Come sarà stato l’ambiente soprannaturale che ha avvolto l’evento più importante della Storia? Eleviamo il cuore al di sopra delle circostanze umane e consideriamo la sublimità della nascita del Bambino Dio!

 

Vangelo della Solennità del Natale del Signore
(Santa Messa di mezzanotte)

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea, salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5 per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.

6 Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo Figlio primogenito, Lo avvolse in fasce e Lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.

C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un Angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10 ma l’Angelo disse loro: “Non temete: ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. 13 E subito apparve con l’Angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: 14 “Gloria a Dio nel più alto dei Cieli e pace in Terra agli uomini che Egli ama” (Lc 2, 1-14).

I – La mistica è data a tutti

Adorazione dei Pastori – Monastero Carmelitano di Brooklyn, New York

La conquista della santità richiede di percorrere tanto la via ascetica quanto quella mistica. Nella prima, sono concesse grazie a profusione, allo scopo di esortare l’anima al progresso nella virtù, ma esse esigono impegno. Ci sono occasioni, per esempio, in cui siamo tentati e dobbiamo prendere misure concrete per evitare il peccato. A volte, chi da molto tempo si porta dentro il carico dell’infelicità di essere debole in un punto, è toccato da una grazia cooperante e, riflettendo sull’eternità e analizzando il suo rapporto con Dio, si rende conto di non procedere bene. Percepisce, però, di non avere forze per correggersi e decide di assumere un atteggiamento di vigilanza, sacrificio e preghiera, al fine di implorare dal Cielo energie per superare tale situazione. E Dio risponde sempre! Nel corso della Storia, quante persone si sono emendate con grazie cooperanti, ossia, alla maniera ascetica, governando se stesse con l’aiuto divino!

Tuttavia, com’è incomparabile lo stato mistico, in cui predomina l’attuazione dei doni dello Spirito Santo! La persona sperimenta in fondo all’anima chi è Dio e la Sua stessa forza, per azione di grazie operanti ed efficaci. Essendo l’anima mossa da Dio, non è possibile respingere queste grazie che possono, anche, piegare la creatura umana al punto da farle cambiare vita. All’anima favorita da tali grazie basta solamente lasciarsi condurre “dal tocco e dal soffio dello Spirito santificatore, che la conduce a suo piacimento, come uno strumento musicale molto accordato, ricavando da lei divine melodie”.1

È incalcolabile il numero di Santi che hanno abbracciato la loro vocazione dopo aver ricevuto grazie di questo genere. Lo illustra la conversione di Sant’Agostino.2 Dopo una giovinezza segnata da gravi errori dottrinali e morali – ma irrorata dalle lacrime di sua madre, Santa Monica –, egli ricevette nella relazione con Sant’Ambrogio una grazia, in virtù della quale la sua esistenza prese una direzione totalmente differente.

Anche San Giovanni Bosco, pochi mesi prima della sua morte, mentre celebrava la Messa nella Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, a Roma, irruppe in un irrefrenabile pianto che lo obbligò a interrompere varie volte il Santo Sacrificio. Che cosa era accaduto? Nell’infanzia egli aveva fatto un sogno profetico, di cui non aveva allora compreso il senso, nel quale la Madonna gli aveva detto: “Un giorno, a tempo debito, tu comprenderai”.3 E fu durante questa Messa, molti decenni più tardi, che, gettando uno sguardo sul suo passato, gli vennero in mente le immagini di quel sogno, ed egli vide come vi fosse delineata la sua vocazione. La Provvidenza Si era servita di tale mezzo non solo per indicargli la direzione da seguire, ma anche per concedergli, ormai alla fine della vita, una grazia mistica che lo colmasse di gioia nel vedere realizzati i disegni di Dio a suo riguardo.

Potremmo ancora estrarre dall’agiografia un vasto elenco di episodi in questo senso. Comunque, la mistica non è privilegio dei Santi d’altare, né dei grandi contemplativi. Anche gli altri fedeli hanno queste mozioni interiori. Chi non ha mai sperimentato, in un determinato momento, le consolazioni della grazia? Incontriamo, a volte, persone che, illuminate da un raggio di luce divina, hanno rinunciato ad abitudini peccaminose per abbracciare criteri nuovi, conformi alla Fede. Se questo dipendesse solo dalla volontà umana, pochi si convertirebbero… E se la mistica non accompagnasse coloro che si avviano sul cammino della perfezione, chi persevererebbe fino alla fine?

Ora, Dio è solito versare queste grazie, soprattutto quando vuol preparare le anime per grandi avvenimenti. Che favori mistici avrà Egli dispensato a coloro che seguirono da vicino il fatto centrale della Storia, cioè, la nascita del Signore Gesù?

Nella notte di Natale, quando inizia la Messa di Mezzanotte, il Bambino Gesù nasce misticamente e liturgicamente – come più di duemila anni fa a Betlemme –, e verrà a noi sacramentalmente, nel Mistero Eucaristico. Ecco un’occasione eccellente per meditare sull’atmosfera di grazia che pendeva nel Presepio quando “Maria diede alla luce il suo Figlio primogenito”.

II – Il Natale contemplato dal punto di vista della mistica

Vespri della nascita di Cristo, di Michael Rieser – Palazzo Dorotheum, Vienna

Leggendo la semplice narrazione di San Luca, proposta dalla Liturgia per questa celebrazione,4 è normale che una domanda sorga dentro di noi: è possibile che Dio Si sia incarnato e sia nato in un modo così miracoloso, abbandonando il grembo di Maria senza toccare nessuna delle pareti di questo altissimo tabernacolo, e che questo evento non sia stato circondato da fenomeni mistici straordinari? Che si sia realizzato in un ambiente di pura povertà, con vicino soltanto animali?

Consideriamo la Madonna. “Quale lingua, sia pure angelica, potrà cantare degnamente le lodi della Vergine Madre, madre non di uno qualunque, ma di Dio? […] Ella fu, di fatto, degna che il Signore posasse su di Lei il suo sguardo, che il Re dei re desiderasse ardentemente il suo splendore e che fosse attratto dal suo profumo soavissimo da lasciare quell’eterno riposo nel seno paterno”.5 Nove mesi prima del Natale del Bambino Gesù, l’Annunciazione fu un episodio che ci indica l’elevata chiave mistica nella quale trascorse tutta la sua vita. Certamente la sua infanzia e la sua giovinezza furono pervase da consolazioni, rapimenti e grazie efficaci, che culminarono nel momento in cui San Gabriele Le fece visita per rivelarLe l’Incarnazione del Verbo.

In funzione di questo, non sarebbe ragionevole supporre che, nell’imminenza di dare alla luce il Divin Redentore, Ella fosse presa da afflizioni umane, preoccupata degli aspetti concreti della situazione nella quale Si trovava. Tanto più che, esente dal peccato originale, il parto avrebbe dovuto essere completamente differente, non solo indolore e libero dalle difficoltà abituali della natura, ma anche assistito dalla massima quantità di grazie che quella circostanza comportava – come fu, del resto, ognuno degli istanti della sua esistenza terrena.

Una scena concepita da Dio con la maggior bellezza possibile

Pertanto, vale per questo evento la legge contraria a quella che Sant’Ignazio6 propone per la meditazione sull’inferno, negli Esercizi Spirituali. Secondo lui, dobbiamo concepire questo luogo di tormenti nella forma più orrenda possibile, opposta a tutti i nostri desideri e piaceri, e ancora non avremo una nozione esatta di quella terribile realtà. Riguardo alla nascita di Nostro Signore possiamo dire l’inverso: la più bella scena che possiamo immaginare sarà sempre inferiore a quello che di fatto accadde, perché la nostra mente non raggiungerà mai la pienezza infinita dell’intelligenza divina che pianificò tutto nella maniera più perfetta. Sarebbe blasfemo pensare che Dio Padre, avendo concepito da tutta l’eternità la venuta di suo Figlio nel mondo, sia stato negligente!

Verrebbe da porsi qui un’altra domanda: allora, per quale motivo Egli scelse una Grotta? A beneficio dell’umanità e per la gloria del suo Unigenito, Dio volle porre bene l’accento sul contrasto tra gli aspetti umani e quelli divini del Natale, al fine di evitare che prestassimo maggior attenzione ai primi piuttosto che a questi. Dopo il peccato originale, la nostra natura è diventata così rozza, che se il Bambino Gesù fosse nato in un palazzo sontuoso, molta gente si sarebbe fermata ad ammirare l’edificio e avrebbe relegato il Salvatore in secondo piano. La Grotta, il bue e l’asinello, e persino l’assenza di testimoni, se non Maria e Giuseppe, sono stati elementi provvidenziali per far brillare in modo speciale la divinità di Cristo.

Maria e Giuseppe nell’attesa dell’arrivo del Bambino Dio

San Giuseppe si prostra davanti a Gesù Bambino appena nato – Chiesa di Saint-Sauveur, Plancoët (Francia)

Non essendoci una descrizione più dettagliata della scena, ci permettiamo di comporla avvalendoci della nostra immaginazione. Meditiamo su San Giuseppe, uomo assistito da grazie specialissime, inerenti alla sua elevata missione, e forse anche dal discernimento degli spiriti. Ad un certo momento egli comprende che la Madonna sta entrando in contemplazione e, a poco a poco, Si stacca dalla sensibilità terrena. In questo straordinario raccoglimento, Ella Si astrae da tutte le cose intorno a Lei: tanto poteva essere una grotta quanto un palazzo, una culla d’oro o una mangiatoia. L’importante, questo sì, è la divinità del Bambino che sta nel suo grembo purissimo e a contatto con Lei, e che Le dice, quasi con rammarico, che a breve avrebbe abbandonato quel tanto amato tabernacolo per riposare tra le sue braccia verginali. È chiaro, Egli non cesserà mai di favorirLa e di avere un altissimo rapporto con Lei.

Così, sempre più avvolta nel mistero dell’Incarnazione e della nascita del Verbo Eterno – uno dei principali misteri della nostra Fede –, la Santissima Vergine è ansiosa di vedere il volto di Dio fatto Uomo, essendo Lei l’unica creatura sulla faccia della Terra che potrà chiamarLo Figlio e, allo stesso tempo, adorarLo con tutte le forze della sua anima. È Lei l’unica Madre che abbia potuto farlo nei riguardi del proprio Figlio senza cadere nell’idolatria, e anzi, al contrario, come atto di perfezione. Dice San Lorenzo da Brindisi, che “Dio esaltò Maria non solo al di sopra di tutte le creature terrene e celesti, sopra gli Angeli e gli uomini, ma, anche nell’ipotesi che Egli avesse creato un numero infinito di altri spiriti sublimi, superiori anche ai Cherubini e ai Serafini, Maria Vergine, per il fatto di essere Sposa di Dio e Madre di Cristo, avrebbe continuato a essere di gran lunga superiore a tutti loro”.7 In considerazione di questo, l’adorazione tributata dalla Madonna al Bambino Gesù, nel primo istante in cui il suo sguardo si posò sopra di Lui, fu maggiore della somma di tutti gli atti di adorazione prestati dall’insieme degli Angeli e dei Beati e dagli uomini nel corso della Storia, fino alla fine dei tempi.

C’è da supporre che tutto ciò abbia creato un clima talmente elevato dentro la Grotta, che le luci materiali disposte per illuminare l’ambiente siano diventate inutili… Una luce indescrivibile doveva emanare dalla Vergine Santissima!

San Giuseppe contempla, pieno di giubilo, quella luce che, tenue all’inizio, va aumentando di intensità. Ed egli intende perfettamente, in virtù della sua incomparabile fede, che il Creatore del Sole e delle stelle non sarebbe potuto nascere nelle tenebre. Cristo è la Luce che viene nel mondo e, ancora nel grembo materno di Maria, illumina la Grotta come se vi brillasse il sole di mezzogiorno. D’altronde, forse è questa una delle ragioni per le quali la Grotta è stata un elemento indispensabile… Per contenere un po’ questo fulgore, poiché, al contrario, avrebbe causato sgomento in tutto l’orbe terrestre! E San Giuseppe resta così incantato ed entusiasta, e sopraffatto da grazie efficaci, che, a somiglianza della sua Sposa santissima, adesso non si preoccupa più delle circostanze precarie che lo circondano.

Ora, se gli Angeli hanno cantato per i pastori, perché non avrebbero dovuto farlo anche per San Giuseppe quando è nato il Bambino Gesù? È evidente! E se a Natanaele Nostro Signore ha promesso: “Vedrete il Cielo aperto e gli Angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’Uomo” (Gv 1, 51), perché San Giuseppe non avrebbe dovuto vedere i cori angelici che univano la Grotta al Cielo?

Così, potremmo andare avanti, per pagine interminabili, con riflessioni sulla vigilia del primo Natale, quando la Madonna e San Giuseppe si preparavano ad accogliere il Bambino Dio. Per concludere la nostra meditazione, riflettiamo sugli effetti prodotti da questo evento ineguagliabile.

III – Egli ci ha portato la salvezza!

È molto significativo il pensiero che ci suggerisce la seconda lettura (Tt 2, 11-14), tratta dalla Lettera di San Paolo a Tito: “È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (2, 11). Se, da un lato, è difficile farci un’idea esatta della situazione dell’umanità prima dell’Incarnazione del Verbo, dall’altro, basta avere esperienza dell’azione della grazia per concepire che, per il semplice fatto di nascere, il Signore Gesù abbia concesso al mondo un beneficio incalcolabile. Nell’analizzare la Storia, verifichiamo quanto efficace sia l’influenza di un santo nella società. Ora, cosa avrà significato la nascita del Santo, con la “S” maiuscola, Santo in essenza, Dio, Creatore e Redentore nostro! Se Gesù avesse offerto al Padre un sorriso, un movimento del braccio, un battito di ciglia o un atto di volontà in riparazione dei nostri peccati, sarebbe stato sufficiente per operare la Redenzione. Per questo, l’arrivo del Salvatore, di per sé, distrusse l’opera di satana che dominava l’Antichità e represse la proiezione che il male aveva sulla terra fino a quel momento, come ben osserva Sant’Andrea di Creta: “Colui che è misericordioso per natura decise giustamente che suo Figlio Unigenito Si manifestasse con la nostra stessa natura, per condannare il nostro avversario”.8

Gesù ci dà la forza per cambiare vita

Gesù Bambino di Praga – Cappella dell’Alcázar di Segovia (Spagna)

Nei versetti seguenti, San Paolo sottolinea il ruolo della grazia portata da Nostro Signore: “Essa ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo” (Tt 2, 12-13). Nell’originale greco il verbo insegnare possiede una connotazione che va oltre il concetto di semplice trasmissione di una dottrina, includendo anche la nozione di dar forza, di infondere la capacità di praticare ciò che si è appreso, alla maniera dell’aquila che istruisce i suoi piccoli al volo. L’insegnamento dato dalla grazia penetra con vigore nel più profondo dell’anima e, facendoci amare quello che intendiamo, ci rende capaci di praticarlo. Il cambiamento che Nostro Signore Gesù Cristo ha introdotto sulla Terra è, infatti, impossibile da comprendere per la nostra intelligenza! Avremmo bisogno di avere occhi divini per contemplare tutto il processo storico dopo il peccato originale, da Adamo ed Eva fino alla nascita del Redentore, e, a partire da lì, l’irradiazione della grazia che insegna e infonde la forza necessaria alle persone per cambiare mentalità. Non è diverso ciò che l’Apostolo evidenzia nell’ultimo versetto presentato nella seconda lettura: “Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone” (Tt 2, 14).

La vittoria ottenuta dal Bambino Gesù nascendo a Betlemme

In questo XXI secolo, in cui il male imperversa nel mondo e prolifera con un dinamismo e un delirio travolgenti, Gesù continua a realizzare la sua missione, poiché alla sua opera non si applicano le leggi della botanica, per le quali, piantato il seme, la pianta cresce, dà frutti e, completato il suo sviluppo, comincia a deperire. Nell’albero divino seminato dal Salvatore, cioè, nella Chiesa, sbocceranno sempre nuove meraviglie, e sempre più potenti. La terribile decadenza che oggi constatiamo nell’umanità è per noi un segnale che ci sarà ai nostri giorni una grande manifestazione del potere di Dio, senza precedenti nella Storia. La Redenzione operata sul Calvario produrrà frutti più eccellenti e numerosi adesso che nel tempo in cui fu consumata.

Questa è l’impostazione d’animo con cui dobbiamo considerare il Natale: molta speranza – e perché non dire certezza! – che il Bambino Gesù voglia concedere a ognuno di noi la forza per abbracciare il bene. Pertanto, non preoccupiamoci della nostra debolezza, perché quanto maggiore essa è, maggiore sarà la Sua azione su di noi. Siamo un campo in cui il Signore Gesù dimostrerà il suo potere! Quando guardiamo il Divino Infante rappresentato nei Presepi, vediamo da un lato la fragilità della natura umana e, dall’altro, la sua onnipotenza. Così anche noi: siamo ricettacolo del potere di Dio, che Si manifesta, soprattutto, nella nostra miseria e nel nostro essere niente. Riempiamoci, dunque, di giubilo e confidiamo nella voce dell’Angelo che proclama: “Io vi annuncio una grande gioia”! 

 

Note

1 GONZÁLEZ ARINTERO, OP, Juan. Cuestiones místicas, o sea, las alturas de la contemplación y el ideal cristiano. 3.ed. Salamanca: San Esteban, 1927, p.664.
2 Cfr. SANT’AGOSTINO. Confessionum. L.V, c.13-14, n.23-25. In: Obras. 7.ed. Madrid: BAC, 1979, vol.II, pp.216-219.
3 AUFFRAY, Augustin. Un grand éducateur: le Bienheureux Don Bosco. Paris: Emmanuel Vitte, 1929, p.504.
4 Il presente articolo mira a integrare i commenti a questo Vangelo già pubblicati precedentemente. Vedere: CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Il Vangelo della nascita del Bambino Gesù. In: Arautos do Evangelho, São Paulo. N.1 (Gen., 2002); p.7-9; “Lux in tenebris lucet”. In: Arautos do Evangelho, São Paulo. N.60 (Dic., 2006); p.10-17; Commenti al Vangelo della Messa di Mezzanotte della Solennità del Natale del Signore – Anni A e C, rispettivamente nei Volumi I e V della collezione L’inedito sui Vangeli.
5 SAN BERNARDO. Sermones de Santos. En la Asunción de la Virgen María. Sermón IV, n.5; 7. In: Obras Completas. Madrid: BAC, 1953, vol.I, p.722.
6 Cfr. SANT’ IGNAZIO DI LOYOLA. Ejercicios espirituales. Segunda semana, n.65-72. In: Obras Completas. Madrid: BAC, 1952, pp.173-174.
7 SAN LORENZO DA BRINDISI. Alabanzas e invocaciones a la Virgen Madre de Dios. El “Ave-María”. Saludo del Ángel a la Virgen. Sermón III, n.4. In: Marial. Madrid: BAC, 2004, pp.187-188.
8 SANT’ANDREA DI CRETA. Homilía V. En la Anunciación de la Santísima Madre de Dios y Señora nuestra. In: Homilías marianas. Madrid: Ciudad Nueva, 1995, p.101.

 

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