Sacerdote di Nostro Signore Gesù Cristo – Consumato dallo zelo per il rinnovamento della faccia della terra

Dopo decenni di apostolato come laico, la Provvidenza volle elevare Mons. João a quella che sarebbe stata una delle note più caratteristiche della sua missione su questa terra.

Era il 15 giugno 2005. Il Diac. João, accompagnato da quattordici compagni di ideale, stava per essere ordinato presbitero nella Basilica di Nostra Signora del Monte Carmelo a San Paolo, stesso luogo nel quale, quasi cinquant’anni prima, aveva incontrato il suo padre spirituale, Plinio Corrêa de Oliveira.

La Gerarchia Ecclesiastica apriva le sue porte regie e sacrosante a diversi membri degli Araldi del Vangelo. In questo modo, l’opera scaturita dal cuore di Mons. João si arricchiva del dono del sacerdozio, raggiungendo il culmine della chiamata fatta dalla Provvidenza che, in uno dei suoi aspetti più rilevanti, consiste nel sacralizzare l’ordine temporale e trasfigurare il mondo a immagine e somiglianza del Sacro Cuore di Gesù e di Maria.

Il Dott. Plinio, nella sua opera profetica Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, affida tutta l’efficacia della lotta contro-rivoluzionaria alla cooperazione degli uomini con la grazia celeste. È l’azione del Divin Paraclito nei cuori che eleva la natura umana decaduta ad altezze inimmaginabili. Pertanto, investito della missione di impetrare nuovi ed efficaci aiuti soprannaturali, il ramo sacerdotale fondato da Mons. João veniva a costituire lo schieramento d’élite della Contro-Rivoluzione e iniziava a cooperare con forza divina all’obiettivo di sconfiggere le schiere del male e di impiantare il tanto sospirato Regno di Cristo sulla terra.

Cuori in fiamme

Nel trattare il tema del Sacramento dell’Ordine, il Dott. Plinio affermava: «Il sacerdote è degno di essere sacerdote solo quando ha un’anima di fuoco! […] Deve essere colui che porta tutti avanti, che sta in prima fila, al primo posto in battaglia».1 Questo era anche il pensiero di Mons. João. I suoi figli presbiteri dovevano essere caratterizzati dall’impegno nel conquistare le anime a Dio e nel portare la Santa Chiesa a un culmine di santità e di gloria non ancora raggiunto, alti e nobili ideali che si sarebbero realizzati solo con il massimo del fervore. Per questo egli desiderava sacerdoti santi, nelle cui vene circolassero vere fiamme soprannaturali:

Il sacerdote deve essere un uomo di fuoco, con intenzioni ardenti, con un cuore fervente! In questo modo, farà arrivare a Dio richieste che saranno accolte

«È necessario che siano sacerdoti pieni dello Spirito Santo, come lo fu Nostro Signore Gesù Cristo nel momento in cui la Santissima Vergine disse ‘Fiat mihi secundum verbum tuum’ e scese sulla terra il fuoco soprannaturale, sostanziale: Nostro Signore Gesù Cristo Uomo, il Sacerdote! Per partecipare al sacerdozio del Signore, è necessario avere questo fuoco. […] Il sacerdote deve essere un uomo di fuoco, un uomo dalle intenzioni ardenti, un uomo dal cuore fervente! In questo modo, farà giungere a Dio richieste piene di ardore, fiammeggianti, che saranno accolte. […] Non è possibile che un sacerdote si approssimi all’altare senza avere nel cuore questo desiderio che la faccia della terra sia rinnovata, non solo per quanto riguarda le anime e la santità, ma anche per quanto riguarda la visione di tutte le cose. Quando si approssima all’altare, il sacerdote deve avere nel cuore il desiderio che gli uomini siano ‘parenti’ e ‘amici’ degli Angeli. […] Dobbiamo pregare per i sacerdoti, affinché abbiano un cuore tempestato di intenzioni piene di fuoco».2

Figli elevati dalla Chiesa

Nel corso della sua vita sacerdotale, Mons. João diede continuo esempio di questo ardore soprannaturale, che brillava con particolare intensità nella celebrazione della Messa. Tra le sue intenzioni più audaci c’erano il rinnovamento e la glorificazione della Santa Chiesa.

Zelante per la Sacra Tradizione, l’obiettivo di Mons. João, già delineato dal Dott. Plinio, era quello di risollevare i vessilli dell’ortodossia e della virtù che giacevano lungo le strade della Storia coperti dalla polvere dell’abbandono o abbandonati nel fango del tradimento. Tuttavia, la sua fede incrollabile nella santità della Sposa Mistica di Cristo lo portava a puntare a qualcosa di più del semplice recupero delle bellezze dimenticate o vilipese del passato: «Noi vogliamo che la Chiesa si serva di noi come strumenti per raggiungere una pienezza di grazia e di santità che non ha ancora manifestato agli uomini».3

Nel suo ministero, Mons. João imitava il Sommo ed Eterno Sacerdote in tutto: era un leone coraggioso sul pulpito, un agnello innocente quando offriva l’Agnello sull’altare e un padre clemente nel confessionale

Un desiderio simile lo espresse il Dott. Plinio: «Questo è il senso della Contro-Rivoluzione nella Chiesa. Non si tratta solo di fermare la Rivoluzione e di riportare le cose in questo o in quell’altro ordine. No! Dobbiamo andare nella direzione opposta ed essere il contrario di ciò che la Rivoluzione ha voluto, essere diametralmente l’opposto, fino a un punto difficile da immaginare».4

Questo ideale così ambizioso, che a molti potrebbe sembrare pretenzioso, non verrebbe però raggiunto per meriti personali, ma per l’influsso della santità che scaturisce dallo stesso Corpo Mistico di Cristo: «La Chiesa è così viva, così giovane, così immortale e, per di più, cresce così tanto in manifestazione di splendore e gloria che nei periodi di crisi trova sempre in sé la forza per rinnovarsi e dire all’inferno: ‘Non solo non mi sconfiggi, ma io trionfo su di te’».5

In questo senso, Mons. João supplicava al Cielo per il ramo sacerdotale degli Araldi – che col tempo avrebbe costituito la Società Clericale di Vita Apostolica di Diritto Pontificio Virgo Flos Carmeli – una fede robusta, audace e risplendente, che aumentasse continuamente fino alla fine dei tempi, illuminando la Chiesa e il mondo intero.

Virtù sacerdotali

Come anima del suo ministero Mons. João ebbe la ricerca della santità, che consiste nell’abbandono incondizionato a Dio fino all’olocausto. E questo impegno non fece che intensificarsi con il passare degli anni. Le sue parole dopo l’ordinazione sacerdotale di alcuni dei suoi figli spirituali lo indicano in modo perentorio: «Abbiamo d’ora in poi, fino all’ora della nostra morte, un lavoro costante nel volere sempre più la santità, perché la partecipazione al sacro e divino sacerdozio di Nostro Signore Gesù Cristo è partecipazione alla Sua stessa santità».6

Mons. João durante un’omelia nella Basilica di Nostra Signora del Rosario, a Caieiras (Brasile), nel 2009; in primo piano, mentre ascolta le Confessioni nella Cattedrale della Sede, a San Paolo, nello stesso anno

Questa vita spirituale ben condotta faceva sì che il nostro fondatore avesse il massimo rispetto per la dignità a cui era stato elevato, non come proveniente da se stesso ma in quanto emanata da Colui che egli rappresentava. Infatti, il sacerdote agisce nella Persona di Cristo Capo, cioè del Verbo di Dio generato dal Padre da tutta l’eternità e fattosi Uomo per salvarci. Consapevole, pertanto, di essere investito di una missione divina, Mons. João si propose di imitare in tutto il Sommo ed Eterno Sacerdote nell’essere leone coraggioso sul pulpito, agnello innocente quando offriva l’Agnello sull’altare e padre clementissimo nel confessionale.

Come conseguenza di ciò, volle contrassegnare il ministero sacerdotale con certi predicati marziali che servissero a preservare da qualsiasi genere di rilassatezza lo zelo dei suoi figli per lo splendore della Liturgia e il bene delle anime. Combatteva in loro qualsiasi indizio di negligenza o di disordine – purtroppo oggi così frequenti – nel servizio dell’altare, nell’amministrazione dei Sacramenti, nella predicazione della Parola Divina e persino nella vita privata.

Si prodigò nel formare un clero integro, combattivo e generoso, ricordando ai suoi figli sacerdoti la necessità di agire con pulcritudine durante le cerimonie liturgiche

Consapevole di quanto gli scandali dei cattivi sacerdoti abbiano danneggiato il gregge del Buon Pastore, cercò, come fondatore e padre, di formare un clero integro, combattivo e generoso, disposto a dare la vita per gli altri come Gesù perseguitato la consegnò per ogni uomo. Quando si trattava del Sacramento della Penitenza, non rifiutava mai una richiesta che gli veniva fatta, anche se fuori tempo e fuori luogo. E lo stesso ordinò ai suoi figli: di non arrogarsi mai il diritto di rifiutare una Confessione, perché con la loro ordinazione erano stati inchiodati alla Croce di Nostro Signore Gesù Cristo per sempre.

Un vizio egli temeva in modo particolare per i suoi: quello della mediocrità, meschinità tipica di coloro che si accomodano a una vitarella facile e fuggono dalle sfide sublimi che il Crocifisso pone ai suoi eletti. Mons. João insegnò con la parola e con l’esempio che il ministro di Dio deve vivere nella considerazione di orizzonti grandiosi, rendendosi conto dell’altezza a cui è giunto il male ai nostri giorni e auspicando con tutte le forze dell’anima il più glorioso castigo di Dio nella Storia. In questo modo, egli sperava di vedere pienamente esaudite le suppliche formulate nel Padre Nostro: «Venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà come in Cielo così in terra».

Il nostro fondatore considerò sempre la predicazione della Parola di Dio come un’arma di incalcolabile potenza per promuovere il bene e arginare la diffusione del male. Nella lotta contro il vizio, egli seguì l’esempio del suo padre spirituale, il Dott. Plinio, che considerava un instancabile crociato in un continuo stato di lotta. Le sue prediche erano ricche di contenuti, di cristallina chiarezza e impreziosite da un’abbondanza di descrizioni ed esempi, in modo da infondere nei suoi ascoltatori, in modo accessibile a tutte le età e condizioni, l’amore per la virtù e la repulsione per il vizio.

Mons. João dopo una Messa concelebrata nella Basilica di Nostra Signora del Rosario, Caieiras (Brasile), nel 2009

In ogni caso, va sottolineato che questo atteggiamento belligerante, che brillava soprattutto sul pulpito, non lo allontanò mai dai fedeli. Al contrario, percependo l’integrità del suo cuore paterno e la sua inclinazione ad accogliere i peccatori, persone che quasi non lo conoscevano gli chiedevano di essere ascoltate in Confessione anche in ambienti inusuali, come, per esempio, durante i viaggi in aereo. In questo modo, si creò intorno a lui un gregge estraneo alla sua opera, che si entusiasmava per la sua parola e non rifiutava la sfida di conformare la propria vita ad essa.

Sacralità della liturgia

Durante gli anni di intensa relazione con il Dott. Plinio, Mons. João trasse da lui un profondo amore per la sacralità della Liturgia. Per questo, cercava di fare in modo che nelle sue Messe risplendesse la luminosità del mistero che veniva celebrato: «L’altare deve essere circondato da una nota di dignità molto più grande rispetto all’incoronazione di un re o a qualsiasi altra cerimonia civile», 7 affermava con convinzione.

Ai suoi figli sacerdoti ricordava, senza mai perdersi d’animo, la necessità di agire con perfezione e pulcritudine durante le cerimonie liturgiche, lasciandosi modellare da quella che egli chiamava «la mentalità e il temperamento dell’altare». Si trattava di dimenticare i criteri di agitazione, superficialità e volgarità che si respirano nel mondo: «A causa del nostro carisma, dobbiamo essere molto disciplinati ed esatti in tutto ciò che facciamo. Ma l’altare esige un amore e un affetto maggiori di qualsiasi altra creatura. […] La tendenza ad essere sbrigativi pregiudica il carattere sacro dell’altare. […] E noi dobbiamo avere un santo affetto verso l’altare».8

Per instillare questa tempra spirituale nel cuore dei suoi discepoli, Mons. João istituì una supervisione di mancanze dopo le celebrazioni, nella quale lui stesso o un altro sacerdote esperto, faceva notare gli errori commessi nel cerimoniale, con l’obiettivo di formare sacerdoti pieni di santo timore, rispetto e zelo per i sacri misteri, senza cadere nell’affettazione o nella meccanicità. Per lo stesso motivo, promosse anche l’elaborazione di una dettagliata e aggiornata concordanza illustrata delle norme liturgiche ufficiali, arricchita con la nota peculiare al carisma degli Araldi, perché, come affermava, le rubriche devono essere seguite con disciplina propriamente militare.

Sacerdozio mariano e profetico

Come è noto, Mons. João si consacrò, con profonda serietà e vivo entusiasmo, come schiavo d’amore alla Santissima Vergine secondo il metodo proposto da San Luigi Maria Grignion de Montfort. Tuttavia, la sua venerazione per a questa tenera Madre e sovrana Signora lo portò, per certi aspetti, al di là di tutto ciò che lo aveva preceduto in materia di devozione.

Mons. João nella Basilica di Nostra Signora del Rosario, Caieiras (Brasile), nell’aprile del 2010

Seguendo le intuizioni profetiche del santo francese, Mons. João ha sempre creduto che sarà la Madonna che eleverà la santità sacerdotale e la vita sacramentale a uno splendore nuovo, tutto mariano e profetico, che adornerà la Sposa Mistica di Cristo con il più bel vestito di gala per le nozze dell’Agnello (cfr. Ap 19, 7-9). Per la partecipazione allo spirito e alle grazie di Maria, un fuoco nuovo si accenderà nel cuore dei sacerdoti, trasfigurando la Chiesa docente agli occhi dei fedeli con una luce estremamente attraente.

Mons. João ha sempre creduto che sarà la Madonna ad elevare la santità sacerdotale e la vita sacramentale a uno splendore nuovo, tutto mariano e profetico

Questo fuoco ardeva nel cuore di Mons. João rispetto all’amministrazione di ogni Sacramento, e in modo speciale per quanto riguarda l’Eucaristia. Era caratteristica della sua anima sacerdotale la fede nel potere impetratorio e soddisfattorio della Santa Messa, al punto da aver aspirato ad erigere una chiesa in cui le Messe fossero celebrate ininterrottamente – rispettando il ciclo e il tempo liturgici – una dopo l’altra, allo scopo di commuovere il Cielo e attirare sulla terra la giustizia e la misericordia dell’Altissimo.

Per quanto riguarda le richieste da formulare durante la celebrazione, così affermava: «Lo stesso potere impetratorio dato alla Madonna, il sacerdote lo ha al momento dell’elevazione dell’Ostia e del calice. Dobbiamo approfittare al massimo di questo momento e, quindi, chiedere con compenetrazione, pietà, fede e piena certezza del trionfo e dell’intervento divino».9

Ai suoi figli presbiteri, raccomandava una convinzione sempre maggiore dell’atto grandioso che realizzano: «Il sacerdote deve crescere nella fede ad ogni Messa; se celebra con la stessa fede del giorno prima, ha già fatto un passo indietro. Ogni giorno deve crescere, non nella sensibilità, ma nell’atto di fede che compie nel grande miracolo che si opera quando pronuncia le parole della Consacrazione. […] Deve compenetrarsi del fatto di avere la Seconda Persona della Santissima Trinità, Incarnata, tra le mani […], e che realizza un atto serissimo, altissimo, straordinario».10

Un perdono troppo grande

Per quanto riguarda il Sacramento della Confessione, Mons. João si distingueva per una fiducia audacissima nella magnanimità di Dio nel concedere il perdono, appresa dal suo maestro spirituale.

In un’occasione, il Dott. Plinio aprì il suo cuore ai suoi discepoli a questo proposito: «Più che il perdono, io chiedo [alla Madonna per ciascuno dei miei figli] il piano A + A; chiedo una grazia che va oltre il perdono, una grazia che non solo lavi, ma che dia qualcosa di più di quello che avremmo se non avessimo peccato. Questo è un perdono troppo grande, illimitato, che non è solo un perdono, ma un perdono seguito da una guarigione; non è solo un perdono seguito da una guarigione, ma un perdono seguito da un bacio; non è solo un perdono seguito da una guarigione e da un bacio, ma un perdono sopra il quale viene posto un diadema».11

Unendo i suoi dolori a quelli dell’Agnello Immolato, ha acquistato grazie di perseveranza e santificazione per innumerevoli sacerdoti, figli suoi, che si succederanno nel tempo fino alla consumazione dei secoli

L’inclinazione di Mons. João a perdonare si mostrava enorme, al punto da aver egli così dichiarato: «Confesso che uno degli aspetti che mi ha portato ad abbracciare fermamente il sacerdozio è stato il grande desiderio di perdonare! L’atto di dare l’assoluzione tocca la mia anima più che pronunciare le parole della Consacrazione. Dobbiamo avere questa sete enorme di perdonare».12

Ed egli ha trasmesso questa disposizione interiore ai suoi figli spirituali. Già prima della sua ordinazione, affermava: «Avremo a breve dei sacerdoti. Devono avere avidità, devono avere sete di perdonare. Non saranno loro che perdoneranno, è vero, ma saranno strumenti nelle mani di Nostro Signore per questo. […] Il Regno di Maria sarà il regno del perdono, […] l’era della misericordia, l’era del potere di Dio».13

Mons. João durante la Messa di inaugurazione dell’Adorazione Perpetua nella Casa Lumen Prophetæ, a Franco da Rocha (Brasile), nel giugno del 2015

Sacerdote e vittima

Mons. João non si sarebbe configurato completamente al Sommo ed Eterno Sacerdote se, in unione con Lui, non avesse assunto in modo speciale la condizione di vittima. Nostro Signore si era offerto sull’altare della Croce ed era necessario che il suo sacerdote Lo seguisse per questa via di dolore e di immolazione, aspetto importantissimo della missione del nostro fondatore, che sarà considerato più dettagliatamente in un articolo a parte.

Per i suoi figli spirituali, il calvario che ha sopportato è stato un esempio di perseveranza e di gioia nella sofferenza, ma, soprattutto, è stato fonte di grazie specialissime perché, unendo i suoi dolori a quelli dell’Agnello Immolato, ha acquistato per ciascuno di essi tesori di doni e di virtù. Grazie alla sua offerta continua, possiamo dire senza timore che sono state acquistate, davanti al Trono dell’Altissimo, la perseveranza e la santificazione di innumerevoli sacerdoti, figli suoi, che si succederanno nel tempo fino alla consumazione dei secoli. ◊

 

Note


1 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conversazione. San Paolo, 4/4/1993.

2 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Omelia. Caieiras, 20/12/2008.

3 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Conversazione. San Paolo, 1/6/2005.

4 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferenza. San Paolo, 28/9/1984.

5 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Palavras de agradecimento após a Santa Missa. San Paolo, 12/7/2004.

6 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Palavras de agradecimento após cerimônia de ordenação presbiteral. Caieiras, 20/5/2007.

7 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Conferenza. Mairiporã, 15/12/2006.

8 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Conversazione. Roma, 19/2/2010.

9 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Conferenza. Caieiras, 14/1/2010.

10 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Conferenza. Mairiporã, 10/8/2006.

11 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferenza. San Paolo, 13/9/1971.

12 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Omelia. Mairiporã, 20/1/2006.

13 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Comentário ao Evangelho. San Paolo, 11/7/2004.

 

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