La felicità dell’eterna beatitudine

Vivendo in questa valle di lacrime, a volte alziamo gli occhi al Cielo, e la speranza di raggiungere la felicità eterna ci conforta e ci incoraggia. Ma cosa sappiamo di queste gioie eterne?

Ho sempre avuto un’impressione singolare riguardo a certe descrizioni o rappresentazioni del Cielo. Per fede, sapevo che si tratta di un luogo dove esistono tutte le delizie, ma, quando queste mi venivano descritte, avevo la sensazione che fossero deliziose per gli altri e non per me.

Ad esempio, alcuni dipinti raffiguravano il Cielo molto azzurro, con una nuvola bianca a forma di sofà su cui si vedeva seduto un Angelo che suonava un violino. Naturalmente, non esistono nuvole materiali in Cielo, e questo modo di dipingerlo è un simbolo della realtà celeste. Questa non è, però, la realtà intera: bisognerebbe aggiungere altri elementi per averne una nozione completa.

“Angeli musici”, del Maestro de Rubio – Museo Episcopale di Vic (Spagna)

Mi rendo conto che quei dipinti presentavano qualcosa di più piacevole rispetto a questa valle di lacrime. Tuttavia, se dovessi passare l’eternità in un Cielo azzurro, seduto su una nuvola bianca a suonare il violino, confesso che non sentirei questo luogo come la patria della mia anima.

Opinione errata di immobilità

Mi causava perplessità anche l’idea poco indovinata di raffigurare il Cielo immerso in una sorta di immobilità. Secondo la dottrina cattolica, in Paradiso l’uomo non può crescere in grado di gloria essenziale. Egli vi rimane per tutta l’eternità così come è stato ricompensato dopo la morte, godendo di una felicità piena.

Avevo, allora, la sensazione che nel Cielo tutto si fermi per sempre e che tutti gli eletti guardino un Dio altrettanto immobile. Ora, posto che il movimento e la comunicazione fanno parte del nostro modo di essere, mi scontravo con la difficoltà di comprendere l’attrazione di un Cielo simile.

Queste erano alcune opinioni sbagliate che, se non fossero state corrette, avrebbero potuto diminuire la mia speranza e il mio interesse per i beni celesti.

Movimento nel Cielo, con l’aggiunta della felicità accidentale

Ho quindi intrapreso un lavoro di analisi del Paradiso, basato su commenti di Santi, in modo da averne un’immagine reale e renderlo più appetibile.

Trattiamo in modo particolare quella che potrebbe essere definita l’immobilità celeste. È corretto dire che, nella beatitudine eterna, la felicità di un’anima non può aumentare e che, per questa ragione, tutto lì è immobile come si è portati a immaginare? Oppure è possibile un aumento di intensità in questa gioia? In altri termini, ci sarà in Cielo movimento e vita – anche vigorosissimi – di cui non abbiamo idea? Come sarà?

Per costruire gradualmente un’immagine reale del Cielo, consideriamo che quando un uomo pratica una determinata azione buona o cattiva, anche dopo essere stato giudicato e aver ricevuto la sua ricompensa o punizione, questo atto a volte continua ad avere ripercussioni fino alla fine del mondo.

Prendiamo, ad esempio, un religioso che attiri una persona a far parte della sua congregazione. Sembra qualcosa di veramente semplice e banale. Ma la persona attirata può portarne un’altra, che a sua volta ne chiamerà una terza e così via, in modo che fino alla fine dei tempi ci sarà un filone di figli, nipoti, pronipoti e trisnipoti spirituali di quel religioso che ha portato il primo. Man mano che passano i secoli, dall’alto del Cielo egli può vedere l’effetto della buona azione che ha compiuto e sperimenterà di conseguenza rinnovate gioie. Anche se è inondato di felicità, contemplando Dio faccia a faccia, guardando giù sulla terra e rendendosi conto delle conseguenze del bene che ha fatto, la sua gioia, per così dire, aumenta.

La felicità di un’anima può, quindi, crescere accidentalmente attraverso la moltiplicazione, nel corso dei tempi, degli effetti della buona azione che ha compiuto. Questa verità, tra l’altro, mi incoraggia sempre quando mi accingo a scrivere un libro: l’opera potrà produrre frutti buoni fino alla fine del mondo, e in Cielo la mia gioia aumenterà nel vedere che, ad esempio, tra mille anni questo libro avrà fatto del bene a qualche anima e avrà dato gloria a Dio.

Scambio tra l’eternità e il tempo

Consideriamo ancora un altro esempio. Immaginiamo una regina sposata a un re molto potente e che goda vicino a lui di tutta la felicità che la sua condizione le procura. Supponiamo che il giorno del suo compleanno un gruppo di contadini venga a danzare davanti alla finestra della sua camera, in segno di amore e allo scopo di renderle omaggio. Se i contadini non vengono, la regina sarà comunque felice, perché gode dello stare insieme al re, che costituisce la sua felicità essenziale. Quando, però, quei sudditi si presentano per consegnarle il loro dono, la sovrana proverà una gioia accidentale in più. Esce sulla terrazza, osserva la scena, si compiace dei contadini e poi fa servire loro dei dolci e rivolge una parola gentile a ciascuno di loro. Loro sono felicissimi e lei ne è compiaciuta.

Pertanto, questo fatto ha aumentato, accidentalmente e non essenzialmente, la contentezza della regina, a somiglianza delle frange del tappeto che, senza farne parte, servono comunque come prolungamento.

Analogamente, molti avvenimenti sulla terra possono aumentare la nostra gioia in Cielo, perché c’è una relazione per cui la felicità del Paradiso si muove in accordo con le situazioni di questo mondo.

Per inciso, vale la pena ricordare che la regola vale anche per l’inferno: ogni volta che il condannato contempla il male che ha fatto e che si ripercuote sugli altri nel tempo, il suo tormento può, in un certo senso accidentale, aumentare.

Questo ci porta a riflettere, perché tutto quello che realizziamo in questa vita terrena si ripercuote in gloria in Cielo o in tristezza all’inferno. Se sapessimo contemplare ogni atto della nostra esistenza in questo modo, come sarebbe diversa! Se inoltre concepissimo il Cielo come una tribuna della terra, con la possibilità che i Santi intervengano attivamente per quelli che sono quaggiù, attraverso le loro preghiere e le loro ispirazioni, come sarebbe diverso il nostro modo di vedere il Paradiso!

Santa Teresina di Gesù Bambino diceva di voler trascorrere il suo Cielo facendo il bene sulla terra. È un programma bellissimo, che ci dimostra, ancora una volta, la realtà di questo scambio tra la beatitudine eterna e il tempo.

Comunione che intensifica il rapporto con Dio

Qualcuno potrebbe chiedere: «Dott. Plinio, sono d’accordo, ma quando la storia umana sulla terra sarà finita e tutti gli eletti saranno in Cielo, allora tutto si fermerà?».

Particolare del “Trittico del Giudizio Universale”, del Beato Angelico – Gemäldegalerie, Berlino

Per rispondere, citerò un bellissimo passo della vita di Santa Gertrude. Si racconta che un giorno, mentre lei e le sue suore stavano cantando l’Ave Maria durante l’ufficio del Mattutino, la Santa fu sopraffatta dall’estasi. Vide allora tre fasci di luce – che simboleggiavano il potere del Padre, la sapienza del Figlio e la tenerezza misericordiosa dello Spirito Santo – che fuoriuscivano dal seno della Santissima Trinità e penetravano nel Cuore della Madonna per tornare da qui alla loro fonte, cioè alla Trinità Beatissima.

Questa visione evidenziava come la Madre di Dio Si rallegri in Cuor suo e come nel suo Cuore ci siano nuove espansioni della Santissima Trinità ogni volta che un’anima sulla terra recita devotamente l’Ave Maria.

Ora, a fortiori, quando un beato in Cielo elogia la Madonna, c’è un aumento della comunicazione della Beata Vergine Maria con la Santissima Trinità e viceversa. Così come c’è un aumento accidentale di gaudio in Paradiso, per cui, nella misura in cui i Santi si amano, conversano, convivono, la relazione di tutti con Dio si intensifica.

Esiste, pertanto, una sorta di interazione reciproca a cui Dio Si associa. È il movimento del Cielo, alla maniera di un’immensa, santissima e innocente politica, in cui tutti si impegnano, senza stancarsi, di aumentare il proprio gaudio e quello degli altri, nuotando, per così dire, nella gentilezza e nella felicità reciproca.

Una novità continua

Da questo punto di vista, il Cielo potrebbe essere paragonato a una corte splendida e perfetta, dove i cortigiani, quando si incontrano, si inchinano profondamente gli uni davanti agli altri con immenso amore; poi si salutano davanti al Re che, accorgendosi di questo affetto, si rallegra e assegna a ciascuno un premio. Essi ringraziano il Monarca per la sua munificenza ed egli offre loro altri premi. E così passano di premio in premio, sempre arricchiti di qualcosa di nuovo.

Questa vita e questo movimento nel Cielo si verificano soprattutto nel progresso che fanno gli eletti nella conoscenza di Dio, infinitamente interessante. Essendo Egli la gentilezza, l’affabilità, ci rivela tutte le cose nella loro essenza, con fascino, con incanto, con quella che si potrebbe chiamare una verve divina che non possiamo immaginare…

In tal modo, in tutte le sue infinitudini, vedremo Dio sempre in modo diverso e non finiremo mai di conoscerLo. Egli sarà per noi una continua novità, i cui svariati aspetti gli Angeli e i Santi commenteranno tra loro, perché ognuno contempla e adora Dio da angolazioni diverse. La conversazione sulle eccellenze divine sarà cantata, e questo eterno canto del Cielo indurrà i giusti a un progresso costante, senza fatica, perché è movimento e riposo allo stesso tempo.

Come immagino il mio Cielo?

Infine, in risposta alla gentile richiesta dei miei ascoltatori, vorrei dire come immagino il Cielo per me, se la misericordia di Dio mi ci condurrà, sapendo che, su richiesta di Maria, Nostro Signore può destinarmi a qualcosa di molto diverso da quello che la mia immaginazione concepisce. Quello che dirò è solo un abbozzo dal “lato di qua”, implorando la Madonna che ottenga per me qualcosa di ancora migliore.

Tenendo conto di com’è fatta la mia anima, immagino di vedere Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo e, appena sotto, la Madonna. Li contemplerei a un’altezza prodigiosa, infinitamente superiore a me, in modo tale da sentirmi un granello di polvere rispetto a Loro, ma felice di essere un granello di polvere e che Essi siano quello che sono.

Allo stesso tempo, paradossalmente, sarei così vicino a Loro da poterLi vedere e da considerarmi in condizioni di amare tutto esattamente come Essi amano. Tra Dio, la Madonna e me, vorrei contemplare una splendida e armoniosa gerarchia di persone, successivamente superiori, con perfezioni e ordinamenti via via crescenti, attraverso le quali potrei conoscere meglio Dio.

E mi immagino incantato in questa gerarchia, piccolo al suo interno, ma estasiato in massimo grado, con l’impressione che tutte queste eccellenze mi inondino e si riflettano in me come qualcosa di gravissimo, serissimo, maestosissimo, da un lato; dall’altro, affabilissimo, pieno di sorrisi e condiscendenza nei miei confronti, tanto da farmi esclamare: «Sono finalmente arrivato alla patria della mia anima!».

Il Dott. Plinio nel 1988

Una tale concezione del Cielo non sarebbe completa senza l’idea di una relazione particolare con la Madonna. Un rapporto che, se non fosse audacia, aspirerei fosse molto speciale, come quello di un granello di polvere accanto al trono della Regina Celeste, molto vicino a Lei e – perché non osare immaginarlo? – addirittura nel Cuore stesso della Santissima Vergine.

Questo è il mio desiderio. Ecco come sarebbe il Cielo che concepisco per me. ◊

Estratto, con adattamenti, da:
Dott. Plinio.
San Paolo. Anno VII. N.76
(luglio 2004); p.26-30.

 

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