È venuto a salvare i peccatori…

Nel presentare la genealogia di Nostro Signore Gesù Cristo, San Matteo sottolinea che il Verbo ha assunto la carne dell’umanità peccatrice per rimediare a tutte le sue mancanze.

Vangelo – Natale del Signore (Messa della Vigilia)

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco; Isacco generò Giacobbe; Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli. Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, 4 Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse. Iesse generò il re Davide.

Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa. Salomone generò Roboamo; Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf; Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia. 9 Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10 Ezechia generò Manasse; Manasse generò Amos; Amos generò Giosia. 11 Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.

12 Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle; 13 Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, 14 Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15Eliùd generò Eleazar; Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe. 16 Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. 17 La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici.

18 Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua Madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.

19 Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarLa, decise di licenziarLa in segreto. 20 Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un Angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua Sposa, perché quel che è generato in Lei viene dallo Spirito Santo. 21 Essa partorirà un Figlio e tu lo chiamerai Gesù: Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

22 Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23 «Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un Figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa: Dio con noi». 24 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese con sé la sua Sposa, 25 la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un Figlio, che egli chiamò Gesù (Mt 1,1-25).

I – La preparazione immediata alla nascita di Dio

Dopo il periodo delle quattro settimane dell’Avvento, la Messa della vigilia del Natale del Signore propizia che, nella prospettiva della commemorazione dell’arrivo di Gesù Bambino a mezzanotte, le grazie comincino a farsi sentire, riempiendo i nostri cuori di gioia. Queste grazie, distribuite nel mondo intero intorno all’altare quando Egli viene a noi tutti i giorni nell’Eucaristia, diventano più intense in questa grande Solennità nella quale celebriamo, liturgicamente e misticamente, il Verbo che Si è fatto carne in mezzo a noi, evento gaudioso che ci viene annunciato dal canto degli Angeli.

Gesù Cristo è nato nella pienezza dei tempi, al culmine della Storia, epoca a Lui riservata perché era la più opportuna e la più bisognosa

Dobbiamo, pertanto, ardere dal desiderio che il Divino Infante venga non solo nella mangiatoia della Grotta di Betlemme, ma anche nel nostro cuore per stabilirvi la sua dimora, e che Egli possa nascere anche, prima possibile e in modo efficace, nel profondo dell’anima di ciascuno degli abitanti della Terra, realizzando ciò che Egli stesso ci ha insegnato a chiedere nella preghiera perfetta, ripetuta dalla Chiesa nel corso di duemila anni: «Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in Cielo così in terra» (Mt 6, 10).

Albero di Iesse – Chiesa di Notre-Dame-de-Roscudon, Pont-Croix (Francia)

II – Un Dio di ascendenza umana

Qual è il momento storico scelto da Dio per incarnarSi?

Secondo San Tommaso d’Aquino,1 non era opportuno che il Salvatore venisse subito dopo la caduta di Adamo ed Eva in Paradiso. Visto che la radice del peccato fu la superbia, era necessario che l’uomo, umiliato dallo spettacolo della sua miseria, riconoscesse la necessità di un liberatore, perché se avesse ricevuto subito la medicina, avrebbe disprezzato il Creatore, ignorando la propria malattia. Il Dottore Angelico aggiunge anche2 che non sarebbe stato opportuno nemmeno rimandare l’Incarnazione alla fine del mondo, per evitare che scomparissero totalmente dalla faccia della terra la conoscenza e la riverenza dovute a Dio, così come l’onestà dei costumi.

La pienezza dei tempi

Possiamo allora concludere che, poiché «Dio ha definito ogni cosa secondo la sua sapienza»,3 Cristo è nato nella «pienezza dei tempi» (Gal 4, 4), al culmine della Storia, nell’epoca a Lui riservata perché era la più opportuna e la più bisognosa. È, dunque, in funzione di Lui, e non solo osservando un criterio cronologico, che le epoche sono divise e che tutto si organizza e si regola. Dato che l’agire della Provvidenza sul mondo consiste nel governare in vista della sua stessa gloria e della salvezza degli uomini, il ruolo di Nostro Signore, in quanto Salvatore, Lo pone ancora di più al centro degli eventi.

Questa missione di Gesù, esercitata in un determinato periodo storico, è posta in speciale evidenza nella prima parte – in apparenza irrilevante – del Vangelo che la Santa Chiesa propone alla nostra riflessione in questa vigilia. Avendo già spiegato in dettaglio i versetti 18-25 di questo passo in un altro articolo,4 ci limiteremo a commentare i versetti 1-17.

Dio e Uomo in una sola persona

1a Genealogia di Gesù Cristo…

Uno dei misteri principali della nostra Fede è l’unione della natura divina con quella umana nella Persona unica del Verbo. Gesù è veramente Uomo, con intelligenza, volontà e sensibilità, oltre ad aver assunto un corpo sofferente; ed è pienamente Dio, Seconda Persona della Santissima Trinità. In virtù dell’unione ipostatica, fu comunicata all’umanità di Cristo, tanto all’Anima quanto al Corpo, la santità increata, sostanziale e infinita del Figlio di Dio, come insegna l’Apostolo: «È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col 2, 9). Per questa grazia di unione, il suo Corpo è adorabile, e persino le sue ossa, i suoi capelli o le sue unghie, tutto è divino!

Sogno di San Giuseppe – Piazza di Spagna, Roma

Ora, se già sappiamo chi Egli è, sembra superfluo esporre l’intera ascendenza di Nostro Signore Gesù Cristo a partire da Abramo, elencata peraltro dall’Evangelista con somma cura. Perché considerare la natura umana del Messia, visto che il principio attivo del suo concepimento nel grembo di Maria è lo Spirito Santo stesso5 e che, quindi, la sua generazione è opera divina? Perché inserire questo elenco di antenati di Gesù, simile a un registro notarile? Tutto nella Sacra Scrittura ha una sua ragione sapienziale ed è stato lo Spirito Santo a ispirare San Matteo a scrivere in questo modo, così come San Luca che, a differenza del metodo usato dal primo, parte da San Giuseppe e risale fino ad Adamo (cfr. Lc 3, 23-38).

Nel descrivere la genealogia di Nostro Signore, l’Evangelista aveva l’intenzione di sottolineare l’umanità di Cristo, provando che Egli è vero Uomo, ma concepito per azione divina

Quando la Chiesa cattolica iniziò a espandersi attraverso la predicazione degli Apostoli, nell’insegnare la dottrina era indispensabile preparare molto bene i neofiti. Mentre oggi le verità della Religione ci vengono presentate in modo del tutto naturale, a quel tempo difendere certi concetti sembrava assurdo. Per alcuni era facile ammettere che il Salvatore fosse Uomo, mentre altri, come i giudei convertiti, erano portati per fede ad accettare prontamente il dogma della divinità di Nostro Signore. Il grande problema era accettare che Egli fosse contemporaneamente Uomo e Dio! E nei primi secoli sorgevano questioni profonde a questo riguardo e obiezioni contro la Persona di Gesù che turbavano quella gente che gli Apostoli dovevano istruire: «Sarà Uomo?»; «Dove è nato?»; «Di chi è Figlio?»; «Come può Dio essere Figlio di una donna?»; «Da dove prende tanta forza?».

L’intenzione di San Matteo fu, quindi, quella di mostrare, sottolineare ed evidenziare l’umanità di Cristo, dimostrando attraverso queste quarantadue generazioni che Egli è Uomo, nato da donna. Uomo con una genealogia, Uomo figlio di Adamo ed Eva, con una natura umana integra, concepito nella carne, ma per mano di Dio, in modo completamente miracoloso e ineffabile. Così, la Madonna, semplice creatura, avendo dato il suo consenso e avendo fornito la materia per la formazione del Corpo di Gesù, è Madre di Dio.

Il simbolismo dei numeri

Il numero quarantadue è simbolico, perché in realtà queste generazioni coprono un arco di tempo enorme – circa 2.130 anni, secondo Fillion6 – e devono essere state molte di più. L’Evangelista le divide in tre serie di quattordici: da Abramo fino a Davide, da Davide fino all’esilio babilonese e da questo fino al Messia. «Gli ebrei amavano dividere le loro genealogie in gruppi più o meno fittizi, secondo cifre mistiche fissate in anticipo».7 In questo caso, la scelta del quattordici si spiega con il fatto che è due volte sette, un numero considerato nella letteratura ebraica come il numero simbolico della molteplicità, dell’universalità e della perfezione. Così, il numero perfetto raddoppiato viene ripetuto tre volte, perché anche il tre è un numero perfetto.8 A questo proposito è interessante l’applicazione di San Remigio: «Divise le generazioni in serie di quattordici ciascuna, perché il numero dieci indica il Decalogo, e il numero quattro i quattro libri del Vangelo, mostrando in questo la conformità della Legge con il Vangelo, e ripeté il numero quattordici tre volte per insegnarci che la perfezione della Legge, della profezia e della grazia consiste nel credere nella Santa Trinità».9

Un’altra interpretazione proposta dagli esegeti si basa sull’intento che animava il primo Evangelista di dimostrare l’ascendenza davidica di Gesù, poiché «il numero quattordici aveva il vantaggio di racchiudere in modo eminente il sette, numero sacro, e di rappresentare il valore numerico del nome di Davide, vera fonte di questa genealogia».10 Infatti, «dato che le lettere ebraiche hanno, oltre al significato verbale, un altro significato numerico, ne consegue che il nome delle lettere di Davide in cifre è il seguente: Davide = 4+6+4, la cui somma dà quattordici».11

Il depositario della promessa fatta ad Abramo

1b … Figlio di Davide, figlio di Abramo. 2a Abramo generò Isacco; Isacco generò Giacobbe…

Quando strinse un’alleanza con il patriarca Abramo, Dio gli promise soprattutto una posterità soprannaturale, poiché dalla sua stirpe sarebbe nato il Salvatore atteso

Dopo aver maledetto il Serpente subito dopo la caduta di Adamo ed Eva, senza ancora stringere un’alleanza concreta con loro, Dio promise di inviare un Salvatore (cfr. Gn 3, 15). Cacciati dal Paradiso, durante la loro lunga esistenza i nostri progenitori videro come il dramma si stabiliva sulla faccia della terra, a partire dal fratricidio perpetrato da Caino nei confronti di suo fratello Abele, nonché tutte le disgrazie che in seguito si abbatterono sull’umanità, derivate da un male di cui essi stessi erano i colpevoli: il peccato!

Solamente più tardi Dio stringerà un’alleanza con Abramo, annunciandogli una discendenza più numerosa delle stelle del cielo e della sabbia del mare (cfr. Gn 15, 18; 22, 17). A prima vista, sembrerebbe trattarsi di una posterità legata al sangue, ma in realtà, nel fare questo giuramento, Dio prometteva ad Abramo soprattutto figli in una linea soprannaturale, poiché dalla sua stirpe sarebbe nato un Uomo straordinario, il Salvatore atteso. Ecco perché, nel descrivere l’ascendenza di Gesù, San Matteo inizia, molto opportunamente, con il santo patriarca e conclude dicendo:

16 Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.

Cristo era proprio il Desiderato, venuto per redimere. Escogitare un Dio che si fa Uomo supera talmente ogni intelligenza – anche angelica – che se non fosse stato per la rivelazione fatta da Nostro Signore stesso, non sarebbe nemmeno entrato nelle speculazioni degli ebrei. Eppure, questo evento insolito si è realizzato.

Quattro donne straniere

2b … Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3a Giuda generò Fares e Zara, da Tamar, […] 5a Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, […]6b Davide generò Salomone, da quella che era stata la moglie di Urìa.

In contrapposizione all’illustre riferimento ad Abramo, patriarca del popolo eletto, richiama l’attenzione il fatto che San Matteo includa quattro donne straniere in queste quarantadue generazioni: Tamar, che probabilmente era una cananea; Racab, cananea anche lei; Rut, la Moabita; e Betsabea, moglie dell’ittita Uria, che tutto indica fosse della stessa origine del marito. Secondo l’opinione di padre Manuel de Tuya, 12 l’intenzione dell’Evangelista era quella di suggerire, in maniera indiretta, il carattere universale dell’Incarnazione e della Redenzione, e dell’intera opera messianica, che non era circoscritta agli ebrei, ma abbracciava le nazioni pagane.

Una genealogia di peccatori

Diventa praticamente impossibile commentare nel ridotto spazio di un articolo la genealogia completa. Scegliamo, pertanto, un aspetto per il maggior beneficio della nostra vita spirituale.

Scorrendo la sequenza degli antenati del Salvatore, incontriamo i nomi di alcuni i cui peccati, in numero e gravità, a prima vista fanno rabbrividire

All’interno di questa sequenza sorprende un punto che va contro un malinteso perfezionismo. Secondo quest’ultimo, il lignaggio di Nostro Signore dovrebbe essere il più elevato ed il più eccellente in materia di virtù. Tuttavia, quando analizziamo alcuni nomi alla luce della Storia Sacra, il numero e la gravità dei loro peccati ci fanno rabbrividire.

Un patriarca dominato dall’invidia

2b … Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli. 3a Giuda generò Fares e Zara da Tamar.

Giuda, uno dei dodici figli del patriarca Giacobbe, diede origine alla principale tribù del popolo ebraico ed è uno degli antenati più illustri di Gesù. Ora, fu per invidia nei confronti del giovane fratello Giuseppe che egli commise un grande crimine. Ordì con tutti gli altri fratelli un piano per far sparire l’innocente Giuseppe. Giuda difese soltanto la vita del bambino, ma non la sua libertà; anzi, ebbe persino l’idea di venderlo come schiavo a mercanti ismaeliti (cfr. Gn 37, 26-27).

Conosciamo anche lo spiacevole episodio che si verificò tra lui e la nuora Tamar, la quale, con mezzi fraudolenti, gli diede due figli, Fares e Zara (cfr. Gn 38, 13-30), che sono ugualmente nominati nel Vangelo di oggi.

Giuseppe è venduto dai suoi fratelli – Chiesa di San Pietro e San Paolo, Les Mureaux (Francia)

Una donna dai cattivi costumi

5a Salmòn generò Booz da Racab.

Lo stesso si può osservare nel caso di Salmòn, principe degli ebrei, sposato con la cananea Racab, donna di pessimi costumi dei tempi di Giosuè (cfr. Gs 2, 1-21). Per prendere possesso della Terra Promessa, era imprescindibile per gli Israeliti la conquista della città di Gerico, considerata inespugnabile. In realtà, essi non potevano trascurare questa fortezza e andare avanti perché sarebbero stati attaccati alle spalle. Giosuè, allora, inviò due spie per esaminare le possibilità di dominare la città. Questi furono protetti e ben informati da questa donna, che abitava in una casa addossata alle mura, a condizione che lei e tutta la sua famiglia venissero salvate quando gli ebrei avessero preso d’assalto Gerico.

Quando gli emissari del re di Gerico arrivarono alla residenza di Racab in cerca degli esploratori che vi alloggiavano, la donna li nascose tra gli steli di lino che aveva sul terrazzo e li fece scendere dalla finestra, servendosi di una corda. Per questa ragione, quando il Signore consegnò Gerico nelle mani di Giosuè, la donna e i suoi parenti furono risparmiati dalla morte e lei andò a vivere in Israele (cfr. Gs 6, 25). «Giustificata in base alle opere» (Gc 2, 25), Racab, pur essendo straniera, abbracciò la vera Religione e sposò Salmòn, da cui nacque Booz, bisnonno del Re Davide.

Due peccati terribili riuniti in un re santo

6b Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria.

La Sacra Scrittura sottolinea che il Re Davide generò Salomone da colei che fu moglie di Uria, Betsabea. Uria era un famoso generale degli eserciti di Davide. Mentre egli si trovava in campagna, il re, che era rimasto a Gerusalemme, commise adulterio con Betsabea, che concepì un figlio. Dopo aver convocato il soldato nella Città Santa affinché la sua presenza giustificasse i fatti, e non essendo riuscito nel suo intento, il re inviò, allora, una lettera al comando militare, ordinando che mettessero Uria nel luogo più rischioso della battaglia, in modo che venisse ferito e morisse. Eseguito il suo ordine, Uria cadde eroicamente in battaglia, come era prevedibile, e Davide, avvertito dell’accaduto, prese Betsabea come sposa. Il profeta Natan rimproverò il sovrano, annunciandogli che il bambino nato da quel peccato sarebbe morto, e fu quello che accadde. Tuttavia, da lei Davide ebbe un secondo figlio che chiamò Salomone (cfr. 2 Sam 11-12, 1-24). È vero che questi non fu il frutto del crimine, ma Dio avrebbe potuto evitare che uno degli antenati di Gesù fosse figlio di Betsabea, riservando tale onore a un’altra donna. No! Egli permise l’infedeltà di un re santo e volle che il Messia provenisse dalla discendenza di lei.

Il profeta Natan rimprovera Davide – Chiesa di San Giovanni e San Martino, Schwabach (Germania)

Una sequenza di re prevaricatori

7a Salomone generò Roboamo; […] 9b Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10a Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos…

Il Re Salomone, insignito da Dio del dono della sapienza, decadde al punto da avere relazioni con numerose donne pagane, finendo, a un certo punto, per consegnarsi all’idolatria (cfr. 1 Re 11, 4-10). Una delle sue mogli, Naama, di origine ammonita (cfr. 1 Re 14, 21), gli diede come figlio Roboamo, il quale ereditò il regno.

Questo giovane monarca «abbandonò la Legge del Signore» (2 Cr 12, 1) e durante il suo regno il popolo di Giuda edificò «alture, stele e pali sacri su ogni alto colle e sotto ogni albero verde» (1 Re 14, 23), per offrire culto agli idoli. Uguale procedimento seguirono la maggior parte dei re di Giuda che gli succedettero.

Acaz, ad esempio, fece perfino passare per il fuoco suo figlio in una cerimonia in onore di Moloch, «secondo gli abomini dei popoli che il Signore aveva scacciati di fronte agli Israeliti» (2 Re 16, 3). Osò anche confiscare i beni e gli oggetti sacri del Tempio per farne dono al re di Assiria e sostituì l’altare di bronzo con un altro, fatto costruire sul modello dell’altare di Damasco.

Dio avrebbe potuto evitare che uno degli antenati di Gesù fosse figlio di Betsabea, ma non lo fece; permise questa infedeltà di Davide e volle che il Messia provenisse dalla discendenza di lei

Manasse, nipote di Acaz, fu anche peggio di tutti i suoi predecessori perché, oltre ad adorare le divinità dei pagani e a cadere in orribili peccati di impurità e di magia, «versò anche sangue innocente in grande quantità fino a riempirne Gerusalemme da un’estremità all’altra» (2 Re 21, 16).

Amon, suo figlio, seguì le orme del padre, prostrandosi davanti ai falsi dèi (cfr. 2 Re 21, 21) e addirittura mantenendo dentro allo stesso Tempio di Gerusalemme persone di cattiva reputazione che non solo esercitavano esecrabili funzioni, ma tessevano anche vesti per l’idolo Asera (cfr. 2 Re 23, 7).

La lista dei peccati commessi da questi re infedeli potrebbe essere allungata di molto. Tuttavia, i fatti sopra descritti ci sembrano sufficienti per comprendere la «qualità» di alcuni degli antenati di Nostro Signore Gesù Cristo, che San Matteo non ha ritenuto necessario escludere dalla genealogia e, per ispirazione dello Spirito Santo, ha menzionato esplicitamente.

III – Si è fatto Uomo per divinizzarci

Nel constatare tutti questi abomini, rimaniamo impressionati e ci chiediamo subito per quale ragione Dio li abbia tollerati. Perché il Salvatore avrebbe acconsentito e voluto che nella sua discendenza risultasse gente dalla vita dissoluta? Egli conosceva questi orrori da tutta l’eternità e poteva eliminarli in un istante.

È venuto per riparare e salvare

Tuttavia, non li ha eliminati e ha permesso la loro realizzazione per rendere più chiara l’azione della Provvidenza: Gesù, nascendo da una Vergine concepita senza peccato originale, sotto le cure di San Giuseppe, uomo santissimo, è venuto a riparare le iniquità di Adamo ed Eva, di tutti i suoi antenati e dell’intera umanità. Soprattutto, è venuto per salvare i peccatori e, ammettendoli nella sua genealogia, ha voluto far intendere quanto Dio accetti non solo gli innocenti, ma anche coloro che incorrono in mancanze.

Gesù è venuto soprattutto per salvare i peccatori e, ammettendoli nella sua genealogia, ha voluto far intendere quanto Dio non li rifiuti

«È venuto sulla terra», dice San Giovanni Crisostomo, «non per fuggire dalle nostre ignominie, ma per prenderle su di Sé. […] Non solo è giusto che ci meravigliamo che Egli abbia assunto la carne e Si sia fatto Uomo, ma che Si sia degnato di avere tali parenti, senza per nulla vergognarSi delle nostre miserie. Fin dalla culla, quindi, ha proclamato di non vergognarSi di nulla di ciò che è nostro».13

Egli pone così un punto fermo a questa catena di miserie con una gloria straordinaria, perché se gli uomini fossero perfetti, la Redenzione non sarebbe giustificata, come canta la Chiesa nella Liturgia di Pasqua: «Davvero era necessario il peccato di Adamo, che è stato distrutto con la morte del Cristo. Felice colpa, che meritò di avere un così grande Redentore!».14

Per essere perdonati, bisogna riconoscere le proprie miserie

Tra questi peccatori c’era Davide, che grazie a un sublime pentimento meritò di passare alla Storia come il penitente.

Dunque, da parte nostra che cosa è necessario? Umiltà, riconoscimento dei propri difetti, richiesta di perdono e penitenza. Dobbiamo confidare nell’infinita bontà di Nostro Signore e nel Suo desiderio di perdonare, perché Lui ne gioisce. Non disperiamo nel caso in cui il peccato venga a macchiare la nostra vita, perché, anche se abbiamo sbagliato, se sappiamo implorare misericordia e riparare all’offesa, ne usciranno meraviglie, proprio come dall’ascendenza di Gesù è nato Dio! Se siamo completamente innocenti, siamo certi che questa innocenza proviene dalla grazia; se cadiamo in qualche colpa, ricordiamoci che la Madonna può purificarci, coprendoci con il suo manto e rendendoci capaci di opere grandiose.

“Natività”, di Zanobi Strozzi – Metropolitan Museum of Art, New York

Quanti Padri e Dottori15 commentano il mistero di Dio che Si è fatto Uomo al fine di farci dèi! In effetti, questo è ciò che accade nel momento in cui le acque del Battesimo vengono versate sul nostro capo: la natura divina viene infusa in noi.

Il nostro cuore, grotta inospitale nella quale Dio vuole nascere

Chiediamo che il Bambino-Dio trasformi le nostre anime, grotte inospitali e fredde a causa delle nostre miserie, ma scelte per essere inabitate da Lui

Il Natale del Bambino Gesù, massimo avvenimento in tutta la Storia della creazione, è permeato dal pensiero della misericordia, della bontà e del perdono concesso a chi lo chiede. La Messa della Vigilia, che dà inizio alla Solennità, richiama questo punto, presentandoci una genealogia nella quale troviamo l’impronta dell’insuperabile amore di Dio nei confronti dell’umanità. Per questo restiamo in attesa del suo arrivo, che avverrà in questa notte santa. Egli nascerà liturgicamente, ma scenderà anche nel cuore di ciascuno di noi. Eppure non possiamo dirGli: «Vieni ora, Signore, a nascere nel palazzo del mio cuore…». Prima, affinché Egli possa venire con tutto il suo splendore, è necessario che la nostra anima si riconosca quale è: una grotta fredda e inospitale che Gli offre solo una povera mangiatoia piena di paglia, simbolo della nostra miseria e delle nostre mancanze, scelte da Lui per essere ricevuto e che tanto desidera trasformare! ◊

 

Note


1 SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma Teologica. III, q.1, a.5.

2 Cfr. Idem, a.6.

3 Idem, a.5.

4 Cfr. CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Due silenzi che hanno cambiato la Storia. In: Araldi del Vangelo. San Paolo. N.108 (dic., 2010), pp.10-17; Commento al Vangelo della IV Domenica di Avvento – Anno A, nel volume I della raccolta L’inedito sui Vangeli.

5 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO, op. cit. q.32, a.2; a.3, ad 1.

6 Cfr. FILLION, Louis-Claude. Vida de Nuestro Señor Jesucristo. Infancia y Bautismo. Madrid: Rialp, 2000, vol.I, p.172.

7 Idem, p. 173.

8 Cfr. TUYA, OP, Manuel de. Biblia Comentada. Evangelios. Madrid: BAC, 1964, vol.V, p.418; 878; SCHUSTER, Ignacio; HOLZAMMER, Juan B. Historia Bíblica. Antiguo Testamento. Barcellona: Litúrgica Española, 1934, t.I, pp.88-89; 586-587, nota 7; TUYA, OP, Manuel de; SALGUERO, OP, José. Introducción a la Biblia. Madrid: BAC, 1967, vol.II, pp.37-38.

9 SAN REMIGIO, apud SAN TOMASO D’AQUINO. Catena Aurea. In Matthæum, c.I, v.17.

10 LE CAMUS, Emile. La vita di N. S. Gesù Cristo. 3.ed. Brescia: Vescovile Queriniana, 1908, vol.I, p.130.

11 TUYA; SALGUERO, op. cit., p. 38. Nell’alfabeto ebraico antico non c’era presenza di vocali e ad ogni lettera veniva attribuito un valore numerico. Ed essendo il nome Davide – דוד – scritto in ebraico con le lettere dalet (ד) e waw (ו), rispettivamente aventi il valore di 4 e 6, esse si sommavano dando il simbolico risultato di 14.

12 Cfr. TUYA, op. cit., p. 24.

13 SAN GIOVANNI CRISOSTOMO. Homilías sobre el Evangelio de San Mateo. Homilia III, n.2. Madrid: BAC, 2007, vol.I, p.42.

14 VIGÍLIA PASCAL. Proclamação da Páscoa. In: MISSAL ROMANO. Traduzione portoghese della terza edizione tipica realizzata e pubblicata dalla CNBB con aggiunte approvate dalla Sede Apostolica. Brasilia: CNBB, 2023, p. 280.

15 Cfr. SANT’AGOSTINO. Sermo CXCII. In Natali Domini, IX, c.1, n.1; SAN LEONE MAGNO. Sermo XXVI. In Nativitate Domini, VI, c.2; SANTO IRENEO DI LIONE. Adversus hæreses. L.III, c.19, n.1; SANT’ATTANASIO DI ALESSANDRIA. Oratio De Incarnatione Verbi, 54; SAN CIPRIANO DI CARTAGINE. Quod idola dii non sint, 11; SANT’ILARIO DI POITIERS. De Trinitate. L.IX, n.3; SAN GREGORIO NAZIANZENO. Oratio XL. In Sanctum Baptisma, n.45; SAN CICRILLO DI ALESSANDRIA. Thesaurus de sancta et consubstantiali Trinitate. Assertio XXIV; SAN TOMMASO D’AQUINO. Officium Corporis Christi “Sacerdos”. Vesp. I, lect.1.

 

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