I peccati contro lo Spirito Santo, secondo San Tommaso – Un peccato senza perdono?

Il Dottore Angelico chiarisce, alla luce della Scrittura e della dottrina dei Santi Padri, una questione di innegabile interesse: la bestemmia contro lo Spirito Santo, un peccato che Nostro Signore ha misteriosamente definito “imperdonabile”.

La monumentale immagine di Nostro Signore che presiede una delle più belle cartoline del Brasile, lungi dall’avere una finalità puramente estetica, ci riporta ad altissime nozioni teologiche. Il Cuore aperto, le ferite esposte e le braccia aperte giustificano il titolo molto appropriato che la statua porta: Cristo Redentore.

Infatti, il Cuore e le ferite simboleggiano l’amore infinito di un Dio che ha preso su di Sé i nostri dolori e dalle cui piaghe siamo stati guariti (cfr. Is 53, 4-5). Le braccia, perennemente tese verso l’uomo redento, manifestano la continua disponibilità del nostro Salvatore a perdonare e ad accogliere il peccatore pentito, quali che siano le sue colpe. Inoltre, la statua è in alto, alla vista di tutti, come a rappresentare l’universalità della Redenzione, dei cui frutti tutti possono beneficiare.

I Vangeli lo dimostrano: Gesù è venuto nel mondo per salvare. È questo l’insegnamento che si può ricavare da parabole come quella del figliol prodigo, della pecorella smarrita e della dracma perduta (cfr. Lc 15), o da passi come quello della donna colta in flagrante adulterio, nei confronti della quale il Giudice Divino non pronunciò altro decreto che quello della misericordia: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8, 11).

Nella sua manifestazione estrema, la bestemmia è il più grave dei peccati e, tra questi, la bestemmia contro lo Spirito Santo è la più funesta

Di fronte a tale evidenza, non possiamo che traboccare di gratitudine verso il nostro amabilissimo Redentore. Infatti, cosa avrebbe potuto fare di più per amor nostro? Di fatto, l’unica condizione richiesta dalla giustizia divina perché un peccatore trovi misericordia è il sincero pentimento delle sue colpe: «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi» (cfr. Sal 51, 19).

Tuttavia, altrettanto frequenti sono i passaggi in cui possiamo intravedere l’inesorabile giustizia del Signore e la radicalità richiesta ai suoi seguaci: «Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna» (Mt 5, 29).

C’è dunque una contraddizione nei Vangeli? No. Tutte queste nozioni sono armoniose e costituiscono un unico insieme divinamente architettonico, anche se alcuni passaggi possono suscitare di tanto in tanto una certa trepidazione, a causa della nostra mancata comprensione del loro autentico significato.

«Non gli sarà perdonato»

In questo senso, i Vangeli sinottici registrano un passaggio misterioso che sembra contraddire altri insegnamenti del Divin Maestro.

San Marco scrive: «Tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna» (3, 28-29). San Matteo riferisce termini simili: «Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro» (12, 31-32). Infine, l’evangelista Luca dice: «Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato» (Lc 12, 10).

Non è stato Gesù stesso a insegnare a Pietro che non ci sono limiti al perdono (cfr. Mt 18, 21-22)? Come può esistere allora un tipo di peccato che sia di per sé imperdonabile?

Il tema è sviluppato in forma brillante da San Tommaso d’Aquino, nelle cui opere troviamo una spiegazione meticolosa unita alla visione teologica ampia e chiarissima, così caratteristica di questo gigante del pensiero cristiano.

Tema affrontato in varie opere

La bestemmia contro lo Spirito Santo è un tema ricorrente in diversi scritti del Dottore Angelico: nel suo Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, nelle Questioni disputate sul male, nelle Dispute Quodlibetali e nel Commento al Corpus Paulinum. Inoltre, diverse riflessioni di Padri della Chiesa e di autori cristiani sull’argomento sono raccolte nella sua Catena aurea. Infine, la celebre Somma Teologica, sulla quale concentreremo in particolare la nostra attenzione, contiene la spiegazione metodica e delucidativa peculiare che il lettore abituato al contatto con quest’opera conosce molto bene.1

Gli scribi peccarono contro lo Spirito Santo perché bestemmiarono contro Cristo in quanto Dio e non solo in quanto Uomo

Dedicata in modo particolare alla bestemmia contro lo Spirito Santo, la questione 14 della Secunda secundæ fa parte del Trattato sulla fede, ed è preceduta da considerazioni sulla bestemmia in generale, nella questione 13. In essa, l’Aquinate2 afferma che la bestemmia nella sua estrema manifestazione, cioè l’infedeltà accompagnata dall’avversione della volontà che detesta l’onore divino, costituisce il più grave dei peccati. Partendo da questo presupposto, possiamo quindi considerare la bestemmia come uno dei peccati più gravi, ma anche il più funesto.

Per San Tommaso,3 la bestemmia contro lo Spirito Santo può essere considerata da tre prospettive, nel contempo diverse e correlate tra loro, derivanti dalle opinioni dei Padri della Chiesa e di altri autori sull’argomento.

Bestemmia, impenitenza e malizia

In primo luogo, si dice che c’è peccato contro lo Spirito Santo quando viene letteralmente proferita una bestemmia nei Suoi confronti, sia considerando lo Spirito Santo come nome proprio della Terza Persona della Santissima Trinità, sia attribuendolo come nome essenziale di tutta la Trinità, di cui ogni Persona è spirito ed è santa.

È per questo che la Sacra Scrittura distingue tra la bestemmia contro lo Spirito Santo e la bestemmia contro il Figlio dell’Uomo. Nostro Signore Gesù Cristo, infatti, praticava atti propri dell’umanità, come alimentarsi, per i quali i giudei Lo vituperarono con calunnie, dicendo che Egli eccedeva nel mangiare e nel bere (cfr. Mt 11, 19). Questa offesa costituì un peccato contro il Figlio dell’Uomo, Gesù, in quello che si riferisce alla sua umanità santissima. Tuttavia, il Redentore praticava anche atti propri della sua divinità, come scacciare i demoni e risuscitare i morti. E fu proprio per aver bestemmiato contro Cristo in quanto Dio che gli scribi peccarono contro lo Spirito Santo, poiché attribuirono al demonio ciò che appartiene al Creatore, quando dicevano: «Costui […] scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni» (Mc 3, 22).

Gesù discute con gli scribi, di Adriaen van Nieulandt – Museo Calvet, Avignone (Francia)

Su questa distinzione, il Dottore Angelico4 menziona anche un esempio molto illuminante, tratto da Sant’Atanasio. Durante il viaggio verso la Terra Promessa, i figli di Israele mormorarono ripetutamente contro Mosè e Aronne per la mancanza di pane e acqua, ma il Signore sopportò pazientemente questa colpa poiché era giustificata dalla debolezza della carne. Quando, però, lo stesso popolo fabbricò un idolo di metallo fuso e gli attribuì benefici divini – «Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto» (Es 32 ,4) – Dio li punì severamente, permettendo che migliaia di uomini morissero nell’accampamento e minacciandoli di un castigo futuro (cfr. Es 32 ,34).

Rifiutando la misericordia divina, il peccatore rifiuta Dio stesso, e soprattutto rifiuta la bontà dello Spirito Paraclito

In una seconda accezione, questa volta di Sant’Agostino, il peccato contro lo Spirito Santo può essere inteso come l’impenitenza finale stessa, per cui qualcuno persiste nella sua colpa fino alla morte. E perché un tale peccato porta questo nome? Perché è proprio attraverso il Divin Paraclito, Amore del Padre e del Figlio, che avviene la remissione dei peccati. Quindi, rifiutando il perdono divino, il peccatore rifiuta colui che glielo offre: Dio stesso.

San Tommaso presenta anche un terzo modo di intendere questo gravissimo peccato, ma senza menzionare il nome dei maestri ai quali viene attribuito lo sviluppo della questione.

Ecco la spiegazione: così come al Padre appartiene il potere e al Figlio la sapienza, dello Spirito Santo è propria la bontà. Di conseguenza, possiamo elencare ancora tre categorie di peccato, ognuna diretta specificamente contro una Persona della Santissima Trinità: i peccati di debolezza, in opposizione al potere, contro il Padre; quelli di ignoranza, in opposizione alla sapienza, contro il Figlio; e infine quelli di malizia, in opposizione alla bontà, contro lo Spirito Santo. Peccare contro la bontà, e quindi contro il Paraclito, è peccare di malizia, scegliendo il male liberamente, cioè scegliendolo consapevolmente senza alcuna scusa di debolezza della carne o di ignoranza della mente.5

Un peccato di odio verso Dio

Rimane, però, il dubbio: perché il peccato contro lo Spirito Santo è considerato irremissibile e imperdonabile?

Per rispondere a questa domanda, analizziamo ancora questa colpa sotto la terza accezione enunciata da San Tommaso. Se consideriamo che il peccato di malizia si commette con il consapevole disprezzo degli effetti dello Spirito Santo sull’anima umana,6 arriviamo alla grave conclusione che chi si comporta così, odia Dio.

Qui occorre fare una distinzione. Il male del peccato consiste nell’allontanamento da Dio, e questo può avvenire in due modi: in modo relativo, come succede nei peccati di lussuria o di gola, in cui l’uomo desidera un piacere disordinato che porta con sé l’allontanamento dal Signore come necessaria conseguenza; e in modo volontario e diretto, come nel caso dell’odio verso di Lui. Così, a causa della malizia che questa colpa comporta, «l’odio contro Dio è per eccellenza il peccato contro lo Spirito Santo». 7

Tipi di peccato contro lo Spirito Santo

A sua volta, questo peccato si divide in sei specie,8 relative ai mezzi di cui l’uomo può servirsi per evitare le colpe o per rimanervi.

Così, ciò che per primo ci libera dal peccato è la realtà del giudizio divino, contro il quale si ergono due errori: la disperazione, contraria alla speranza nella misericordia di Dio, e la presunzione, che presume di raggiungere la gloria senza meriti o penitenza per le colpe e si oppone al timore della giustizia divina che punisce i peccati.

Possono anche preservarci dal peccato i doni di Dio, come la conoscenza della verità, contro la quale nasce l’impugnazione della verità, ossia la negazione della verità di Fede conosciuta come tale, con lo scopo di peccare più liberamente. C’è anche il prezioso aiuto della grazia interiore, eliminato dall’invidia della grazia fraterna, cioè di quella che agisce nei nostri fratelli, peccato eminentemente diabolico, che porta l’uomo a dolersi non solo dei benefici spirituali concessi al suo prossimo, ma anche dell’aumento della grazia di Dio nel mondo.

La bestemmia contro lo Spirito Santo esclude i mezzi che portano l’uomo a pentirsi e a chiedere perdono, e per questo è detta “irremissibile”

Infine, la considerazione del peccato può servire all’uomo come mezzo per allontanarsi dal male, sia per la sua bassezza e per l’orrore, che lo allontanano da Dio, sia per la meschinità dei beni transitori che si ottengono attraverso di esso, cosa che dovrebbe rendere difficile l’affermazione della volontà sul peccato. Ma alla considerazione della miseria del peccato e dell’avversione di Dio si oppone l’impenitenza del cuore, intesa come deliberato proposito di non pentirsi mai delle proprie colpe; e contro la meditazione degli esigui vantaggi del peccato si oppone l’ostinazione, con la quale l’uomo si aggrappa saldamente e ciecamente alle proprie colpe e ai propri spregevoli diletti.

Così, la questione enunciata sopra trova una risposta adeguata: la bestemmia contro lo Spirito Santo non è detta “insanabile” per il fatto che non potrà mai essere perdonata, ma perché esclude di fatto i mezzi che possono portare l’uomo a pentirsi e a chiedere perdono, proprio come una malattia che priva il malato delle condizioni favorevoli alla sua guarigione si dice incurabile.9 «Il peccato contro lo Spirito Santo ostruisce il cammino della grazia, motivo per il quale, se il peccato contro lo Spirito Santo permane, non c’è capacità per la grazia da parte di colui che pecca»,10 afferma l’Aquinate.

Vigilanza e fiducia!

Ci serva la considerazione di questo gravissimo peccato – il peggiore di tutti – per crescere nella vigilanza e nella fiducia.

Il bacio di Giuda – “Grandi Ore di Anna di Bretagna”, Biblioteca Nazionale di Francia, Parigi

Vigilanza, perché nulla di grande si opera in un istante. Successive infedeltà, durezza di cuore, disprezzo per la pratica della Religione… Tutto questo può, col passare del tempo, portare qualsiasi uomo a commettere i peccati più gravi.

E fiducia perché, secondo le parole del Dottore Angelico, «il peccato contro lo Spirito Santo è detto per sua natura irrimediabile, in quanto esclude i mezzi che portano alla remissione dei peccati. Tuttavia, questo non chiude la via al perdono e alla guarigione attraverso l’onnipotenza e la misericordia di Dio, grazie alla quale, a volte, tali peccatori sono quasi miracolosamente guariti spiritualmente».11 Se nemmeno il peggiore dei peccati riesce a porre limiti alla bontà dell’Onnipotente, come possiamo non fidarci del suo amore per noi?

Ma non possiamo nemmeno illuderci di pensare che tutti gli uomini siano buoni e possano ottenere il perdono delle loro colpe senza un adeguato pentimento dei loro peccati. Gli impenitenti non otterranno né il perdono, né la vita eterna. Al contrario, pagheranno per la loro iniquità nelle fiamme eterne, perché nessuno si salva se non lo desidera. Chi vuole rimanere nel peccato non può ambire alla gloria futura. ◊

 

Note


1 Su questo argomento, si veda SAN TOMMASO D’AQUINO. Commento alle sentenze di Pietro Lombardo. L.II, dist.43; Le questioni disputate sul male, q.2, a.8, ad 4; Quodlibet II, q.8, a.1; Commento all’Epistola ai Romani, c.II; Catena Aurea. Vangelo secondo Matteo, c.XII, v.31-32; Vangelo secondo Marco, c.III, v.23-30; Somma Teologica. II-II, q.14.

2 SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma Teologica. II-II, q.13, a.3.

3 Cfr. Idem, q.14, a.1.

4 Cfr. Idem, a.3.

5 Cfr. Idem, I-II, q.78, a.1.

6 Cfr. Idem, II-II, q.14, a.2.

7 Idem, q.34, a.2, ad 1.

8 Cfr. Idem, q.14, a.2.

9 Cfr. Idem, a.3.

10 SAN TOMMASO D’AQUINO. Commento alle sentenze di Pietro Lombardo. L.II, dist.43, q.1, a.4, ad 1.

11 SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma Teologica. II-II, q.14, a.3.

 

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