San Leonardo di Porto Maurizio – «Morire con la spada in mano contro l’inferno»

Il lavoro missionario non costituiva per lui un ostacolo al raccoglimento, ma era visto come una campagna contro l’inferno, in funzione della quale abbandonava momentaneamente la pace del chiostro per il bene delle anime.

Il tempio sacro era gremito per ascoltare quel grande predicatore. Vestito con la tunica marrone dei figli di San Francesco, pochi sapevano che sotto di essa si nascondeva un cilicio che portava giorno e notte. I suoi tratti fisionomici denotavano austerità, ma i suoi occhi e il tono che dava alle sue parole lasciavano trasparire la bontà propria di chi conosceva l’amore infinito del Redentore, sempre pronto a perdonare il peccatore pentito.

Un certo Vescovo, la cui diocesi era stata beneficiata da una delle centinaia di missioni che Fra Leonardo svolse nel corso della sua vita, scrisse a suo riguardo: «In lui trionfa la grazia divina, perché non credo sia possibile che senza uno specialissimo aiuto da parte di Dio un uomo possa fare così tanto».1 In effetti, il Signore accompagnò con i suoi doni questo fedele servitore, sempre disposto a lavorare per il bene delle anime e della Chiesa. Chi era?

Genitori che lo iniziarono alla santità

Paolo Girolamo nacque il 20 dicembre 1676 a Porto Maurizio, oggi Imperia, in Liguria. I suoi genitori seppero educarlo nel timore di Dio. Soprattutto suo padre, Domenico Casanova, era un uomo di grandi virtù. Da giovane, desideroso di mantenere intatta la sua castità, fece un voto: essendo capitano di navi, non avrebbe permesso a nessuna donna malintenzionata di essere tra l’equipaggio.

L’infanzia di Paolo trascorse tranquilla e in salute sulle rive delle acque cristalline del Mar Ligure. Non coltivò mai cattive amicizie che potessero distoglierlo dalla via del bene e i suoi divertimenti, oltre a quelli che erano comuni agli altri bambini, consistevano spesso nell’improvvisare un altare e simulare una Messa, con tanto di predica. La Provvidenza in questo modo lo preparava per il futuro.

Primi combattimenti

Durante questo periodo, però, il demonio cercava in vari modi di condurlo alla perdizione. Un giorno Paolo stava tornando a casa con i suoi amici e, durante il tragitto, passarono davanti a una bella spiaggia dove il mare era piacevole. Un uomo si avvicinò al gruppo e subito intavolò una conversazione con loro, ma non tardò a cambiare il tenore della conversazione in argomenti impuri. Immediatamente il giovane, rendendosi conto delle sue cattive intenzioni, ordinò a tutti i suoi compagni di fuggire. Cominciarono a correre, con Paolo in testa. Lo sconosciuto estrasse la spada dal fodero e cominciò a inseguirli! La sua età, però, non gli permise di raggiungerli.

Arrivati tutti alla marina di Porto Maurizio, si salutarono, ma Paolo decise di rendere grazie alla Madonna per la protezione, andando a piedi nudi alla chiesa della Madonna dei Piani, distante poco più di tre chilometri.

Viaggio a Roma e conferma della vocazione religiosa

Uno zio di Paolo, di nome Agostino Casanova, lo invitò a studiare a Roma, richiesta che accettò volentieri. Nella Città Eterna diede ai suoi compagni un grande esempio di virtù. Faceva di tutto per evitare occasioni peccaminose, come conversazioni sconvenienti, scherzi futili e amicizie censurabili. Riuscì inoltre a trovare buoni compagni e un confessore, che in seguito avrebbe confermato la sua vocazione religiosa.

In questo periodo, tra i sedici e i diciannove anni, la sua devozione crebbe enormemente. Quando parlava di questioni spirituali con lo zio e con i suoi servitori, molte volte essi commentavano tra loro che il giovane sarebbe stato in futuro un grande predicatore. Durante i pasti discuteva di Dio con tale entusiasmo che si dimenticava di mangiare. Una volta non ebbero altra scelta che dirgli di tacere per nutrirsi. Cominciò anche a praticare innumerevoli mortificazioni, come dormire sul pavimento totalmente scoperto, flagellarsi e usare il cilicio.

Alla fine, francescano

Il giovane aveva già parlato qualche volta del suo desiderio di seguire la vita religiosa con il suo confessore, don Grifonelli. Quest’ultimo, tuttavia, non lo aveva ancora confermato nella sua vocazione per prudenza, in attesa di un segno chiaro.

Un giorno, mentre Paolo passeggiava per Piazza di Gesù pensando a quale Ordine Religioso aderire, notò due uomini vestiti con un povero saio scuro. Incuriosito di sapere di dove fossero, iniziò a seguirli finché non entrarono in una chiesa: erano francescani. In quel momento, i frati iniziavano il canto Converte nos, Deus, salutaris noster.2 Si sentì preso immediatamente da una grazia. Gli sembrava di sentire il Redentore stesso che gli parlava nel cuore, invitandolo a questa augusta vocazione.

Andò, allora, a raccontare l’accaduto al suo confessore, che alla fine si lasciò convincere: il fervore che irradiava dall’anima del ragazzo non poteva che provenire da Dio.

Infine, il 2 ottobre 1697, vestì l’abito francescano. Trascorse un anno nel noviziato, dopodiché professò i voti nel 1698. Nel 1703 fu ordinato sacerdote.

Religioso esemplare

Fin dai primi giorni, Fra Leonardo si dimostrò un religioso esemplare. Lo zelo con cui svolgeva i suoi compiti, la pietà nel coro e la sua perfetta obbedienza impressionavano tutti e rivelavano una grande maturità spirituale. «Se ora che siamo giovani non teniamo conto delle piccole cose e commettiamo errori con cautela, quando saremo più vecchi e avremo più libertà, riterremo lecito sbagliare nelle cose grandi», disse una volta3 .

Per quanto riguarda i suoi fratelli nell’abito, si sforzava di elevarli al più alto livello nella vita spirituale. Su iniziativa di Fra Leonardo, ad esempio, si impegnavano a praticare con maggiore attenzione una certa virtù durante la settimana. Se per debolezza qualcuno vacillava, avrebbe dovuto inginocchiarsi davanti a un altro, chiedere perdono e promettere di rimediare con l’aiuto divino.

Attraverso questo esercizio, ottenne diversi frutti. Trasformò i divertimenti in devoti colloqui e in una scuola di perfezione; pose fine alle chiacchiere, trattando sempre argomenti spirituali e in particolare la devozione alla Madonna.

Cassa di risonanza del Vangelo!

Il martirio in terre lontane per amore di Cristo era una vocazione che impressionava il giovane francescano. Un giorno gli si presentò un’opportunità. In Cina c’era una crudele persecuzione contro i cristiani e il gregge del Signore che là viveva aveva bisogno di pastori che lo sostenessero. Mons. de Tournon, successivamente Cardinale, cercava missionari che lo accompagnassero in questa impresa.

Dopo il suo primo ritiro, dissero di lui: «Questo giovane sarà una cassa di risonanza del Vangelo, che ricondurrà molti peccatori sulla via della salvezza!»
Predica di San Leonardo da Porto Maurizio in Piazza Navona a Roma

Fra Leonardo non perse tempo. Espose subito i suoi desideri al suo superiore. Fu deciso che lui e Padre Pietro de Vicovaro, suo compagno nello stesso convento, sarebbero andati in Estremo Oriente. La sua gioia, però, fu di breve durata. Per varie ragioni, l’impresa non poté essere portata a termine. Leonardo, sconsolato, non sospettava che la Provvidenza stava preparando altre missioni per lui. Avendo comunicato i suoi desideri al Cardinale Colloreto, questi gli rispose che Dio gli destinava le terre d’Italia come campo di apostolato.

Qualche tempo dopo, fu inviato a Roma per predicare il suo primo ritiro. Un sacerdote che lo ascoltò commentò: «Questo giovane sarà una cassa di risonanza del Vangelo, che ricondurrà molti peccatori sulla via della salvezza!».4 E il futuro avrebbe dimostrato quanto fosse vera questa affermazione.

Da una malattia alla Via Crucis

La vita austera che il giovane francescano conduceva minò gradualmente la sua salute già cagionevole. Una volta, dovette essere portato nell’infermeria del convento perché espelleva una notevole quantità di sangue dalla bocca.

I suoi superiori decisero che si trasferisse a Napoli, nella speranza che lì potesse avere la possibilità di riposare. Tuttavia, poiché durante il viaggio le sue condizioni si aggravarono, fu inviato a Porto Maurizio. Invano…

Vedendo che nulla poteva fargli recuperare vigore, Fra Leonardo decise di ricorrere a Colei che viene invocata con il titolo di Salute degli Infermi. Le chiese di intercedere presso il suo Divin Figlio, promettendo che, se avesse ottenuto la guarigione, si sarebbe impegnato a predicare missioni per l’onore di Dio e la conversione dei peccatori.

La Madonna non abbandona mai coloro che ricorrono al suo aiuto. Dopo poco tempo la malattia, che lo tormentava da un lustro, scomparve. Pronto ad adempiere alla sua promessa, ma non avendo ancora l’autorizzazione per questo, iniziò a scrivere diverse preghiere sulla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, per la quale aveva sempre avuto una profonda devozione. Decise di diffonderle presso i fedeli di Porto Maurizio e il frutto di questa prima “missione” fu quello di introdurre in quel luogo il pio esercizio della Via Crucis.

Questa fu la prima delle 576 stazioni della Via Crucis che eresse. Negli anni successivi, ovunque andasse in missione, avrebbe lasciato sempre tra il popolo l’usanza di questa pratica, che amava chiamare la grande batteria contro l’inferno.

Inizio delle missioni

Infine, nel 1708, il Vescovo di Albenga lo autorizzò a svolgere missioni nella sua diocesi. Iniziò il suo apostolato nella città di Artallo, a poco più di tre chilometri da Porto Maurizio. Vi si recava ogni mattina e tornava al tramonto. Predicava da solo e ascoltava le persone in Confessione. Organizzava processioni e istituiva sempre una Via Crucis. A poco a poco, il suo operato lo rese sempre più ricercato dai fedeli.

Una sera, mentre tornava al convento dove alloggiava, notò la presenza di un uomo che lo seguiva. Capì che era angosciato e che non aveva cattive intenzioni, così gli chiese se avesse bisogno di aiuto. L’uomo cadde in ginocchio ed esclamò:

Tu, Padre, hai ai tuoi piedi il più grande peccatore che esiste sulla terra.

E tu, figlio, hai trovato me miserabile, che sarò per te un padre amorevole –, rispose il francescano, mentre il peccatore piangeva amaramente.

Poi lo condusse nel confessionale del convento e lo riconciliò con Dio.

Il giorno di San Bartolomeo fu inviato a predicare una missione a Caramagna. Il popolo della città aveva trasformato la celebrazione di questo Apostolo in un vero e proprio carnevale. Mentre tutti erano distratti e uomini e donne ballavano al ritmo delle loro passioni sfrenate, egli entrò nel luogo in cui si trovavano e fece una predica così penetrante che la festa profana divenne occasione di pentimento e di lacrime.

Durante la predicazione, uno dei bracci del crocifisso che teneva in mano si staccò e cadde a terra, e tutto il popolo cominciò a chiedere misericordia. Approfittando di questo incidente, parlò con più forza contro quella profanazione e aggiunse che Dio stava facendo conoscere con questo segno la sua volontà di punire i partecipanti del ballo se non avessero promesso di non compiere mai più un atto simile.

Superiore di San Francesco del Monte

Il Granduca di Toscana, Cosimo III de’ Medici, edificato dalla santità dei francescani, chiese a Papa Clemente XI l’autorizzazione ad aprire una casa simile a Firenze. Quattro religiosi, tra cui Fra Leonardo da Porto Maurizio, vi furono inviati nel 1709.

Già l’anno successivo tenne la sua prima predica nel monastero di San Francesco del Monte, dove vivevano. Questo bastò a far sì che la sua fama si diffondesse. Da allora, non mancarono richieste affinché facesse missioni nella regione.

Nel 1713 fu nella città di Prato. La sua prima prova nella cattedrale fece una tale impressione che i fedeli scoppiarono in lacrime, alzando le braccia e chiedendo a Dio misericordia per i loro peccati. La Via Crucis e altre devozioni furono seguite assiduamente, tanto che, alla fine della missione, la città appariva come un giardino di opere buone e pii propositi.

Il suo proficuo lavoro in Toscana ebbe certamente un ruolo importante nella sua elezione a superiore del Convento di San Francesco del Monte, che governò per nove anni, durante i quali si adoperò con molto impegno per attirare religiosi disposti a una fedeltà adamantina e per riorganizzare altre case dell’Ordine.

Itinerario di perfezione

A questo periodo risalgono i noti Propositi, che scrisse quando era ancora superiore del menzionato convento. In quest’opera delineò sessantasei massime, un vero e proprio programma di perfezione, che si propose di seguire per tutta la vita.

La Santa Messa sarebbe stata sempre celebrata con il cilicio e preceduta dalla Confessione, e la meditazione sulla Passione avrebbe accompagnato l’Ufficio Divino. Come penitenza, avrebbe realizzato la Via Crucis frequentemente e ogni mancanza commessa avrebbe dovuto essere riparata immediatamente con una preghiera. Per quanto riguarda la devozione alla Madonna, si proponeva di predicare con particolare fervore le sue virtù e di portare sempre sul petto una croce a sette punte in onore dei Sette Dolori di Maria. L’ultimo dei suoi propositi era quello di essere costantemente alla presenza di Dio.

Le ricopiò cinque volte nel corso degli anni, chiedendo sempre la firma del suo confessore, al fine di praticare sotto obbedienza quanto scritto. L’ultima annotazione è di quando aveva sessantanove anni, il che dimostra che questi propositi non erano il frutto di un fervore primaverile e passeggero. Al contrario, erano il corollario di vent’anni di vita religiosa perfetta.

Missione e solitudine

«Missione, stando sempre occupato con Dio; solitudine, stando sempre occupato in Dio»,5 scrisse una volta a proposito della sua vocazione.

Ecco una sintesi della sua vocazione: «Missione, stando sempre occupato con Dio; solitudine, stando sempre occupato in Dio»
San Leonardo di Porto Maurizio

In realtà, il lavoro missionario non costituiva un ostacolo al suo raccoglimento; anzi, era visto come una campagna contro l’inferno, in funzione della quale abbandonava momentaneamente la pace della clausura del convento per il bene delle anime.

Nel 1712 elaborò un regolamento che ordinava questo tipo di attività. Ogni missione doveva durare dai quindici ai diciotto giorni. Iniziava con l’intronizzazione di un grande crocifisso, poiché la Passione del Redentore era l’oggetto delle predicazioni e delle meditazioni, e comprendeva processioni, meditazioni e momenti di direzione spirituale. La conclusione era sempre segnata dall’erezione di una Via Crucis.

Per quarantanove anni, Fra Leonardo percorse le ardue strade dell’Italia di allora. «Voglio morire in missione, con la spada in mano contro l’inferno»,6 era l’ideale che lo animò durante le 339 missioni che predicò.

«Quando morirò, rivoluzionerò il Paradiso»

Fra Leonardo di Porto Maurizio rese l’anima a Dio il 26 novembre 1751, all’età di settantaquattro anni, e fu canonizzato il 29 giugno 1867. Il suo instancabile impegno apostolico gli valse il titolo di patrono dei sacerdoti in missione, conferitogli da Papa Pio XI nel 1923.

In un’occasione della sua vita, commentò: «Quando morirò, rivoluzionerò il Paradiso e costringerò gli Angeli, gli Apostoli e tutti i Santi a fare santa violenza alla Santissima Trinità, affinché essa invii uomini apostolici e faccia piovere un diluvio di grazie efficacissime che trasformino la terra in Cielo».7

Uniamo le nostre preghiere e le nostre intenzioni alle sue, affinché possiamo vedere questo desiderio realizzato quanto prima. ◊

 

Note


1 DA ORMEA, Salvatore. Vita di San Leonardo da Porto Maurizio. Roma: Tipografia Tiberina, 1867, p.31.

2 Estratto dal Salmo 84: «Volgiti a noi, Dio, nostro salvatore» (84,5).

3 DA ORMEA, op. cit., p.16.

4 Idem, p.18.

5 VILLAPADIERNA, Isidoro de. San Leonardo de Porto Mauricio. In: ECHEVERRÍA, Lamberto de; LLORCA, SJ, Bernardino; REPETTO BETES, José Luis (Org.). Año Cristiano. Madrid: BAC, 2006, v.XI, p.632.

6 Idem, p.634.

7 Idem, ibidem.

 

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