Continuano le profanazioni di chiese negli Stati Uniti
Il 2020 è stato segnato da un’intensa ondata anticristiana negli Stati Uniti, caratterizzata da atti di vandalismo e di profanazione sempre più frequenti.
Nella Parrocchia Holy Family di Citrus Heights nello Stato della California, per esempio, una statua della Madonna è stata decapitata e una scultura raffigurante i Dieci Comandamenti, eretta in onore delle vittime degli aborti, è stata profanata il 17 agosto.
Sono state decapitate anche una statua di Santa Teresa di Gesù Bambino il 13 settembre in una chiesa a lei dedicata a Midvale, nella Diocesi di Salt Lake City, e, due giorni dopo, una statua del Sacro Cuore di Gesù appartenente alla Cattedrale di San Patrizio, nella diocesi di El Paso, in Texas. In questo stesso stato è stato vandalizzato, il 24 dello stesso mese, il Seminario di Asunción.
Anche la Chiesa dell’Incarnazione a Town ’n’ Country, in Florida, è stata attaccata il 29 settembre. Le telecamere di sicurezza mostrano un uomo, con maschera e guanti, che sfonda le porte del tempio e dà fuoco ad alcuni banchi, cosa che suggerisce l’intenzione del criminale di dare fuoco alla chiesa. Fortunatamente, le fiamme non si sono propagate.
Cina: recrudescenza della persecuzione religiosa
La rivista online Bitter Winter, dedicata alla divulgazione di notizie relative alla libertà religiosa e ai diritti umani in Cina, ha pubblicato a fine settembre un’altra denuncia di persecuzione dei cattolici. Il rapporto, la cui origine è una fonte anonima della Diocesi di Mindong, dichiara che il governo avrebbe sequestrato un sacerdote locale, don Liu Maochun, per indurlo ad aderire all’Associazione Cattolica Patriottica Cinese (CPCA).
Si afferma che don Maochun era andato a far visita ai suoi genitori in un ospedale nella provincia di Guangdong il 1° settembre, quando è stato ricevuto dalla polizia e portato in un luogo tenuto segreto nella città di Fu’na, dove è stato sottoposto a interrogatori e a metodi di tortura. L’informatore dice anche che l’arresto del sacerdote è avvenuto perché egli è considerato “ideologicamente radicale” a causa della sua posizione di assistente del Vescovo Ausiliare della Diocesi, Mons. Guo Xijin, uno dei leader cattolici che si rifiuta di entrare nella CPCA.
L’agenzia Gaudium Press riferisce inoltre altri fatti che indicano l’esistenza di una persecuzione in corso contro i cattolici che si rifiutano di aderire alla CPCA. Tra questi, possiamo citare quanto accaduto ad alcune suore della città di Zhangjiakou, nel distretto di Chongli, che sono state obbligate a lasciare la regione dove lavoravano da decenni con la giustificazione di “non essere del posto”.
“Preferiamo essere arrestate e incarcerate piuttosto che soddisfare questi requisiti”, si è così espressa una delle religiose. “Dopo aver compilato i moduli [di iscrizione al CPCA], ci avrebbero convocato a frequentare i corsi di formazione nella capitale della provincia, dove saremmo state indottrinate con l’ideologia del Partito Comunista Cinese, come fanno con i sacerdoti”.
Karaganda avrà la prima Basilica Minore dell’Asia Centrale
A metà settembre, la stampa cattolica ha annunciato la nomina della Chiesa di San Giuseppe, a Karaganda (Kazakistan), come prima Basilica minore del Paese e dell’Asia centrale.
Il tempio fu costruito negli anni Settanta, quando il Paese faceva ancora parte dell’Unione Sovietica. Quando fu consacrata nel giugno del 1980, la chiesa divenne un punto di riferimento per la comunità cattolica del Paese. “Durante il comunismo, le persone facevano molti chilometri per ricevere qui i sacramenti e il sostegno spirituale”, ha spiegato l’attuale rettore della Basilica, don Vladimir Dzurenda.
Secondo il Vescovo di Karaganda, Mons. Adelio Dell’Oro, il titolo “è un riconoscimento molto importante per i cattolici del Kazakistan. Si tratta di un vero Santuario dove molti si recano in pellegrinaggio perché al suo interno si trovano le reliquie del Padre martire del comunismo Vladislav Bukovinskyi”.
Vescovi del Canada e degli USA denunciano misure discriminatorie
Il 20 settembre, il Ministro della Salute e dei Servizi Sociali del Québec ha emesso un’ordinanza che limita la partecipazione ai culti religiosi in luoghi al chiuso a cinquanta persone nella maggior parte delle regioni della provincia e a venticinque persone in altre aree, come Montreal e Québec. Una tale misura sarebbe una risposta all’aumento dei casi di COVID-19 nella regione.
In un comunicato pubblicato il 21 settembre, Mons. Christian Rodembourg, Vescovo di Saint-Hyacinthe e presidente dell’Assemblea dei Vescovi Cattolici del Québec, si è opposto al provvedimento con la motivazione che le chiese dovrebbero essere trattate almeno come gli auditorium, i cinema e i teatri, che possono ricevere fino a duecentocinquanta persone per sessione, visto che “le misure sanitarie già in vigore nelle chiese e nei luoghi di culto vanno oltre le richieste del governo”.
Anche l’Arcivescovo di San Francisco (USA), Mons. Salvatore J. Cordileone, ha manifestato la sua indignazione di fronte al torto discriminatorio delle misure adottate dalla prefettura. Mentre i grandi magazzini possono funzionare al 25% della loro capacità, i fedeli possono entrare solo uno ad uno per pregare nella cattedrale. “È per la nostra Fede Cattolica che siamo messi in coda”, afferma.
Santuario goiano della Sacra Famiglia elevato a Basilica
Il Santuario della Sacra Famiglia, situato nell’Arcidiocesi di Goiânia, Brasile, è stato recentemente elevato alla categoria di Basilica Minore. La cerimonia, che si è tenuta il 29 settembre, Festa dei tre Arcangeli, è stata presieduta dall’Arcivescovo Metropolita, Mons. Washington Cruz. Il titolo era stato concesso nel febbraio di quest’anno, ma è stato necessario attuare alcune riforme prima dell’elevazione propriamente detta.
Costruito nel 1980, il Santuario della Sacra Famiglia è il terzo tempio di questa Arcidiocesi a ricevere il titolo di Basilica Minore; gli altri due sono il Santuario della Madonna del Perpetuo Soccorso, sempre a Goiânia, e quello del Divin Padre Eterno, a Trinidade.
Convento carmelitano commemora in Vietnam 60 anni di esistenza
Il 1° ottobre, festa di Santa Teresa di Gesù Bambino, le carmelitane del convento di Nha Trang (Vietnam) hanno celebrato il sessantesimo anniversario della fondazione del loro monastero.
Per commemorare la data è stata celebrata una Messa presieduta dal Vescovo Diocesano, Mons. Joseph Vo Duc Minh, e concelebrata da trentacinque sacerdoti. Quasi quattrocento fedeli hanno partecipato all’atto liturgico. Nella sua omelia, il prelato ha elogiato il servizio prestato dalle religiose alla Chiesa agendo silenziosamente come “parafulmini” alle sofferenze e alle disgrazie altrui.
Attualmente il Vietnam possiede in totale otto monasteri con duecentosessanta carmelitane.