7 dicembre – II Domenica di Avvento
In questa 2a Domenica di Avvento, la figura di San Giovanni Battista, secondo il racconto di San Matteo, appare mentre predica nel deserto della Giudea. Vestiva in modo rozzo e si nutriva di miele selvatico e locuste, in contrasto con i costumi mondani dell’epoca. Gli abitanti di Gerusalemme, della Giudea e dell’altra riva del Giordano lo cercavano per ascoltare la sua predicazione e per essere battezzati.
Nonostante il suo aspetto umile, era implacabile contro il male. Rivolgendosi ai farisei e ai sadducei che si mescolavano alla folla per osservarlo, li ammoniva: «Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all’ira imminente?» (Mt 3, 7).
Li chiamava così perché generavano sempre più figli della perdizione e per la perdizione! San Tommaso ci spiega1 che è lodevole sopportare con pazienza gli oltraggi che ci vengono fatti; ma è sommamente empio perdonare quelli rivolti a Dio.
Quanta somiglianza tra queste parole piene di fuoco e gli ammonimenti pronunciati dal Salvatore contro quella stessa gente, quando li rimproverava: «Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?» (Mt 23, 33).
Il Precursore ci invita, in questo tempo di Avvento, a un cambiamento di vita attraverso la vigilanza, la preghiera e la penitenza. Una conversione interiore radicale e autentica, non farisaica e menzognera – quindi fatta solo di esteriorità – né assetata di privilegi come quella dei sadducei, perché a nulla serve dire che «abbiamo Abramo per padre» (Mt 3, 9) se non produciamo frutti di santità.
Giovanni, quel bambino che sussultò di gioia nel grembo di sua madre Elisabetta quando udì la voce di Maria (cfr. Lc 1, 44); Giovanni, di cui Gesù disse che era il più grande tra i nati di donna (cfr. Mt 11, 11); Giovanni, che di se stesso dichiarò di non ritenersi degno di sciogliere il legaccio dei sandali di Nostro Signore (cfr. Gv 1, 27); Giovanni, messaggero divino nella cui anima risplendono tante e tante virtù… voglia Dio che possiamo imitarlo nella sua umiltà.
Santa Teresa di Gesù2 ci insegna che l’umiltà consiste nel camminare nella verità, e San Tommaso3 afferma che essa è completata dalla magnanimità. Senza la magnanimità, l’umiltà cessa di essere reale e diventa pusillanimità e persino codardia.
Il Battista non si lasciò intimorire davanti al Tetrarca della Galilea, Erode Antipa, rimproverandogli la sua empietà e il suo peccato, e per amore della verità fu martirizzato. Quando, su richiesta di Salomè, portarono la sua testa su un vassoio, dai suoi occhi socchiusi e dalle sue labbra verginali semiaperte sembrava ancora risuonare il grido: «Non ti è lecito!» (Mt 14, 4).
Seguiamo l’esempio del profeta dell’Altissimo e amiamo i suoi insegnamenti. Anche noi dobbiamo essere paladini della Santa Chiesa senza temere il giudizio degli altri, difendendo sempre la verità tutta intera. Umili, vigili e con le lampade accese, restiamo in attesa del Bambino Dio che sta per nascere. ◊
Note
1 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma Teologica. II-II, q.108, a.1, ad 2.
2 Cfr. SANTA TERESA DI GESÙ. Moradas del castillo interior. Moradas sextas, c.10, n.8.
3 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO, op. cit., q.133, a.2.

