«Misera città, popolo ingrato! La giustizia di Dio vi punirà!». «Mi pareva dunque di vedere tutto il mondo in scompiglio, particolarmente la città di Roma. […] Il cielo si ammantò di nera caligine, scoppiando i fulmini più tremendi, dove incenerivano, dove bruciavano: la terra, non meno che il cielo, era sconvolta. I terremoti più terribili, le voragini più rovinose facevano le ultime stragi sopra la terra. In questa guisa furono separati i buoni cattolici dai falsi cristiani». «Guai a quei religiosi e religiose inosservanti, che disprezzarono le sante regole, guai, guai, perché tutti periranno sotto il terribile flagello».1
Cosa pensare di queste parole? Si tratta di previsioni della scienza, di finzione o di invenzioni concepite da una fertile immaginazione? No, caro lettore, queste sono profezie trasmesse da Dio a una delle sue figlie più amate nel XVIII secolo.
C’è chi, mosso da un falso concetto di misericordia, sostiene che Dio si limiti a consolare e ad accarezzare; altri ancora predicano che il peccato non ha mai bisogno di essere punito… Ma non è questo che emerge dalle rivelazioni ricevute dalla beata Elisabetta Canori Mora. Come in tanti altri pronostici di anime dotate del carisma profetico nel corso della Storia, nei suoi scritti spiccano dure recriminazioni contro il mondo peccatore, visioni di terribili e minacciosi castighi venturi, e invettive di un Dio giustiziere che, adirato per i crimini commessi contro la sua Chiesa, promette di vendicarla, restaurarla e glorificarla. Si tratta di qualcosa di analogo al messaggio che, nel 1917, la Madonna ha trasmesso ai tre pastorelli a Fatima, che, sebbene possa sorprendere per l’annuncio di gravi punizioni, riempie il cuore cattolico di speranza con la previsione del trionfo del Cuore Immacolato di Maria.
La Beata descrive visioni di terribili castighi a venire, invettive di un Dio che promette di restaurare e glorificare la sua Chiesa
Vediamo, attraverso alcune pennellate, passi delle profezie di questa Beata e del messaggio che la Giustizia Divina, attraverso di lei, ha voluto inviare agli uomini per la loro conversione.
«Io sarò il sacerdote e tu la vittima»
Maria Elisabetta Cecilia Canori Mora nacque a Roma il 21 novembre 1774. All’età di dodici anni, su ordine del Signore, fece voto di castità. Tuttavia, lasciandosi influenzare dalla famiglia, qualche tempo dopo abbracciò le usanze più mondane. Nonostante i problemi di coscienza che la sua incoerenza le procurava, sposò un noto avvocato di Roma, Cristoforo Mora, che si trasformò da allora nella croce e nel pungolo della sua vita.
Era l’amore di Dio a incalzarla, indirizzando la sua vita verso una dolorosa conversione. Con l’aiuto della grazia, trovò nella sofferenza la via per purificare i suoi numerosi peccati e il mezzo per iniziare un intimo rapporto con Dio.
All’età di ventinove anni, il Signore le fece visita con le prime esperienze mistiche. Elisabetta divenne una veggente delle tribolazioni della Chiesa, essendo favorita con doni profetici e con le stimmate della Passione. Dio le mostrò, in visioni soprannaturali, le dure battaglie che la Chiesa Militante avrebbe dovuto combattere negli ultimi tempi contro le forze del male che, dall’esterno e nel suo intimo, premevano al fine di distruggerla.
La maggior tristezza della veggente era quella di constatare quanto la Santa Chiesa fosse stata tradita da coloro che avrebbero dovuto sostenerla e difenderla
Nel 1814, Elisabetta decise di fare un atto di offerta della sua vita, disponendosi a rinunciare a tutto e a subire in sé tutte le pene che il Signore le volesse mandare. Assetato di tali sacrifici, Dio la raccolse presto come vittima d’amore per la Chiesa e il Papato, incoraggiandola in due occasioni con queste parole: «Figlia diletta mia, offriti al mio celeste Padre a pro della mia Chiesa. Ti prometto il mio aiuto»; «Confida pure negli eccessi incomprensibili della mia infinita misericordia. Fatti coraggio di patire per amor mio. Io sarò sempre con te, per aiutarti e renderti vittoriosa di te stessa. Io ti lascio la mia cara Madre per tuo conforto. Figlia, il mio amore è quello che ti crocifiggerà su questa croce. Io sarò il sacerdote e tu la vittima».
Veggente delle tribolazioni della Chiesa
Le visioni di Elisabetta sono insistenti rispetto a tragedie che, sebbene fossero già iniziate ai suoi tempi, dovevano ancora scaricarsi nella loro pienezza sul mondo e sulla Chiesa. Le furono mostrate le dolorose afflizioni che la Santa Chiesa avrebbe dovuto patire «da quelli che sotto nome di bene e di vantaggio cercano di rovinarla; per esser questi lupi rapaci che, sotto il manto di agnelli, cercano la sua totale distruzione».
La Beata comprendeva chiaramente che, molte volte, i peggiori nemici e persecutori di Gesù crocifisso si trovavano nella Chiesa stessa, contaminando la santa fede degli Apostoli e allontanando i fedeli dalla Legge divina con dottrine nefande; “servendosi”, diceva, «delle stesse parole delle sacrosante Scritture e santi Vangeli per pervertirne i giusti sensi, per sostenere la loro perversa malizia e massime indegne».
Con grande orrore, Elisabetta comprese lo stato deplorevole di innumerevoli anime consacrate al Signore: «Vidi i sacrilegi che si commettono da tanti ministri di Dio! Vidi l’ingordigia di questi, l’attacco che hanno ai beni transitori, la loro dimenticanza del vero culto di Dio! Vidi il bene apparente fatto per fini indiretti! […] Mi fu mostrata la cattiva amministrazione dei santuari. Vidi il grande disonore che Dio riceve dai cattivi sacerdoti».
La sua maggiore tristezza consisteva nel constatare quanto la Sposa Mistica di Cristo fosse danneggiata dall’infedeltà dei suoi ministri che, invece di sostenerla a prezzo del proprio sangue, la tradivano, affidandosi alle false massime del mondo…
Vera vittima per la Chiesa, Elisabetta soffriva profondamente per i peccati del clero e supplicava Dio con ardore: «Volgete verso di me il forte castigo, annientatemi, fate di me ciò che vi piace, ma salvate i poveri peccatori, salvate la Chiesa!». L’Eterno Padre, allora, vedendola traboccare di questo desiderio, si mostrò condiscendente nel concedere ai peccatori un tempo per la conversione.
Il trionfo della giustizia sulla misericordia
Nostro Signore, intanto, insisteva per convincerla che le iniquità dell’umanità gridavano al Cielo: «La mia giustizia è ormai stanca di sostenere il grave peso di queste grandi enormità. L’Eterno mio Padre più non vuole accettare i sacrifici delle anime sue dilette, che quali vittime si offrono con rigide penitenze, per sostenere l’irritato suo sdegno».
Che dura rivelazione per un cuore infiammato di carità come quello di Elisabetta! Le barriere che i suoi desideri di misericordia opponevano a questa affermazione la fecero soffrire immensamente di più delle privazioni e dei sacrifici con cui torturava il suo corpo per placare la giustizia divina.
Un giorno, Dio le apparve sotto l’aspetto di un forte guerriero armato. «Con la sua spada vendicatrice era sul momento di vendicare i gravi torti che riceve dai suoi», racconta la veggente. Incapace di compiacersi di fronte alle disgrazie che stavano per abbattersi sul mondo, Elisabetta sentì iniziare un terribile duello dentro di sé… Alla fine, la giustizia trionfò sulla misericordia e la Beata si arrese agli aneliti divini che le erano manifestati.
Terribili castighi sul mondo
Ugualmente impressionanti sono i messaggi ricevuti dalla Beata sulle pene riservate al mondo peccatore. Il Signore le mostrò l’enormità dei peccati che regnavano sulla terra, l’ingiustizia, la frode, il libertinaggio e ogni genere di iniquità: «Mio Dio! Qual pena provava il povero mio spirito nel vedere che tutti quei popoli avevano la fisionomia più da bestie che da uomini. Oh, che orrore il mio spirito ne aveva di tutti questi uomini così sformati per il vizio!».
«Il terrore, lo spavento porrà tutti gli uomini e tutti gli animali in sommo spavento, tutto il mondo sarà in rivolta»
Ecco come Elisabetta descrive la visione affidatale dal Signore: «Il cielo si ammantò di tenebroso azzurro, che il solo mirarlo faceva terrore. […] Il terrore, lo spavento porrà tutti gli uomini e tutti gli animali in sommo spavento, tutto il mondo sarà in rivolta e si uccideranno gli uni con gli altri, si trucideranno tra loro senza pietà. Nel tempo della sanguinosa pugna, la mano vendicatrice di Dio sarà sopra questi infelici, e con la sua onnipotenza punirà il loro orgoglio e la loro temerarietà e sfacciata baldanza».
Forse queste parole non sembrano esagerate alla luce della brutalità delle guerre contemporanee, inimmaginabili all’epoca della Beata. In realtà, però, sembrano indicare eventi diversi non ancora contemplati dall’umanità.
È infatti degno di nota il fatto che, secondo Elisabetta, gli esecutori della giustizia divina in questa occasione saranno gli stessi demoni e gli esseri infernali che cercano di distruggere la sua Chiesa.
L’alba del trionfo e della glorificazione
Ora, una volta concluso questo periodo in cui si manifesterà la santissima collera di Dio come mai prima, Elisabetta racconta che il castigo lascerà il posto a una felice e universale restaurazione dell’ordine e della virtù. Infatti, anche nella sua giustizia più implacabile, la Provvidenza ha sempre come obiettivo quello di promuovere il bene e far regnare la santità. Inoltre, non mancherà di ricompensare con un’era di grazia e santità il piccolo numero di suoi eletti che si manterranno fedeli durante la grande purificazione del mondo.
Le parole divine rivolte alla Beata Elisabetta sono molto chiare e cariche di speranza: «Manderò zelanti sacerdoti a predicare la mia Fede, formerò un nuovo apostolato, manderò il mio Divino Spirito a rinnovare la terra. […] Darò un nuovo pastore alla mia Chiesa, dotto e santo, ripieno del mio Spirito; con il santo zelo, riformerà il gregge di Gesù Cristo».
Dopo aver ricevuto queste rivelazioni e aver compreso l’imperativa necessità della punizione per il loro pieno compimento, Elisabetta cominciò ad amare con più profondità le sagge disposizioni di Dio. Così racconta riguardo agli effetti della punizione divina: «Fatta dunque la suddetta operazione, mi parve che tutto il mondo respirasse in pace, e per mezzo di uomini dotti e santi si ristabilisse un giusto ordine sopra terra, con somma gloria di Dio, ed onore della nostra Santa Chiesa Cattolica. Mi pareva che cessassero i peccati e si faceva vera penitenza dappertutto, mi pareva che regnasse la pace, la giustizia; la Fede di Gesù Cristo trionfava dappertutto e rendeva gli uomini seguaci del Santo Vangelo».
Purificata e restaurata, la Sposa Mistica di Cristo irradierà la sua santità sui popoli: «Tutta la Chiesa fu riordinata secondo i veri dettami del Santo Vangelo, gli Ordini religiosi furono ristabiliti, e tutte le case cristiane divennero altre case religiose; tale era il fervore, lo zelo per la gloria di Dio, che tutto fu ordinato in funzione dell’amore verso Dio e il prossimo. Così in un attimo si verificò il trionfo, la gloria, l’onore della Chiesa Cattolica: fu acclamata da tutti, da tutti stimata, da tutti venerata; tutti decisero di seguirla, riconoscendo il Vicario di Cristo, il Sommo Pontefice».
L’annuncio profetico di Maria Santissima a Fatima non risplende forse in queste parole: «Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà»?
«Tempus faciendi!»
Analizzando attentamente la Storia, dai tempi della Beata Elisabetta Canori Mora fino ai giorni nostri, non possiamo affermare che le sue rivelazioni si siano completamente realizzate. Allo stesso tempo, è innegabile che i peccati e le calamità da lei previsti sono stati sempre più confermati, e su scala globale. Non sarà lecito e persino sensato aspettarsi, quindi, che l’intervento di Dio sia prossimo e che Egli si aspetti dai suoi figli passi decisivi verso la conversione dei cuori?
Finalmente restaurata, la Sposa Mistica di Cristo regnerà trionfante su tutti i popoli, come Nostra Signora ha predetto a Fatima
Se la risposta a queste domande è affermativa, imploriamo la Vergine Maria e il suo Santissimo Figlio di concederci di far parte del numero di coloro che, anche in mezzo ai più terribili sconvolgimenti, vedranno in essi la mano misericordiosa di Dio che veglia sul bene dell’umanità, affinché rimangano fedeli alla Santa Madre Chiesa e si impegnino seriamente per il suo trionfo! ◊
Note
1 Tutte le citazioni delle profezie della Beata Elisabetta Canori Mora sono tratte dall’opera: BEATA ELISABETTA CANORI MORA. La mia vita nel Cuore della Trinità. Diario della Beata Elisabetta Canori Mora, sposa e madre. Città del Vaticano: LEV, 1996.