San Nicola di Flüe – Spettacolo per gli Angeli e per gli uomini

Padre di famiglia, militare e giudice influente, quest’uomo singolare aveva gli occhi continuamente rivolti al Cielo, senza mai trascurare il compimento dei suoi doveri concreti.

Alpi svizzere. Un paesaggio oltremodo incantevole, sereno e pacato. Su uno dei pendii delle belle scarpate, un pastore suona il suo corno per radunare il bestiame. Il sole sta già tramontando. Nel villaggio, un po’ lontano da lì, rintoccano le campane dell’Angelus. L’uomo si pone in atteggiamento di preghiera per alcuni minuti, rivolto verso il suono della campana. Dopo aver concluso la sua preghiera con un cerimonioso segno della croce, si dirige lentamente alla stalla, per custodire gli animali.

La figura di quest’uomo attira l’attenzione: di statura elevata, magro al punto da sembrare fatto solo di pelle e ossa, di carnagione abbronzata, rilucente di pulizia. I capelli, segnati dal passare degli anni, sono di un tono grigio scuro. Due ciocche di barba scendono ordinatamente dal suo mento. Spicca in questo insieme lo sguardo: profondo, sereno, energico. Nonostante l’apparenza grave, risalta una nota di semplicità.

Chi lo osservi attentamente si rende conto che, sebbene si occupi della conduzione di greggi, possiede una personalità fuori dal comune, propria di qualcuno ben istruito e di acuto raziocinio; inoltre, i suoi gesti e il suo modo di essere sono propri di chi è esperto nell’arte della guerra.

Che ruolo avrà questo curioso personaggio in mezzo alle poetiche montagne nel cuore della Svizzera?

Amore per la vita contemplativa e, soprattutto, per la volontà di Dio

Il suo nome era Nicola, ed era venuto alla luce nel marzo del 1417. Era originario di Unterwalden, che poco dopo avrebbe formato, con altri cantoni, l’attuale Confederazione Elvetica.

Nonostante i suoi genitori fossero semplici agricoltori, cercarono di offrirgli un’educazione molto superiore a quella amministrata, in genere, a un futuro contadino.

Fin dalla più tenera età, il bambino diede prova di un’intelligenza lucida e fuori dal comune, oltre che di una pietà ammirevole. Incantava familiari e amici con il suo temperamento orientato alla meditazione, essendo fin da piccolo graziato da visioni mistiche che lo invitavano a questo. D’altra parte, si mortificava con grande serietà, imponendosi digiuni e penitenze che giungevano a preoccupare sua madre che temeva che tali rigori potessero nuocere alla sua salute.

Anche se fortemente incline alla vita religiosa e contemplativa, Nicola voleva soprattutto fare la volontà di Dio. Così, contrasse matrimonio con Dorothée Wyzling, una ragazza dal carattere e dalla pietà esemplari, dalla quale ebbe dieci figli. La profonda formazione religiosa e morale che la numerosa prole ricevette dal padre fu coronata dal suo stesso esempio, poiché, sebbene sposato, Nicola continuò ad essere amante del raccoglimento e della preghiera. Lo illustra un’usanza testimoniata dal suo figlio maggiore, che raccontò che suo padre era solito alzarsi di notte, mentre tutti dormivano, per pregare.1

Valoroso soldato promotore della pace

L’attuale Svizzera, da tempi remoti divisa in piccole province, si trovava allora in un momento storico delicato e decisivo. Le regioni che la componevano, denominate “cantoni”, erano quasi indipendenti le une dalle altre e subivano la disputata influenza di paesi vicini come la Francia, la Germania e l’Italia, che lottavano – ora per vie diplomatiche, ora con mezzi bellici – per conquistare le simpatie del popolo svizzero, al fine di annettere terre, ottenere soldati e aumentare il loro potere.

Facciata della casa di San Nicola di Flüe, Sachseln (Svizzera)

A causa di questa situazione, il giovane Nicola fu chiamato alle armi tre volte: nel 1436 e nel 1443, per combattere nel conflitto che la Storia avrebbe chiamato l’Antica Guerra di Zurigo, e infine nel 1460, nella Guerra della Turgovia.

Interno della casa di San Nicola di Flüe, Sachseln (Svizzera)

Oltre ad essere un eccellente soldato, Nicola rivelò in queste occasioni un singolare estro diplomatico, collaborando a stabilire la pace tra i cantoni e la conseguente formazione della nazione svizzera.

Un particolare, tuttavia, va sottolineato: egli lottava tenendo sempre una spada in una mano e un rosario nell’altra, dimostrando così il vero valore del cattolico di fronte alle difficoltà e ai nemici.

Vale la pena notare che fu in quest’epoca che gli svizzeri cominciarono ad essere riconosciuti come notevoli guerrieri, al punto da iniziare a fornire truppe mercenarie ad una parte considerevole dell’Europa. Un esempio degno di nota è quello che accadde nel gennaio del 1506, quando arrivarono a Roma centocinquanta guardie svizzere, che passarono attraverso la Porta del Popolo e si diressero a Piazza San Pietro dove furono benedette da Papa Giulio II. Tale ingresso solenne nella Città Eterna costituì la fondazione ufficiale della Pontificia Cohors Helvetica, la famosa Guardia Svizzera, che avrebbe scelto San Nicola di Flüe come uno dei suoi patroni ufficiali.

Coronato di meriti, si mantenne umile

Al termine di ognuna di queste guerre, Nicola tornava a casa. Lungi dal dedicarsi a una vita tranquilla e mediocre, godendo in modo egoistico della piacevole vita familiare, si poneva al servizio dei suoi concittadini, orientandoli e aiutandoli in tutto ciò che fosse alla sua portata. Tale era la sua saggezza e il suo equilibrio nel risolvere le questioni che gli venivano presentate che, in un’occasione, vollero farlo sindaco, ma lui non accettò, adducendo la semplicità della sua origine. Oltre a disprezzare le glorie del mondo, egli così mostrava il suo rispetto per le persone del cantone di condizione più alta, che egli sinceramente riteneva essere meglio istruite e dotate di maggiori capacità per governare.

Che esempio di modestia! Infatti, gli atti della vita dei Santi sono fondati sull’umiltà, madre di tutte le virtù. Quello che la superbia nega e distrugge, l’umiltà riafferma e consolida.

Tuttavia, a causa delle insistenti richieste del popolo, finì per accettare gli incarichi di giudice e di consigliere cantonale, attraverso i quali continuò ad esercitare una pia ed esemplare influenza nella regione, con invariabile buon tratto, carità e coscienzioso discernimento.

Secondo i suoi più antichi biografi, Nicola rinunciò a queste funzioni pubbliche dopo un processo ingiusto nel quale i suoi energici interventi non ebbero alcun effetto sugli altri giudici, che si mostrarono rigidamente parziali ed emisero una sentenza fraudolenta.

Un messaggio dal Cielo

San Nicola di Flüe in una visione Chiesa di San Teodoro, Sachseln (Svizzera)

Nell’esercizio delle sue diverse attività, come padre di famiglia, soldato e giudice, la grande preoccupazione che guidava Nicola era il perfezionamento nella virtù e la meditazione dei misteri soprannaturali, verso cui era attirato dalle visioni mistiche che non lo abbandonarono mai durante tutta la sua vita.

Sentendosi chiamato da Dio ad un livello più angelico che umano, cominciò a dedicarsi al lavoro di pastore, utilizzando le ore di quiete nei campi per elevare la sua mente alle realtà celesti, lasciandosi assorbire da esse nel suo tabernacolo interiore.

Un giorno, mentre stava custodendo il gregge, vide misticamente un meraviglioso giglio uscire dalla sua stessa bocca e salire fino alle nuvole, per poi cadere sulla terra ed essere divorato da un cavallo. Nicola capì che questo era un messaggio della Provvidenza: la sua vita era ancora occupata da eccessive cure materiali. Dio voleva avvicinarlo di più a Sé e a tal fine gli concedeva grazie insigni; ma le preoccupazioni umane lo costringevano subito a tornare sulla terra e ad abbandonare la contemplazione.

È comunque incoraggiante sapere che un Santo abbia avuto tale difficoltà, che è comune a qualsiasi uomo quando si sente attratto dalle meraviglie spirituali. È perché si è affidato all’aiuto divino, e senza dubbio perché ha fatto ricorso all’intercessione della Madonna, che ancora oggi «Nicola di Flüe personifica in modo ammirabile, l’accordo della volontà naturale e umana con la libertà soprannaturale e celeste. In questo consiste propriamente la perfetta unità della sua vita, in apparenza multipla e varia. Ed ecco perché, svizzero autentico del XV secolo, uomo del Medioevo per educazione, per metodo di vita, per carattere merita essere proposto come esempio e modello di tutti i cristiani, in particolare degli uomini del nostro tempo».2

La chiamata decisiva

Tuttavia, Dio chiese a San Nicola una dedizione specialissima, che gli fu chiara solamente dopo aver molto meditato: avrebbe dovuto abbracciare la completa solitudine! Così, ottenne dalla moglie il consenso a vivere come eremita e lasciò la convivenza con lei e con i suoi dieci figli, come gli aveva ispirato il passo della Genesi: «Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò» (12, 1). Il Cielo avrebbe dovuto essere la sua unica patria!

Nicola andò allora a vivere in una capanna le cui misure non oltrepassavano la sua statura. Nel corso degli anni – venti, secondo alcuni autori – si alimentò solo della Santa Eucaristia, ricevuta una volta al mese.

Nonostante la sua localizzazione remota, i suoi concittadini e familiari lo scoprirono presto, e seppero rispettare il suo nuovo stile di vita senza, tuttavia, smettere di beneficiare delle sue virtù. Nicola divenne sempre più amato e venerato da coloro che andavano da lui per chiedere consigli, preghiere e indicazioni. In alcune occasioni dovette persino abbandonare la sua amata solitudine per risolvere le risse tra i cantoni elvetici, come avvenne nelle trattative che portarono all’Accordo di Stans, firmato nel dicembre 1481. In questo, come in altri interventi, la pace fu ristabilita grazie all’uomo ormai conosciuto come il padre della patria.

È da evidenziare il successo che San Nicola ebbe in queste missioni, evitando spargimenti di sangue tra i cristiani e promuovendo l’unione di coloro che avrebbero dovuto stare insieme sotto una medesima bandiera. Esente da qualsiasi traccia di ipocrisia o falsità, rispondeva alle domande in una maniera molto semplice e puntuale, in una straordinaria serenità d’animo.

Sebbene ci sia una certa concezione sentimentale secondo la quale un uomo giusto non ha mai paura di morire, ci sono stati Santi e molti, che hanno visto la morte arrivare con paura, ma hanno cercato il loro conforto in Dio, e a Lui hanno consegnato le loro anime con una grande serenità. Tale fu il caso di San Nicola quando vide avvicinarsi la sua fine. Gemendo tra atroci dolori, arrivò ad esclamare: «Come è terribile la morte!». Eppure, come un vero eroe della Fede, sapeva di essere forte perché era unito a Dio e, dopo aver ricevuto piamente il Viatico, esalò tranquillamente il suo ultimo respiro.

Esempio nella lotta contro il male

Il fedele, visitando oggi la chiesa di Sachseln, comune del cantone di Obwalden, in Svizzera, può contemplare sotto l’altare una statua d’argento al cui interno si conservano i resti mortali di Fra Klaus, così denominato dai suoi compatrioti di una volta e di oggi. In tempi passati, era consuetudine che i soldati svizzeri depositassero lì le decorazioni conquistate nelle battaglie. Un gesto di speciale nobiltà ed elevazione perché, come sottolinea il Dott. Plinio Corrêa de Oliveira, «l’eroe che si toglie la decorazione dal petto per onorare il Santo, suo antenato, dà a intendere che è più bello discendere da San Nicola che essere coperto da tutti gli onori della terra».3

La mediazione di San Nicola è richiesta per risolvere le lotte tra i cantoni elvetici – Cronaca di Lucerna, di Diebold Schilling

Elevato agli altari il 15 maggio 1947, San Nicola di Flüe è diventato il principale patrono della Svizzera, dove la sua solennità liturgica viene celebrata il 25 settembre.

Spettacolo di amore per gli Angeli e di ammirazione per gli uomini, quest’uomo singolare ebbe gli occhi continuamente rivolti al Cielo, senza mai trascurare di compiere i doveri concreti che gli competevano. Che la sua vita sia uno stimolo per la nostra debolezza nell’affrontare la situazione instabile a cui ogni uomo è soggetto in questo mondo, e che la sua lotta instancabile contro se stesso e contro i dissensi interni del suo paese serva da modello nelle battaglie contro il nemico infernale, perché solamente la santità, di cui il Rosario è arma inseparabile, può affrontarlo e trasformare la Storia! 

 

Note


1 Cfr. BAUD, Philippe. Nicolas de Flue. Un silence que fonde la Suisse. Paris: Du Cerf, 1993, p.32.

2 PIO XII. Discorso ai pellegrini elvetici venuti a Roma per la canonizzazione di San Nicola di Flüe, 16/5/1947.

3 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Um guerreiro perfeito. In: Dr. Plinio. São Paulo. Anno XXI. N.240 (Marzo 2018); p.30.

 

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