Commentando i sentimenti suscitati nella sua anima dalla contemplazione dell’affresco della Madonna del Buon Consiglio, il Dott. Plinio descrive le incantevoli profondità dell’intima relazione tra il Bambino Gesù e la sua Santissima Madre.
La Madonna del Buon Consiglio si presenta a noi come un’invocazione che, a prima vista, forse non sembra avere molta relazione con l’affresco. In esso si vede rappresentata la Regina di un piccolo paese balcanico, cosa che si evince dall’osservazione della figura, degli ornamenti e, ancor più, dal tipo marcatamente orientale, con gli occhi leggermente a mandorla e rivolti verso il basso.
Tiene il Bambino tra le braccia in un atteggiamento di grande intimità, dando l’impressione di aver dimenticato che Lei è Regina e Lui è Re! Non significa che abbiano rinunciato o abdicato alla regalità, ma, al momento, ciò che è in primo piano nell’attenzione e nel modo di sentire è il fatto che Lei è Madre e Lui è Figlio!
Profondità di sentimento e di pensiero
Una delle cose che maggiormente mi attira nel quadro è il modo con cui è rappresentata la profonda intimità della relazione tra i due, che lascia trasparire tutto lo spessore delle Loro anime: la Madonna è Madre, e Madre di quel Figlio, vuole bene a quel Figlio; Nostro Signore è Figlio, e Figlio di quella Madre!
L’unione d’anima tra Madre e Figlio spiega la tranquillità e la quasi immobilità di quell’affetto che ha raggiunto una tale profondità che Essi non hanno più niente da dirSi. Sono quieti, si vogliono solo bene, come accade a chi nota che, da una parte e dall’altra, la conoscenza e la benevolenza sono giunte alla completezza. Non c’è nient’altro da considerare; c’è solo da beneficiare della beata delizia di quest’intesa reciproca e di questo reciproco stare insieme!
Su questo punto l’artista è stato molto delicato perché ha dipinto il Bambino con tutte le caratteristiche di un bambino di quell’età, senza nulla in comune con un “ometto” precoce, piuttosto con una profondità di sentimento e di pensiero che nemmeno un uomo adulto ha. E questo corrisponde interamente alla Dottrina Cattolica sull’Uomo-Dio.
L’unità delle nature divina e umana nella stessa Persona porta come conseguenza che quel Bambino, di quell’età, concepito senza peccato originale, senza aver quindi subito nessuna delle debolezze e delle – lo dico nel senso etimologico latino – imbecillità e fragilità dell’infanzia, abbia tale perfezione nel sentire. È consapevole di chi sia quella Madre, delle profondità d’anima che Ella Gli offre, ed entra così a fondo in quelle profondità che Si mette nelle Sue mani come un bambino!
E qui c’è un sublime paradosso: quel Bambino è un bambino in tutto, tranne che nel capire e nel desiderare le cose sublimi, le cose straordinarie. Non mi sorprende, pertanto, che abbia voluto dipendere da Lei per soddisfare le necessità più modeste e ordinarie, perché è così che si inquadra la condizione di bambino nel Bambino-Dio.
Quadro dal significato soprannaturale straordinario
L’affresco esprime tutto questo mirabilmente. È un’opera d’arte di media fattura, ma con un significato soprannaturale straordinario! Ci dà bene l’idea della relazione esistente tra Loro.
La Madonna sorregge il Bambino come chi porta un tesoro dal valore infinito, ma è anche una persona molto generosa. Quando pensiamo ad un individuo che ha con sé un tesoro, ce lo immaginiamo mentre se lo tiene stretto, deciso a impedire che qualcuno glielo rubi e con l’atteggiamento di chi dice: “È mio, non è tuo! Non avvicinarti e non mi seccare, perché è mio!” Ma Lei questo non lo fa.
La Madonna tiene il suo Divin Figlio con grande cura e delicatezza, in modo che non accada nulla a Lui o intorno a Lui senza che sia immediatamente notato da Lei. Esercita una dolcissima vigilanza materna, ma non lascia trasparire la minima preoccupazione che possa esserle strappato dalle braccia. Sa di possedere un tesoro che non si divide quando lo si condivide: nel darLo ad un altro, capisce che Egli rimane interamente con chi Lo ha dato e con chi Lo ha ricevuto.
Nel quadro, la posizione del volto della Madonna è stata calcolata con cura in modo che, senza mostrare propriamente il Bambino, nulla venga occultato del suo volto. Egli si trova in primo piano mentre Lei è nel secondo.
Dal rispetto e dalla serietà tranquilla, distesa e affettuosa con cui Lo sorregge, vediamo che è pienamente consapevole di avere tra le braccia il Figlio di Dio. Lo adora con il più profondo rispetto, ma allo stesso tempo si sente pervasa dall’affetto di Colui che rispetta, al punto da sentirSi assolutamente disinvolta, senza nessuna esitazione o soggezione, nel dare ordini al suo stesso Dio.
Spetta alla Madonna decidere quando adagiarLo o toglierLo dalla culla, decidere se è giunto o no il momento del riposo. Pur sapendo di essere niente, o quasi niente, davanti al Creatore non ha paura di dire: “Mio Dio, è giunta l’ora di riposare!”. Ed Egli, la cui natura umana è ipostaticamente legata alla Seconda Persona della Santissima Trinità, chiude gli occhi e dorme, perché sua Madre Gliel’ha ordinato.
Sviluppi dell’Incarnazione
Le riflessioni di cui sopra si inseriscono nel “et Verbum caro factum est, et habitavit in nobis” del prologo del Vangelo di San Giovanni: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14). Tutto questo vortice celeste di relazioni vertiginose, mirabili e dolcissime è uno sviluppo del Mistero dell’Incarnazione.
Non conosciamo i dettagli della relazione tra Madre e Figlio, ma può essere successo, per esempio, che quando il bambino Gesù era un po’ più grande, abbia voluto giocare con una palla, ma non abbia potuto chiederla perché non sapeva ancora parlare. Dio voleva giocare! E toccava a sua Madre indovinare, per amore, quello che Lui desiderava.
Possiamo immaginare la Madonna e San Giuseppe confabulare sulla dimensione, sul diametro di questa palla, sul materiale di cui sarebbe stata fatta, pensando a come renderla cava in modo da non essere troppo pesante per la Sua manina, ecc. Ma immaginando, allo stesso tempo, in cima a questa palla, una croce come quelle che possiamo vedere sulle sfere presenti tra le mani di innumerevoli re della terra!
Possiamo anche immaginare Maria Santissima mentre prestava attenzione per scoprire quale cibo Gli piaceva di più, o mentre Lo pregava per sapere cosa desiderava mangiare quel giorno. E il Bambino Gesù, che ancora aveva difficoltà a parlare, balbettava qualche parola il cui significato era misteriosamente percepito da Lei: “Non sai, Madre mia, che Io sono venuto sulla terra per soffrire?”
Nessuno può calcolare quali fossero le relazioni tra la Madonna e il suo Divin Figlio durante la sua infanzia, né i misteri e le sublimità di un Dio ancora in età da gioco! La Scrittura dice che, prima di tutti i secoli, anche la Sapienza eterna si dilettava sul globo terrestre (cfr. Pr 8, 27-31). Ma tra questo e una pallina fatta nell’officina di Nazareth… Che differenza!
La Madre che ho creato e dalla quale sono nato
Ora, se Nostro Signore si è trasfigurato per i tre Apostoli in cima al Monte Tabor, quante volte si sarà trasfigurato per Lei? E in quali momenti? Durante il sonno, forse…
Quanto potere, quanta maestà, quanta innocenza e delicatezza doveva trasparire dal Bambino Gesù mentre dormiva! Ma a volte, mentre sua Madre Lo contemplava, vedeva trasparire in Lui di sfuggita, all’improvviso, non un bambino particolare, ma Dio stesso!
Sappiamo dalla Genesi che prima di riposare “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gn 1, 31). Ma niente di quello che aveva fatto era così sublime come la Madonna. VedendoLa, il Bambino Gesù, come Creatore, confabulava, per così dire, con la sua natura umana e pensava: “Quanto è bella questa Madre che ho fatto e dalla quale sono nato! Che anima incomparabile!”
Essendo socchiusa la porta della sua stanza, La scorge che prega, illuminata da una candela dalla fiamma tremolante. Nota che sta rivolgendo la Sua preghiera a Lui, ma non entra nella stanza. Percepisce che sta pregando anche l’Eterno Padre e lo Spirito Santo, e, come Seconda Persona della Santissima Trinità, viene a conoscenza delle sue preghiere. Tuttavia, è giunto il momento di chiamarLa per fare qualcosa di concreto, e grida: “Mamma!”
Situazioni come questa si saranno moltiplicate quasi all’infinito. Ad un certo momento, Nostro Signore La vede piangere. La Santissima Trinità, di cui Egli fa parte, Le sta dando chiarimenti sulla sua Passione e Morte. Egli nota la docilità di sua Madre e, allo stesso tempo, la spada che le trafigge l’anima. Si diletta a considerare che, per l’amore che Ella nutre per gli uomini, anche Lei accetta e vuole la Sua morte. E l’indomani, quando Lei si alza, percepisce sul suo viso un solco di dolore che Le conferisce una maestà, una gravità e un’interiorità veramente indescrivibili.
Possiamo anche immaginare che la Madonna abbia avuto una conoscenza profetica dei miracoli, degli insegnamenti e delle parabole del suo Divin Figlio o che Lo abbia visto camminare verso la cima di un monte. La Passione, la Croce, la Morte e la gloria della Risurrezione… Chi potrebbe immaginare adeguatamente tutto questo? Nessuno!
Quadro del Collegio São Luís
Nel Collegio São Luís a San Paolo, Brasile, c’era un quadro della Madre del Buon Consiglio posto sulla pala d’altare della modesta cappella, una stanza trasformata in un oratorio nella quale sono entrato innumerevoli volte.
Per celebrare il mese di maggio, per esempio, tutti gli alunni entravano quotidianamente nella cappella cantando in onore della Madonna. In quelle occasioni, naturalmente guardavo l’immagine e la mia attenzione era sollecitata sia dalla Madre di Dio che dal Bambino Gesù, ma li vedevo in teoria, in un modo che era conforme a come Li considera la Dottrina Cattolica e a come la mente di un bambino poteva fare.
Allora pensavo: “Ecco la Madre di Dio, Maria Santissima, che mi ha dato quella grazia nel Cuore di Gesù. La vedo sotto un’altra invocazione, vestita con un altro abito. Ma è La stessa! La pregherò, perché ho già sperimentato quanto è buona con me, e senza questo io non ce la faccio. Con la Sua misericordia, invece, ottengo tutto. Ecco un’altra occasione per unirmi a Lei”.
Sapevo che il titolo di quel quadro era Mater Boni Consilii, pertanto, Madre del Buon Consiglio. Provai alcune volte a pregare sotto questa invocazione, che notavo essere eccellente, ma non aveva un particolare significato per me, perché la vita di pietà è così: a volte qualcosa di eccellente non parla molto alla nostra anima.
Questa distanza è rimasta fino a quando ho letto un libro sulla Madonna di Genazzano, poco prima di avere quella crisi di diabete e poco prima che succedesse tutto quello che successe1. In quel momento accadde qualcosa di paragonabile a un fascio di luce che, nato da una lampada piccola ma forte, diventa immenso. Da questa prima visione è nata una devozione che ha segnato la mia vita. ◊
Estratto, con adattamenti, da:
Dr. Plinio. São Paulo. Anno XVIII.
N.205 (Aprile 2015); pp.22-25.
Note
1 Cfr. CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Il dono della sapienza nella mente, nella vita e nell’opera di Plinio Corrêa de Oliveira. Città del Vaticano-São Paulo: LEV; Lumen Sapientiæ, 2016, vol.IV, pp.237-332.