Come la palma, fioriranno!

Le palme riempiono frutteti, strade, piazze e parchi; adornano giardini, decorano case, popolano foreste... All’occhio comune, non sono altro che piante senza bellezza. Tuttavia, ci offrono profonde lezioni di vita spirituale.

Come una fortezza, la palma si erge frondosa, sfidando cieli, venti e tempeste. Nulla sembra fermarla nella sua ascesa, nessun fattore naturale può facilmente prostrarla a terra. Simbolo del trionfo, della prodigalità, dell’anima retta, costante, umile, forte e vigile, è un vero monumento, eretto non dall’ingegno umano, ma dal Divino Artefice.

A differenza degli altri alberi, il suo tronco si erge indiviso, generalmente eretto e liscio, sormontato da foglie la cui inclinazione ricorda le acque di una fontana che precipitano generosamente verso il basso. È semplice, priva di abbellimenti, tranne che per le cicatrici che le vecchie foglie lasciano sul suo fusto come simpatici anelli che la adornano. La palma si presenta quindi come una nobile signora snella, pura e graziosa. Si tratta di una vera principessa coronata. La sua numerosa famiglia e le sue eccezionali proprietà danno adito ad alcune riflessioni.

«Hic victor meruit palmam»

Da tempo immemorabile le palme crescevano in abbondanza nelle fertili regioni della Mesopotamia, offrendo i datteri d’Oriente, così gustosi e famosi che divennero uno dei prodotti basilari della sua agricoltura, della cucina e del commercio. Queste palme crescevano anche in Egitto, nella pianura costiera della Palestina e nella Valle del Giordano. Le diverse culture dell’Antichità le adottarono come simbolo di verità trascendenti: la fecondità, la pace, il successo, il Paradiso, la vita eterna.

Nella tradizione romana, i gladiatori, gli atleti e i guerrieri vittoriosi venivano celebrati con allori e rami di palma. Gradualmente, l’iconografia classica scelse la palma come simbolo del trionfo, ed era spesso stampata su lucerne di terracotta, stemmi, bandiere, sigilli, allegorie, tombe o medaglie.

Papa San Damaso, per esempio, lodò i martiri Proto e Giacinto con le seguenti parole: «Hic victor meruit palmam prior ille coronam – Ecco il vincitore che ha meritato la palma prima della corona».1 Infatti, i martiri sono campioni nella lotta contro la carne e le potenze di questo mondo, cosicchè meritano da Cristo la ricompensa e regnano con Lui in eterno. Così, il loro numeroso esercito cominciò a essere rappresentato con un ramo di palma in mano, da cui il termine che è stato usato nella Chiesa fin dai tempi antichi: «Ha ottenuto la palma del martirio».

Dal Battesimo alla Domenica delle Palme

Il simbolismo della palma va ben oltre il caso e le tradizioni se considerato alla luce della creatura più sublime, Nostro Signore Gesù Cristo, l’Uomo-Dio. Curiosamente, la palma ha segnato due episodi importanti nella vita del Redentore.

Con dovizia di dettagli, Anna Catarina Emmerick2 descrive il cadre nel quale si svolse il Battesimo di Gesù. Nel momento di scendere nel fiume Giordano, Egli avvolse con la mano sinistra un’esile palma carica di frutti che si trovava sulla riva, mentre la mano destra rimase appoggiata sul suo sacratissimo petto. Fu allora che l’Agnello Innocente e Immacolato vinse la colpa del vecchio Adamo immergendola nelle acque battesimali.

La vittoria definitiva sul demonio, autore del peccato, Gesù l’avrebbe consumata sulla Croce. Prima di essere consegnato alla morte, entrò a Gerusalemme, dove fu acclamato dalla numerosa moltitudine; alcuni stendevano i loro mantelli, altri tagliavano rami di palma e li spargevano lungo il cammino (cfr. Mt 21, 8-11). Nonostante l’abisso di umiliazione a cui presto Si sarebbe sottoposto, il Redentore volle segnare l’inizio della sua Passione con il tono del trionfo per rassicurare i suoi discepoli sulla certezza della Risurrezione.

Nostro Signore è, dunque, il victor Rex contro il demonio, il peccato e la morte. Per questo i fedeli cantano all’unisono con la Chiesa, nella sequenza della Messa di Pasqua: «Il Re della vita, morto, regna vivo». E il Beato Angelico ha fatto scivolare abilmente il suo pennello sulla tela, raffigurando il Cristo risorto che porta il vessillo e il ramo della vittoria.

Una profonda lezione di costanza

D’altro canto, la palma sembra una pianta calcolata per sopportare tempeste. Il suo fogliame rado non trattiene l’acqua piovana e permette il passaggio dei venti, il che la rende leggera e allo stesso tempo resistente. Per questo San Francesco di Sales3 vede nella costanza una delle proprietà di questa pianta: non si arrende, non cade, non si abbatte, non importa quanto pesante sia il fardello; il suo tronco non striscia sul terreno, ma sale senza paura, attratto dalle altezze. E anche quando sono sferzate dal vento – rifletteva una volta il Dott. Plinio Corrêa de Oliveira – le palme non perdono il loro aspetto altero: «Si flettono con eleganza, come una riverenza fatta da una grande dama. Oppongono al vento una resistenza, come se gli dicessero: ‘Vuoi buttarmi giù? Sarò più graziosa!’»4

Lezioni dalle palme per la sua vita spirituale

Sorprendentemente, le sue radici non sono profonde, ma si estendono a raggiera tutt’intorno. È come se dalla terra cercasse solo un appoggio per salire alle regioni superiori, insegnando agli uomini che in questo mondo non c’è una dimora permanente; essi camminano come stranieri e pellegrini lontani dal Signore, verso la patria celeste (cfr. Eb 11, 13.16), premio che attende coloro che sono stati perseveranti fino alla fine: «Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime» (Lc 21, 19).

Costanza, ecco una virtù praticata al massimo grado da Maria Santissima! La pietà cattolica La onora come “la palma della pazienza” o la “palma costante” nel Piccolo Ufficio dell’Immacolata Concezione. A Lei, più che a ogni altra creatura, tocca l’elogio del Libro Sacro: «Sono cresciuta come una palma in Engaddi» (Sir 24, 14). San Giovanni Eudes5 spiega che tali lodi designano la forza e la pazienza che la Madonna ha dimostrato quando è stata scossa dai venti della sventura, nonché le notevoli vittorie che ha ottenuto contro i nemici della nostra salvezza.

Come guerrieri dell’Altissimo

I rami della palma spuntano dal suo interno come lance che, col tempo, sbocciano in migliaia di piccole spade… ecco il suo fogliame! La pianta «mostra il suo valore perché le sue foglie sono fatte come spade».6 In effetti, in un regno vasto come quello delle palmacee non poteva mancare la rappresentazione della guerra. La palma imperiale, in particolare, ha un’imponenza bellica e della sua figura c’è chi ha tessuto un elogio quasi obbligato: «In una splendida bellezza che atterrisce, / passi scatenando un’aria di guerra».7

Ci sono palme che assomigliano a guerrieri sempre al loro posto di guardia, vigili contro l’avversario, con la spada sguainata, nella posizione inalterabile di presentare le armi al loro Creatore, il Signore Dio degli Eserciti. Paradossalmente, questi stessi rami si inchinano con fascino, coniugando la combattività alla bontà, la radicalità alla compassione.

Si tratta di un simbolo della grandezza che dovrebbe caratterizzare l’anima virtuosa, sia essa di un prelato, di un re, di un padre di famiglia o di un religioso, perché l’alta dignità che ricevono dal loro status, lungi dal respingere il piccolo, quasi lo invita: «Vieni ad abitare anche tu in queste altezze! Qui l’aria è più pura, la visione più completa e magnifica. Un tempo ero uguale a te; vieni in alto, vieni ad essere uguale o superiore a me. Lodiamo insieme Dio!».

È con questa carezzevole grandezza che la Divina Provvidenza adorna le sue creature.

Immagine dell’anima retta, costante, umile, forte e vigile, la palma è un monumento eretto dal Divino Artefice e simbolo del suo trionfo
Particolare della “Resurrezione di Cristo”, del Beato Angelico – Museo di San Marco, Firenze

Fruttificare sotto il velo dell’umiltà

«Pur essendo la principessa degli alberi, la palma è la più umile, e lo dimostra nascondendo i suoi fiori»8 in grandi involucri chiamati spate. Questo elemento costituisce una strategia interessante: conserva i frutti protetti contro le intemperie e li espone solo quando sono già maturi.

In modo analogo, «solamente l’umiltà in pubblico sa fare con semplicità ciò che deve apparire, e in segreto ciò che deve rimanere nascosto».9 Chi è veramente umile riconosce i propri talenti, i doni naturali e soprannaturali ricevuti, ma non si vanta nella speranza di essere visto e lodato dagli uomini; sa di non possedere nulla che non abbia ricevuto (cfr. 1 Cor 4, 7).

«La palma non lascia vedere i suoi fiori finché l’ardore veemente del sole non viene a farle aprire i baccelli, involucri o sacchetti in cui sono chiusi, dopo di che il frutto apparirà all’improvviso. Lo stesso fa l’anima giusta: tiene nascosti i suoi fiori, cioè le sue virtù, sotto il velo della santissima umiltà fino alla morte, ora in cui Nostro Signore li fa sbocciare e li mette in mostra, perché i frutti non tardano ad apparire».10

È interessante notare che le palme fecondano dove sono piantate, adattandosi facilmente al clima e al suolo. Esse riempiono il globo terrestre, in una mirabile molteplicità di oltre duemilaseicento specie. È una delle piante più preziose per l’uomo, perché di essa si può utilizzare quasi tutto: radici, tronco, cuore di palma, foglie, grappoli di frutta…

Ricordiamo, ad esempio, la nutriente e terapeutica acqua di cocco, utilizzata dalla medicina popolare con comprovata efficacia, e la polpa, da cui si ricavano dolci, gelati, creme, gelatine, succhi, vini, liquori… Altre palme valgono per i semi dei loro frutti, da cui si estraggono oli ricchi di vitamine e utili persino per l’industria. Le foglie vengono utilizzate nella copertura delle case; le fibre, nell’arte di intrecciare cappelli, borse, cesti, corde, reti, insomma un’infinità di manufatti. Con il loro legno, leggero e facile da lavorare, si producono migliaia di oggetti e utensili.

Fioriranno e si moltiplicheranno come palme

Sembra molto appropriato che nel formulario della Messa del Comune dei Santi, una delle opzioni per l’antifona d’ingresso sia presa dal Salmo: «Il giusto fiorirà come palma, […] piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dio. Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi» (92, 13-15).

I giusti fioriranno e si moltiplicheranno sulla terra, porteranno il ramoscello della vittoria e saranno essi stessi il trofeo del Dio vittorioso!
Particolare dell’“Adorazione dell’Agnello Mistico”, di Hubert van Eyck – Cattedrale di San Bavan, Gand (Belgio)

Cosa sarebbe dell’umanità senza l’esistenza dei Santi che la elevano? Ci fu un tempo in cui non si trovava angolo privo dell’unzione di un uomo probo o di una donna virtuosa; essi riempivano i chiostri, i presbiteri, i castelli e i palazzi, le case, le città, i paesi.

Ora, i Santi non hanno segnato solo le pagine di una Storia passata e remota. Sorgeranno con tanto più splendore quanto più il mondo ne avrà bisogno, e forse, in lode di coloro che verranno negli ultimi tempi, un poeta del futuro canterà: «I giusti sono fioriti e si sono moltiplicati per tutto l’orbe terracqueo, hanno oltrepassato di gran lunga il numero delle palme e in tutte le loro proprietà le hanno superate!».

Allora si compirà l’annuncio di San Giovanni Evangelista consegnato nel Libro dell’Apocalisse: «Apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani» (7,9). Porteranno il ramo della vittoria e saranno essi stessi il trofeo del Dio vincitore! ◊

 

Note


1 JOSI, Enrico. Palma. In: PASCHINI, Pio (Dir.). Enciclopedia Cattolica. Firenze: Sansoni, 1952, vol. IX, p.650.

2 BEATA ANNA CATARINA EMMERICK. Visiones y Revelaciones Completas. Buenos Aires: Guadalupe, 1952, t.II, pp.408, 412-413.

3 Cfr. SAN FRANCESCO DI SALES. Palestras íntimas. Campinas: Ecclesiæ, 2018, p.310.

4 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferenza. São Paulo, 12 ottobre 1990.

5 Cfr. SAN GIOVANNI EUDES. L’enfance admirable de la Très Sainte Mère de Dieu. In: Œuvres Complètes. Vannes: Lafolye Frères, 1907, t.V, p.165.

6 SAN FRANCESCO DI SALES, op. cit., p.310.

7 BILAC, Olavo. Palmeira imperial. In: Obra reunida. São Paulo: Nova Aguilar, 1996, p.279.

8 SAN FRANCESCO DI SALES, op. cit., p.305.

9 TISSOT, Joseph. La vida interior. 19.ed. Barcelona: Herder, 2003, pp.425-426.

10 SAN FRANCESCO DI SALES, op. cit., p.306.

 

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