Lacrime d’addio

Non sempre è possibile nascondere il dolore causato da una separazione. Cosa succede alle lacrime di quei momenti?

Si avvicinava la Pasqua ebraica. Il Messia era a tavola con undici dei suoi discepoli; Giuda si era già allontanato. In una stanza attigua c’erano la Madre di Gesù e alcune pie donne, che non abbandonavano mai il Maestro.

Terminata la Santa Cena, Nostro Signore fece segno agli Apostoli di aspettare un momento. Voleva salutare Maria Santissima.

Madre mia, è arrivato il grande momento! Farò la volontà del Padre mio, ma ancora una volta chiedo il tuo consenso.

La Madonna, con le lacrime agli occhi ma con il Cuore fermo, rispose:

Va’, Figlio mio. Che si realizzi la Redenzione dell’umanità!

Fissando lo sguardo di sua Madre, il Salvatore si commosse profondamente. E i due, abbracciandoSi con estremo amore, piansero in quel lancinante addio.

«E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi» (Ap 7, 17). Tali gocce, più preziose dei diamanti, non potevano cadere sulla terra dove si sarebbe commesso il peggiore dei peccati, il deicidio. Per questo il Padre Eterno chiamò uno dei più grandi Angeli e, porgendogli un calice, ordinò:

— Raccogli qui le lacrime che sgorgano dagli occhi di Gesù e di Maria.

Lo spirito celeste se ne andò in tutta fretta e poi tornò per consegnare il prezioso liquido.

— Altissimo Signore, ecco ciò che hai chiesto a questo tuo servo.

Il Padre rispose con voce solenne:

I dolori degli uomini devono essere uniti a quelli della Passione del mio Divin Figlio. E so che la separazione dai propri cari costituisce una delle loro più grandi prove. La tua missione, quindi, è quella di raccogliere le lacrime versate da loro con rassegnazione e amore per i miei disegni. Ma non accettare il pianto versato con amarezza.

Pieno di ammirazione per i piani di Dio, l’Angelo si ritirò per eseguire gli ordini divini. Essendo diligente e disponibile, non perdeva mai l’occasione di riempire il calice.

Uno dei giorni più significativi della sua missione fu quello dell’Assunzione della Vergine Immacolata in Cielo. Ella era distesa e sembrava dormire tranquillamente. San Giovanni Evangelista vegliava su di Lei e a poco a poco arrivarono anche gli altri Apostoli per accomiatarsi da Colei che era stata, nella Chiesa nascente, il sostegno della fede. VedendoLa inerte e serena, capirono che era arrivato il momento della separazione fisica. Alcuni singhiozzavano discretamente, finché tutti, senza eccezione, cominciarono a piangere a dirotto. Nonostante la sofferenza, erano in pace.

L’Angelo raccolse le loro lacrime e fu profondamente felice.

In un’altra occasione, assistette a una scena unica. Sant’Ignazio, Vescovo di Antiochia, stava per entrare nell’arena ed essere divorato dalle belve. Erano presenti parecchi suoi seguaci che contemplavano i suoi ultimi momenti. Un giovane, convertito dall’apostolato del prelato, non riusciva a smettere di piangere. Pensava tra sé: «Come potremo ora sostenerci senza l’aiuto di Ignazio? Perché Dio permette questa tragedia?».

L’Angelo era al suo fianco e, rendendosi conto dell’indole del ragazzo, a volte gli ispirava parole di consolazione e di forza; ma il giovane le rifiutava, rimanendo nella sua tristezza. Di conseguenza, le sue lacrime non poterono essere raccolte nel calice e lo spirito angelico se ne andò…

I secoli si succedettero e il compito continuava. Una volta, l’Angelo si recò a Montecassino. Lì c’erano alcune persone che versavano sentite lacrime. Per quale motivo? Una coppia dell’alta società romana stava consegnando il proprio figlio a San Benedetto. Il ragazzo aveva completato gli studi e aveva un futuro garantito! Ma la vita religiosa, che era appena iniziata nella Chiesa, lo aveva attratto e niente e nessuno sarebbe riuscito a distoglierlo dal suo nuovo ideale.

I suoi genitori erano buoni cristiani, ma, nonostante questo, la decisione del primogenito fu dura per loro. Tuttavia, riponendo la loro speranza nei beni eterni, gli permisero di entrare nel monastero.

Il venerabile abate li confortò: «Rallegratevi, una ricompensa molto grande è in serbo per voi per questa rinuncia!». Padre e madre chinarono il capo e piansero, dicendo addio al figlio che avrebbero rivisto solo in Paradiso. L’Angelo raccolse nel calice le lacrime di quei buoni genitori.

Passarono alcuni secoli. In una stanza giaceva gravemente malato il padre di tre bambini, il più grande dei quali aveva solo quattro anni… Sua moglie pregava per un miracolo. La Provvidenza, però, aveva altri piani e in pochi giorni portò quell’uomo a Sé.

La signora non riusciva a rassegnarsi: «Così breve è stato il tempo del matrimonio e sono già vedova con figli piccoli! Abbiamo sempre vissuto nel rispetto della Legge di Dio; come può Egli ora portarmi via mio marito, a me che non ho fatto nulla per meritarmi questo male?!». Grosse lacrime scorrevano sulle sue guance sofferenti, ma tutte cadevano a terra, perché la sua non conformità alla volontà di Dio le rendeva indegne di gocciolare nel calice.

Le lacrime della giovane vedova andavano perdute perché la non conformità alla volontà di Dio le rendeva indegne

Lo spirito celeste fu anche testimone di un altro fatto. Due fratelli di sangue erano crociati e avevano dedicato la loro esistenza a combattere per il Redentore. Quando suonò il segnale d’allarme, l’esercito si riunì per ascoltare le istruzioni:

— Partiremo per la Terra Santa! Il Santo Sepolcro di Cristo è in pericolo. Affrettatevi, guerrieri, perché oggi intraprenderemo il viaggio.

Il comandante rivolse poi molte parole di incoraggiamento a quelle anime che ardevano di valore e, infine, passò a un avvertimento di ordine pratico:

Abbiamo deciso di dividere la nostra truppa in tre battaglioni. Il primo prenderà la via settentrionale, girerà e entrerà nella parte orientale della città; il secondo, la via meridionale, attraversando la Macedonia; il terzo prenderà la via del Mar Mediterraneo, sbarcherà a Gaza e si dirigerà verso Gerusalemme.

I due fratelli si sarebbero separati, uno avrebbe avanzato verso nord e l’altro via mare. Sapendo che cammin facendo poteva accadere loro qualcosa e che non si sarebbero più rivisti, si salutarono con spirito virile, ma sentendo il dolore della separazione. Quando iniziarono il viaggio, entrambi piansero, chiedendo alla Regina delle Vittorie il coraggio nella lotta e di non abbandonare mai il campo di battaglia.

L’Angelo avvicinò il contenitore ai loro volti e le loro lacrime vi si mescolarono all’interno.

Dopo qualche altro secolo, arrivò la fine del mondo. Un attimo prima che la tromba risuonasse per la resurrezione dei corpi, Dio Padre chiamò quel servo angelico:

— Dov’è il calice?

Eccolo, Signore – rispose – In esso ci sono tutte le lacrime versate con rassegnazione e amore per Te.

Dio ricevette il recipiente e Si mostrò compiaciuto del suo contenuto. Poi versò il liquido e diede vita a un fiume possente nel Cielo Empireo. Le sue acque erano limpide, scintillanti, pure e profumate, simbolo del premio riservato a coloro che superarono bene la prova della separazione dai propri cari. La felicità di rimanere uniti in Dio per sempre supererà infinitamente i dolori patiti sulla terra.

Perciò non turbiamoci quando la nostalgia sopravviene. Se uniremo le nostre sofferenze a quelle di Gesù e Maria, godremo di una gioia dolcissima nella gloria eterna! ◊

 

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