La vigilanza è una nota caratteristica dell’istinto protettivo e materno delle leonesse, che le rende violente tanto nella difesa quanto nell’attacco. Tuttavia, in tutto si mostrano sottomesse al re della giungla, mettendo le loro abilità al servizio del branco.
Nelle savane della lontana Africa c’è un signore più potente del leone: il silenzio. Nella lotta per la sopravvivenza degli animali, regna non come un tiranno ma dolcemente, fornendo l’ambiente ideale per le azioni più intrepide.
In questo scenario misterioso e rischioso, molti credono erroneamente che tutto il merito della sovranità dei leoni sugli altri animali sia dovuto al re della giungla che, con la sua criniera e la corporatura robusta, impone timore reverenziale in tutti coloro che gli si avvicinano. Pochi, tuttavia, apprezzano un’eroina discreta e silenziosa…
Infatti, ricadono sulle leonesse i compiti più importanti nel branco. Sono loro che decidono di ammettere nuovi leoni, garantendo la “tradizione” del lignaggio, affinché non si infiltrino elementi indesiderati. Dotate di un forte istinto familiare, compete a loro la cura della prole, incarico nel quale le leonesse di uno stesso gruppo si sostengono molto, per non perdere il controllo che esercitano. Possiedono anche una sorta di senso di proprietà, che le porta a non accettare intrusioni nel loro territorio.
Infine, tocca a loro procurarsi il cibo quotidiano. La vigilanza è una delle note caratteristiche del loro istinto protettivo e materno, che le rende violente tanto nella difesa quanto nell’attacco.
Prima di andare a caccia, lasciano i cuccioli alle cure delle leonesse più giovani, ancora inadatte a questo arduo compito. Mentre alcune restano di guardia, all’erta per ogni pericolo e pronte a prestare il servizio che si renderà necessario, due circondano la preda per attaccarla al momento giusto. Tutto è misurato e calcolato, con una perfezione adatta all’istinto quasi infallibile dell’animale, certamente meno colpito dell’umano dagli effetti del peccato originale. Con sicurezza e precisione, si lanciano sulla preda e la uccidono, senza esitazione. Una volta che l’obiettivo è stato raggiunto con tanta efficacia e dedizione, trascinano il cadavere nel loro territorio.
In tutto, però, le leonesse si dimostrano delle vere servitrici, mettendo le loro abilità al servizio del re della giungla, senza voler avere il primato. Si direbbe che, essendosi sforzate nella caccia, avrebbero tutto il diritto sulla preda, potendo subito nutrirsi a volontà. Ma le leonesse non si impongono. Consapevoli del loro ruolo, cacciano senza pretese e non mangiano nulla della loro “conquista” finché il leone non ha saziato il suo appetito e si è ritirato.
La natura, afferma San Bonaventura, è come un libro attraverso il quale possiamo giungere fino a Dio, poiché, essendo stata creata da Lui, necessariamente Lo riflette, così come i suoi. In questo modo possiamo paragonare la leonessa alla “brava moglie” (Sir 26, 2), cioè alla donna autenticamente cattolica, tanto elogiata nelle Scritture.
Nessuno ignora che “dalla donna ha avuto inizio il peccato, per causa sua tutti moriamo” (Sir 25, 24), dal momento che Eva ha mangiato il frutto proibito nel Paradiso terrestre. Eppure, è stato attraverso una Donna – Maria Santissima – che Nostro Signore Gesù Cristo si è incarnato per portare la salvezza agli uomini. Destinata a schiacciare eternamente la testa del Serpente (cfr. Gn 3, 15), la Madonna è diventata il modello per tutti coloro che desiderano percorrere la via della virtù, in particolare quando invocata come Acies Ordinata: “terribile come schiere a vessilli spiegati” (Ct 6, 10).
Sbaglia chi pensa che la lotta competa solo al sesso maschile perché, per superare gli ostacoli per i quali tutti passano in questa valle di lacrime, è indispensabile che uomini e donne combattano insieme e con virilità d’animo. La Storia testimonia l’eroicità di donne che insorsero contro il male nel loro tempo, ora prefigurando la Santissima Vergine, ora imitandoLa. Nell’Antico Testamento, più di una volta il popolo ebraico fu liberato dai suoi nemici per mano di una donna, come accadde con Giuditta, Debora e Giaele; in tempi più recenti troviamo innumerevoli esempi di dame veramente guerriere perché cattoliche, e viceversa, come Santa Giovanna d’Arco o Santa Teresa di Gesù.
Fin dall’inizio, Dio ha creato la donna affinché fosse “un aiuto che fosse simile” (cfr. Gn 2, 20) all’uomo. E San Paolo rivelò l’altissimo significato nascosto in tale condotta: “Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo” (Ef 5, 22-23).
La donna virtuosa, il cui valore supera quello delle perle, non solo “lavora volentieri con le mani” (Prv 31, 13) e “stende la mano al povero” (Prv 31, 20), ma anche “si cinge con energia i fianchi e spiega la forza delle sue braccia” (Prv 31, 17), come canta il Libro dei Proverbi. Così, la donna cattolica dimostra grinta, determinazione e fermezza quando si tratta di difendere i principi della Fede, a somiglianza della leonessa, che non vacilla quando deve attaccare! ◊
Nella foto evidenziata: Coppia di leoni, Kgalagadi Transfrontier Park (Africa)