Perché leggere la Bibbia?

Cosa cerchiamo quando ascoltiamo una conferenza, assistiamo a una rappresentazione teatrale, leggiamo un libro o, in breve, entriamo in contatto con qualsiasi tipo di testo? Nella prima parte di Questo è il libro dei comandamenti di Dio, una delle sue prime lezioni, San Tommaso esplicita ciò che tutti noi cerchiamo in un buon oratore o in una buona lettura: insegnamento per l’ignoranza, diletto per la noia e commozione, o stimolo, per l’ottusità.

Questi tre benefici si trovano in modo eminente nelle Sacre Scritture. Il Dottore Angelico spiega che la Sacra Pagina – come i medievali chiamavano la Bibbia – insegna con fermezza grazie alla verità eterna delle sue parole, diletta per la sua utilità e convince efficacemente grazie alla forza della sua autorità.

Nel nostro secolo, in cui il turbinio di dottrine vuote provoca la strana sensazione che tutto sia caos, menzogna e illusione, dove possiamo trovare l’insegnamento sicuro che sazi il naturale desiderio di verità dell’uomo, se non in quella «Legge che sussiste nei secoli» (Bar 4, 1)?

L’Aquinate spiega che il carattere eterno della dottrina delle Scritture proviene dall’autorità divina che l’ha pronunciata: «Poiché il Signore degli eserciti lo ha deciso; chi potrà renderlo vano?» (Is 14, 27). Infatti, «Dio non è un uomo da potersi smentire, non è un figlio dell’uomo da potersi pentire» (Nm 23, 19). Egli stesso ha detto di Sé: «Io sono il Signore, non cambio» (Ml 3,6).

La Parola di Dio commuove anche la volontà per la sua necessità. Quando menziona la commozione, San Tommaso non si riferisce a un semplice fremito interiore e sentimentale, ma a un incentivo ad agire virtuosamente: “con-muovere”. Infatti, l’uomo sarà giudicato in base alle sue azioni in questa vita. Come agire con rettitudine e santità se non orientati dalla luce divina e spinti dalla carità? Così, la verità contenuta nelle Scritture, alimentando la fede e l’amore, dà impulso alle buone opere senza le quali nessuno si salverà.

La Bibbia, pertanto, ha un’autorità con la quale convince chiunque entri in contatto con essa. Questa autorità si rivela efficace per tre motivi: primo, per la sua origine, che è Dio; secondo, per la necessità di credere, perché così ci ordina Cristo; terzo, per l’uniformità del suo insegnamento.

Oltre a istruire sicuramente l’intelletto e a rafforzare la volontà, la Sacra Pagina diletta e attrae anche per la sua utilità: «Io sono il Signore tuo Dio che ti insegno per il tuo bene» (Is 48, 17). Utile è qualsiasi bene che ci aiuti a raggiungerne un altro più grande. In questo senso, la proficuità delle Sacre Scritture si rivela massima e universale, perché ci conduce al migliore di tutti i beni: «quanti si attengono ad essa avranno la vita» (Bar 4, 1).

Che cos’è questa vita? Secondo l’Aquinate, essa si divide in tre: la vita della grazia, attraverso la quale partecipiamo – già su questa terra! – della vita divina stessa; la vita della giustizia, che consiste nelle opere buone – impossibili da praticare senza l’aiuto celeste; e la vita della gloria, nella quale vedremo Dio così come Egli è.

Insomma, le Scritture, insieme alla Sacra Tradizione, costituiscono la “mappa” che Dio ha concesso agli uomini per trovare il cammino che anticipa e conduce alla patria celeste: «Chi fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla» (Gc 1, 25). ◊

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Altro dall'autore

Articoli correlati