San Pier Giuliano Eymard – Precursore del Regno eucaristico

Chiamandolo a fondare il primo Ordine espressamente dedicato alla lode del Sacramento dell’Amore, la Provvidenza voleva da lui soprattutto una fede che non si lasciasse mai vincere, nonostante le contraddizioni e le smentite.

Con i capelli completamente incanutiti, un sacerdote magro, prossimo ai sessant’anni, convinto che non li vedrà mai arrivare a causa dei rigori di una vita dedicata all’apostolato durante la quale non ha concesso nulla a se stesso, conversa con una devota figlia spirituale su questa esistenza terrena già prossima alla fine. La perplessità di vedere ripetutamente frustrati i suoi più nobili desideri e le delusioni avute da alcuni fra coloro che gli erano più vicini e che cercavano ostinatamente di mortificarlo, lo indussero a dichiarare: «La mia consolazione è che, alla fine di tutto questo, ci sarà il Regno del Santissimo Sacramento. Oh, grazie, sì grazie – dirò allora».1

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In un’umile abitazione del villaggio di La Mure d’Isère, ai piedi delle Alpi francesi, la zelante Mariana è impegnata a cercare il fratellino di cinque anni scomparso quella mattina dalla vista della madre. Dopo aver girato per tutte le stanze della casa e conoscendo le buone disposizioni del piccolo, le viene in mente di guardare nella chiesetta vicina. Ma non riesce a trovarlo nemmeno lì. Finalmente, la sua intuizione la conduce dietro all’altare maggiore, dove trova il bambino inginocchiato sulla piattaforma che facilita al sacerdote l’esposizione del Santissimo Sacramento, con la testa appoggiata al tabernacolo. Quando gli viene chiesta una spiegazione, egli risponde candidamente che sta parlando con Gesù e spiega: «Perché da qui Lo sento meglio».2

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Tra questa scena e la precedente erano trascorsi cinquant’anni. Entrambe, però, riassumono il percorso tracciato da un’anima che nell’episodio del bambino innocente già faceva puntare il nord della sua esistenza verso Dio, e nella fede umilmente manifestata alle porte dell’incontro con Lui, certificava il compimento della sua vocazione nel mezzo della smentita di una missione fallita. Di chi si tratta?

Vocazione sacerdotale precoce

Quel piccolo che, oltre ad assistere quotidianamente alla Santa Messa, faceva visita al Santissimo Sacramento due volte al giorno, si chiamava Pier Giuliano Eymard. Con tali predisposizioni vide presto nascere dentro di sé la vocazione sacerdotale, promettendo a Nostro Signore, nel giorno della sua Prima Comunione, di seguire questo cammino.

Coltivava questa vocazione ai piedi della Madonna, che parlava profondamente alla sua anima da quando, poco tempo prima, aveva iniziato a fare un pellegrinaggio che ripeteva tutti gli anni al lontano santuario della Buona Madre di Laus. Tuttavia, la realizzazione di questa chiamata gli avrebbe richiesto ancora dure prove, perché circostanze familiari reclamavano la sua presenza nella casa paterna.

Pier Giuliano superò con determinazione le contrarietà, soprattutto le lotte contro se stesso. Anni dopo avrebbe confessato che queste esperienze, soprattutto nell’arduo campo della castità, avevano contribuito a forgiare il suo carattere combattivo che molto aveva giovato ai giovani che vivevano con lui. Infine, all’età di ventitré anni, colui che era stato un seminarista esemplare, ricevette l’ordinazione sacerdotale a Grenoble.

Ministero fecondo di un’anima sempre chiamata a dare di più

Chi analizza la vita del giovane sacerdote rimane sorpreso di fronte al suo eccellente rendimento in tutti i compiti ai quali i suoi superiori lo destinavano.

Intanto, fin dai primi passi verso il sacerdozio, Don Eymard aspirava fortemente alla vita religiosa, desiderio che non aveva potuto realizzare a causa della salute cagionevole e dell’opposizione di sua sorella. Essendo entrato in contatto con la nascente Società di Maria dei Padri Maristi, credette di trovare lì la realizzazione del suo sogno. Anche in questo caso, come sarebbe stato abituale nella sua vita, dovette superare numerosi ostacoli, ma ottenne la licenza del suo ordinario ed entrò nel noviziato dell’Ordine a Lione.

A soli trentatré anni fu nominato padre provinciale dell’Ordine, una carica immediatamente inferiore a quella di Superiore Generale, oltre la quale ricoprì anche quella di visitatore generale.

La chiamata eucaristica

La visibilità di Padre Eymard sembrava non trovare limiti nella congregazione. La Provvidenza, però, lo chiamava ad maiora… Infatti, anche se lo sguardo umano avrebbe potuto prevedere per lui una folgorante carriera ecclesiastica, una certa inquietudine tormentava la sua anima. Toccato da una singolare grazia di devozione eucaristica, ricevette tre profonde mozioni divine che lo spingevano ad approfondire l’intimo rapporto con Gesù-Ostia che lo aveva caratterizzato fin dall’infanzia.

Nel 1845, mentre portava l’ostensorio con il Santissimo Sacramento nella processione del Corpus Domini, sentì un poderoso appello a depositare ai piedi del Signore nell’Eucaristia tutte le necessità della Chiesa e del mondo di allora. Sopraffatto dall’ammirazione, Gli promise di consacrarsi interamente al ministero di predicare, parafrasando San Paolo, nient’altro che Gesù Cristo e Gesù Cristo Eucaristico. L’apostolato svolto dal Santo a Lione, in seguito a questa prima risoluzione, gli valse l’appellativo di Padre del Santissimo Sacramento.

Ma fu nel 1851 che il carattere concreto che avrebbe avuto il suo ministero si configurò nella sua anima per mezzo di intime grazie mistiche ricevute questa volta ai piedi della Madonna nel suo santuario di Fourvière. Anni dopo, egli stesso scrisse i pensieri che allora lo assorbivano: «Non c’è davvero da meravigliarsi se, fin dall’istituzione della Chiesa, la Santa Eucaristia non abbia avuto un organismo religioso, la sua guardia, la sua corte, la sua famiglia, mentre tutti gli altri misteri di Nostro Signore lo hanno avuto per onorarli e predicarli».3 Senza dubbio, la Divina Provvidenza forgiava in Padre Eymard una certezza che non si sarebbe mai più allontanata dal suo spirito: Era necessario che ce ne fosse uno».4

Data la situazione del mondo, divenne imperativo fondare una congregazione i cui membri si santificassero in funzione del Santissimo Sacramento, ne fossero adoratori permanenti e portassero le anime all’altare, riformando la società a partire dall’Adorazione Eucaristica.

Vocazione chiara, caratteristiche incerte

Sempre docile alla Provvidenza, non volle intraprendere alcuna azione concreta fino a quando non gli fosse chiaramente indicato. Per altri tre anni, si dedicò con tenacia alle funzioni che gli competevano nei maristi, dotando il suo apostolato di un profondo carattere eucaristico e sviluppando diverse iniziative in questo senso, come le giornate eucaristiche, l’Adorazione Notturna e le Quarant’Ore.

Fu solo nel 1853, durante un filiale dialogo interiore mentre faceva l’azione di grazie durante la Santa Messa, che Nostro Signore gli ispirò che avrebbe dovuto, come raccontò in seguito, «formare un’Adorazione Perpetua e per tutti», chiedendo «un sacrificio assoluto, che tutto fosse immolato», compresa la sua appartenenza alla Congregazione Marista. Egli accettò ipso facto l’invito e fu «inondato di consolazione e anche di forza»5 che non lo abbandonarono mai più, in modo da poter sopportare tutto ciò che questa consegna comportava.

Il Signore lo chiamava dall’Ostia Santa che riposava dentro di lui: «Davanti a me riunite i miei fedeli, che hanno sancito con me l’alleanza offrendo un sacrificio» (Sal 50, 5). Tuttavia, il suo cuore insaziabilmente focoso non si accontentava di fondare un’opera volta a provvedere i maggiori splendori, come mai prima, al culto del Santissimo Sacramento. Questo era solo il punto di partenza. La sua aspirazione era quella di condurre a Lui tutti i popoli, riformando così una società che si avviava a grandi passi verso la completa rovina: «Vorrei fare ancora grandi cose per Dio prima di morire. […] Chiedo a Dio, se non c’è orgoglio in questo, di concedermi una missione che mi porti a fare il bene su tutta la terra».6

Questa forte mozione della grazia era piuttosto ardita per l’epoca e per le circostanze in cui viveva. Nella sua notevole ampiezza di vedute, il Santo aveva ben chiaro che cosa questo significasse, ma non si tirò indietro né esitò ad andare avanti: «Ho promesso a Dio che nulla mi avrebbe fermato […]. Soprattutto, ho chiesto […] la grazia di lavorare per quest’opera senza consolazioni umane».7

Una fondazione disseminata di ostacoli e fallimenti

La certezza di una chiamata si scontrò con ostacoli inimmaginabili
San Pier Giuliano Eymard

I passi iniziali verso l’anelata fondazione, Padre Eymard li avrebbe fatti con un ex militare della marina, il conte Raimondo de Cuers, da poco convertito e che in seguito avrebbe ricevuto l’ordinazione sacerdotale diventando il suo primo discepolo. Per portare avanti il progetto, però, doveva ottenere la dispensa dai voti religiosi nella Società di Maria, dove incontrò una fortissima opposizione che gli costò grandi sofferenze. Molti di coloro che egli considerava ancora suoi fratelli d’abito lo consideravano un traditore della vocazione perché, a loro dire, egli abbandonava la congregazione per impegnarsi in un progetto meramente umano, spinto dal desiderio di realizzazione personale.

Ottenuta finalmente la licenza, i due compagni si misero in campo per realizzare l’opera a cui aspiravano, con la benedizione di Papa Pio IX, che incoraggiava tale lavoro, e dell’Arcivescovo di Parigi. Ciò nonostante, la mancanza di mezzi era tale che molte volte temevano per la continuità della fondazione perché furono persino sfrattati dalla prima casa in cui si riunivano. Per anni e anni non riuscirono a disporre di una residenza adatta, né di un locale dove costruire il trono degnissimo che desideravano per Nostro Signore Sacramentato.

Questo non sarebbe stato nulla se fossero accorse vocazioni per il nuovo progetto… Tuttavia, la loro scarsità era desolante, poiché i primi candidati capitolarono davanti alle privazioni a cui le circostanze li sottoponevano, impedendo così l’inizio dell’Adorazione del Santissimo Sacramento con regolarità.

Peggio ancora, non tardarono ad arrivare critiche sull’opera nascente, tra cui quelle di numerosi ecclesiastici. Molte di queste, oh dolore, provenivano dai suoi ex correligionari maristi, che lo accusavano di seminare zizzania nel campo del Signore con la fondazione.

Infine, forse la prova più dolorosa: alcuni ritenevano che tutte queste contrarietà attraverso cui l’opera passava e che non facevano che aumentare con il passare degli anni, indicavano che essa non contava sulle benedizioni del Cielo. Questo instillò nei primi seguaci di Padre Eymard una forte sfiducia riguardo al suo ruolo di fondatore, creando intorno a lui un vuoto penoso. Tale indisposizione si verificò particolarmente in colui che considerava un vero fratello: Padre de Cuers, che lo aveva accompagnato fin dall’inizio e che manifestava sempre più gelosia nei suoi confronti, volendo appropriarsi di qualcosa della grazia fondazionale che non gli spettava. Infine, con la ridicola pretesa di una consegna più radicale a Nostro Signore Sacramentato di quella del Santo, arrivò addirittura a separarsi da lui per fondare un proprio Ordine eucaristico. L’incomprensione e il confronto con colui che avrebbe dovuto essere il suo più grande sostegno e che per giunta trascinava altri dietro di sé, fu uno dei maggiori patimenti che San Pier Giuliano dovette sopportare. Con eroica rassegnazione, tuttavia, egli non negò mai il suo aiuto e la sua amicizia al vecchio compagno.

In mezzo a tanti ostacoli, l’opera avanzava. Possiamo capire, però, quanto questi risultati fossero lontani dall’orizzonte grandioso che aveva scosso il fondatore anni prima. La Provvidenza gli negava, secondo sua richiesta, qualsiasi consolazione umana. Stava forse condannando al fallimento colui che era stato un sacerdote di singolare successo? Secondo i criteri umani, forse, ma dal punto di vista divino la realtà era un po’ diversa.

La via della perplessità, garanzia di successo soprannaturale

C’è qualcosa che fa soffrire il cuore dell’uomo più di qualsiasi afflizione fisica: la contraddizione. Quando il Signore chiese ad Abramo di sacrificare il figlio della promessa, il cuore del patriarca gemette perché la richiesta di Dio contraddiceva ciò che Egli stesso gli aveva promesso.

Perché l’Altissimo procede in questo modo? Egli ha concesso all’uomo la ragione affinché, conoscendoLo, Lo amasse. Tuttavia, in certe occasioni Egli esige dalla sua creatura una consegna talmente elevata che oltrepassa i limiti della comprensione. Gli chiede un passo nei vasti panorami della Fede, ma non gli dà la spiegazione. Tale richiesta si presenta come una contraddizione, se non addirittura come una vera e propria assurdità, di fronte alla quale il povero intelletto umano si sente minuscolo e inefficace.

Era proprio questa la situazione in cui si trovava Padre Eymard. Nel rendere esplicita, per una profonda ispirazione divina, la chiamata sacramentina, egli aveva profeticamente contemplato a quali vertici di amore per il Santissimo Sacramento la sua opera avrebbe dovuto condurre la Chiesa e il mondo, fino a una completa trasformazione della società. Tuttavia, con il passare degli anni, si rendeva conto di quanto la congregazione e la maggior parte dei suoi figli spirituali fossero lontani dalla realizzazione di ciò che il Signore gli aveva detto interiormente, al punto che, vedendo avvicinarsi la fine della sua vita, confidò loro: «Morirò, e quando non ci sarò più, nessuno avrà la grazia della fondazione…  […] E allora, approfittate di me, chiedetemi, usatemi di più. Io vi parlo il più possibile, ma voi vi accontentate di ascoltarmi e di lasciar correre…»8

A coloro che Dio sceglie per percorrere i sentieri della contraddizione restano solo due opzioni: o ribellarsi, abbandonando il primo amore e unendosi a coloro che in Cielo gridavano «Non serviam», o sottomettersi, anche nelle nebbie dell’incomprensione, unendosi alle miriadi di coloro che hanno gridato «Quis ut Deus» e hanno perseverato nella fedeltà a Colui che li amò per primo. San Pier Giuliano Eymard scelse di seguire la strada aperta da San Michele e dai suoi Angeli.

«Alla fine di tutto questo ci sarà il Regno del Santissimo Sacramento»
Processione del Corpus Domini nella Basilica di Nostra Signora del Rosario, Caieiras (Brasile)

Prova e consolazione finale nella smentita

Durante la sua vita egli non fece altro che lottare, pregare e sacrificarsi affinché venisse fondato un Regno Eucaristico tra gli uomini: «Venga il Regno del suo amore e si diffonda su tutta la terra, consumandola con un fuoco celeste ed eterno».9 E la negazione di vedere il compimento di questo ideale, tanto più lontano quanto più si donava per esso, costituiva senza dubbio una prova a cui Dio lo sottoponeva per un’altissima ragione che non gli era dato conoscere. Ecco la grande perplessità dei fondatori: contemplare la possibilità di stabilire in questo mondo un riflesso del Cielo, ma non vederne la completa realizzazione. In realtà, però, più che i loro contributi umani per la realizzazione di questo sogno, il Signore Onnipotente vuole da loro l’oblazione perfetta di una fede che, nonostante le contraddizioni, non si lasci vincere mai.

Che ci sia stata qualche consolazione mistica a sostenere il Santo alla fine dei suoi giorni? Si racconta, ad esempio, della misteriosa apparizione nella sua stanza di un nimbo, nel quale la sua devota assistente, poco incline alle credenze, riuscì a vedere le delicate pieghe di una veste. Che sia stata la Madonna ad avvertirlo della sua imminente dipartita e a consolarlo in questa trance? Non lo sapremo mai con certezza. Possiamo invece dedurre che egli possedesse la piena sicurezza, sostenuta dalla fede, del compimento della sua missione, al punto che, pochi giorni prima di morire, affermò, come abbiamo visto all’inizio di questo articolo: «Alla fine di tutto questo, ci sarà il Regno del Santissimo Sacramento».

Sia prima che dopo il suo passaggio all’eternità, San Pier Giuliano Eymard poté constatare l’effetto di quest’olocausto di fiducia consumato con eroismo: l’ostensorio, circondato dal massimo onore, che regna su una società tutta fatta di santità. I suoi sforzi, pertanto, a favore dell’instaurazione di questo Regno Eucaristico non sono stati vani. Egli capì che era necessario che qualcuno soffrisse avendo chiaro l’obiettivo dei suoi patimenti, che un uomo credesse nella pienezza di tale Regno senza vederlo in questa vita, in modo che altri potessero contemplarne la piena realizzazione. Il fondatore dei sacramentini fece questo alla perfezione, dando un contributo decisivo al trionfo del Cuore Immacolato di Maria annunciato al mondo mezzo secolo dopo a Fatima, perché il Regno della Madonna e il Regno Eucaristico sono una cosa sola. 

 

Note


1 O BEATO PEDRO JULIÃO EYMARD Rio de Janeiro: Livraria Eucarística, 1953, p.593. I dati biografici di questo articolo sono stati tratti dalla stessa opera.

2 Idem, p.8.

3 Idem, p.175.

4 Idem, ibidem.

5 Idem, p.255.

6 Idem, p.262.

7 Idem, p.256.

8 Idem, p.609-610.

9 Idem, p.351.

 

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