Quando si rende omaggio a un padre, per quanto solenne sia l’atto, sembra naturale che ci sia spazio per raccontare qualche ricordo – dopo tutto, si è in famiglia! Così, chiediamo il permesso di ricostruire una scena particolarmente significativa della nostra giovinezza. E diciamo “nostra” non solo per pura fedeltà alle regole della scrittura, ma perché questo nostro ricordo sarà probabilmente anche il tuo, caro lettore.
Dagli anni Sessanta agli anni Novanta, infatti, quante persone, dal nord al sud del Brasile, hanno assistito al seguente evento: nelle strade, nei viali e nelle piazze principali delle città, da un momento all’altro, appariva come un miraggio uno stuolo di stendardi dalle tinte rosso-oro, con il loro leone rampante in atteggiamento di sfida. Lo portavano alcuni giovani in mantello anch’esso rosso che, con viso gentile, portamento altero e voce decisa, proclamavano slogan in difesa della Chiesa e della sua morale, e del sacrificio per amore della Fede.
Era l’impavida TFP, Società Brasiliana di Difesa della Tradizione, della Famiglia e della Proprietà, il cui nome risuona ancora nelle nostre orecchie con nostalgia, nelle orecchie del pubblico in generale con rispetto e nelle orecchie dei suoi nemici – perché ancora oggi ce ne sono – con risentimento… e molte volte con paura.
La TFP non è più così visibilmente attiva in Brasile da più di vent’anni, ma il suo ricordo resta ancora vivo. È diventata immortale perché gli uomini l’hanno trasformata in una leggenda, come tendono a fare con tutto quello che non possono comprendere. Ora, cosa c’era di inestricabile in questa entità per i suoi contemporanei?
Amore disinteressato. Quei giovani scendevano in strada e affrontavano le intemperie – sia fisiche che morali – semplicemente per una dedizione abnegata alla Santa Chiesa Cattolica e a tutto ciò che ad essa si conforma. Per il mondo ateo della seconda metà del XX secolo, un simile atteggiamento rappresentava uno scandalo, un’assurdità o, peggio ancora, un miracolo. Chi era il responsabile di una simile epopea?
L’anima dietro il mito
Anima propulsiva del fiorente movimento, il Dott. Plinio Corrêa de Oliveira nutriva un grande amore per la Santa Chiesa, al punto da affermare che l’epiteto di «uomo tutto cattolico e apostolico, pienamente romano» costituiva l’unico elogio che toccava le pieghe più sensibili della sua anima.
Infatti, molte volte Mons. João ha ricordato ai suoi figli una memorabile riunione del 1978, tenutasi in occasione dell’anniversario di Battesimo del suo padre spirituale, nella quale, a dispetto della placidità che lo caratterizzava, il Dott. Plinio si commosse fino alle lacrime quando gli fu ricordato il dono di appartenere alla Santa Chiesa. In quell’occasione, dopo aver trattenuto l’emozione, affermò:
Il Dott. Plinio nutriva un grande amore per la Santa Chiesa Cattolica; l’appellativo di «uomo tutto cattolico e apostolico, pienamente romano» toccava profondamente il suo animo
«Quello che si ama, lo si ama perché lo si è visto, lo si ama perché lo si è compreso, lo si ama perché vi si è aderito con tutta l’anima. Ma in modo tale che la parola aderire è debole; bisognerebbe parlare di radicamento, si è radicato, è penetrato, si è lasciato penetrare, ha stabilito un sodalizio d’anima, tanto quanto la debolezza umana lo permette, indissolubile e completo, per la vita e per la morte, per il tempo e per l’eternità! Questa è la nostra appartenenza alla Chiesa Cattolica, e possiamo dire, in qualche modo, quello che San Paolo ha detto rispetto a Nostro Signore Gesù Cristo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20)! Noi siamo chiamati a realizzarlo in questo modo: ‘Non sono più io che vivo, ma è la Chiesa Cattolica Apostolica Romana che vive in me’».1
Questo passo veramente sublime ci permette di intravedere quanto il Dott. Plinio si sentisse un tutt’uno con la Chiesa. Ma, essendo lui un semplice laico, non era forse questa una forma di presunzione? Esattamente il contrario.
Eco fedelissima della Chiesa
Questa intima unione non turbò in alcun modo la profonda sottomissione del Dott. Plinio alla Chiesa che tanto amava. Sempre secondo le sue parole, egli si considerava una semplice «eco della grande campana che è la Chiesa Cattolica Apostolica Romana».2
Mentre molte verità venivano purtroppo messe a tacere da coloro che avrebbero dovuto annunciarle, mentre i “campanili della tradizione” venivano silenziati rinunciando alla loro missione, egli desiderava avere la fedeltà dell’eco, che risuona anche quando le campane hanno smesso di rintoccare. Infatti, la sua conformità al pensiero della Chiesa gli valse esattamente l’elogio di “eco fedelissima”3 del Magistero Ecclesiastico, da parte del Cardinale Giuseppe Pizzardo, allora Prefetto della Sacra Congregazione per i Seminari e le Università.
Mons. João respirò a pieni polmoni questo spirito di amore per la Santa Chiesa, con “sprazzi di adorazione”, modellando la sua mentalità a immagine di quella del suo padre spirituale
E fu questo spirito di amore per la Santa Chiesa, con “sprazzi di adorazione” come avrebbe detto il Dott. Plinio, che Mons. João respirò a pieni polmoni, modellando la sua mentalità a immagine di quella del suo padre spirituale. Questa attitudine spiega l’armoniosa consonanza tra i due, fondata sulla devozione incondizionata alla Sposa Mistica di Cristo, nonché il ruolo che i due hanno avuto – l’uno come origine e causa, l’altro come stretto collaboratore – nella costituzione di un nucleo di anime disposte a seguire gli stessi ideali, e che in poco tempo contava centinaia di membri sparsi in tutto il mondo.
Si trattava, dunque, di un movimento di grande forza e con molto potenziale, ma che, a causa di circostanze diverse, non godeva del riconoscimento canonico, costituendosi come entità civica di ispirazione cattolica, formata in modo compatto da fedeli praticanti.
Il sogno dell’istituto secolare
A dire il vero, fin dagli anni Trenta, il Dott. Plinio aspirava a elevare la sua opera a istituto approvato dalla Gerarchia Ecclesiastica, desiderio che cresceva con il passare del tempo.
Nel suo libro Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, scritto nel 1959, considerava la possibilità che sorgesse un’istituzione cattolica che portasse avanti la lotta contro il male nel nostro tempo: «L’azione contro-rivoluzionaria può naturalmente essere portata avanti da una singola persona, o dalla combinazione, a titolo privato, di più persone. E, con la dovuta approvazione ecclesiastica, può persino culminare nella formazione di un’associazione religiosa appositamente destinata alla lotta contro la Rivoluzione».4
In queste parole si può intravedere lo stesso desiderio che aveva espresso in gioventù e che gradualmente prese forma nel suo animo fino a consolidarsi, negli anni ‘70, nell’impegno di fondare un istituto secolare e fino a diventare una priorità alla fine dei suoi giorni.
In occasione di un pranzo con l’allora Sig. João nel 1994 – poco prima, dunque, della sua morte – il Dott. Plinio diceva che era necessario «affrontare le questioni di Diritto Canonico e fondare un’entità ufficialmente cattolica», e aggiungeva: «Sarebbe necessario che la fondassimo ora».5
Questa organizzazione canonica, come egli stesso disse, avrebbe realizzato l’essenza della missione del Gruppo, chiamato a «esercitare nella Chiesa, al suo interno, un apostolato con il quale voler raggiungere il fine ultimo di se stessa».6 Era chiaro che la sua intenzione era quella di trasformare la TFP in un’associazione privata di fedeli, per usare la figura che, secondo gli schemi del nuovo Codice di Diritto Canonico, avrebbe riflesso meglio la sua aspirazione.
Si trattava di un obiettivo davvero audace, la cui realizzazione avrebbe richiesto uno spirito tenace, ma soprattutto una fede incrollabile. Per questo Mons. João fu la persona scelta per realizzarlo.
Vincolati alla Chiesa immortale
Purtroppo, il Dott. Plinio non avrebbe visto realizzato il suo desiderio in vita, poiché sia lui che il suo fedele discepolo avrebbero incontrato diversi ostacoli anche tra coloro che avrebbero dovuto sostenere i loro sforzi. Il 3 ottobre 1995, all’età di 86 anni, quell’uomo innamorato della Chiesa rendeva l’anima a Dio, ma lasciava in eredità un ideale ai suoi discepoli e, soprattutto, al figlio che aveva chiamato il suo alter ego. Si trattava, quindi, di concretizzarlo senza timori.
La Provvidenza non avrebbe tardato ad inviare mediatori tra questa famiglia di anime e la Santa Sede che seppero promuovere il tanto sospirato avvicinamento, rendendosi conto che un simile desiderio non poteva essere disatteso perché su di esso si posava con soave efficacia il dito di Dio.
Con l’approvazione pontificia, l’opera iniziata dal Dott. Plinio cominciò a partecipare in maniera più intensa all’immortalità e alla vitalità del Corpo Mistico di Cristo
Dall’eternità, il fondatore avrebbe presto visto realizzata la sua antica aspirazione. Il 22 febbraio del 2001, gli Araldi del Vangelo ricevettero da Sua Santità Giovanni Paolo II l’approvazione pontificia, la prima concessa nel terzo millennio, costituendosi in associazione internazionale privata di fedeli.
Questo evento portò una grande gioia nel cuore di Mons. João, perché tale suggello portava, oltre a promettenti ripercussioni istituzionali, una nuova protezione all’opera nell’ambito soprannaturale. Era come se gli Angeli di San Pietro e San Paolo l’avessero presa completamente in consegna, dandole un nuovo élan e una solidissima sicurezza. Nell’essere accolto giuridicamente in seno al Corpo Mistico di Cristo, il movimento avviato dal Dott. Plinio, che aveva affrontato tante tempeste nel corso dei decenni, passava a partecipare più intensamente alla sua immortalità e vitalità.
«Una colonna nel tempio del mio Dio»
Nel frattempo, lo Spirito Santo ispirava a Mons. João nuove audacie. Un irresistibile desiderio soprannaturale gli indicava la necessità di intraprendere un cammino sublime e arduo: la fondazione di un ramo sacerdotale.
Si rendeva conto di quanto un tale passo avrebbe comportato sacrifici, ma questa prospettiva non lo scoraggiò. Se era volontà di Dio e una chiara ispirazione proveniente dal Dott. Plinio, doveva essere fatto, a qualsiasi costo.
Si mise quindi in cammino, superando pazientemente gli impedimenti e spianando le strade di Dio, allo scopo di propiziare le prime ordinazioni. Per narrare i vari eventi verificatisi in quell’occasione, sarebbe necessario forse scrivere un libro intero, un compito affascinante, ma impossibile per il momento… Tuttavia, non possiamo fare a meno di citare qui almeno un episodio, che spicca per il suo simbolismo.
Il 15 marzo del 2005 ebbe luogo un atto solenne: João Scognamiglio Clá Dias pronunciava, prima di ricevere il primo grado del Sacramento dell’Ordine, la sua professione di fedeltà alla Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana. La firma del documento si fece sull’Altare della Cattedra di San Pietro, cuore della Basilica Vaticana. La sera di quello stesso giorno, contemplando dall’eternità l’ordinazione diaconale del suo discepolo perfetto, il Dott. Plinio vide compiersi in lui le parole del Libro dell’Apocalisse all’Angelo di Filadelfia: «Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più» (3, 12).
Erano poste, nel più solido dei terreni, le radici di un’opera giovane e fiorente, che si sarebbe espansa nel mondo intero, portando frutti abbondanti e autentici di vocazioni sacerdotali per una nova militia Christi. La fede del fondatore, pienamente cattolica, apostolica e romana, sarebbe stata il sostentamento dei suoi figli chierici in mezzo ai venti e alle tempeste che si sarebbero abbattute contro la Chiesa e contro l’istituzione, come vedremo nell’articolo seguente.
Madre amorosa, immacolata e indefettibile
Innumerevoli volte Mons. João manifestò, con parole e attitudini, quanto considerasse la Santa Chiesa come l’amore della sua vita.
La fede del fondatore, pienamente cattolica apostolica e romana, sarebbe stata il sostentamento dei suoi figli in mezzo ai venti e alle tempeste che si sarebbero abbattuti contro la Chiesa e l’istituzione
Innanzitutto, la vedeva come la migliore delle madri. In una conversazione con i suoi figli più giovani, ancor prima di essere ordinato sacerdote, affermò: «La figura ‘madre’, nell’ordine della natura, rappresenta ai nostri occhi, che sono sensibili e amano i simboli e le immagini, la Chiesa. Perché Madre, ma proprio Madre, è la Santa Chiesa!».7
Il nostro fondatore considerava il Corpo Mistico di Cristo come «la stella che scintilla costantemente senza mai vacillare»,8 «la meraviglia delle meraviglie, la sicurezza delle sicurezze, la realizzazione del Regno di Dio!».9 Il suo orgoglio di essere cattolico sfociava in litanie di elogi: «Una cosa come questa istituzione non è mai esistita, non esiste e non esisterà nella Storia! Una Chiesa invincibile, incrollabile, indistruttibile, una Chiesa infallibile, inerrante […]! Siamo santamente orgogliosi della Chiesa. Lì, sì, vale la pena avere orgoglio: orgoglio della Chiesa!».10
Amore che si dispiega in olocausto
Ora, come indica San Tommaso d’Aquino,11 è proprio dell’amore condurre alla donazione gratuita di sé. Da qui il desiderio manifestato da Mons. João di costruire templi ornati di splendore, dove brilli l’armonia tra il meraviglioso e il sacro, e che siano allo stesso tempo cattedre degne dell’insegnamento più sicuro e santuari all’altezza del Divin Sacrificio.
Da qui, ugualmente, il suo impegno a difendere la Sposa dell’Agnello contro gli assalti degli avversari: «Noi vogliamo essere scudi della Chiesa, vogliamo essere colonne della Chiesa, vogliamo essere figli della Chiesa, vogliamo essere schiavi della Chiesa, vogliamo essere coloro che danno la propria vita per la Chiesa»,12 sintetizzò in un’omelia.
Nel 2010, Mons. João ebbe ancora l’opportunità di dimostrare in modo toccante questa postura di paladino quando, in mezzo a una raffica di notizie che cercavano di infangare il volto immacolato della Santa Chiesa nella figura del Sommo Pontefice Benedetto XVI, si sentì spinto a redigere un vigoroso scritto in difesa del Papa, innalzando la bandiera dell’indefettibilità del Corpo Mistico di Cristo.13
Fede intrepida nella vittoria della Regina detronizzata
Tale indefettibilità rifulge anche ai nostri tempi in cui la Chiesa sta attraversando una delle crisi più calamitose della sua Storia. In questo senso, vale la pena ricordare un’immagine lancinante usata dal Dott. Plinio per descrivere il dramma che si manifestò in modo particolarmente evidente a partire dagli anni Sessanta. Mons. João la conosceva bene e la ripeté in diverse occasioni. Si tratta della metafora della Regina detronizzata.
Il maestro del nostro fondatore immaginava la Chiesa come una sovrana contro la quale i suoi sudditi si erano violentemente ribellati. Di conseguenza, era circondata da nemici potenti e influenti, che la incatenavano come una persona vile e la facevano apparire come una donna infame, non prima di aver profanato la sala del trono, abbattuto il baldacchino e calpestato, con vilipendio, gli ornamenti regi.
Fermo nella certezza dell’immortalità della Chiesa, il nostro fondatore mantenne, in mezzo alla tragedia contemporanea, una fede intrepida nella vittoria finale della Sposa Immacolata dell’Agnello
«Ebbene», affermava, «all’interno della sala c’è un pugno di fedeli e lei guarda a questi fedeli. Ma certo! Così farebbe la regina detronizzata. E o questo sguardo opera in noi quello che lo sguardo di Gesù coronato di spine operò su San Pietro, oppure non c’è più nulla da dire. Perché questo sguardo è fisso su di noi, costantemente e continuamente».14
Mons. João fece sua questa certezza di essere guardato dalla Regina detronizzata e prese la decisione di lottare con tutte le sue forze per reintegrare sul trono, con più fasto e gloria di prima, colei che ai nostri giorni subisce tante umiliazioni per i peccati e i tradimenti di coloro che dovrebbero venerarla come figli.
Tuttavia, fermo nella certezza dell’immortalità della Chiesa e della forza rigenerante comunicatagli dal Divin Spirito Santo, il nostro fondatore mantenne una fede intrepida in mezzo alla tragedia contemporanea, convinto della vittoria finale della Sposa Immacolata dell’Agnello. Ecco il pensiero che guidò la vita di Mons. João: «Noi, con la Chiesa, vinceremo; la Chiesa, senza di noi, vincerà. Chi è nella Chiesa e con la Chiesa, vince; chi è fuori dalla Chiesa è sconfitto».15 ◊
Note
1 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferenza. San Paolo, 7/6/ 1978.
2 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferenza. San Paolo, 15/1/ 1970.
3 PIZZARDO, Giuseppe. Lettera del 2/12/ 1964. In: CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Acordo com o regime comunista: para a Igreja, esperança ou autodemolição? 10.ed. São Paulo: Vera Cruz, 1974, p.6.
4 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Revolução e Contra-Revolução. 9.ed. São Paulo: Associação Brasileira Arautos do Evangelho, 2024, p.214.
5 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conversazione. San Paolo, 15/2/ 1994.
6 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferenza. San Paolo, 31/3/1993.
7 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Conversazione. San Paolo, 2/9/1996.
8 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Omelia. Caieiras, 4/1/ 2009.
9 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Omelia. Mairiporã, 2/7/2006.
10 Idem, ibidem.
11 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma Teologica. I, q.38, a.2.
12 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Omelia. Caieiras, 5/3/ 2007.
13 Cfr. CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. A Igreja é imaculada e indefectível. São Paulo: Arautos do Evangelho, 2010.
14 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferenza. Amparo, 26/2/ 1996.
15 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Omelia. Caieiras, 26/11/2008.