“Profeta” dell’immagine sacra

Guardare al Beato Angelico è guardare a un modello di vita in cui l’arte si rivela come un cammino che può portare alla perfezione cristiana. Egli seppe tradurre in colori l’eloquenza della parola di Dio.

«A te voglio cantare davanti agli angeli» (Sal 138, 1).

In questo incontro liturgico desideriamo onorare un uomo a cui fu attribuito il nome di Angelico. E la sua vita – in profonda sintonia col soprannome datogli – fu uno straordinario “canto” a Dio: «un canto davanti agli angeli».

Il Tommaso d’Aquino della pittura

Con tutta la sua vita cantò la gloria di Dio, che egli portava come un tesoro nel profondo del suo cuore ed esprimeva nelle opere d’arte. Fra Angelico è rimasto nella memoria della Chiesa e nella storia della cultura come uno straordinario religioso-artista. Figlio spirituale di san Domenico, col pennello espresse la sua “summa” dei misteri divini, come Tommaso d’Aquino la enunciò col linguaggio teologico.

Nelle sue opere i colori e le forme «si prostrano verso il tempio santo di Dio» (cfr. Sal 138, 2), e proclamano un particolare rendimento di grazie al suo nome.

L’eccezionale, mistico fascino della pittura di Fra Angelico, ci obbliga a fermarci incantati davanti al genio che l’ha generata e ad esclamare col Salmista: «Quanto è buono Dio con i giusti, con gli uomini dal cuore puro!» (Sal 73, 1).

Sacerdozio e arte a servizio delle anime

Guardare al Beato Angelico è guardare a un modello di vita in cui l’arte si rivela come un cammino che può portare alla perfezione cristiana: egli fu un religioso esemplare e un grande artista.

Soprannominato Angelico per la bontà del suo animo e per la bellezza dei suoi dipinti, Fra Giovanni da Fiesole fu un sacerdote-artista che seppe tradurre in colori l’eloquenza della parola di Dio.

Se trasse dal focolare domestico una fede limpida e vigorosa, egli ebbe dall’Ordine dei Domenicani, nel quale entrò nel 1420, un’approfondita conoscenza della dottrina sacra e uno stimolo ad annunziare il mistero della salvezza mediante il ministero sacerdotale e la pittura. […]

Egli rese vero nella propria vita il legame organico e costitutivo che c’era tra il cristianesimo e la cultura, fra l’uomo e il Vangelo. In lui la fede è diventata cultura e la cultura è diventata fede vissuta. Fu un religioso che seppe trasmettere, con l’arte, i valori che sono alla base del modo di vita cristiano. Fu un “profeta” dell’immagine sacra: seppe raggiungere le vette dell’arte traendo ispirazione dai misteri della fede.

In lui l’arte diventa preghiera. […]

Grazia e Scrittura, fonti d’ispirazione e creatività

Per il Beato Angelico la parola di Dio era, sia per la sua vita che per la sua opera creativa, fonte d’ispirazione, alla cui luce creava le proprie opere, e, allo stesso tempo, creava soprattutto se stesso, sviluppando le sue doti naturali eccezionali e corrispondendo alla grazia divina.

Questa creatività costituì una specifica pienezza di quella «vita secondo lo Spirito», della quale parla l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani (prima lettura). Vivere secondo lo Spirito vuol dire: «tendere verso ciò che lo Spirito vuole» (cfr. Rm 8, 5). I desideri dello Spirito «portano alla vita e alla pace» (Rm 8, 6). Diversamente dai «desideri della carne, essi si sottomettono alla legge di Dio» (cfr. Rm 8, 7) e rendono l’uomo capace di una tale sottomissione. Essa non è qualcosa di passivo, ma di interiormente creativo. Nel sottomettersi alla Legge di Dio, cioè alla Verità, lo spirito umano diventa creativo e insieme sensibile a quella creatività, che lo Spirito di Dio opera in lui.

In questo cammino si comunica nell’uomo anche il riflesso della predilezione divina, cioè la grazia. Mediante la grazia lo Spirito di Dio abita nell’uomo e l’uomo «appartiene a lui» come amico e sposo.

Quella soprannaturale creatività della grazia di Dio trova a sua volta il proprio riflesso nell’agire dell’uomo. E se quell’uomo è un artista, anche nel suo operare artistico, nella sua creatività. […]

Luce dell’anima e bellezza dell’arte

Cristo dice: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5, 16).

Cristo parla della «luce delle opere buone». Andando oltre – nella sfera della vocazione artistica – si potrebbe parlare con buona ragione della «luce delle opere umane». Questa luce è la bellezza; la bellezza infatti, come «splendore della forma», è una luce particolare del bene contenuto nelle opere dell’uomo-artista.

Anche sotto quest’ottica, si può comprendere e interpretare la frase di Cristo circa l’albero buono e i frutti buoni, e circa l’albero cattivo e i frutti cattivi.

«Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produce frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere» (Mt 7, 17-20).

Penso che Fra Angelico si sentisse profondamente chiamato da questo paragone di Cristo ad una duplice creatività: creava le opere e simultaneamente creava se stesso!

Adeguamento tra la bellezza delle opere e la bellezza dell’anima

La Chiesa presenta lo stesso invito alla meditazione di tutti gli artisti dicendo: cercate adeguata proporzione tra la bellezza delle opere e la bellezza dell’anima.

Questo magnifico processo creativo ha la sua fonte nascosta nell’intimo dell’uomo. L’evangelista ci esorta a cercare le radici della luce degli atti umani, come pure delle opere dell’uomo-artista, nella luce interiore della coscienza. Ecco «la luce che è in te!». Essa – la coscienza – deve, prima di tutto, essere luce, e non può diventare tenebre. «Se (dunque) la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!» (Mt 6, 23). […]

Cristo tuttavia pensa a ciò che è valore non transitorio davanti a Dio: «Accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore» (Mt 6, 20-21).

Uomini dell’arte! Il vostro cuore certamente è nella bellezza delle opere del genio umano, come pure nella vostra propria creatività. Il mio augurio è che al tempo stesso voi possiate portare in voi quel senso evangelico di proporzione, del quale ci parla Cristo, l’artista divino, e il suo discepolo: l’artista Fra Angelico. […]

E perché questo sia facile a tutti, in particolare alla categoria degli artisti, accogliendo le domande fatte dall’Ordine domenicano, da molti vescovi e da vari artisti, proclamo il Beato Angelico patrono presso Dio degli artisti, specialmente dei pittori. A gloria di Dio. Amen. 

Tratto da: SAN GIOVANNI PAOLO II.
Omelia nella celebrazione del Giubileo
degli artisti
, 18/2/1984

 

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