La devozione del Rosario ha una forza e una sostanza enormi. Non è fatta solo di emozioni, ma è seria e piena di riflessioni. Attraverso di essa, la vita spirituale del cattolico si costituisce come un solido e splendido edificio di certezze.

 

Per capire bene il valore della devozione al Santo Rosario, esaminiamolo più a fondo.

Dopo essere stata consegnata direttamente dalla Madonna a San Domenico di Guzman, la devozione al Rosario si diffuse rapidamente in tutta la Chiesa, superando i confini dell’Ordine Domenicano e diventando l’elemento distintivo di molti altri Ordini che iniziarono a portarlo pendente intorno alla vita.

C’è stato un tempo in cui ogni cattolico lo portava abitualmente con sé, non solo come oggetto per contare le Ave Maria, ma come strumento per attirare le benedizioni di Dio.

Preghiera che ci unisce intimamente a Dio

Cos’è il Rosario?

In sintesi, si tratta di una composizione di meditazioni sulla vita di Nostro Signore Gesù Cristo e della sua Santissima Madre, sommata a preghiere vocali. Tale combinazione – di preghiera vocale e mentale – è veramente splendida perché, mentre si proferisce con le labbra una supplica, la mente si concentra su un punto.

Così, l’uomo fa nell’ordine soprannaturale tutto ciò che può: attraverso le sue intenzioni, si unisce a ciò che le sue labbra pronunciano, e con la sua mente si consegna a quello che il suo spirito medita.

Sacerdoti, diaconi e laici pregano il Santo Rosario
nella Casa Lumen Prophetæ, Caieiras (Brasile)

Attraverso questa forma di preghiera l’uomo si unisce intimamente a Dio, soprattutto perché questa connessione avviene attraverso Maria, Mediatrice di tutte le grazie.

Qualcuno potrebbe chiedere: “Qual è il senso di pregare vocalmente la Madonna mentre si medita su un’altra cosa? Non potrebbe essere qualcosa di più semplice? Non sarebbe più facile prima meditare e poi recitare dieci Ave Maria?”.

La risposta è molto semplice. Ogni mistero contiene, nei suoi dettagli, infinite elevazioni che il nostro povero spirito cerca di sondare… Ora, per fare questo perfettamente, abbiamo bisogno di essere assistiti dalla grazia di Dio, e questa grazia ci viene data attraverso l’ausilio della Madonna. In altre parole, si pronuncia l’Ave Maria per chiedere che la Santissima Vergine ci ottenga le grazie necessarie per meditare bene.

Devozione forte, seria e piena di riflessioni

Nel Rosario troviamo piccoli ma preziosi tesori teologici che ne fanno un capolavoro della spiritualità e della dottrina cattolica.

Questa devozione ha una forza e una sostanza enormi. Non è fatta solo di emozioni, al contrario, è seria, piena di riflessioni, con ragioni salde. Attraverso di essa, la vita spirituale dell’uomo cattolico si costituisce come un solido e splendido edificio di conclusioni e certezze.

Inoltre, la meditazione dei misteri della vita di Nostro Signore e di sua Madre offre al fedele la possibilità di ricevere le grazie proprie di quel fatto che sta contemplando.

Quando analizziamo le innumerevoli grazie che Maria Santissima distribuisce per mezzo della recita del Santo Rosario, vediamo in esso qualcosa che lo rende superiore ad altri atti di pietà mariana. Ora, qual è la ragione di questo?

Prima di tutto, vale la pena sottolineare che la Madonna, essendo eccelsa Regina, ha il diritto di stabilire le sue preferenze! Ed Ella ha voluto elevare questa devozione al di sopra di tutte le altre, distribuendo grazie specialissime attraverso la recita del Santo Rosario.

Proposito di recitare sempre il Rosario

Madonna del Rosario – Monastero di San Domenico di Guzman, Madrid

Un episodio avvenuto nella vita di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori ci mostra che, soprattutto in una grande lotta, il Rosario è pegno di vittoria.

Il Santo veniva condotto su una sedia a rotelle da un fratello di abito attraverso i corridoi del convento, quando chiese se avevano già recitato tutto il Rosario. Il compagno gli rispose:

— Non mi ricordo.

— Preghiamo, allora – disse Sant’Alfonso.

— Ma tu sei stanco! Che male c’è a non dire il Rosario soltanto per oggi?

— Temo per la mia salvezza eterna se smetto di pregarlo per un solo giorno.

È proprio questo che dobbiamo pensare e sentire: il Rosario è la grande garanzia della nostra perseveranza finale. Dobbiamo chiedere alla Santissima Vergine la grazia di pregarlo tutti i giorni della nostra vita.

Non allontaniamocene mai!

Il Rosario è la preghiera dei forti, la preghiera dei combattenti, perché possiede una tale efficacia che fa allontanare il male e avanzare il bene. Esso lega il fedele alla Madonna e mette in fuga il demonio che lo odia e ne ha terrore.

A coloro che si sentono tentati, do questa raccomandazione: tenete stretto il Rosario! Ma tenetelo fisicamente, non deponetelo mai.

Anche quando dormite, cercate di avere il Rosario a portata di mano, in modo da sentirlo con voi. E se avete paura che cada a terra – dobbiamo trattarlo con tutta la riverenza –, appendetelo al collo o mettetelo in tasca.

“Vorrei resuscitare con il Rosario in mano”

Quando le nostre mani non possono più aprirsi o chiudersi, e sono mosse da altri che ci assistono, facciamo in modo che, come ultimo atto di preghiera, il Rosario sia avvolto tra le nostre dita, in modo che quando verrà la resurrezione dei morti e il nostro corpo tornerà in vita, tra le nostre dita vivificate ci sia il Santo Rosario.

Vorrei che, nel momento in cui tutti i giusti saranno convocati alla resurrezione, il mio primo bacio fosse sul Rosario che mi trovo tra le mani.

Ecco un consiglio per dopo la resurrezione. Non ho mai sentito parlare di consigli o di accordi per quell’ora, ma ne propongo uno. Quando tutti risusciteremo, tra gli splendori del Giudizio Universale, ricordiamoci: “Era nei patti”. E, allora, baciamo il Rosario!

Estratto, con adattamenti, da:
Dr. Plinio. São Paulo. Anno XIII. N.146
(mag., 2010); pp.26-29

 

Bellezza materiale e simbolica del Rosario

Secondo me, la bellezza del Rosario non si limita solo alle eccellenze di ordine spirituale che offre alle anime.

La sua meravigliosa efficacia impetratoria, oltre al compiacimento che dà a Dio e alla Madonna, si manifesta anche nella forma materiale della corona, circondata di imponderabili che ci fanno sentire la bellezza di questa devozione, con qualcosa di bello e di indicibile che mi sembra superiormente adeguato e insostituibile.

Mi ricordo di quando ero ancora studente nel Collegio São Luís, all’inizio degli anni ‘20, e notai che cominciava a diffondersi un nuovo tipo di corona, “più discreta”, come volevano i suoi ideatori. Si trattava di un oggetto simile a certe macchine calcolatrici dell’epoca, con due file di perline sovrapposte: quelle più grandi, su cui si pregavano le Ave Maria e i Padre Nostro, e quelle più piccole, che segnavano i misteri meditati.

Era un oggetto piccolo, pensato per occupare il minimo spazio nella tasca e per essere visto il meno possibile dagli altri. Aveva tutte le carte in regola: pratico, economico, portatile e “occultabile” – il che rappresentava un grande vantaggio per i cattolici con rispetto umano. Non ebbe successo…

Niente poteva sostituire il vecchio Rosario, il meraviglioso Rosario di sempre, nelle sue più svariate modalità!

Rosari piccoli, rosari graziosi, eleganti, delicati, per bambini di buone maniere. Rosari modesti, rosari di operai, pesanti e rustici come lo è tante volte il lavoro manuale, ma rosari robusti, maneggiati da mani virili che scorrono quei grani. Rosari seri, rosari maschili, di guerrieri. Rosari di principesse, di regine, lavorati come veri gioielli, come i preziosi rosari che pendono dalle mani delle statue della Madonna.

Quante forme di Rosario! Alcuni parlano di grazia, di fascino, manifestano qualcosa della soavità e della bontà regale di Maria. Altri ce La fanno vedere come la protettrice dei bambini, altri come ausiliatrice dell’uomo povero e lavoratore, come fu il Suo principesco sposo, San Giuseppe, discendente di Davide e falegname. Altri ancora ci parlano della pietà dell’uomo guerriero, del combattente per gli ideali cattolici, come fu San Domenico di Guzman, che affrontò e vinse con il Rosario l’eresia albigese.

Del resto, quest’attributo del Rosario come vera arma del cattolico mi ha attratto per tutta la vita in una maniera molto particolare, ragion per cui mi è sempre sembrato che il Rosario accanto a una spada formasse un insieme di estrema bellezza.

Trovandomi una volta a Buenos Aires, fui invitato a casa di un signore che possedeva una delle più belle collezioni private di armi che abbia mai visto. Squisitamente disposte in vetrine e scaffali, erano di tutti i tipi, ma c’erano, soprattutto, diverse forme di spade e gladi.

Mentre li contemplavo, mi venne in mente il seguente pensiero: “Se io avessi confidenza con quest’uomo, gli raccomanderei di costituire una collezione di Rosari ricca come quella di spade. E che ogni giorno, sopra un bel tavolo posto al centro della stanza e coperto da una prestigiosa tovaglia, rinnovasse la spada e il Rosario in onore di una statua della Madonna che presiedesse l’intera collezione”.

Credo che il suo museo privato acquisterebbe un’altra vita e un’altra ricchezza, per quanto si combinano bene il Rosario e la spada.

E non sarà troppo insistere su questa verità: il Rosario costituisce, per il cattolico, una magnifica arma di guerra. Un’arma per questa guerra più importante e superiore, che è la battaglia spirituale presente nella vita di ogni uomo; guerra che conduciamo quotidianamente contro le tentazioni e le insidie del demonio che cerca di farci perdere le nostre anime; guerra, quindi, nella quale lottiamo per resistere agli assalti del nemico della nostra salvezza, per scacciarlo, per vincerlo e per rendere i nostri cuori disposti a ricevere le grazie di Dio.

Estratto, con adattamenti, da:
Dr. Plinio. São Paulo. Anno V. N.56
(nov., 2002); pp.17-19

 

 

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