Terminata la guerra, alcuni soldati tornano alle rispettive case, non in aereo o a cavallo, ma a piedi. Almeno la camminata non la fanno da soli… Sei valorosi soldati italiani si dirigono insieme verso Castelmezzano, il loro paese d’origine. I loro nomi sono: Luigi, Corrado, Donato, Ettore, Rinaldo e Giacomo.
Il percorso è lungo e, di conseguenza, stancante. Ciò nonostante, il rapporto tra loro è di grande amicizia, il che allevia le sofferenze del dopoguerra e del tragitto.
Di notte cercano un alloggio dove chiedere la carità di un riparo. Se non riescono a trovarne uno, hanno due alternative: continuare a camminare o dormire all’aperto in qualche angolo selvaggio.
Tuttavia, questa non è l’unica sfida quotidiana: anche il cibo scarseggia. Anime prodighe a volte concedono provviste per qualche giorno, ma quando le scorte si esauriscono, sono obbligati a chiedere nuove donazioni. E, purtroppo, non tutte le persone sono generose…
Al momento, stanno attraversando una situazione difficile. Il cibo, scarso già da diversi giorni, è quasi finito. Decidono, allora, di sparpagliarsi per le strade della città che stanno attraversando, per fare appello alla generosità degli abitanti.
Luigi va in una panetteria:
— Siamo soldati di ritorno dalla guerra. Stiamo viaggiando da settimane e abbiamo ancora molta strada da fare prima di raggiungere le nostre case. Vorremmo chiederle un po’ di pane per rinvigorire le nostre forze.
Il negoziante non vede di buon occhio la richiesta e risponde:
— Tutti ci troviamo in difficoltà. Non è per nulla facile ottenere il grano. Per questo, mi è impossibile donare… Mi dispiace molto, ma da qui non uscirà pane per voi.
Non vale nemmeno la pena insistere. Si capisce che il panettiere non vuole saperne di fare favori.
Corrado cerca di ottenere della carne da una macelleria, ma il proprietario si scusa:
— La carne è molto cara! La peste provocata dai conflitti ha contagiato persino gli animali! Quelli che sono rimasti sani sono pochi e il loro prezzo è triplicato! Non posso dare via gratis quello che compro a così caro prezzo.
Donato, da parte sua, si dirige a un mercatino. La fruttivendola ha la sua bancarella ben fornita. «Sicuramente qui otterrò una grande donazione», immagina. Ma alla sua richiesta, la donna replica:
— No, mi dispiace! Tutta la mia famiglia dipende dal mio lavoro: padre, madre, marito, figli, fratelli, nipoti, zii, cugini… Non posso! Prova con qualcun altro!
Ettore parte alla volta del mercato della città, sperando di trovare della bella frutta. Tutto ciò che trova, però, è della frutta brutta e quasi marcia.
«Chi ha fame si accontenta anche di questa…», riflette tra sé e sé, «Ma sarà che ce n’è di migliore nascosta?». Va dal proprietario della struttura per scoprire la verità e questo è ciò che sente:
— Ho buona frutta, sì. Ma la tengo da parte per coloro che possono pagare di più.
Ettore si arrabbia per l’insensibilità di quell’uomo egoista ed esprime il suo disaccordo:
— Se la tenga pure questa frutta marcia!
E se ne va.
Rinaldo, fanatico dei dolci, va in una pasticceria a implorare dei dessert. «Sicuramente», immagina con ottimismo, «addolciranno l’amarezza delle nostre battaglie». Entrando, saluta la giovane donna che serve al banco e le chiede dei dolci come regalo.
— Sì, posso dargliene! – risponde con gioia.
Ma i genitori della ragazza, proprietari del negozio, la rimproverano immediatamente:
— Figlia, cosa stai facendo? Stai diventando matta? – grida il padre.
— Mai! Questi dolci non possono essere donati! Rimettili subito negli scaffali! – brontola la madre.
Rattristata, l’adolescente lancia uno sguardo annoiato al soldato e obbedisce senza opporre resistenza…
Poco dopo, gli amici si riuniscono nella piazza. Sono tutti a mani vuote e muoiono di fame! Giacomo è l’ultimo ad arrivare. Sembra particolarmente insoddisfatto e irritato.
— Anche voi non avete ricevuto nulla?!
— Purtroppo no… – rispondono all’unisono.
Allora Giacomo continua:
— Non è possibile! Ognuno pensa solo a se stesso… Sapete una cosa? Non resteremo senza cibo. Faremo una zuppa deliziosa!
— Zuppa di cosa? – chiedono – Non abbiamo nemmeno un chicco di riso da mettere nella pentola.
— Abbiamo acqua, legno, fuoco e… pietra!
— Pietra?!
— Sì! Faremo una zuppa di pietra. Cominciamo subito!
La sua attitudine al comando costringe tutti ad obbedire, anche se non capiscono in cosa consisterà questa “deliziosa” cena.
Cala la sera. Finita la loro giornata, contadini e mercanti tornano alle loro rispettive case. La piazza dove Giacomo e i suoi compagni si trovano è un passaggio quasi obbligato per tutti, e nessuno manca di notare la scena pittoresca: sei soldati affamati intorno a una pentola d’acqua fumante.
Il panettiere, il macellaio, la fruttivendola, i proprietari del mercato e il pasticciere passano anch’essi per quel posto. Incuriositi, come gli altri passanti, si avvicinano e chiedono:
— Cosa state cucinando?
— Zuppa di pietra –, risponde uno dei soldati.
— Pietra?! Si può fare secondo voi?
— Che dire… mancano alcuni ingredienti.
Presi dalla curiosità, i commercianti chiedono:
— Quali ingredienti?
Ognuno riceve una risposta adeguata alla sua posizione. Al panettiere viene detto che una zuppa deliziosa dovrebbe sempre essere accompagnata da buon pane; con il macellaio si sottolinea l’assenza di carne; alla fruttivendola, si fa notare che ogni buon cibo include verdure selezionate. Al proprietario del mercato e ai genitori della ragazza viene chiesta della frutta e dei dolci per il dessert.
Tutti si precipitano immediatamente nei loro negozi e portano il buono e il meglio per arricchire la cena misteriosa. E lo fanno con tale abbondanza che la zuppa soddisfa non solo la terribile fame dei sei soldati italiani, ma anche quella dei donatori, un tempo egoisti.
Non inganniamo noi stessi: è sempre possibile aiutare in qualche modo chi ha bisogno. Chi ha buona volontà, anche quando attraversa momenti difficili, finisce per trovare un modo per servire il prossimo. Non aiuta solo chi non vuole. ◊