Lettere di santa Teresa di Gesù Bambino ai suoi “fratelli” spirituali – Lezioni di fiducia e saggezza

Consumata dallo zelo per la salvezza delle anime, Santa Teresa di Gesù Bambino ci ha lasciato insegnamenti preziosi nelle sue lettere, fortunatamente custodite dalla Storia.

Come un semplice lume che arde giorno e notte davanti al Santissimo Sacramento, che sia in un’umile cappella di campagna o in una grandiosa cattedrale, il cuore di Santa Teresa di Gesù Bambino, semplice ma pieno di fervore, crepitava in ogni momento di santi desideri davanti al Divino Ospite del suo cuore.

Uno di questi desideri era quello di essere missionaria e di poter predicare il Vangelo in tutto il mondo, anche nelle isole più lontane. E la sua carità era così ardente che sembrava spingerla, se possibile, a propagare il nome di Cristo dalla creazione del mondo fino alla fine dei secoli!

Ora, poiché la vocazione di quest’anima di fuoco era di vivere nel raccoglimento del Carmelo e di far brillare il suo eroismo solo agli occhi degli Angeli e dei Beati del Cielo, il Buon Dio, che «non avrebbe potuto ispirare […] desideri irrealizzabili»,1 le riservava una partecipazione palpabile e sensibile a tale impresa.

Due “fratelli” inviati da Dio

Un giorno, mentre lavorava nella lavanderia, la santa carmelitana fu chiamata in disparte da Madre Agnese di Gesù che le lesse una lettera appena arrivata. Era di un giovane seminarista che, «ispirato, diceva, da Santa Teresa, […] veniva a chiedere una suora che si dedicasse in modo speciale alla salvezza della sua anima, e lo aiutasse con preghiere e sacrifici, quando fosse stato missionario, per poter salvare molte anime».2 In cambio, prometteva di ricordarsi sempre di lei nella celebrazione del Santo Sacrificio, non appena fosse stato ordinato.

Alla fine della lettura, che gioia! Madre Agnese rivelò a Suor Teresina che la prescelta per aiutare il futuro missionario era lei! Anche se si sentiva indegna di questo incarico, lo accettò prontamente, esprimendo la sua soddisfazione: «Dirvi della mia felicità sarebbe impossibile. Il modo inaspettato in cui il mio desiderio si realizzava mi ha fatto sbocciare nel cuore una gioia che direi di bambino […]. Erano molti anni che non provavo una soddisfazione di questo genere. Percepivo che, sotto tale aspetto, la mia anima era ringiovanita. Era come se, per la prima volta, si toccassero corde musicali fino ad allora dimenticate».3

Da allora, santa Teresina contribuì alla fedeltà di Maurice Bellière, allora seminarista e aspirante missionario, che, alla vigilia della morte di lei, si imbarcò per l’Algeria.

Dopo alcuni mesi, Madre Maria di Gonzaga le fece una seconda proposta: farsi carico anche degli interessi spirituali e apostolici di un altro seminarista e futuro missionario, di nome Adolphe Roulland. Felicissima, Santa Teresina guadagnò un nuovo “fratello”!

L’amicizia interamente soprannaturale di Teresa con i due sacerdoti si radicò profondamente nella sua anima
A sinistra, padre Adolphe Roulland; a destra, padre Maurice Bellière

Unione sigillata anni prima

L’unione tra Teresa e Roulland, tuttavia, aveva già un bellissimo antecedente.

L’8 settembre 1890, Teresa aveva lasciato definitivamente questo mondo, diventando la sposa del Re dei Cieli, con la sua professione religiosa. Quel giorno, con tutta la fiducia, chiese al suo Divin Sposo particolarmente un’anima apostolica, perché, non potendo diventare sacerdote, voleva che al suo posto un prete, che condivideva la sua sete di anime, ricevesse grazie speciali.

Anni dopo, l’allora padre Roulland raccontò alla santa carmelitana che il giorno stesso della sua professione aveva avuto dei dubbi sulla sua vocazione e sul suo ingresso nel seminario maggiore. Mentre pregava nella Cappella della Madonna della Liberazione, improvvisamente e definitivamente si decise per la via del sacerdozio.

Ecco che una punta del misterioso velo che nasconde i segreti dell’eternità fu allora sollevata: Teresa trovò colui per il quale aveva ardentemente pregato e poté, unita a lui in modo concreto, partire alla conquista delle anime. Come lei stessa avrebbe affermato più tardi, in questa unione padre Roulland assumeva il ruolo biblico di Giosuè, che guidava il combattimento sul campo, mentre lei si rallegrava di essere il suo piccolo Mosè, le cui braccia e il cui cuore, sostenuti da Cristo, erano continuamente rivolti verso il Cielo al fine di ottenere la vittoria.4

Infatti, non appena ricevette la notizia che padre Roulland, appena ordinato, era stato destinato ad evangelizzare la provincia di Su-Tchuen in Cina, la carmelitana fissò sulla parete della stanza dove lavorava una mappa del territorio cinese, per non dimenticare neanche per un momento la sua parte in quest’opera.

Nelle sue lettere…

L’amicizia di Teresa con questi due sacerdoti, interamente soprannaturale, si radicò profondamente nella sua anima e fu alimentata dalle frequenti missive che si scambiavano. Queste sono state fortunatamente custodite dalla Storia e costituiscono tesori di santi insegnamenti.

Scrivendo a padre Roulland, la carmelitana cercava di incoraggiarlo a sopportare i patimenti del lavoro apostolico, che andavano dalle molestie fisiche alle persecuzioni, indicandogli sempre, con la saggezza propria degli umili, gli alti disegni di Dio nascosti dietro tali circostanze. A volte non esitava a raccontare al fratello missionario qualche fatto della sua vita o della sua vita comunitaria nel Carmelo di Lisieux, e gli faceva anche qualche richiesta inusitata, come, per esempio, quella di mandarle una ciocca dei suoi capelli da conservare come reliquia qualora avesse ricevuto la palma del martirio…

Tuttavia, ancora più toccante è la corrispondenza con padre Bellière. Essendo lui molto debole e fragile, non esitò ad affidarsi interamente alla direzione di Suor Teresina e ad averla come guida spirituale. Lei, a sua volta, notando questa disposizione d’animo e conoscendo profondamente la vita interiore del suo “fratellino” ancora seminarista, gli fece seguire i dettami della sua piccola via.

…un tesoro di buoni consigli!

Una volta, questo futuro sacerdote, già consapevole del fatto che la sua sorella spirituale aveva contratto una grave malattia e che presto sarebbe partita per il Cielo, le espose una difficoltà che lo assillava: senza il contatto che aveva con lei, si sarebbe visto privo di sostegno per perseverare sull’aspro cammino della croce… Santa Teresina rispose: «Quando sarò in porto, ti insegnerò, caro fratellino della mia anima, come navigare nel mare tempestoso del mondo con l’abbandono e l’amore di un bambino che sa che suo Padre lo adora e che non lo lascerebbe solo nell’ora del pericolo».5

Trascendendo i limiti del tempo, queste parole di Santa Teresina ci insegnano anche quanto sia necessario avere una fiducia filiale e quasi puerile nel nostro Divin Redentore. Da questa fiducia scaturisce quella serenità di cui la nostra anima ha tanto bisogno per superare le difficoltà della vita, e se l’abbiamo, anche senza aiuto umano, non avremo nulla da temere.

In un’altra occasione, il seminarista Bellière confidò alla santa religiosa di aver sprecato «gli anni belli» della sua giovinezza, «quelli che Gesù ama sopra ogni cosa»,6 dedicando al mondo e alle sue follie i talenti che Dio gli aveva prestato. Solo all’età di diciotto anni aveva ricevuto la grazia della conversione. A causa di queste colpe passate, il futuro sacerdote aveva una certa difficoltà a credere nell’amore misericordioso del Sacro Cuore di Gesù, che Gli fa perdonare e dimenticare i nostri peccati.

Dio le mandò due “fratelli” per realizzare il suo desiderio di essere missionaria
Santa Teresa di Gesù Bambino, nel luglio del 1896

Questo sentimento emerge in molte delle sue lettere. In una di esse, dopo aver compiuto un atto di fede in base al quale, dalla gloria celeste, Santa Teresina sarebbe stata al suo fianco, fece la seguente rettifica: «A meno che Gesù, irritato dalle mie lamentele, non lo voglia».7 In una lettera successiva, espresse anche il timore che in Cielo Nostro Signore avrebbe raccontato a Teresa tutte le sue miserie e i dispiaceri che Gli aveva causato, diminuendo così la tenerezza della Beata per lui.8

La mancanza di fiducia nella misericordia di Dio tormentava la vita spirituale del giovane seminarista. Ora, questo disastroso difetto colpisce spesso anche la nostra anima. Quante volte ci soffermiamo sui rimpianti per i peccati commessi nella nostra vita passata, o anche per le nostre colpe attuali, abbandonandoci alla disperazione o allo scoraggiamento… Se tali tentazioni ci assalgono, forse possono consolarci le stesse parole che incoraggiarono padre Bellière:

«Supponiamo che un padre abbia due figli cattivi e disobbedienti e che, venendo a punirli, ne veda uno che tremante si allontana da lui con timore, avendo nel contempo, in fondo al cuore, la sensazione che merita di essere punito; e che suo fratello, al contrario, si getti tra le braccia del padre dicendo che gli dispiace di averlo rattristato, che gli vuole molto bene e che, come prova, sarà d’ora in poi ben educato. Poi, se questo bambino chiede di essere punito con un bacio, non credo che il cuore del felice padre possa resistere alla fiducia filiale di suo figlio, di cui conosce la sincerità e l’amore. […] [Egli] non ignora che il figlio cadrà più di una volta nelle stesse colpe; tuttavia, è disposto a perdonarlo sempre, se il figlio conquista sempre il suo cuore…» 9

Allo stesso modo il Buon Gesù agisce con l’anima miserabile ma sinceramente contrita, fiduciosa e abbandonata tra le sue braccia paterne. «Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe. Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono; come dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe. Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono» (Sal 103, 9-13).

E se il timore delle nostre colpe persiste ancora, ricordiamoci che Maria Santissima è nostra Madre. Anche se abbiamo la disgrazia di cadere in un peccato grave, facendoci disprezzare da tutti al punto che persino le creature insensibili, come il fuoco, l’aria e la terra, vogliono punirci per vendicare l’onore del loro Creatore, se ricorriamo alla Madonna troveremo il rifugio più accogliente, sicuro e materno e la via giusta per riconciliarci con Dio.10

Dall’eternità, avrebbe continuato a dettare parole di fiducia al cuore dei suoi “fratelli”
Santa Teresa pochi giorni prima della sua morte

In lotta per le anime, in eterno!

Le lettere edificanti di Teresa cessarono di essere scritte a mano il 30 settembre 1897 e furono dettate direttamente al cuore dei suoi devoti dall’alto dei Cieli. Lì, molto vicina al suo Divin Gesù, ella continua per sempre la sua missione di conquista delle anime, favorita da uno speciale potere impetratorio concesso dalla Santa Chiesa, che l’ha proclamata Patrona delle Missioni e dei Missionari.

Quanto a noi, che facciamo parte o meno di questo battaglione scelto di lavoratori della vigna di Cristo, non esitiamo a metterci sotto la protezione della grande Santa Teresa di Gesù Bambino. Chiediamole ardentemente di conquistare completamente le nostre anime a Nostro Signore e di insegnarci ad essere come bambini nelle sue mani e veri eredi del Regno dei Cieli (cfr. Mt 19, 14)!

 

Note


1 SANTA TERESA DI LISIEUX. História de uma alma. Manuscritos autobiográficos. San Paolo: Paulus, 2012, p.226.

2 Idem, p. 273.

3 Idem, ibidem.

4 Cfr. SANTA TERESA DI LISIEUX. Lettera a padre Adolphe Roulland, 1° novembre 1896. In: Obras Completas. Textos e últimas palavras. Coimbra: Carmelo, 1996, p. 577.

5 SANTA TERESA DI LISIEUX. Lettera a padre Maurice Bellière, 18 luglio 1897. In: SCIADINI, OCD, Patrício (Org.). Santa Teresinha do Menino Jesus escreve aos sacerdotes e seminaristas. 2.ed. San Paolo: Loyola, 2012, pp.64-65.

6 BELLIÈRE, Maurice, apud SCIADINI, op. cit. p.58, nota 1.

7 Idem, p.63, nota 1.

8 Cfr. Idem, p. 67, nota 1.

9 SANTA TERESA DI LISIEUX. Lettera a don Maurice Bellière, 18 luglio 1897, op. cit.

10 Cfr. SANT’ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI. Glórias de Maria. 21.ed. Aparecida do Norte: Santuario, 2010, p.69.

 

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