Tra tutti i sacramenti, il matrimonio è senza dubbio il più celebrato. Abiti di gala, gioielli, bouquet, invitati, banchetti selezionati, feste sontuose… tutto è solitamente organizzato con la cura che richiede questo evento unico, che cambierà per sempre la vita degli sposi. Eppure, quanto pochi sono quelli che considerano la sua sublimità soprannaturale!
Il matrimonio effettivamente merita lo sfarzo e la festosità che di solito lo caratterizzano, al punto che il Dott. Plinio Corrêa de Oliveira affermava che la prevalenza di tale solennità costituiva, di per sé, un freno significativo all’avanzata della Rivoluzione. Tuttavia, la ragione di ciò non deve essere umana, sentimentale o, ancor meno, mondana; un simile apparato trova significato nell’altissima dignità di questo Sacramento, nel suo simbolismo e nel suo ruolo fondamentale nella costruzione di una società sana e cristiana.
Unione sacra fin dal principio
«Non è bene che l’uomo sia solo», disse Dio contemplando Adamo, il suo capolavoro; «gli voglio fare un aiuto che gli sia simile» (Gn 2, 18). Così è iniziata la storia delle relazioni umane, fin dal primo momento già segnata dall’affetto divino e da una grande elevazione, manifestata in ogni dettaglio.
Uno di questi particolari risiede nella parola ebraica ezer, utilizzata per designare “un aiuto che gli sia simile”. Si tratta di una sfumatura che si è persa nelle varie traduzioni della Sacra Scrittura: delle cento volte che la parola aiuto compare nell’Antico Testamento, ezer è usata solo in riferimento a Dio come aiutante dell’uomo – sedici volte – e a Eva. Questo suggerisce che la donna non era in relazione ad Adamo come una serva, o con il ruolo esclusivo della maternità, ma come un’aiutante alla stregua di Dio. La donna, quindi, costituisce per l’uomo un complemento spirituale.
Il vincolo matrimoniale ha un carattere sacro perché ha Dio come autore ed è figura dell’Incarnazione del Verbo e della sua unione mistica con la Chiesa
In seguito la Genesi narra che, dopo aver creato Eva e averla presentata ad Adamo, il Signore li benedisse, dicendo: «Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gn 2, 24). E questa benedizione rese possibile e degno l’adempimento del comando: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra» (Gn 1, 28).
Di conseguenza, l’unione coniugale è destinata a produrre due frutti: uno naturale, che è la perpetuazione della specie umana; l’altro spirituale, che è l’aiuto reciproco e la santificazione dei coniugi, la cui relazione deve essere caratterizzata dal massimo grado di amicizia.1 Questo vincolo possiede veramente un carattere sacro, non acquisito, ma intrinseco, non inventato dagli uomini, ma impresso nella natura stessa, perché ha Dio come autore e perché è un’immagine dell’Incarnazione del Verbo.2
Elevazione al piano soprannaturale
Il Divin Maestro non risparmiò sforzi per lodare la santità del matrimonio. I Vangeli narrano che, all’inizio della sua vita pubblica, Egli Si degnò di partecipare a un matrimonio a Cana, in Galilea (cfr. Gv 2, 1-11). «Egli, che era nato da una Vergine e con il suo esempio e le sue parole aveva esaltato la verginità, […] volle onorare il matrimonio con la sua presenza e ricompensarlo con un grande dono [il suo primo miracolo], affinché nessuno considerasse il matrimonio come una mera soddisfazione delle passioni, né lo dichiarasse illecito».3
Nelle sue predicazioni in Giudea, e in opposizione alle deformazioni introdotte dalla prassi nel popolo eletto, il Redentore completò la sua opera elevando l’unione coniugale al rango di Sacramento e restituendole la sua primitiva purezza e indissolubilità: «Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi» (Mt 19, 6). Al matrimonio elevato al piano soprannaturale restava allora vincolata la grazia di Dio per sempre. Nessuno avrebbe dovuto considerarlo solo uno stato che imponeva difficili doveri, ma una vera e propria fonte di benefici, aiuti e benedizioni.
Questa unione possiede, tuttavia, un aspetto ancora più sublime.
«Questo mistero è grande»
San Tommaso d’Aquino afferma4 che ci sono quattro cosiddetti grandi Sacramenti: il Battesimo, per il suo effetto, che è quello di cancellare il peccato originale e aprire le porte del Cielo; la Confermazione, in ragione del suo ministro, poiché solamente i Vescovi la dispensano; l’Eucaristia, perché contiene Cristo stesso; e il Matrimonio, in virtù del suo significato, poiché rappresenta l’unione di Cristo con la Chiesa.
Con quale eccellente condizione simbolica Dio ha adornato il vincolo matrimoniale! La Tradizione, infatti, insegna che, proprio come accadde con Adamo ed Eva nel Paradiso, dal costato di Cristo addormentato sulla Croce il Padre Gli formò una Sposa: la Chiesa.5 E il Divino Agnello, risvegliandosi risorto dal sonno della morte, la contemplò – carne della sua carne e ossa delle sue ossa (cfr. Gn 2, 23) – con infinito amore e Si unì a lei in nozze mistiche. Da queste sacre nozze saranno generati tutti i figli di Dio fino alla consumazione dei secoli.
«Ogni matrimonio», commenta Mons. João Scognamiglio Clá Dias, «ripete, in scala minore, questo supremo connubio».6 Poiché è virtù propria del Sacramento operare ciò che simboleggia, marito e moglie partecipano realmente dell’unione tra Cristo e la sua Chiesa.7
Difensore di questo grande mistero (cfr. Ef 5, 32), San Paolo stabilisce nella sua Epistola agli Efesini una stretta analogia tra il matrimonio del Salvatore e quello degli uomini, presentando, con parole piene di unzione, il primo come modello per il secondo: «Le donne siano sottomesse ai mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, Lui che è il Salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato Se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (5, 22-27).
Difficilmente Dio avrebbe potuto colmare questo Sacramento di maggiore dignità, santità e grazia, in una commovente dimostrazione del suo immenso amore per gli uomini.
Famiglia, cellula originaria della vita sociale
La Sapienza Eterna ci ha insegnato che dai frutti conosciamo l’albero (cfr. Mt 7, 16-20). Dunque, essendo il matrimonio un albero così eccellente, non potevamo da esso aspettarci frutti meno importanti.
La famiglia è la cellula mater della società. Poggiando sul triplice bene della fedeltà, dell’indissolubilità e della prole,8 questa istituzione, così forte e organica nella sua semplicità, ha un’influenza cruciale sui fenomeni sociali, e solo attraverso di essa si può stabilire il Regno di Cristo sulla terra. Per questo motivo, l’ufficio di generare ed educare nuovi esseri umani, scopo principale del matrimonio, è di una nobiltà e di una responsabilità uniche.
La relazione familiare, secondo il Dott. Plinio Corrêa de Oliveira,9 è una sorta di equivalente primario di tutte le altre relazioni che l’uomo stabilirà nel corso della sua esistenza. Naturalmente, gli autentici vincoli affettivi di un individuo, come quelli che si stabiliscono con un amico o con un maestro, tendono a diventare fraterni e filiali; e le relazioni che non hanno, almeno in parte, un carattere parentale sono superflue, instabili o addirittura false. Inoltre, un bambino che cresce in un ambiente familiare sano capisce facilmente, ad esempio, cosa è la lealtà o l’amore disinteressato e diventa propenso ad avere tali disposizioni verso gli altri.
Inoltre, i genitori sono la prima immagine di Dio per i figli. Attraverso il rapporto affettuoso e delicato con i suoi genitori, il bambino comprenderà in seguito come deve essere il suo rapporto con il Padre Celeste, che si prende cura degli uomini prendendoli tra le sue braccia, attirandoli con legami d’amore e chinandoSi per nutrirli (cfr. Os 11, 3-4), non di cibo deperibile, ma del suo Corpo e del suo Sangue, nel Pane della Vita e nel Calice della salvezza eterna.

Dal matrimonio che conserva la sua santità, la sua unità e la sua perpetuità, la società può aspettarsi cittadini probi che, abituati ad amare e riverire Dio, considerano un dovere obbedire alle autorità legittime, stimare tutti e non fare del male a nessuno.10 «Il mondo deve imparare di nuovo a credere che il matrimonio è qualcosa di eminentemente grande, santo e divino, e che dalla conservazione della sua purezza dipendono la sua forza, la sua salute e la sua salvezza».11
Famiglia ieri, oggi e sempre!
In virtù della grazia divina, il matrimonio può trasformarsi in un Cielo terreno di amore vero e duraturo, che ha Dio come fondamento
Anche nella valle di lacrime della nostra esistenza mortale, il matrimonio può trasformarsi, per grazia divina, in un Paradiso terrestre. Un Cielo non di piaceri carnali e sentimentali, ma di amore vero e duraturo, che ha Dio come fondamento; non esente da dolori e sacrifici, ma circondato dalla sovrabbondanza delle forze necessarie per superare qualsiasi ostacolo.
Che colpo, dunque, per il Cuore tenerissimo di Gesù che con tanta bontà ha fatto all’umanità il dono di questo Sacramento, vedere la quantità enorme di anime che ai nostri giorni lo disprezzano! Quale oltraggio commettono i mondani contro di Lui, quando affermano che la soluzione ai problemi del matrimonio è l’abolizione di ogni forma di impegno, l’abbandono dei criteri tradizionali e presumibilmente obsoleti riguardanti la famiglia! E dicono questo come se la società odierna, in cui tali procedure sono già in vigore, non fosse la prova più palpabile della loro concezione errata!
La soluzione per porre fine ai problemi della famiglia non è distruggerla, ma avvicinarla a Dio, suo Autore e Salvatore, e alla Santa Chiesa, suo modello splendido e materno. Si diffonda questa verità in tutto il mondo e la luce di Cristo comincerà a brillare sulle terribili crisi psicologiche, emotive e morali che affliggono l’umanità; le coppie cattoliche si renderanno conto della santità del loro stato e si creeranno nel mondo le condizioni necessarie per l’instaurazione del regno di Gesù e di Maria. ◊
Unione suggellata da Dio
Secondo il linguaggio della Tradizione, «il matrimonio è un’unione suggellata dalla benedizione di Dio» (TERTULLIANO. Ad uxorem. L.II, c.8). Non basta che i consensi si uniscano e che le persone si donino, è necessario che intervenga l’Autore della grazia. In virtù del suo intervento, l’unione è santificante e santificata. La grazia divina la penetra, la consolida e appiana le difficoltà. È un Sacramento. […]
L’amore naturale, per quanto sia ben fondato sul rispetto e sulla stima, non sempre resiste alle improvvise rivelazioni che ci manifestano imperfezioni, difetti e vizi a cui non avevamo pensato. La nostra sicurezza scossa e la nostra pace minacciata scoraggiano il povero cuore che si credeva così solido e lo invitano a smettere di amare.
In una persona decaduta e priva di controllo sulle proprie passioni, l’amore naturale si stanca di rimanere legato a uno stesso oggetto. Con grande facilità – purtroppo! – l’incostanza e il capriccio lo distolgono verso qualche altro oggetto vicino al quale dimentica il proprio dovere e i propri giuramenti. Deplorevole debolezza di cui il matrimonio ha sofferto in tutte le epoche.
Ma dopo che Cristo lo ha santificato, la grazia perfeziona l’amore. Lo rende saggio. Gli insegna che in questo mondo nulla è perfetto; che l’infinita bellezza di Dio è l’unico ideale capace di soddisfare un cuore assetato di perfezione; che quando non abbiamo tutto ciò che vorremmo amare, dobbiamo amare ciò che abbiamo. La grazia purifica gli occhi della natura, rende sopportabili le disgrazie, commoventi le malattie, amabili la vecchiaia e i capelli bianchi.

Nozze di Cana – Chiesa di San Patrizio, Boston (Stati Uniti)
La grazia rende paziente l’amore. Lo protegge dal contraccolpo dei difetti che aveva avuto modo di conoscere e dalla rivelazione troppo brusca di quelli che erano sfuggiti alla sua perspicacia.
La grazia rende giusto e misericordioso l’amore. Lo persuade facilmente del fatto che, se dobbiamo soffrire, anche noi causiamo sofferenze e che – nella vita di coppia, più che in qualsiasi altra situazione – è necessario mettere in pratica questa massima evangelica: «Caricate i fardelli gli uni degli altri». Invece di censurare, la grazia suggerisce scuse. Trasforma le recriminazioni in buoni consigli, sagge esortazioni, soavi incoraggiamenti, amabili correzioni; intenerisce i cuori e li inclina a perdonare facilmente.
Infine, la grazia rende l’amore fedele al dovere; lo presenta sotto una luce radiosa che le nuvole della fantasia, del capriccio, dell’illusione e della menzogna non possono oscurare, e gli fa trovare nella costanza onore e gioie, per le quali rende grazie a Dio, che è tanto fedele anche a coloro che Lo oltraggiano. […]
Ecco il matrimonio. Due volte onorato dall’intervento di Dio, nei momenti solenni della creazione e della Redenzione, esige il nostro rispetto, e ho il diritto di dire agli uomini: non toccatelo, è una cosa santa. Sì, signori, è una cosa santa. Dovete convincervi di questa verità se volete concordare con me sulle conclusioni che ne devo trarre. Queste conclusioni non possono che confermare l’affermazione di San Paolo: «Questo sacramento è grande – Sacramentum hoc magnum est». ◊
MONSABRÉ, OP, Jacques-Marie-Louis.
Exposition du dogme catholique. Grâce de Jésus-Christ. Mariage.
Paris: L’Anne Dominicaine, 1890, vol.V, pp.32-33; 40-43
Note
1 Cfr. MATRIMONIO. In: MONDIN, Battista. Dicionário enciclopédico do pensamento de Santo Tomás de Aquino. São Paulo: Loyola, 2023, p.431.
2 Cfr. LEONE XIII. Arcanum Divinæ Sapientiæ, n.11.
3 SAN CIRILLO D’ALESSANDRIA. De incarnatione Domini, c. XXV: PG 75, 1463.
4 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. Super Epistolam Sancti Pauli Apostoli ad Ephesios expositivo, c.V, lect.10.
5 Cfr. SANT’AGOSTINO. In Iohannis evangelium tractatus. Tractatus CXX, n.2.
6 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Omelia. São Paulo, 14 gennaio 2006.
7 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma contro i Gentili. L.IV, c.78.
8 Sant’Agostino, sostenuto poi da San Tommaso d’Aquino (cfr. Summa contra gentiles. L.IV, c.78), insegna che il matrimonio possiede tre grandi beni: la fedeltà, con la quale i coniugi non si uniscono a nessuno al di fuori del vincolo nuziale; l’indissolubilità, con la quale mantengono il loro impegno finché morte non li separi; e la prole, da accogliere con amore e da educare religiosamente (cfr. SANT’AGOSTINO. De Genesi ad litteram. L.IX, c.7).
9 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. O tecido social perfeito. In: Dr. Plinio. São Paulo. Anno XVIII. N.209 (agosto 2015), pp.18-23. Vedere la trascrizione completa dell’articolo nella sezione Un profeta per i nostri giorni, in questa rivista.
10 Cfr. LEONE XIII, op. cit., n.14.
11 WEISS, OP, Alberto María. Apología del Cristianismo. Barcellona: Herederos de Juan Gili, 1906, vol.VII, p.446.