La sollecitudine che [San Luigi Beltrán] manifestava per gli interessi temporali della comunità era solo un riflesso di un’altra sollecitudine, molto più tenera, con cui vegliava sulla perfezione dei suoi religiosi. […]
Un religioso che aveva ricevuto l’abito nel convento di Sant’Onofrio comunicava a Padre Antist le sue impressioni su San Luigi come superiore in questi termini: «All’epoca della mia professione, feci con Padre Luigi una Confessione generale. Quando arrivai a un peccato della mia vita nel mondo, la vergogna mi fece esitare. Allora il buon padre esclamò: ‘Vuoi dunque seguire le orme di Giuda non accusandoti di questo peccato?’ E me lo descrisse con esattezza. Da quel momento in poi, ogni volta che lo incontravo, non potevo fare a meno di provare un certo timore, perché evidentemente conosceva i miei più piccoli difetti, anche quelli nascosti. Spesso mi metteva in guardia. Ad esempio, avevo appena scritto una lettera senza previa autorizzazione. Il padre priore mi disse: ‘Hai scritto una lettera’. In un’altra occasione, mi rivelò una mancanza che nessuno poteva sospettare. Quando manifestai il mio stupore, mi rispose: ‘Non ti turbare. Ti ho rivelato questa mancanza perché tu non abbia difficoltà a confessarla a me, che già la conosco’». […]
Questa meravigliosa prerogativa potrebbe incutere un certo timore. Infatti, se fosse concessa a un uomo qualsiasi, ci causerebbe un tormento intollerabile l’idea che i nostri pensieri più segreti si dispieghino davanti ai suoi occhi come la pagina di un libro. Ma questo favore divino – riservato ai Santi e usato sempre con dolcezza, umiltà e carità, per il bene delle anime – deve ispirare in tutti i religiosi di spirito buono una fiducia illimitata.
WILBERFORCE, OP, Bertrand.
Vie de Saint Louis Bertrand.
Paris: P. Lethielleux, 1904, pp.221-224