Conversazione del Creatore con le sue creature

È stato Dio stesso a scrivere le Sacre Scritture, sebbene per via indiretta, indicandoci con straordinaria logica e coesione le verità eterne della Fede, al fine di aprire i nostri occhi alle realtà che non vediamo.

Analizzando l’opera della creazione, si rimane impressionati dall’esuberanza di generosità manifestata da Dio in tutto l’universo, dai più piccoli ciottoli fino alle creature intelligenti: gli Angeli e gli uomini.

Nella natura minerale lo si può constatare sia nell’enorme quantità di granelli di sabbia dei deserti e delle spiagge, sia nel numero incalcolabile di astri che si perdono a vista d’occhio in una magnifica notte stellata, sia nell’abbondanza di acqua che scorre generosamente sulla superficie della Terra. La struttura perfetta dell’ordine minerale assomiglia a una “conversazione”, nella quale gli elementi dipendono gli uni dagli altri, si equilibrano, si intrecciano e si sostengono a vicenda.

Da questo “scambio di benefici” tra loro deriva, a sua volta, un rapporto con il mondo vegetale, per cui l’acqua, evaporando dagli oceani e condensandosi nelle nuvole, ricade nuovamente irrigando le coltivazioni; il Sole, sorgendo all’orizzonte, riscalda e illumina i boschi; il vento, soffiando, rafforza il fusto delle piante.

Questa legge, tuttavia, sembra più intensa se osserviamo il regno vegetale. Anche tra le piante esiste una sorta di “comunicazione” attraverso la quale esse si proteggono e favoriscono quelle che si trovano più in alto. Gli alberi più frondosi sono utili alle erbe che crescono solo all’ombra; alcune specie fruttifere producono tutto l’anno, fornendo cibo a innumerevoli animali…

E se passiamo a considerare le creature che si muovono, la liberalità si manifesta ancora più prodiga! Ci sono così tante specie di pesci in fondo al mare che si sostengono a vicenda e che gli uomini non conoscono nemmeno! Anche gli insetti più piccoli sembrano aiutarsi reciprocamente. Qual è la “notizia” che una formica, ad esempio, trasmette a un’altra? E in che modo essa si propaga subito dopo, al punto che tutte si organizzano per trasportare un granello di zucchero al formicaio, in una vera e propria “processione”?

Si direbbe che in tutti gli esseri regni una “volontà” di diffondersi e di dare agli altri ciò che è proprio. Perché?

Al Sommo Bene si addice il comunicarSi

La ragione si trova nella natura stessa di Dio, che è il Sommo Bene. Essendo assoluto e bastando a Se stesso, Egli non ha creato per necessità, ma, come insegna San Tommaso,1 a Lui conveniva comunicare Se stesso in grado massimo, al fine di esternare ciò che Egli è e relazionarSi con le opere che a Lui appartengono.

Nell’ordine da Lui stabilito ha fissato delle gerarchie e ama la “convivenza” tra tutti. Le creature irrazionali sono quindi specchi molto vari nei quali si riflette l’eccellenza di Dio ed esse Gli rendono gloria per il semplice fatto di esistere. Tutto il loro essere è un canto permanente di somma eloquenza, anche se muto, alla bellezza, all’onnipotenza e alla bontà del Creatore.

Tuttavia, agli Angeli e agli uomini Dio ha voluto concedere la partecipazione alla sua vita divina, in vista della suprema felicità della convivenza eterna con Lui.

A tal fine, ha dato agli Angeli un dialogo superiore, mediante l’illuminazione dell’intelligenza, in “conversazioni” rapide come il lampo; e a noi uomini ha riservato uno straordinario dono: la parola.

Essa ci permette di trasmettere i nostri sentimenti, le nostre osservazioni, le nostre analisi ed esperienze riguardo a ciò che è stato oggetto della nostra meraviglia e del nostro entusiasmo… insomma, tutto il nostro stesso universo interiore. Abbiamo la necessità di approfondire e di esprimere ciò che portiamo nell’anima, e di essere compresi dagli altri. Per questo, quando una persona si distingue per la sua bontà, è estremamente comunicativa, perché la sua virtù la spinge costantemente a volersi donare agli altri per la semplice gioia di fare il bene.

Una lettera di Dio agli uomini

Siamo giunti al punto essenziale: tanto infinito, indicibile e inimmaginabile è il desiderio dell’Altissimo di donarSi e di farSi conoscere da noi, che Egli ha voluto parlarci usando il linguaggio umano, al fine di elevarci a una nozione ben precisa di Se stesso.

Cosa ha fatto allora? Come ha parlato con noi?

Lo Spirito Santo ha soffiato nell’anima dei profeti e degli altri scrittori sacri – servendosi dell’intelligenza, del carattere personale e della mentalità di ciascuno, e secondo i costumi, la cultura e i generi letterari in uso nella rispettiva epoca – affinché scrivessero ciò che Egli voleva trasmetterci.

Alcuni Padri e Dottori della Chiesa, come Sant’Antonio, Sant’Atanasio e Sant’Agostino, definiscono la Sacra Scrittura una lettera inviata dal Cielo agli uomini,2 e San Gregorio Magno la chiama «un’epistola del Dio onnipotente alla sua creatura».3

È stato Dio stesso a scrivere a noi, sebbene per via indiretta, dimostrando con straordinaria logica e coesione le verità eterne della nostra Fede, al fine di aprire i nostri occhi alle realtà che non vediamo e di insegnarci ad analizzare tutto dal punto di vista soprannaturale.

La più alta comunicazione della divinità

La comunicazione divina con gli uomini, però, non poteva ridursi a un libro, per quanto eccellente fosse. Il Cristianesimo sarebbe dunque la religione delle parole scritte? Non è forse l’adesione al Dio vivente?

Nel suo immenso amore per noi, il Signore ha voluto che Lo conoscessimo più perfettamente nelle sue Tre Persone, dandoci una nozione chiara, reale e tangibile di chi Egli è e mettendo alla nostra portata il modello supremo di santità. Per questo ha realizzato il più straordinario piano di comunicazione tra Dio e la sua creatura: l’unione ipostatica.

In un determinato momento, il Verbo, generato da tutta l’eternità dal pensiero fecondo del Padre, Si è fatto carne e ha abitato in mezzo a noi. E assumendo figura umana, unendo la pienezza della divinità alla nostra debole natura, ha mostrato in modo preciso e sensibile ciò che fino ad allora aveva rivelato per iscritto.

Vivendo tra gli uomini, la Seconda Persona della Santissima Trinità, Causa esemplare di tutto il creato, ci ha proposto il modello per essere perfetti come il Padre Celeste (cfr. Mt 5, 48), dicendo: «Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10, 30) e «Chi ha visto me ha visto il Padre» (Gv 14, 9). È guardando al Figlio e assomigliando a Lui che comprenderemo il Padre e arriveremo alla massima perfezione, in modo da essere preparati a contemplare eternamente la Trinità, quando tutti saremo uno con Gesù, nel Padre.

La Legge Antica era imperfetta e transitoria, poiché educava l’umanità solo in base a principi morali, mostrandole i suoi doveri e insegnandole ad evitare il peccato. Ma non le conferiva la forza per praticarli.

Stabilendo il regime della grazia attraverso il Battesimo e gli altri Sacramenti, Nostro Signore ha portato la soluzione a tutti i nostri mali, facilitando la pratica della fede e delle altre virtù e concedendoci, inoltre, le grazie attuali e i doni per vincere le tentazioni e santificarci.

Unità delle Scritture in funzione di un Archetipo

Ecco quindi un principio fondamentale: se leggiamo le Scritture con gli occhi della fede, vedremo come la Divina Provvidenza ha ordinato gli eventi, con secoli di anticipo, affinché fossero sfruttati con gradualità al fine di preparare l’avvento del Regno di Dio.

Ogni inizio non è ancora la realizzazione piena, ma ha un suo valore proprio, un ruolo di somma importanza perché si muove verso la fine in funzione di un Archetipo.

Così, l’Antico Testamento è una grande ouverture musicale composta dal Padre per la venuta di suo Figlio. Le gesta dei patriarchi e l’uscita degli Israeliti dall’Egitto verso la Terra Promessa prefiguravano la nascita, la vita, la Passione e la Morte dell’Agnello di Dio; i riti della sinagoga costituivano immagini della Crocifissione di Nostro Signore e del suo sacrificio incruento, che è l’Eucaristia; e la religione di Mosè, Davide e Salomone prefigurava la Chiesa Cattolica Apostolica Romana.

Vediamo, quindi, che la Storia religiosa dell’umanità si divide in due periodi: prima di Cristo e dopo Cristo.

L’alleanza rimane la stessa e non è mai stata revocata. Coloro che sono venuti prima sono rimasti in attesa, come afferma la Lettera agli Ebrei: «Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati da lontano» (11, 13). Noi, che abbiamo raggiunto la realizzazione della promessa, abbiamo ricevuto tutte le grazie portate dalla Redenzione, abbiamo la Scrittura completata, la Rivelazione pronta, le profezie adempiute.

In sintesi, Nostro Signore è al centro di tutta la Scrittura e mantiene l’unità esistente tra l’Antico e il Nuovo Testamento.

Uno solo è l’Autore dei Libri Sacri e dell’umanità di Nostro Signore Gesù Cristo: Dio! Se veneriamo la parola scritta, dettata dallo Spirito Santo, veneriamo anche la Parola incarnata, il Corpo del Signore formato nel seno di Maria per opera dello stesso Spirito. Questa riflette quella e quella si sintetizza in questa.

A questo proposito così si espresse San Cesario di Arles, evocando un pensiero del suo ammirato Sant’Agostino: «La Parola di Dio non è meno importante del Corpo di Cristo. Inoltre, così come abbiamo cura, quando ci viene distribuito il Corpo di Cristo, di non lasciarne cadere nulla per terra, allo stesso modo dobbiamo avere la stessa cura di non lasciare sfuggire dal nostro cuore la Parola di Dio quando ci viene comunicata, pensando o parlando di altro. Perché non sarà meno colpevole chi ascolta la Parola di Dio con negligenza di chi per negligenza lascia cadere a terra il Corpo del Signore».4

La parola scritta riflette il Verbo Incarnato; così, trarrà maggior beneficio dalla lettura chi leggerà assaporando il dialogo di Dio nel profondo dell’anima

Come leggere le Sacre Scritture?

Ricordiamoci di quanto sia utile, e persino indispensabile, la meditazione della Sacra Scrittura come una delle migliori fonti di preghiera, al fine di stabilire un colloquio con Dio attraverso ciò che vi è contenuto.

C’è un’alleanza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che accompagna sempre la lettura della Parola di Dio – soprattutto dei quattro Vangeli, poiché questi contengono la sostanza più piena di luce di tutta la Scrittura –, per cui a volte sarà sufficiente aprire a caso e scegliere la prima frase che capita sotto gli occhi, per ricevere benedizioni speciali e diventare più puri.

Saprà trarre maggior beneficio dalla lettura colui che leggerà senza preoccuparsi di comprendere o memorizzare a tutti i costi, ma lasciando che le impressioni fluttuino liberamente e assaporando il dialogo diretto di Dio nel profondo dell’anima, attraverso grazie mistiche. Un po’ come qualcuno che, camminando su un terreno, trovasse pietre preziose: vedendo qualcosa brillare, raccoglierebbe con naturalezza quella gemma o quella perla e la metterebbe in tasca.

In certe occasioni Dio procederà in modo diverso: non basterà la semplice lettura, ma concederà la grazia di comprendere qualche passo che ci sembra oscuro solo quando esso sarà letto in gruppo, perché vuole che gli uni insegnino agli altri e siano causa di stimolo e progresso per gli altri.

Ma soprattutto, è necessario leggere la Scrittura secondo la tradizione viva della Chiesa, ossia, insegnata dalla predicazione dei suoi ministri, i quali hanno ricevuto il carisma e il mandato di custodire la verità, e sottoponendo ogni interpretazione al giudizio di colui che è al vertice della gerarchia, il Papa, che gode di infallibilità quando si pronuncia ex cathedra in materia di fede e di morale.

Emoziona vedere la coesione assoluta della dottrina cattolica, che costituisce un corpo unico, magnifico e completamente solido, in cui non c’è possibilità di errore e davanti al quale non si può affermare nulla che sia contrario a ciò che tutta la Chiesa insegna.

Questo ci dà una comprensione esperienziale di quanto Dio ami la convivialità umana e abbia uno straordinario apprezzamento per la vita comunitaria in quanto riflesso di quella matrice primaria che è la pericoresi delle tre Persone Divine, che vivono felici tra Loro da tutta l’eternità e per tutta l’eternità.

Nostra Signora sarà ancora rivelata

Per quanto riguarda l’interpretazione delle Scritture, molto è già stato studiato e commentato. La Chiesa, nel corso dei secoli, ha assimilato le spiegazioni dei Santi Padri e dei più svariati autori – come Sant’Atanasio, San Girolamo, Sant’Agostino, San Tommaso d’Aquino e l’immensa pleiade dei dottori – e le ha riconosciute come dottrina ufficiale, parte del corpo della Tradizione.

Ma può darsi che, a seconda delle circostanze e delle necessità del tempo, lo Spirito Santo susciti nella Storia anime ispirate che richiamino l’attenzione su certi aspetti nuovi, rendendo più esplicito il senso della Scrittura come nessun esegeta fino ad allora aveva affermato.

Allo stesso tempo, proprio lo Spirito Santo – la cui missione è promuovere la crescita della Chiesa e renderla sempre più perfetta e splendida – diffonderà una grazia tra i fedeli per cui nascerà in loro un desiderio pieno di entusiasmo affinché quella verità venga annunciata.

In vista di ciò, e poiché siamo molto mariani, non possiamo non trattare qui il ruolo di Nostra Signora in questo piano della Parola Incarnata, dato che Lei è la Madre di Dio.

Abbiamo visto come il Padre abbia voluto farci fare esperienza di chi Egli è inviando «il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per Lui» (1 Gv 4, 9). Tuttavia, vedendo Gesù-Uomo così forte – la Sua voce potente e terribile dominava le tempeste, faceva tacere i demoni e fece cadere a terra i suoi avversari quando vollero arrestarLo – potremmo pensare che Dio sia solo Giustizia e Severità.

Inoltre, considerando che l’umanità è costituita dai generi maschile e femminile, mancherebbe qualcosa per comprendere meglio, con la nostra razionalità, chi è Dio.

Dio ha voluto farSi conoscere anche attraverso Maria Santissima, affinché, guardando a Lei, potessimo avere un’idea di come Egli operi con perfezione assoluta in una creatura pura
Mons. João nell’aprile del 2008

Egli è stato misericordioso nell’indicarci la sua divina Madre, modello di carità e di affetto, affinché, guardando a Lei, potessimo avere un’idea ben precisa di come Dio operi, nella sua infinita perfezione, in una pura creatura umana. L’innocenza e la rettitudine eccelse, quando si manifestano nel genere femminile come in Nostra Signora, rapiscono completamente! La Santissima Vergine rappresenta, quindi, per noi un gradino per giungere con maggiore sicurezza a Nostro Signore Gesù Cristo e comprendere la Sua bontà. Non possiamo considerare Maria senza Gesù, e non è nemmeno conveniente considerare Gesù senza Maria.

Ma sembra che il segreto più grande della Madonna non sia stato ancora compreso a fondo in questi venti secoli di Storia della Chiesa. Secondo la mia opinione personale – ma sono disposto ad accogliere il pronunciamento della Chiesa a questo riguardo, come del resto in qualsiasi altro ambito – credo che Gesù abbia voluto riservare il privilegio di rivelare sua Madre ad un’epoca storica che sarà la più gloriosa prima della fine del mondo.5

Perché L’ha tenuta nascosta per così tanto tempo?

Le ragioni sono molteplici, ma forse una di queste è la seguente: poiché gli uomini erano caduti a causa dell’orgoglio, era necessario che vi fosse un esempio straordinario di umiltà per poi poter proclamare: solo coloro che si umiliano saranno esaltati (cfr. Lc 1, 52; 14, 11). La Madonna stessa deve aver implorato il suo Divin Figlio di non essere nominata, ed Egli per duemila anni ha accettato questa richiesta.

Verrà il giorno, però, in cui saranno poste le basi di una civiltà che nascerà dal trionfo del suo Cuore Immacolato! E le due figure di Gesù e Maria completeranno interamente un’idea ben focalizzata per giungere alla più piena conoscenza possibile di Dio su questa terra. ◊

Estratti da conferenze tenute
tra il 1992 e il 2007

 

Note


1 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma contro i gentili. L.III, c.24, n.6.

2 Cfr. CORNELIO A LAPIDE. Commentaria in II Epist. S. Petri. In: Commentarii in Sacram Scripturam. Lugduni: Pelagaud et Lesne, 1840, t.X, p.766.

3 SAN GREGORIO MAGNO. Epistolarum. L.IV, Epistola 31: PL 77, 706.

4 SAN CESARIO DI ARLES. Sermo LXXVIII, n.2: CCSL 103, 323-324.

5 SAN LUIGI MARIA GRIGNION DE MONTFORT. Traité de la vraie dévotion à la Sainte Vierge, n.50. In: Œuvres Complètes. Paris: Du Seuil, 1966, pp.515-516.

 

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