Vero campo di battaglia

Come i prodi della tribù di Giuda al ritorno dalla schiavitù, noi dobbiamo con una mano respingere il nemico e con l’altra innalzare le mura del tempio santo, vale a dire, lavorare per la nostra santificazione.

Dobbiamo adorare le disposizioni della Divina Provvidenza, che, avendo stabilito quaggiù la Chiesa, permette che incontri nel suo cammino ostacoli d’ogni genere e resistenze formidabili.

Lotta che si concluderà alla fine dei tempi

E la ragione è evidente, perché la Chiesa è militante e quindi in una continua lotta: lotta che fa del mondo un vivo campo di battaglia e del cristiano un prode soldato, che combatte sotto il vessillo del Crocefisso; lotta che, inaugurata con la vita del nostro Redentore Santissimo, non si compirà che alla fine dei tempi: per cui tutti i giorni, come i prodi della tribù di Giuda al ritorno dalla schiavitù, noi dobbiamo con una mano respingere il nemico e con l’altra innalzare le mura del tempio santo, vale a dire, lavorare per la nostra santificazione.

E in questa verità ci conferma la vita stessa degli eroi, per i quali furono testè pubblicati i decreti: eroi che arrivarono alla gloria non solo fra nere nubi e passeggere burrasche, ma fra continui contrasti e fra duri cimenti, fino a dare per la fede il sangue e la vita. […]

Verrà il coraggio quando la fede sarà viva

Il coraggio infatti non ha la sua ragione di essere se non in quanto ha per fondamento una convinzione. La volontà è una potenza cieca, quando non è illuminata dalla intelligenza; né si può camminare con piè sicuro fra le tenebre.

Ma se la generazione attuale ha tutte le incertezze e i dubbi dell’uomo che va a tentoni, è segno evidente che non si fa più tesoro della parola di Dio, che è lucerna che guida i nostri passi, e luce che illumina i nostri sentieri: «Lucerna pedibus meis verbum tuum et lumen semitis meis» (Sal 119, 105). Verrà il coraggio quando sarà viva nel cuore la fede, quando si praticheranno tutti i precetti che dalla fede vengono imposti, perché è impossibile la fede senza le opere, come è impossibile immaginare un sole che non dia luce e calore.

E di questa verità sono testimoni i martiri che abbiamo commemorati, perché non è da credere che il martirio sia un atto di semplice entusiasmo in cui si sottomette il capo alla scure per andare diritti in Paradiso, ma suppone il lungo e penoso esercizio di tutte le virtù, omnimoda et immaculata munditia.1

Pura come un Angelo, altera come un leone

E per parlare di colei che più di tutti è da voi conosciuta, la Pulcella d’Orléans, dessa come nell’umile paese natio, così fra le licenze delle armi, si conserva pura come un angelo, fiera come un leone in tutti i cimenti della battaglia, e pietosa verso i miseri e gli infelici. Semplice come una bambina, nella quiete dei campi e nel tumulto della guerra, essa è sempre raccolta in Dio, ed è tutta amore per la Vergine e per la Santissima Eucaristia come un Cherubino […].

Chiamata dal Signore a difendere la sua patria, risponde alla vocazione per una impresa che tutti, ed ella stessa, credevano impossibile; ma ciò che è impossibile per gli uomini, è sempre possibile con l’aiuto di Dio.

Indolenza dei cristiani, spina dorsale del regno di Satana

Non si esagerino pertanto le difficoltà per praticare quanto la fede ci impone per compiere i nostri doveri, per esercitare il fruttuoso apostolato dell’esempio, che il Signore aspetta da ciascuno di noi: «Unicuique mandavit de proximo suo»2 (Sir 17, 12).

Le difficoltà vengono da chi le crea e le esagera, da chi confida in se stesso senza gli aiuti del cielo, da chi cede vilmente pauroso per le beffe e le derisioni del mondo; per cui bisogna conchiudere che ai nostri dì più che mai la forza principale dei tristi è la viltà e la debolezza dei buoni, e tutto il nerbo del regno di Satana sta nella fiacchezza dei cristiani.

Lamento del Papa

Oh! se mi fosse permesso, come lo faceva in spirito il profeta Zaccaria, di dimandare al Redentore Divino: «Che sono queste piaghe nel mezzo delle tue mani? – Quid sunt plagae istae in medio manuum tuarum?» (13, 6a).

La risposta non sarebbe punto dubbiosa: «Queste mi sono state fatte nella casa di coloro che Mi amavanoHis plagatus sum in medio eorum qui diligebant me» (13, 6b); dai miei amici, che han fatto niente per difendermi e che in ogni incontro si sono fatti complici dei miei avversari.

«Gran Dio, salvate la Francia!»

E a questo rimprovero, dato ai cristiani infingardi e paurosi di tutti i paesi, non si possono esimere molti cristiani della Francia, la quale, se dal venerato mio Predecessore, […], fu chiamata la nobilissima nazione missionaria, generosa, cavalleresca, io aggiungerò a sua gloria quanto scriveva al Re S. Luigi il Papa Gregorio IX:

«Iddio, al quale obbediscono le legioni celesti, avendo stabilito quaggiù dei regni differenti secondo le diversità delle lingue e dei climi, ha conferito a molti governi delle missioni speciali per il compimento dei suoi disegni. E come altra volta preferì a quelle degli altri figli di Giacobbe la tribù di Giuda e la donò di speciali benedizioni, così elesse la Francia a preferenza di tutte le altre nazioni della terra per la protezione della Fede Cattolica e per la difesa della libertà religiosa. Per questo la Francia è il Regno di Dio stesso, i nemici della Francia sono i nemici di Cristo. Per questo Dio ama la Francia, perché ama la Chiesa, che traversa i secoli e recluta le legioni per l’eternità. Dio ama la Francia, che nessuno sforzo ha potuto mai distaccare interamente dalla causa di Dio. Dio ama la Francia, dove in nessun tempo la fede ha perduto del suo vigore; dove i re e i soldati non hanno mai esitato ad affrontare i pericoli e a dare il loro sangue per la conservazione della Fede e della libertà religiosa». […]

È possibile a Dio ciò che pare impossibile agli uomini. E in questa certezza mi conferma la protezione dei martiri che diedero il sangue per la Fede e l’intercessione di Giovanna d’Arco, che, come vive nel cuore dei Francesi, così di continuo ripete in cielo la preghiera: «Gran Dio, salvate la Francia!» ◊

Tratto da: SAN PIO X.
Discorso alla pubblicazione dei decreti
sulle virt
ù eroiche di Giovanna d’Arco, Giovanni Eudes,
Francesco de Capillas, Giovanni Teofano Vénard e
compagni
, 13/12/1908 –

 

Note


1 Dal latino: onnipresente e immacolata purezza.

2 Dal latino: “Impose a ciascuno dei doveri nei confronti del prossimo”.

 

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