Se potessimo intervistare gli Apostoli e chiedere loro cosa li spinse a lasciare tutto per seguire Nostro Signore Gesù Cristo, è certo che le risposte sarebbero le più diverse. Per uno sarà stato lo sguardo buono e penetrante del Maestro; per un altro, l’imperiosità che esprimeva la sua voce quando diceva semplicemente: «Seguimi» (Gv 1, 43; Lc 5, 27); per un terzo, come Natanaele, il suo discernimento manifestamente divino nel dichiarare: «Prima che Filippo ti chiamasse, Io ti ho visto quando eri sotto il fico» (Gv 1, 48); per un altro ancora, un atteggiamento energico di Gesù quando rimproverava i farisei.
Da quello che ci direbbero, molto probabilmente potremmo concludere che il primo e principale fattore di attrazione in Nostro Signore non era la sua dottrina ma il suo esempio vivo, i suoi gesti, i suoi atteggiamenti, tutto ciò che costituiva il suo carattere.
Mons. João seppe trasformare in fatti l’ideale contemplato dal Dott. Plinio e plasmare la sua sapienza in persone, in stili di vita, in realtà tangibili
Infatti, è una felicità immensa trovare un modello da seguire, una persona da cui farsi guidare, un maestro! Ogni persona è costantemente alla ricerca di archetipi, perché l’istinto di imitazione fa parte della psicologia umana, come afferma Don Luis Civardi: «L’esempio rende sensibile la verità, che, in qualche modo, si incarna nella persona e nei fatti».1
Questa felicità, Mons. João la visse incontrando il Dott. Plinio, come abbiamo illustrato negli articoli precedenti, e di essa rese partecipi i suoi stessi discepoli e figli spirituali. Attraverso queste righe, desideriamo ora portare alla luce un altro aspetto di colui che è la radice di tutto ciò che oggi costituisce il carisma, la mentalità e i costumi degli Araldi del Vangelo: come egli seppe trasformare in fatti l’ideale contemplato nel Dott. Plinio, e plasmare la sua sapienza in persone, in stili di vita, in realtà tangibili.
Fin da giovane, una sete insaziabile di fare del bene
Come San Giovanni Bosco, Mons. João si sentì chiamato da sempre a guidare i giovani sulla via della virtù e della morale. Abbiamo visto come già nella più tenera infanzia avesse fatto molta esperienza del male di cui l’essere umano è capace, perdendo così ogni illusione sul mondo, e quanto desiderasse formare un gruppo di ragazzi che cercasse di invertire la decadenza della nostra società.
Dopo aver conosciuto il Dott. Plinio nel 1956, si lanciò anima e corpo al servizio della Causa Cattolica nelle file del movimento da lui fondato e non molto tempo dopo si trasferì in una delle case dell’organizzazione, situata in Rua Aureliano Coutinho, a San Paolo. Un membro del Gruppo che visse lì in quel periodo ricorda: «Fin dall’inizio, Mons. João aveva già la stessa bontà che avremmo visto in seguito, voleva aiutare tutti e desiderava il bene di tutti. In quei primi tempi dovevamo preparare il giornale Cattolicesimo da inviare agli abbonati per posta, e Mons. João partecipava a questo lavoro, sempre allegro, cantando mentre facevamo la piegatura dei giornali. Era l’anima della sede2 della Aureliano».
Il suo amore per la Chiesa Cattolica e la sua pietà erano così vivi che sembravano “contagiare” gli altri, come testimoniato da un altro suo coetaneo: «Una mattina, quando mi recai alla Cattedrale della Sede di San Paolo per ricevere la Comunione, arrivato alla porta della cappella del Santissimo sentii che l’accolito aveva già suonato la campana ed era iniziato il Confiteor. Era costui così profondo, così contrito, così chiaro che mi commossi. Andai immediatamente alla mensa della Comunione: era il Sig. João Clá che faceva funzione di accolito a Mons. Sílvio de Moraes Matos, allora parroco della cattedrale. Sono così grato per questa esperienza che non dimentico mai di pregare almeno un Confiteor quando entro lì, in ricordo di quell’occasione».
Molti altri che lo conobbero in quell’epoca sono unanimi nel descrivere la purezza e la vivacità della sua fisionomia, la sua risolutezza e l’impeto nell’azione, la concordia e la comunicativa che sempre dimostrava nei rapporti con il Dott. Plinio. Tutte queste qualità, espresse con tanta semplicità da un novizio, brillavano come una fiaccola, che a poco a poco incendiò i cuori degli altri e cambiò il volto del Gruppo.
Insegnando con l’esempio
Si aprivano, così, davanti al Dott. Plinio le porte per la tanto desiderata istituzionalizzazione della sua opera. Egli aveva ardentemente sperato che i suoi seguaci si entusiasmassero per il carattere militante del cattolico e abbracciassero una vita regolata. Aveva avuto, però, poco successo prima dell’arrivo di Mons. João. Effettivamente, fu soltanto a partire dalle “Itaqueras” da lui organizzate che quest’anelito del fondatore cominciò a mettere radici, come abbiamo visto nell’articolo precedente.
Nello stesso 1969, il Dott. Plinio chiese a Mons. João di trasferirsi nell’Eremo di San Benedetto, antico monastero benedettino da poco tempo acquisito dalla TFP. Sperava di dare un nuovo impulso a questa istituzione, costituendo un nucleo che vivesse in un regime quasi monastico, regolato da un ordine di consuetudini con l’aggiunta della disciplina delle “Itaqueras”.
Il vero maestro è colui che si rivela un esempio vivo di ciò che insegna; sa essere pastore e pecora, senza mai pretendere dagli altri ciò che non ha già preteso prima da se stesso
Nei primi anni dell’eremo ci furono grandi incomprensioni da parte dei suoi membri riguardo all’ideale che il Dott. Plinio voleva realizzarvi: alcuni volevano solo una riedizione – mal concepita – dell’Ordine di Cluny; peggio ancora, molti non volevano rinunciare alla propria routine per abbracciare quella che era stata stabilita. Non passò molto tempo perché l’esperienza si dissolvesse. Mons. João ricordava molte occasioni in cui da solo cantava il piccolo ufficio della Madonna nella cappella e faceva le processioni del cerimoniale della casa, mentre tali atti venivano trascurati dalla maggior parte di coloro che avrebbero dovuto essere, in tutto, suoi fratelli.
Alla fine, dopo duri sforzi e molti anni di lotta, riuscì a formare un gruppo di ferventi eremiti, fondando l’eremo su basi solide, proprio come era stato il desiderio iniziale del suo padre spirituale. Nel 1988, mentre si trovava a San Benedetto, il Dott. Plinio esclamò: «Per quanti anni abbiamo cercato di realizzare quello che qui è presente! Abbiamo combattuto in tutti i modi senza che fosse possibile ottenere quello che vedo qui con enorme piacere! E voi sapete fino a che punto João è stato il mio strumento benedetto per realizzare tutto questo».3
Ecco il vero maestro: colui che si rivela un esempio vivo di ciò che insegna. Sa essere pastore e pecora, maestro e discepolo, dando e ricevendo continuamente, perché – ci ha insegnato Mons. João – per essere un buon formatore, la cosa più importante è formare prima se stessi, senza mai pretendere dagli altri ciò che non si è preteso prima da se stessi.
Come formare le nuove generazioni?
Con il passare degli anni, Mons. João si rese conto che non poteva correggere i ragazzi che entravano nell’opera del Dott. Plinio con lo stesso rigore di prima. I novizi guardavano a lui non più come un pari, ma, per la differenza di età, esperienza e fedeltà, lo consideravano con il rispetto e l’ammirazione dovuti a un “fratello maggiore”.
Vedendo come alle nuove generazioni mancava una solida educazione, anche in ambito culturale, morale e religioso, iniziò un intenso programma di formazione. Insegnò ai cosiddetti “enjolras”4 a organizzare la propria routine, dando sempre la priorità alla cosa più importante – la vita interiore – e poi a quella più urgente, cioè gli obblighi quotidiani.
Il metodo di formazione che utilizzava, acquisito dal padre e fondatore, si basava su colloqui o piccole riunioni in cui raccontava qualche episodio accaduto al Dott. Plinio, traendone insegnamenti per la vita dei suoi ascoltatori. Trasmetteva i fatti con tale incanto ed entusiasmo che un allora giovane eremita ha recentemente affermato: «Ancora oggi vivo del ricordo di quelle riunioni. Era tale il suo amore per il Dott. Plinio, che ci travolgeva!».
Mons. João notò come gli “enjolras” avevano l’anima molto aperta alle grazie che il Dott. Plinio denominò “flash”.5 Come la vela di una barca al soffio del vento, si lasciavano elevare, senza frapporre ostacoli, dalla meraviglia prodotta da verità soprannaturali che venivano presentate loro in modo folgorante. Tuttavia, egli notò un rischio in questo atteggiamento: quello della superficialità. Allora, mentre i giovani salivano portati dalle “ali” della grazia sensibile, egli cercava di “costruire” sotto i loro piedi un’“impalcatura” con i principi della dottrina cattolica. In questo modo, qualora fosse arrivato un periodo di aridità e di prova, essi non sarebbero caduti dall’altezza a cui erano stati innalzati.
A tal fine, per tutti gli anni ‘80 e i primi anni ‘90, trasmise loro in maniera metodica i più importanti temi teologici, spirituali e storici, costituendo così, in modo robusto, le basi del Corso San Tommaso d’Aquino. In questo senso, gli fu di enorme aiuto, oltre al solido e inedito quadro dottrinale ricevuto dal padre e fondatore, l’approfondimento teologico ottenuto grazie al frequente contatto con luminari della scuola tomista del XX secolo, come i domenicani Padre Victorino Rodríguez y Rodríguez, Padre Antonio Royo Marín, Padre Fernando Castaño, Padre Esteban Gómez, Padre Arturo Alonso Lobo, Padre Raimondo Spiazzi e Padre Armando Bandera.
«Questi ragazzi sono più felici di me»
Mons. João era un formatore completo, che esigeva la perfezione in tutti gli atti e pretendeva sempre la disciplina, ma sapeva compensare la rigidità con elementi di distensione, in un equilibrio molto tipico di chi segue il Divin Maestro: «L’atmosfera della Chiesa Cattolica è tutta fatta dall’unione di questi due elementi che la Rivoluzione ama separare: l’autorità che si impone, guida, corregge e, a seconda dei casi, è severa; e la bontà che sa proteggere, perdonare, accogliere, comprendere, che incoraggia e avvicina a sé».6
Vedendo come le nuove generazioni mancassero di una solida educazione in ambito culturale, morale e religioso, Mons. João iniziò un intenso programma di formazione
Questo dono, alla portata di pochi, fu rapidamente riconosciuto dallo stesso Dott. Plinio nel suo discepolo fedele: «Sono queste le qualità del generale che ho visto nel mio João e che ho molto apprezzato. L’Eremo di San Benedetto e l’Eremo di Præsto Sum7 sono due sinfonie permanenti di anime che egli va regolando e adattando. A volte noto che ha dato qualche strigliatina, che qualcuno è rimasto graffiato da qualcosa; fingo di non vedere, faccio una faccia felice, ma rendendomi conto che un figlio mio ha ‘sanguinato’ un pochino, e rendo grazie alla Madonna. Che bello che ci siano mani così buone ed esperte a far ‘sanguinare’».8
Il Dott. Plinio, che in gioventù aveva sofferto molto la solitudine perché non c’era nessuno che lo seguisse, manifestava la sua contentezza per la formazione impartita agli “enjolras”: «A volte penso tra me e me: ‘Questi ragazzi sono più felici di me; quando hanno mosso i primi passi, hanno avuto un João Clá che io non avevo…’».9
Guidando le anime dopo la dipartita del Dott. Plinio
Con la dipartita del Dott. Plinio per l’eternità, il rapporto di Mons. João con coloro che fino ad allora lo avevano considerato come un fratello cambiò prospettiva. Se prima gli era consentita una certa intransigenza come esecutore dei disegni del fondatore e come nemico implacabile dello spirito maligno, da quel momento in poi era necessario che mostrasse più comprensione e bontà verso tutti.
Fu in quest’epoca che fondò il ramo femminile dell’opera, una mossa senza precedenti per lui, che aveva sempre lavorato solo con uomini. Formò queste aspiranti alla stessa scuola di perfezione e disciplina stabilita per i ragazzi, ma il suo senso psicologico e il suo discernimento lo aiutarono a rendersi presto conto delle differenze di mentalità esistenti tra uomo e donna e ad adattarsi saggiamente.
Un altro aspetto importante nella formazione di Mons. João consiste negli studi accademici, di cui sottolineò più volte l’importanza come strumento di apostolato
Esigeva che esse fossero forti, nonostante la loro naturale fragilità, e cercava sempre di aiutarle a dimenticare se stesse attraverso costanti atti di generosità e di ammirazione. Mise molto impegno perché imparassero a farsi guidare dalla ragione e non dalle semplici impressioni. Spiegò anche che nell’uomo spiccano la forza, la determinazione, il progresso, mentre la donna rappresenta il lato più delicato, più affettivo, più pieno di attenzioni, motivo per cui in lei i simboli spiccano maggiormente. Così, dopo alcuni anni di dedicata e intensa formazione, volle ideare per loro un abito simile a quello dei loro fratelli di ideale, facendo notare che nella donna questa veste si sarebbe distinta più che nell’uomo.
In seguito egli rivelò che, con la scomparsa del Dott. Plinio, cominciò ad avere un discernimento più chiaro dei bisogni di ciascuno dei suoi figli spirituali. E indicò la portata di questo dono con un esempio: «Sto facendo una riunione, improvvisamente il mio sguardo cade su qualcuno, casualmente, e vedo: ‘Questo qui è in crisi’, oppure ‘Questo ha ricevuto una grazia ed è cambiato’. Mi rendo conto che è un avvertimento di lui, del Dott. Plinio: ‘Aiuta questo, spingi quello, afferra quell’altro’».10
Enfasi sugli studi
Un altro aspetto rilevante della formazione data da Mons. João consiste negli studi accademici, di cui sottolineò più volte l’importanza come strumento di apostolato, come in questa omelia: «Dare tutto significa studiare, ossia, prepararsi, imparare, per essere poi più utili alla Causa, per essere più utili alla Chiesa. Devo dedicarmi di più all’apprendimento, devo voler avere un vero serbatoio di conoscenze, per poter predicare meglio, per fare più apostolato, per condurre un maggior numero di persone a Dio nostro Signore».11
Un araldo del Vangelo non avrà mai dubbi su come procedere in qualsiasi situazione, perché ovunque guardi, troverà le orme del padre suo
Dando continuità all’opera intrapresa durante la vita del Dott. Plinio, promosse corsi sulla dottrina cattolica, con lezioni di Morale, approfondimenti di Catechismo, Storia Generale ed Ecclesiastica, Filosofia e Latino, oltre a una serie di riunioni dedicate al commento dei più svariati libri di spiritualità. Arrivò persino al particolare di fornire lui stesso Bibbie e catechismi per tutti. Trasmetteva sempre la materia con molti esempi, mai sganciata dalla vita concreta, creando così le basi del solido Piano di Formazione degli Araldi del Vangelo.
Grazie all’impegno di Mons. João nel corso di tanti anni, si sono moltiplicati tra gli Araldi i dottori e i maestri laureati in università pontificie, e sono stati fondati l’Istituto Filosofico Aristotelico-Tomista, affiliato alla Pontificia Università Salesiana di Roma, l’Istituto Teologico San Tommaso d’Aquino, affiliato alla Università Pontificia Bolivariana di Medellin, e l’Istituto Filosofico-Teologico Santa Scolastica, di Scienze Religiose.
«Il popolo che Io ho plasmato per Me celebrerà le mie lodi»
«Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13, 15), raccomandò Nostro Signore agli Apostoli. Dall’eternità, Mons. João rivolge oggi lo stesso appello ai suoi figli spirituali, come San Paolo: “Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo» (1 Cor 11, 1).
Presso il Cuore Sapienziale e Immacolato di Maria, egli si rallegra del minimo progresso di ciascuno, ma si aspetta che tutti i suoi figli diano il massimo di sé, così come lui stesso si consegnò completamente e dedicò tutta la sua vita a formare spiritualmente e moralmente le pietre vive con cui la Madonna costruirà il suo Regno sulla terra.
L’esempio del nostro fondatore, i suoi sforzi per raggiungere la perfezione, le sue mete altissime e il suo instancabile zelo per il progresso individuale e collettivo hanno creato per l’opera fondamenta solide e un’eredità di archetipi in tutti i campi. Un araldo del Vangelo non avrà mai dubbi su cosa fare o su come procedere in qualsiasi situazione perché, in qualunque direzione guardi, troverà le orme di suo padre, la sua parola, la sua risoluzione, il suo sangue. E potrà realizzare per lui ciò che il Signore si aspettava dalla nazione eletta: «Il popolo che Io ho plasmato per Me celebrerà le mie lodi» (Is 43, 21). ◊
Note
1 CIVARDI, Luis. Apóstoles en el propio ambiente, apud ROYO MARÍN, OP, Antonio. Espiritualidad de los seglares. Madrid: BAC, 1967, p.838.
2 In un senso più ampio di quello abitualmente utilizzato, il termine sede era impiegato tra i discepoli del Dott. Plinio per designare qualsiasi casa del movimento da lui fondato.
3 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conversazione. San Paolo, 25/12/1988.
4 Termine utilizzato internamente nell’opera del Dott. Plinio per denominare i suoi discepoli delle generazioni più giovani.
5 Il “flash” è una grazia attuale che, incidendo soprattutto sul dono di scienza, conferisce all’anima una chiarezza particolare per comprendere le verità della Fede – con efficacia e profondità maggiori che se si facesse uno studio prolungato – e, incidendo anche sulla volontà e sulla sensibilità, la invita ad aderire a ciò che le è stato mostrato. Di conseguenza, la persona desidera la santità più che se praticasse grandi sforzi ascetici, e la sua sensibilità è così ordinata da assomigliare quasi allo stato di Adamo nel Paradiso; in breve, si sente angelicata, perché Dio è entrato in contatto con lei.
6 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferenza. San Paolo, 31/1/ 1976.
7 Eremo situato in una spaziosa casa colonica nel Bairro de Santana, a San Paolo, costituito allo scopo di accogliere i discepoli più giovani del Dott. Plinio che si sentivano attratti dalle grazie di istituzionalizzazione dell’Eremo di San Benedetto.
8 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conversazione. San Paolo, 16/9/1991.
9 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferenza. San Paolo, 20/11/ 1976.
10 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Conferenza. Madrid, 16/1/ 1996.
11 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Omelia. Mairiporã, 27/11/2006.