Tra i cattolici di oggi, l’interesse per la conoscenza della vita dei Santi è cresciuto in modo significativo. Un certo rammarico, però, lo provano coloro che indagano sulla biografia dei membri della Chiesa Cattolica nascente, non quella dei membri dei primi secoli, ma quella di coloro che vissero con Gesù nei primi anni e decenni.
Gli Evangelisti, infatti, sono stati così sintetici nel raccontarci la loro vita! Raccontano in modo breve e semplice la storia di personaggi che suscitano la curiosità di ogni cristiano che si dedica al loro studio nel corso dei secoli. Ma chi erano gli Apostoli o i discepoli? E quel gruppo di donne che seguivano Gesù, quali virtù avevano? I miracolati – ciechi, paralitici, risorti – che fine hanno fatto dopo essere stati guariti? Poche parole e brevi righe, piccole tracce biografiche: questo è tutto ciò che la posterità ha ereditato.
Tra i personaggi menzionati nei Vangeli solo in San Luca c’è San Zaccaria, membro della tribù di Levi e padre di San Giovanni Battista
Tra gli Evangelisti, tuttavia, spicca il medico San Luca. Questo scrittore sacro, che all’inizio della sua narrazione annuncia di aver «deciso […] di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi» (Lc 1, 3), presenta alcuni dei protagonisti del Vangelo con ricche informazioni biografiche. Non è altro che la penna dello Spirito Santo!
Definito l’Evangelista dell’infanzia di Gesù, racconta fatti e persone che non compaiono nelle altre narrazioni del Nuovo Testamento, il che fa pensare che la sua “diligente” indagine lo abbia condotto ai testimoni oculari, alle persone ancora in vita che avevano assistito ai primi passi del Redentore, o addirittura ai protagonisti dei sublimi episodi riportati.
Tra i personaggi descritti soltanto da San Luca c’è Zaccaria, il padre di San Giovanni Battista; e, tra i fatti esclusivi, si leggono l’annuncio dell’Angelo e la nascita miracolosa del Precursore.1
Zaccaria, il levita
«Al tempo di Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa» (Lc 1, 5). Da eccellente narratore, il colto San Luca indica il momento storico della circostanza: fu durante il regno di Erode. Stiamo parlando di Erode I, detto il Grande, che regnò su tutta la Palestina dal 37 a.C. al 4 d.C.
Zaccaria, derivato da Zicri, cugino di Aronne, era un nome comune tra i discendenti di Levi (cfr. Es 6, 21 e Ne 12, 16) e significa Dio si è ricordato.
I Leviti formavano la tribù di Israele alla quale era stato affidato il culto e il servizio nel Tempio. Ai tempi del Re Davide (cfr. 1 Cr 23, 1-5), un censimento indica, al di là del loro numero, anche com’era la loro organizzazione: ventiquattromila si dedicavano direttamente ai sacrifici; seimila erano scribi o giudici; quattromila, portieri e altri quattromila erano musici. Il re-profeta li divise in ventiquattro gruppi o classi che si alternavano nelle funzioni sacre. L’ottava classe era quella di Abìa.
Dopo l’esilio da Babilonia e la ricostruzione del Tempio, il culto fu riorganizzato e il servizio delle classi sacerdotali ristabilito. Quando arrivava il suo turno, il gruppo doveva riunirsi a Gerusalemme per svolgere l’esercizio delle sue funzioni. È così che Zaccaria, abitante del villaggio montano di Ain Karim, distante sette chilometri a ovest dalla Città Santa, dovette recarsi fin là per il sacrificio.
L’elogio della Scrittura
Zaccaria aveva sposato Elisabetta, il cui nome significa Dio ha giurato. Anche lei discendeva da Aronne. Di loro l’Evangelista scrive che «erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore» (Lc 1, 6).
Zaccaria era sposato con Elisabetta, anch’ella discendente di Aronne. Entrambi erano giusti davanti a Dio e osservavano i precetti del Signore
Le Scritture, sempre parsimoniose nella descrizione dei personaggi, non lesinano parole per tessere elogi alla condotta del sacerdote. Nell’Antico Testamento, le anime sante erano chiamate giuste, aggettivo attribuito a diverse figure bibliche. Nel caso di Zaccaria, a questa dignità si aggiunge il fatto che egli osservava irreprensibilmente «tutte le leggi e le prescrizioni del Signore». Che elogio! Zaccaria era un uomo retto, integro e fedele.
Alle lodi riguardanti la dignità del levita, si somma una nota di tristezza: egli non aveva figli. Contrariamente ai parametri moderni che condannano la prole numerosa, nell’Antico Testamento i figli erano un segno della benedizione di Dio, mentre la sterilità era considerata come una maledizione, anche se nelle pagine sacre abbondano esempi di madri infeconde con figli miracolati: Sara, nonostante fosse sterile, concepì Isacco (cfr. Gn 11, 30); Anna, in circostanze analoghe, diede alla luce il profeta Samuele (cfr. 1 Sam 1, 2-6); e anche Sansone nacque per un prodigio (cfr. Gdc 13,2). La fedeltà di Zaccaria diveniva, così, ancor più meritoria perché nelle avversità continuava ad essere irreprensibile.
Dal Vangelo si possono dedurre alcuni altri tratti del santo personaggio. Essendo un ebreo fedele, come si evince dalle parole di San Luca, la sua condotta come sacerdote doveva essere esemplare. I riti sacrificali, la forma di preghiera e di culto in vigore tra gli israeliti, erano realizzati da lui con pietà e fervore. In un’epoca di decadenza morale e religiosa tra il popolo eletto, l’amore di questo sacerdote per le Scritture contrastava certamente con la freddezza e l’indifferenza dei leviti del tempo.
Questo è il profilo morale e psicologico di Zaccaria, la cui vita si sarebbe presto legata all’evento culminante della Storia.
La prova di Zaccaria
Quel giorno era compito di Zaccaria offrire l’incenso nel Santuario del Signore. Era un momento solenne del culto e tutto il popolo aspettava fuori, perché a quell’atto seguiva la benedizione. Lì, nel luogo più sacro della religione ebraica, in mezzo alla nuvola profumata che riempiva tutto l’ambiente, apparve l’Angelo Gabriele che portava una buona novella: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita» (Lc 1, 13a).
A quale preghiera si riferisce il messaggero celeste? Sicuramente Zaccaria aveva chiesto a Dio di porre fine all’umiliazione della sterilità e di dargli una discendenza. Ma nelle preghiere del santo sacerdote non c’erano solo i suoi interessi. Egli deve aver chiesto la venuta del Messia, perché era giunto il tempo delle profezie; deve aver pregato Dio di preparare il popolo eletto a ricevere il Promesso; deve aver implorato l’Altissimo di curare lo stato di tiepidezza che si manifestava nella classe sacerdotale di Israele, tanto recriminata dai profeti.
«Tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni» (Lc 1, 13b), prosegue l’Angelo, rivelando che quel bambino «sarà grande davanti al Signore» e possederà «lo spirito e la forza di Elia» per compiere una missione: «preparare al Signore un popolo ben disposto» (Lc 1, 15-17).
Di fronte all’annuncio dell’Angelo, Zaccaria avvertì la sproporzione tra la sua piccolezza e la grandezza della promessa divina. Ascoltò, esitò e dubitò…
Il messaggio era troppo grande per il cuore di quell’anziano. Il giusto Zaccaria sentì la sproporzione tra la sua piccolezza e la grandezza della promessa divina. Ascoltò, esitò e dubitò. Il suo atteggiamento non deve sorprendere, perché non c’è battaglia più intensa per l’uomo di quella della fede. Il sacerdote che aveva superato tutte le lotte della vita diventando irreprensibile, vacillò per un istante.
Per un misterioso disegno, Dio permise questa debolezza di Zaccaria, simile a quel doppio colpo di Mosè sulla roccia (cfr. Nm 20, 11) che gli negò l’ingresso nella Terra Promessa. Forse la Provvidenza approfittò di questo momento di debolezza per insegnare alle generazioni future quanto siano dure le prove della fede che scuotono il cuore anche degli uomini più eletti. Inoltre, questa defezione avrebbe consentito il manifestarsi per la prima volta nella Storia della mediazione di Maria Santissima.
In ogni caso, l’Angelo Gabriele annuncia che Zaccaria rimarrà muto perché non ha creduto.2
In compagnia di Maria Santissima
Dopo che Elisabetta ebbe concepito, sua cugina venne a farle visita nella fase finale della gestazione. Il momento del suo arrivo si converte in una sinfonia di esclamazioni e canti sublimi. Elisabetta, sopraffatta dalla grazia, prorompe in elogi a Maria: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore!» (Lc 1, 42.45); Giovanni Battista esulta nel grembo materno perché ha udito la voce benedetta della Madre di Dio; la Santissima Vergine intona il cantico del Magnificat.
A queste armonie, però, Zaccaria non partecipò. Privato dell’udito, non sentì nulla; muto, non esclamò nulla e nulla cantò.
L’anziano, tuttavia, poté godere della compagnia di Maria per alcuni mesi durante i quali apprese vere e proprie lezioni di fede, non per mezzo di parole, ma con l’esempio, da quella giovane donna così piena di unzione.
Certamente si stupì del fatto che Maria, scelta per la più alta missione della Storia – essere Madre di Dio! – Si offrisse di aiutare la cugina nelle faccende domestiche, come preparare il pasto, lavare i panni o pulire una stanza. Quali preziosi insegnamenti Zaccaria poté osservare e imparare, forse l’unico testimone di questi atti di virtù della Madonna! Questo ritiro mariano preparò il suo cuore al momento della nascita di suo figlio.
E se da un lato Zaccaria analizzava la giovane donna, anche Maria Santissima lo osservava. Quante volte avrà pregato per il silente anziano?
«Giovanni è il suo nome»
«Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio» (Lc 1 ,57). Il giorno della circoncisione si svolse la discussione tra la parentela: che nome dare al bambino?
Interpellato per mezzo di segni, Zaccaria, ormai pieno di fede e obbediente all’Angelo Gabriele, scrive sotto gli occhi stupiti di tutti: «Giovanni è il suo nome» (Lc 1, 63). Nello stesso istante, il sacerdote è di nuovo in grado di parlare. In quel momento, però, qualsiasi parola sarebbe stata banale; Zaccaria apre le labbra per cantare!
Pieno di Spirito Santo, intona il cantico che la Chiesa ricorda quotidianamente nelle Lodi della Liturgia delle Ore: il Benedictus. Le sue parole, trattenute per tanti mesi dalla mano dell’Angelo, saranno ripetute fino alla fine dei tempi dalla voce della Chiesa: «Benedetto il Signore Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo» (Lc 1, 68). Zaccaria intona un inno di fede!
Un cuore guarito dalla presenza di Maria
La penna dell’Evangelista tace sul resto della vita di San Zaccaria. È comunemente accettato che, ormai anziani, lui e sua moglie Elisabetta non rimasero molto più a lungo su questa terra; presto si riunirono ai loro padri, mentre il figlio prediletto iniziava a essere misteriosamente preparato per la sua missione.
Nel tempo trascorso con Maria Santissima, Zaccaria risanò il suo cuore ferito dal dubbio; così, una volta recuperata la parola, intonò un inno di fede!
Ma se l’attenzione di San Luca si concentra sulla missione di Giovanni Battista e sulla vita del Messia, i brevi eventi raccontati nel primo capitolo del suo Vangelo sono sufficienti a trasmettere una preziosa lezione sulla vita dei Santi.
Così, coloro che ritengono che il cammino delle anime virtuose sulla terra sia come una piacevole passeggiata nella quale le lotte, le prove e i dolori sono assenti incorrono in un grave errore. Al contrario, i Santi combattono e soffrono, e proprio per questo sono degni di lode.
In conclusione, la biografia di questo venerabile levita ci fa capire ulteriormente che la presenza e l’intima relazione con Maria Santissima possono risanare tutto, anche un cuore ferito dal dubbio e dalla sfiducia verso Dio. ◊
Note
1 Oltre al Vangelo di San Luca, in questo articolo sono state utilizzate le seguenti opere per le informazioni storiche ed esegetiche: Cfr. TUYA, OP, Manuel de. Biblia Comentada. Evangelios. Madrid: BAC, 1964, vol. V, pp.749-759; IGLESIAS, Salvador Muñoz. Los Evangelios de la infancia. Madrid: BAC, 1986, vol. II, pp.96-97.
2 La parola greca che compare nel Vangelo di Luca – kophós – può significare muto o sordo, o entrambe le cose allo stesso tempo. Quello che si deduce dalla lettura è che Zaccaria divenne sordomuto, anche se l’Evangelista non lo dice esplicitamente.