La rilegatura delle pagine della Storia

Che cos’è la Storia? Una successione caotica di eventi? Per comprenderla, è necessario considerarla in funzione del suo asse: la Santa Chiesa Cattolica.

Una persona che studia la Storia in una particolare opera e prende in considerazione l’Antichità – gli Egizi, i popoli caldei e altre civiltà del passato – si imbatte in imperi che crollano e in situazioni che rinascono. Quando si arriva all’ultima pagina, si verificherà quello che succede sempre quando si finisce di leggere un libro molto impegnativo nel quale c’è una sequenza di storie intrecciate: la materia causa una certa impressione che il lettore spera diventi più definita e si trasformi in un pensiero. Nasce allora una domanda o anche una qualche idea dominante.

La persona è costretta a stabilire un parallelo tra il punto di arrivo e il punto di partenza, tra l’Antichità e la Storia dei nostri giorni. Nella fase successiva, è portata a chiedersi:

«Migliaia di milioni di uomini sono nati e sono morti; altri stanno nascendo e morendo. Perché sono nati e perché moriranno? L’opera che hanno svolto sulla terra ha una qualche relazione con il fine a cui sono destinati e con l’origine da cui sono venuti? Quest’opera ha una qualche continuità?

«Sarà possibile affermare che la Storia non è un caos? O ci sarà qualche fattore che la trasforma in un corso coerente di eventi? O ancora, dobbiamo considerarla come una specie di arena in cui milioni di gatti selvatici sono stati lasciati liberi e finiscono per sbranarsi a vicenda, mettendo così un punto finale alla situazione?».

L’esistenza umana: una notte nella foresta?

Ho cominciato ad avere l’impressione che si tratti di un’arena in cui gli animali selvatici si devastavano a vicenda quando qualcuno ha richiamato la mia attenzione sulla situazione di una foresta di notte.

Non sono particolarmente portato per la campagna. Tuttavia, nei miei scarsi e furtivi contatti con la foresta – che, va detto, avvenivano di giorno – l’ho trovata simpatica perché offriva due cose molto piacevoli: ombra e acqua fresca.

Di notte, però, la foresta mi sembrava strana, brutta e buia. Se aveva una qualche bellezza, era solo quando uno spiraglio di luce lunare incideva sulle cime degli alberi. Dall’interno si sentiva di tanto in tanto il cinguettio o il fruscio di un animale spaventato, dando l’impressione che quello fosse il regno del disordine, delle cose come non devono essere, oscure e sinistre. In ogni caso, la boscaglia, di notte, non mi interessava.

La vita sarebbe come una grande notte trascorsa nella foresta, attraverso la quale tutti passano per poi scomparire?
Crepuscolo in una foresta di Dülmen (Germania)

Finché un conoscente mi ha chiesto se avessi mai pensato al simbolismo di quel rumore notturno… Con mia grande sorpresa, mi ha raccontato che durante la notte ci sono conflitti sanguinosi nella boscaglia: mentre alcuni animali dormono, altri li attaccano e li divorano. Secondo questa persona, lì la carneficina è molto maggiore di notte che alla luce del giorno.

Alla luce di ciò, mi sono chiesto: che senso avrà una notte nella foresta? Ha un ordine comune? O si tratta solo di una tragedia in cui alcuni cadono per stanchezza, altri aggrediscono e altri ancora scappano, insomma un insieme eterogeneo di eventi?

E l’esistenza umana? Sarà come una grande notte trascorsa nella foresta? O è solo un dramma per il quale tutti noi dobbiamo passare per poi scomparire?

La necessità di una Filosofia della Storia

Perché questa lunga dissertazione? Per mostrare un fatto che è di capitale importanza per il nostro punto di vista: non è possibile studiare la Storia senza cercare di fare una Filosofia della Storia. E non è possibile fare Filosofia della Storia senza cercare di rispondere a questa domanda: qual è la sua origine, il suo mezzo e il suo fine?

Immaginate un aereo su cui viaggia un gruppo di persone la cui memoria è stata scossa e che improvvisamente si rendono conto, con sorpresa, di star navigando nell’aria. Appena si rendono conto di muoversi nello spazio, iniziano a porsi una serie di domande: «Da dove veniamo? Dove andiamo? Quando e dove arriveremo?».

Gli spiriti più pratici tra loro si chiederebbero: «Com’è che si muove? È necessario fare qualcosa perché questo veicolo si muova?». Alcuni potrebbero sentirsi male durante il viaggio, ponendosi così un doppio problema, quello della navigazione – come arrivare alla fine – e quello di porre rimedio al malessere che hanno: «Finché non arrivo, cosa posso fare?». Indipendentemente da tutto questo, ci sono necessità contingenti prima di arrivare alla fine del viaggio: bisogna mangiare, bere, dormire, ecc.

Immaginate che ci sia un quinto fattore: il nemico. Cioè, a un certo punto ci si rende conto che all’interno dell’aereo c’è un nemico che sta tramando per far sì che la nave subisca un terribile disastro. Quindi è necessario liquidarlo.

In questa immagine sono ben rappresentati i problemi della Filosofia della Storia. Infatti, una Storia studiata senza tenere in considerazione la filosofia che la spiega è del tutto antiscientifica. Ebbene, è questa Storia superficiale che impariamo comunemente a scuola, nella quale si inserisce la tesi, che ci insegnano, del cosiddetto evoluzionismo storico.

«In principio erano gli egizi!»

Gli insegnanti comunemente spiegano in modo infondato che è impossibile rintracciare l’origine del popolo egizio, persa nella notte della Storia. Per tali docenti, nessuno conosce il primo passo del lungo viaggio dell’umanità su questa terra.

A uno di loro viene chiesto: «Perché inizia lo studio della Storia dagli Egizi, quando ci sono così tante preistorie?». Invece di rispondere come San Giovanni all’inizio del suo Vangelo: «In principio era il Verbo», la maggior parte degli insegnanti dirà: «In principio erano gli Egizi!».

Poi arrivano i Caldei – perché non gli Etiopi? – e viene fuori la Storia come la conosciamo: la guerra tra Greci e Persiani, con diritto a gesti di eroismo da parte dei primi, che molti professori ritengono formidabili, ecc. La si memorizza in maniera meccanica e sorge il dubbio: perché i Greci hanno combattuto con i Persiani? Perché i Caldei hanno combattuto con l’Egitto? Nessuno lo spiega in modo convincente.

Improvvisamente, nella continuità della narrazione storica, spunta una piccola luce che, per i nostri insegnanti comuni, non getta alcuna luce; solo i più audaci menzionano la nascita di Gesù Cristo in Galilea. E questo è tutto.

L’universo e la Storia

Tuttavia, per noi cattolici è impossibile concepire la Filosofia della Storia in un modo che non includa Dio e la Religione Cattolica. Solo in Lui troveremo le giuste risposte alle domande che ho formulato sopra.

In primo luogo, perché la Storia è un elemento vivo e di grande valore della creazione, opera di Dio Nostro Signore. Infatti, facendo un atto di fede nel fatto che Dio è l’Autore dell’universo, includiamo nella nozione di universo la Storia umana, e non solo la considerazione statica del mondo. È necessario considerarlo in modo dinamico.

Una Storia studiata senza tener in considerazione la filosofia che la spiega è antiscientifica; è la Storia superficiale comunemente insegnata nelle scuole
Da sinistra a destra: “Le piramidi di Giza e la Sfinge”, di Gustav W. Seitz; “La caduta di Babilonia”, di John Martin; “La battaglia di Maratona”, di Hermann Knackfuss

Man mano che i popoli vivono e si sviluppano, se lo fanno secondo l’ordine disposto dalla Provvidenza e l’ordine della grazia, crescono anche le loro perfezioni. Ci sono in loro nuove grandezze che sbocceranno: è un modo di glorificare Dio. Con questo, si verifica nella Storia stessa una sorta di manifestazione speciale e più diretta della magnificenza divina.

In questo modo, nel considerare la creazione in relazione al Creatore, non solo possiamo dire che «il giglio canta la gloria di Dio», «l’intelligenza di un uomo come San Tommaso canta la gloria di Dio», ma anche che la stessa Storia dei popoli cristiani, come processo che fa sì che le nazioni si elevino nell’ordine della grazia o, se rompono con Nostro Signore, vengano punite e degradate, glorifica Dio in modo speciale.

Dalla Chiesa dipendono la fioritura o la decadenza dei popoli

In secondo luogo, dobbiamo considerare la Chiesa come il centro della Storia e di questo cammino dei popoli. Non possiamo negarlo, poiché l’evento chiave e centrale dell’intera vita dell’umanità è l’Incarnazione del Verbo, la Redenzione e la fondazione della Santa Chiesa.

Consideriamo anche che l’ordine umano e l’ordine naturale hanno la loro perfetta espressione nel Decalogo. Ora, solo chi è nella Chiesa conosce i Dieci Comandamenti e li interpreta correttamente; solo chi appartiene alla Chiesa ha la pienezza della grazia per praticarli. Di conseguenza, l’ordine umano perfetto è raggiunto solo nella Chiesa e da coloro che si uniscono ad essa molto intimamente. Perciò essa è veramente l’albero della vita piantato al centro della Storia. Tutti i popoli che si avvicinano a lei fioriscono; tutti quelli che si allontanano da lei decadono.

Anche se per altre ragioni di ordine puramente naturale, tralasciando gli aspetti soprannaturali dell’argomento – l’importanza capitale della Redenzione, i Dieci Comandamenti, ecc. –, arriveremmo alla stessa ineluttabile conclusione.

Vincolo che lega tutte le epoche storiche

Passiamo all’ambito della vita comune. Supponiamo che in una stanza d’albergo scoppi una lite tra una coppia di sposi. Come risultato del litigio, i due si separano e quella notte è una tragedia. Il giorno seguente, dopo che la coppia ha lasciato la stanza, va ad alloggiare lì un sacerdote buono, puro e di buone intenzioni; recita il suo breviario, dice le preghiere della sera e dorme completamente in pace con la coscienza. Questi due eventi hanno un legame storico tra loro? No, perché gli agenti sono diversi: la coppia è una, il sacerdote è un altro. Non si conoscono nemmeno, le loro azioni non hanno la minima relazione tra loro. Qualcuno mi dirà che quegli eventi fanno parte della “storia della camera”. Ma questo sarà solo per analogia.

Ora, nella Storia degli uomini, affinché ci fosse continuità, era necessario che ci fosse anche la continuità dell’umanità. Tuttavia, gli uomini non hanno mai formato un’unica società: molti popoli non si sono mai conosciuti, non hanno mai avuto contatti tra loro e spesso hanno vissuto nella più profonda ignoranza dell’esistenza degli altri. Basti ricordare, ad esempio, gli Aztechi e i Cinesi, civiltà che per molti secoli si sono sviluppate distanti l’una dall’altra.

L’umanità, pertanto, considerata solo in se stessa, non forma un insieme, né è di fatto una società. È piuttosto un conglomerato eterogeneo di uomini, e questo da solo non fa la Storia.

Perché ci fosse unità nella Storia del mondo, era necessario che ci fosse un’istituzione che la percorresse dall’inizio alla fine: sarebbe stata una sorta di “portatrice della Storia”. È mai esistita un’istituzione che abbia percorso la vita degli uomini sulla terra da un capo all’altro?

Come la rilegatura di un libro, la Chiesa Cattolica è l’unico legame che unisce tutte le epoche e coordina la Storia Universale
Il Dott. Plinio nel 1992; sullo sfondo, Evangeliario della Basilica di Nostra Signora del Rosario – Caieiras (Brasile)

È storicamente dimostrabile che la Sinagoga risale alle origini patriarcali del popolo ebraico; ed è altrettanto dimostrabile che la Chiesa Cattolica costituisce un prolungamento della Sinagoga. Ha quindi la continuità di tutta la Storia del mondo, quasi dalle origini fino ai giorni nostri; e si presume che arriverà alla fine dei secoli.

La Chiesa Cattolica è quindi l’unico filo, il centro che coordina la Storia universale. Per questo, essa è l’anello che collega tutte le epoche e sta alla Storia più o meno come la rilegatura sta alle pagine di un libro. La rilegatura delle pagine della Storia è la Chiesa Cattolica. ◊

Estratto, con adattamenti, da:
Dr. Plinio.
São Paulo. Anno I. N.1
(aprile 1998), pp.16-19

 

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