Dopo la caduta originale, l’umanità era immersa nelle tenebre dell’iniquità. Una fiamma, tuttavia, restava nei cuori sinceri e retti: la speranza della liberazione dalle grinfie del demonio. Questa fedele aspettativa è ben simboleggiata dai pastori di Betlemme, i quali, come sentinelle di Dio, facevano la guardia durante la sacra vigilia di Natale.
Infatti, dopo una giornata estenuante di lavoro, dovevano vegliare per tutta la notte con fiducia per impedire qualsiasi assalto di ladri o lupi. Molto attenti nell’osservare le stelle, notarono però che il cielo brillava in un modo del tutto inusuale quella notte. Subito un Angelo luminoso apparve loro per annunciare l’arrivo della Luce stessa degli uomini (cfr. Gv 1, 4): “Ecco, io vi annuncio il Salvatore, il Cristo Signore, che è appena nato nella città di Davide” (cfr. Lc 2, 10-11). E a lui si unì una moltitudine dell’esercito celeste.
Dopo che gli Angeli – pastori del Cielo – ebbero cantato il Gloria più altisonante che si sia mai sentito, i pastori della terra si misero in marcia in fretta, gridando: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” (Lc 2, 15).
I pastori avrebbero allora abbandonato il loro gregge? No, perché essi custodivano non solo animali ma, nei loro cuori, anche quelle celebri parole del Salmo: “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla” (23, 1). Confidavano, pertanto, che Dio si sarebbe preso cura delle loro pecore.
Quando arrivarono al presepio, si meravigliarono della grandezza del Divin Bambino e divennero per così dire le sue “pecore”, perché intuirono che nella mangiatoia c’era il Pastore per antonomasia, il Buon Pastore, che li conosceva da tutta l’eternità e, incarnandosi, era pronto a dare la vita per loro (cfr. Gv 10, 14-15).
Cristo, a sua volta, quando chiama a sé le pecore, le invia alla lotta, cioè in mezzo ai lupi (cfr. Mt 10, 16), perché quando sono interamente unite a Lui non avranno nulla da temere. Così, intuendo che il Messia promesso era anche Agnello, e presi dalla forza che emanava dal contatto con il Bambino Pastore, i pastori andarono subito ovunque glorificando e lodando Dio (cfr. Lc 2, 20), come pastori d’anime! Divennero autentici araldi del Vangelo, e “tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano” (Lc 2, 18).
Ebbene, in un tempo oscuro come il nostro, in cui i lupi attaccano l’ovile da tutti i lati e i mercenari si mascherano da pastori, anche noi siamo invitati a correre con fiducia incontro al Buon Pastore, certi che Egli ci accoglierà con affetto e ci proteggerà dagli assalti del nemico.
Come i pastori di Betlemme, anche noi siamo invitati a perseverare nella fiducia fino al giorno in cui il Signore separerà i capri dalle pecore e si formerà un solo gregge sotto il comando di un solo Pastore. Allora non ci sarà più notte, perché la luce di Cristo brillerà per tutta l’eternità (cfr. Ap 22, 5). ◊