Roma per istruirsi meglio sui compiti pastorali e, guidato dalla Provvidenza, per entrare in contatto con la fonte della verità.

Iniziava il percorso della sua conversione. Faber rimase affascinato dalla Liturgia e dalle pratiche cattoliche e, al suo ritorno in Inghilterra, introdusse alcune di queste usanze a Elton, come la devozione al Sacro Cuore di Gesù e la commemorazione delle feste dei Santi, nonostante la presenza di metodisti nella sua parrocchia.

La sua anima di battezzato era ancora intrappolata nelle macerie di quella fede gelida che gli anglicani sono soliti professare, ma, entrando in contatto sempre più stretto con John Henry Newman e con la Chiesa cattolica, se ne liberò gradualmente. Alla fine, Faber lasciò Elton ed entrò ufficialmente nel Cattolicesimo.

Accompagnato da alcuni membri della sua parrocchia, nel 1845 fu accolto nella Chiesa Cattolica dal Vescovo William Wareing, di Northampton. I neoconvertiti si stabilirono a Birmingham, dove organizzarono una specie di comunità religiosa – nella quale prevalevano le pratiche cattoliche e una vita di pietà – i cui frutti si fecero ben presto notare. Lo zelo di Faber portò all’erezione, nel giro di pochi mesi, di una nuova chiesa in onore di San Wilfrido – suo santo patrono – progettata dall’illustre architetto Pugin.

In questo periodo della sua esistenza, sarebbero sbocciati i suoi migliori attributi, dato che gli sforzi intrapresi per l’erezione della chiesa, insieme al logorio causato dalle sue fatiche apostoliche, avrebbero testimoniato a favore di una personalità virtuosa e di una totale dedizione ai fedeli.

Vincolo con la Madre di Dio

Distrutto dal lavoro, una malattia lo portò sull’orlo della morte. In queste circostanze, però, Faber trova l’ancora di tutta la sua vita: la Madonna. Infatti, nel decorso della malattia, sviluppò una radicata devozione per Maria Santissima, affidando a Lei il suo destino, che, per fortuna, avrebbe avuto ancora lunga strada.

Come vedremo, a seguito di questo vincolo filiale instaurato tra Madre e figlio, sarà accordata a una piccola parte della Cristianità la diffusione di un celebre libro che segnerà per sempre la devozione mariana.

Nel frattempo, dopo aver ricevuto l’Unzione degli Infermi, Faber riacquistò la salute e nel corso dei mesi riprese con entusiasmo il suo lavoro apostolico, che culminò nella sua vera e propria ordinazione a sacerdote cattolico. Egli poté celebrare la sua prima Messa il 4 aprile 1847.

Alla guida dell’Oratorio, cresce il lavoro apostolico

Dopo aver faticato molto per fondare una nuova comunità, questa volta nella capitale inglese, su raccomandazione dello stesso Cardinale Newman, l’11 ottobre 1850, festa di San Wilfrido, Faber fu eletto primo rettore dell’Oratorio di San Filippo Neri a Londra, carica che avrebbe mantenuto fino alla morte.

I tredici anni trascorsi alla guida di questa casa dell’Istituto, pur essendo esente dalle forme canoniche proposte dalla legislazione della Chiesa dell’epoca, finirono per dargli una grande flessibilità nel suo apostolato. In primo luogo, perché gli oratoriani avevano regole molto singolari che disciplinavano pochi aspetti della vita in comune, affidando l’essenziale della formazione alla trasmissione verbale. In secondo luogo, perché questo gli permetteva di portare avanti diversi fronti di evangelizzazione, tra cui la convivenza comunitaria permeata da attività esterne, le cerimonie liturgiche in cappelle o chiese e la diffusione di opere letterarie.

Molti furono gli scritti lasciati da Padre Faber, rivelatori del suo spiccato acume psicologico e della sua penetrante percezione dell’animo umano; allo stesso tempo, inframmezzava l’esplicitazione teologica con esempi illuminanti e incisivi, capaci di muovere la volontà a ricercare la pratica della virtù.

Del corpus di opere che ha lasciato in eredità, i suoi inni liturgici costituiscono un’espressione significativa dell’anima devota a Dio e impregnata del calore soprannaturale, come ben esprime il famoso Faith of our Fathers! In questo inno, Padre Faber non si dimentica della Madonna quando esclama: «Le preghiere di Maria riconquisteranno questo Paese a Te [Signore]. E attraverso questa verità che viene da Dio, l’Inghilterra sarà davvero libera».

Dopo una vita segnata da un instancabile zelo per la formazione spirituale dei fedeli e il rafforzamento del culto liturgico, nonché da un fervente desiderio per la conversione della sua nazione alla Chiesa Cattolica, Padre Faber rese l’anima a Dio il 26 novembre 1863.

Nelle decine di inni e libri da lui composti, sommate agli innumerevoli opuscoli e alle traduzioni, rimase scolpita per la posterità la pietà militante di questo insigne inglese che, avendo compreso a fondo i mali del suo popolo, finì per essere avvolto dalla fog dell’oblio degli uomini, ma non di Dio.

I suoi scritti, tuttavia, continuano il loro percorso, facendo del bene alle anime; molti, presumiamo, gli devono il favore del buon consiglio, della parola giusta e dello stimolo necessario nella lotta di ogni cristiano in questa valle di lacrime.

Molto giustamente, in diverse circostanze il Dott. Plinio Corrêa de Oliveira si è riferito a Padre Faber come a un “grandissimo uomo”, “ultramontano del XIX secolo”, “grande teologo” e uomo che «ha combattuto magnificamente contro il protestantesimo ed è stato un grande sostenitore dell’opera di San Luigi Grignion de Montfort».

Diffusore del “Trattato della vera devozione alla Santissima Vergine”

Infatti, a metà degli anni Cinquanta dell’Ottocento, entrando per la prima volta in contatto con la vita dell’illustre bretone, all’epoca nemmeno beatificato, Padre Faber intuì subito che si trattava di un uomo avente un’aria profetica, un “missionario dello Spirito Santo”,3 i cui tratti peculiari dell’anima si riflettevano nelle pagine del Trattato della vera devozione alla Santissima Vergine, da poco scoperto, di cui divenne ben presto non solo un indiscusso ammiratore, ma soprattutto il traduttore e il divulgatore.4

A lui, dunque, spettò il merito di aver reso pubblico a un determinato gruppo di fedeli europei, a partire dalla traduzione nella lingua inglese, il capolavoro del Santo francese, a proposito del quale, nella prefazione del 1862, commentò: «Ho tradotto io stesso l’intero Trattato, e questo mi ha impegnato molto; e sono stato scrupolosamente fedele. […] Si trova in questo libro, se così posso dire, la sensazione di un non so che di ispirato e soprannaturale, che va sempre aumentando man mano che ci si addentra nel suo studio. Inoltre, non si può fare a meno di sperimentare, dopo averlo letto più volte, che in esso la novità non sembra mai invecchiare, la pienezza non sembra mai diminuire, il fresco profumo e il fuoco sensibile dell’unzione non si dissipano né si indeboliscono».5

In questo modo, Padre Faber poté ripagare la Madre di Dio dei favori che da Lei aveva ricevuto quando, in punto di morte, pregustò la sua singolare misericordia. Su Nostra Signora, egli così si espresse: «Maria è lasciata nell’oblio; migliaia di anime muoiono perché Maria è lontana da loro. […] Tuttavia, secondo le rivelazioni dei Santi, Dio vuole espressamente una devozione più ampia, più estesa, più solida, una devozione molto diversa da quella attuale, verso la sua Santissima Madre».6

Zelo infaticabile nel combattere i mali del suo tempo

Oltre alla sua profonda venerazione per la Madonna, il carattere combattivo di questo teologo inglese lo spingeva ad additare, con la sua penna perspicace e meticolosa, i mali che affliggevano la sua nazione e, per quanto possibile, a porvi rimedio.

Quanto al materialismo e al naturalismo rivoluzionari dell’Inghilterra di metà Ottocento, Padre Faber li combatté predicando che Dio e l’anima – l’essere stesso dell’uomo in campo spirituale – costituiscono ciò che è veramente reale, perché possiedono un valore intrinseco inestimabile.

Pertanto, «il naturalismo ritiene insopportabile la santità, perché non ama Dio. [..] Sotto gli auspici del naturalismo, la spiritualità non è altro che una specie di letteratura che si offre all’intelligenza curiosa, o forse una leccornia per la devozione superficiale di un cuore molto diviso, o ancora una sorta di salsa o condimento che, per contrasto, produce il godimento del mondo».7

In questo modo rendeva difficoltoso il disservizio di quanti volevano la morte del soprannaturale negli obiettivi della spiritualità dell’uomo.

Dal lavoro apostolico di Padre Faber alla guida dell’Oratorio, sommato al beneficio apportato dai suoi scritti e dalla sua predicazione, le Isole Britanniche ricevettero una nuova ventata di grazie
Chiesa del Cuore Immacolato di Maria, dell’Oratorio di San Filippo Neri, Londra

In opposizione alla cortina di fumo della Rivoluzione Industriale, che già accecava masse di anime con il pragmatismo, Padre Faber non trovò una via d’uscita più efficace che proclamare agli uomini che l’unica vera finalità di questa vita consiste nel mantenere la condizione di figli di Dio e accettare una vita post mortem.

Per questo motivo, la sua esortazione è in tutto e per tutto a proposito: «Se queste fossero le ultime parole che vi rivolgo, nulla vorrei dirvi con più enfasi, nessun pensiero di fede – dopo quello del Preziosissimo Sangue di Cristo – sarebbe per voi più utile e proficuo di quello sul castigo eterno».8

In accordo con il fatto che non esistono due persone completamente e perfettamente uguali, «da tutta l’eternità, Dio ha visto una particolarità in ciascuno di noi; ha amato questa particolarità, ed è questa che decide il nostro posto e la nostra opera nella creazione».9 A Padre Faber toccò il compito, attraverso la parabola della sua vita, sommata al beneficio fornito dai suoi manoscritti e dalla sua predicazione, di tracciare l’itinerario spirituale capace di guarire l’inglese contemporaneo dal suo individualismo insulare, triste e immerso in una sorta di comfort inautentico, proclamando: uscite da voi stessi, volgetevi verso gli altri, vogliate essere buoni! Per questo affermava che «la bontà consiste nel traboccamento di sé verso gli altri, nel mettere gli altri al posto di se stessi e nel trattarli come ognuno vorrebbe essere trattato».10

Dal lavoro apostolico di Padre Faber alla guida dell’Oratorio e dal bene fornito a tutti coloro che gli erano subordinati, sommati all’espansione del Movimento di Oxford e alle eccellenti conversioni spirituali che ne derivarono, le Isole Britanniche ricevettero una nuova ventata di grazie.

Tali ragioni ci inducono a ritenere che, considerate le sue qualità morali e intellettuali, l’epilogo della vita di questa guida d’anime e teologo mariano sia espresso dalle parole del Dott. Plinio: «Padre Faber è pieno di fuoco di zelo per la Chiesa!».

 

Note


1 A causa dei diversi significati che il termine alta chiesa possiede, alcuni storicamente addirittura distinti secondo il pensiero della chiesa anglicana, sottolineiamo che in questo articolo high church allude esclusivamente alla tendenza avuta in un certo numero di aderenti all’anglicanesimo ad associare le loro chiese, nelle loro pratiche e nei rituali, al Cattolicesimo romano, forse in un tentativo sincero di conversione. Tale tendenza generò dissensi dottrinali interni nella chiesa anglicana e fu motivo di non poche conversioni di inglesi alla Chiesa Cattolica. San John Henry Newman, Edward Pusey e Chesterton ne sono esempi eminenti. L’opposto della high church è la low church – chiesa bassa –, cioè di tendenza meno tradizionale e più lontana da Roma.

2 Il termine anglo-cattolico inquadra persone, gruppi, idee, costumi e pratiche della comunione anglicana che enfatizzano la continuità con la tradizione cattolica, sebbene vi siano ancora divergenze con i cattolici romani per quanto riguarda il potere e l’influenza del Vescovo di Roma, il Papa.

3 FABER, CO, Frederick William. Prefazione. In: SAN LUIGI MARIA GRIGNION DE MONFORT. Tratado da verdadeira devoção à Santíssima Virgem. 32.ed. Petrópolis: Vozes, 2003, p.9.

4 Durante la Rivoluzione francese, il manoscritto di San Luigi Grignion fu chiuso in una scatola e nascosto a Saint-Laurent-sur-Sèvre, in un campo vicino alla cappella, dove rimase dimenticato fino al 29 aprile del 1842, quando un missionario della Compagnia di Maria lo ritrovò tra altri libri antichi.

5 FABER, op. cit., p.15.

6 Idem, p. 14.

7 FABER, CO, Frederick William. Conferencias espirituales. Madrid: Leocadio López, 1888, p.434.

8 FABER, CO, Frederick William, apud BOWDEN, CO, John Edward. The Life and Letters of Frederick William Faber. London: Thomas Richardson and Son, 1869, p.503.

9 FABER, Conferencias espirituales, op. cit., p.489.

10 Idem, p. 3.

 

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