Abbandonati al calore rovente del sole, che avvampa nel suo pieno bagliore, i granelli quasi insignificanti di una terra sterile formano i deserti o le spiagge diffuse in tutto il mondo: la sabbia abbondante, incapace persino di trattenere l’elevata temperatura che riceve per ore, è sparsa sui continenti ed è in balia del vento, che la trasporta lontano da dove si trovava in origine.
Tra granello e granello non c’è alcun legame; non c’è fratellanza o connessione, nemmeno un rapporto reciproco. Ognuno sembra inconsapevole dell’estesa società di cui fa parte. Sotto l’effetto dell’acqua si uniscono, è vero, ma non formano un’unità. Si separano facilmente gli uni dagli altri, per essere chacun dans sa chacunière.1
Nella sabbia ci sono aspetti bellissimi che potremmo evidenziare, ma partiamo da questo dettaglio sulla sua costituzione per riflettere su alcuni nostri atteggiamenti e chiederci se agiamo bene o male, moralmente parlando.
In quanto esseri inanimati, questi piccoli granelli non sono consapevoli del loro “individualismo”, perché si tratta di una caratteristica della natura con cui Dio li ha creati. Lo stesso, però, non accade quando, nelle nostre relazioni sociali, viviamo egoisticamente come granelli di sabbia… Siamo indenni dai mali che questo comportamento comporta?
Tutti noi, senza eccezione, siamo stati inseriti in una società: nella famiglia, nella religione, nella scuola, nel lavoro, nella cerchia di amici, nella vocazione religiosa… Tuttavia, anche se siamo vicini gli uni agli altri e anche se eventualmente svolgiamo qualche compito o qualche missione in collaborazione, possiamo cadere nella tendenza di preoccuparci solo dei nostri interessi, senza stabilire un vero legame d’anima con gli altri.
E questo modo deplorevole di procedere non mancherà di avere delle conseguenze… La prima è il rischio di non sviluppare la nostra personalità, perché raggiungiamo la pienezza di noi stessi solo con gli altri, mai da soli.
Inoltre, l’egoista è soggetto a essere spazzato via da qualsiasi folata di vento, a scapito della sua vita terrena ed eterna! Infatti, chi sarà in grado di superare le sofferenze dell’esistenza presente e di raggiungere il Cielo contando solo sulle proprie forze? L’Ecclesiaste ci ha lasciato il seguente insegnamento: «Se vengono a cadere, l’uno rialza l’altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi» (4, 10).
Al contrario, resisteremo invitti se sapremo appoggiarci al prossimo quando il nostro rapporto è basato sull’amore per Dio. Sostenendoci l’un l’altro e accettando la debolezza o la gioia degli altri come se fossero le nostre, non ci abbatteremo di fronte ai fallimenti interiori o esteriori ma, uniti ai nostri fratelli nella fede, resteremo saldi come una scogliera che affronta indenne gli uragani e il mare in tempesta. Osserviamo la roccia e vedremo: è solida perché costituisce un unico elemento; quando si sgretola diventa sabbia che vaga senza meta dove il vento la conduce.
Facciamo un proposito in questa breve meditazione: niente egoismi! Doniamoci agli altri, interessiamoci a loro, rafforziamo i legami di vera carità con il nostro prossimo. Distogliamo lo sguardo da noi stessi e rivolgiamolo a coloro che possiamo aiutare. Una tale decisione attirerà grazie per la nostra santificazione e per quella degli altri, e contribuirà al compimento dei piani di Dio nella Storia. ◊
Note
1 Espressione francese che può essere usata per esprimere disposizioni egoistiche, nel senso di “ognuno nel suo piccolo mondo”.