Vangelo – Solennità della Natività di San Giovanni Battista
(Messa della Vigilia)
5 Al tempo di Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. 6 Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. 7 Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
8 Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, 9 secondo l’usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel Tempio per fare l’offerta dell’incenso. 10 Tutta l’assemblea del popolo pregava fuori nell’ora dell’incenso.
11 Allora gli apparve un Angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. 12 Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. 13 Ma l’Angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. 14 Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, 15 poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre 16 e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. 17 Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto» (Lc 1, 5-17).
I – Predestinato da tutta l’eternità
Con la celebrazione della Messa della Vigilia, la Santa Chiesa inizia la Solennità della Natività di San Giovanni Battista, la cui figura ineguagliabile ha meritato di essere elogiata dalle labbra dello stesso Salvatore: «Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista» (Mt 11, 11). Egli è l’unico Santo – eccezion fatta per la Madonna – commemorato due volte all’anno: nel giorno della sua dipartita per il Cielo, il 29 agosto, e soprattutto in quello della sua nascita, privilegio derivato dal fatto che, già liberato dalle catene del peccato originale nel seno materno, è venuto al mondo adornato dal pieno possesso della grazia santificante.1 Infatti, egli è stato pensato da Dio da tutta l’eternità, per essere un uomo eccelso che precedesse l’Uomo-Dio nella «pienezza del tempo» (Gal 4, 4).
Dio ci ha concepito dall’eternità
Ognuno di noi possiede la nozione chiara di essere venuto al mondo con il concorso di un padre e di una madre che conosciamo e amiamo; molte volte, però, ci dimentichiamo che, prima di essere generati fisicamente dai nostri genitori, siamo stati concepiti e conosciuti da Dio a partire da un momento impossibile da determinarsi, visto che c’è stato da sempre. La nostra povera intelligenza non è capace neppure di immaginare com’è la mente divina, nella quale non esiste né passato né futuro, e tutto è presente.
Usciti dalle mani di Dio, che crea direttamente ogni anima, dobbiamo coltivare un rapporto fortissimo con Lui, senza il quale non viviamo, poiché siamo esseri contingenti. Se non sarà così, avremo le stesse reazioni di un bambino abbandonato che, sebbene goda di alcune gioie, ignora la felicità di appartenere a una famiglia. Da parte sua, lungi dall’essere come una madre snaturata che si disfa del figlio, Dio non ci abbandona mai e vuole stabilire uno stretto contatto con noi, come si legge nella Scrittura: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Is 49, 15).
Nella nascita di San Giovanni Battista, diventa evidente la sua predestinazione a un’altissima missione, seguita da un’intensa protezione divina, come sottolineano le letture di entrambe le Messe di questa Solennità – quella della Vigilia e quella del Giorno –, che narrano la chiamata del profeta Geremia e quella del profeta Isaia, perfettamente applicabili al Precursore: «Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni» (Ger 1, 5); «il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome» (Is 49, 1).
II – La prospettiva della fede
Nella considerazione degli episodi narrati dal Vangelo di questa Vigilia, notiamo una peculiarità che attrae in maniera speciale la nostra attenzione: il modo con cui Dio realizza le opere grandiose.
Fatti che hanno cambiato la Storia dell’umanità
In effetti, dalla creazione dell’uomo e dalla sua esistenza nel Paradiso fino al Giudizio Finale, non c’è mai stato un episodio di maggiore importanza e trascendenza per la Storia dell’umanità di quello che lì avveniva. San Giovanni Battista, il più grande tra tutti i nati da donna, è generato da una madre sterile e, per di più, quando i suoi genitori erano già anziani; particolari che conferiscono all’avvenimento un carattere interamente prodigioso. Già l’annuncio del suo concepimento e della sua nascita avvengono in un clima di mistero: Santa Elisabetta lo dà alla luce assistita da Maria Vergine che, a sua volta, era già nel terzo mese della gestazione del Bambino Gesù, Seconda Persona della Santissima Trinità Incarnata.
Il Precursore, però, non è venuto al mondo circondato da ogni gloria, splendore e potere – di cui gode ora nell’eternità –, cose che avrebbero obbligato tutti quelli che più tardi lo avessero ascoltato a credere nella sua parola. Al contrario, quando ha dato inizio alla sua missione, si è presentato vestito di pelle di cammello, locuste erano il suo cibo, e mostrava caratteristiche sui generis che esigevano dai suoi contemporanei un atto di fede. Tutti questi fatti impressionanti ebbero luogo nelle apparenze della normalità, nel corso ordinario della vita, e anche se sul momento furono molto commentati da vicini e parenti, non sembra che essi compresero pienamente la dimensione soprannaturale che tali fatti racchiudevano.
Ai nostri giorni, grazie alla prospettiva e alla conoscenza che ci danno duemila anni di Tradizione della Chiesa, possiamo distinguere con più chiarezza gli aspetti mistici, miracolosi e straordinari di cui questi eventi erano rivestiti. Da essi possiamo trarre una preziosa lezione, considerando che, quando Dio interviene, molte volte non rivela tutta la grandezza degli atti ai quali ci è dato di assistere perché non succeda che, nel nostro stato di prova qui sulla Terra, ci abituiamo a credere solo in ciò che vediamo, senza necessità della fede, venendo a perdere i meriti. E affinché il giusto viva per la sua fede (cfr. Ab 2, 4), Egli permette che attraversiamo le valli dell’aridità (cfr. Sal 84, 7). Consideriamo, dunque, sotto questo punto di vista, i versetti scelti per la Liturgia della Vigilia di questa Solennità.
Dio ricompensa la santità di una coppia
5 Al tempo di Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. 6 Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.
Dopo aver collocato nel tempo la scena da narrare, l’Evangelista descrive in poche parole le principali qualità di San Zaccaria e della sua sposa Santa Elisabetta, tra le quali spicca l’unica che in verità è essenziale, perché è quella che permane per l’eternità: essere giusti davanti a Dio e obbedire fedelmente a tutti i comandamenti e ordini del Signore. Al di là di qualsiasi considerazione umana, possiamo concludere che lo sguardo di Dio, posandosi su quei santi sposi, li rese degni di accogliere il grande miracolo che Egli si proponeva di realizzare, come osserva Sant’Ambrogio: «Uno è lo sguardo degli uomini e un altro è quello di Dio; gli uomini vedono il volto, Dio il cuore. […] Il merito perfetto è nell’essere giusto davanti a Dio».2
L’umiliazione pubblica della sterilità
7 Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Simile ad altre figure celebri dell’Antico Testamento, come Sara (cfr. Gn 16, 1), Rebecca (cfr. Gn 25, 21), Rachele (cfr. Gn 29, 31), la sposa di Manoach (cfr. Gdc 13, 2) o Anna (cfr. 1 Sam 1, 5), Elisabetta, tanto per natura quanto per l’età ormai avanzata, era impossibilitata ad essere madre. La sua condizione era, per questo, di massima umiliazione pubblica (cfr. Lc 1, 25), perché in quel tempo – così differente dai nostri giorni, in cui il fatto di avere molti figli equivale ad un disastro per alcuni genitori –, la prole numerosa era segno delle benedizioni di Dio e il contrario era considerato motivo di vergogna e indizio di castigo del Cielo.3 La donna sterile era vista come una specie di paria nella società, in molti casi trattata con disdegno (cfr. Gn 16, 4; 1 Sam 1, 6-7), cosa che aumentava la sofferenza della coppia. Tale situazione contribuì a mettere ancora più in evidenza l’azione di Dio nel promuovere il miracolo della nascita di San Giovanni Battista che gli episodi posteriori avrebbero confermato.
Ecco un altro punto importante da contemplare nella Liturgia di oggi: anche se ci troviamo di fronte agli ostacoli più chiari ed evidenti, la volontà di Dio prevale sempre per realizzare i suoi disegni, poiché per Lui nulla è impossibile (cfr. Lc 1, 37).
Dio sceglie le cerimonie per manifestarsi
8 Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, 9 secondo l’usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l’offerta dell’incenso. 10 Tutta l’assemblea del popolo pregava fuori nell’ora dell’incenso.
Tra i sacerdoti era consuetudine tirare a sorte per dividersi le diverse funzioni di culto nel Tempio. Tutti i giorni, al mattino e al pomeriggio, uno di loro doveva entrare nel Sancta per offrire l’incenso a Dio sopra l’altare dei profumi, che si trovava di fronte al Sancta sanctorum.4 Sicuramente i più ferventi sperimentavano una certa ansietà interiore per il desiderio di essere scelti, poiché quello era un momento nel quale l’offerente si sentiva assistito da grazie e consolazioni speciali. Nel caso di Zaccaria, vediamo come Dio si servì di questo sistema del sorteggio perché fosse lui il prescelto e potesse essere oggetto della manifestazione grandiosa che sarebbe di lì a poco avvenuta.
Dall’atrio, separato dalla tenda che nascondeva il luogo santo, il popolo accompagnava il rito con preghiere, mentre si formava una bella nuvola di fumo che filtrava dal velo e la fragranza dell’incenso, usato in generosa quantità, pervadeva tutto l’ambiente. I fedeli già sapevano, per esperienza, quanto tempo durava il cerimoniale, che non era molto lungo. Tuttavia, questa volta si protrasse più del solito…
11 Allora gli apparve un Angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso.
Invece di comunicare per mezzo di un sogno o di apparirgli in casa o in un altro luogo, l’Angelo Gabriele fu inviato a Zaccaria per trasmettergli il messaggio celeste nell’esatto istante in cui lui, glorificando Dio, ravvivava le braci e metteva aromi sull’ara. In questo modo, mostrava il valore che dobbiamo dare all’altare del Signore, al servizio del quale c’era Zaccaria, e quanto una cerimonia liturgica è gradita a Dio. L’Angelo si pose alla destra per dare maggior rilievo e importanza a quell’avvenimento, poiché se fosse apparso a sinistra sarebbe stato meno nobile e degno, mentre di fronte avrebbe voltato le spalle all’altare.
Qui traspare anche il premio riservato da Dio a quelli che a Lui si approssimano, mettendosi in raccoglimento e isolandosi in sua presenza, in qualunque luogo appropriato, come in una cappella o da soli nella loro stanza (cfr. Mt 6, 6), con l’intento di lodarLo. Tutte le volte che abbiamo una necessità, non dobbiamo cercare la soluzione nello sforzo umano, ma nell’orazione. Dio saprà entrare in contatto con noi e parlare in qualche modo nel nostro intimo, per mezzo di consolazioni o anche di fenomeni mistici e straordinari.
Un timore frutto del rilassamento
12 Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.
L’apparizione repentina di un Angelo causava paura nell’Antico Testamento, poiché, secondo la credenza comune, era qualcosa di così grandioso che annunciava la morte immediata di chi vi assisteva (cfr. Gdc 6, 22-23; 13, 21-22). In Zaccaria, però, il turbamento e il timore mostrano che egli era un po’ intiepidito nello svolgimento delle sue funzioni sacerdotali, e forse era diminuito il «fervore di novizio» proprio dei principianti nel servizio del Signore. Se egli fosse stato al culmine dell’entusiasmo, questo non sarebbe successo; al contrario, la visione gli avrebbe causato una grande gioia. L’uomo ha paura dell’Angelo quando trascura la contemplazione del soprannaturale e si volge alla considerazione concreta degli avvenimenti.
Essendo Zaccaria della stirpe sacerdotale, era preparato ad eseguire questo cerimoniale e, le prime volte che era entrato per realizzarlo, di sicuro aveva sentito la responsabilità tremenda di essere un mediatore tra Dio e il popolo. Tuttavia, a poco a poco, trascinato dalla grande tentazione che molte volte assale quelli che hanno l’incombenza del ministero sacro, si era abituato alla routine e, siccome conosceva a memoria tutti i dettagli del rito, compiva il suo incarico con un’attenzione secondaria, perdendo la compenetrazione della grandezza dell’atto che realizzava. Si preoccupava forse dei piccoli problemi della vita quotidiana del suo tempo, lasciandosi portare, chissà, ad accelerare il cerimoniale nel desiderio di concluderlo quanto prima… La sua reazione all’annuncio dell’Angelo, narrata nei versetti seguenti al passaggio selezionato per questa Vigilia, mostra la mancanza di fede da parte di Zaccaria di fronte al panorama svelato dall’Arcangelo Gabriele (cfr. Lc 1, 18), e conferma la possibilità del suo stato di tiepidezza.
Viviamo in permanente contatto con il mondo invisibile
L’esempio di Zaccaria apre davanti ai nostri occhi una realtà che, spesso, è assente dalle nostre riflessioni: abituati a vivere entro gli stretti parametri umani, con facilità ci dimentichiamo che Dio non ha creato l’universo chiuso, in modo da farci costituire un mondo a parte rispetto al mondo invisibile composto dalle creature spirituali. È proprio l’opposto. Siamo ininterrottamente circondati da Angeli buoni e cattivi che formano un’unica società con gli uomini. La dottrina cattolica ci insegna che gli Angeli sono numerosissimi, al punto che San Tommaso,5 raccogliendo l’opinione di molti Padri della Chiesa, applica la parabola evangelica della pecora che si perde mentre le altre novantanove rimangono nel campo (cfr. Mt 18, 12; Lc 15, 4-7), alla proporzione esistente tra gli Angeli e gli uomini. Ad ogni uomo, pertanto, corrisponderebbero novantanove Angeli, il che significa un numero incommensurabile per la nostra mente così limitata.
Ora, tanto gli Angeli con le loro buone ispirazioni, quanto gli stessi demoni attraverso le tentazioni, esercitano il loro ruolo nello stato di prova in cui nasciamo, poiché in questa vita siamo di passaggio per essere esaminati e raggiungere la gloria della visione beatifica. Per questo motivo, dobbiamo stare attenti a non agire mai come se la nostra esistenza trascorresse su un piano meramente naturale, ma dobbiamo mantenere lo sguardo rivolto agli orizzonti della fede, con la piena convinzione che in ogni momento ci troviamo sotto l’influenza di Angeli o demoni.
Preparati in questo modo, quando un fatto soprannaturale accade nella nostra vita, prendiamolo con la naturalezza con cui Maria Santissima ricevette la visita dell’Arcangelo Gabriele (cfr. Lc 1, 26-38). Ella non ebbe paura dell’apparizione angelica, temette solo di mancare di umiltà se avesse accettato l’elogio dell’Arcangelo: «Ti saluto, o piena di grazia» (Lc 1, 28); per questo il Vangelo ci dice che Maria «rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto» (Lc 1, 29).
Dio manifesta la sua bontà
13 Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni».
Il «non temere» diretto a Zaccaria ha un senso completamente diverso da quello che più tardi sarebbe stato detto alla Madonna (cfr. Lc 1, 30). Sebbene il suo stato d’animo non fosse il più perfetto, come abbiamo visto, l’Angelo trattò Zaccaria con straordinaria bontà, con lo scopo di trasmettergli una grazia di Dio che lo lasciasse interamente tranquillo e sereno. Subito dopo, gli indicò che non c’erano motivi per preoccuparsi, perché la sua presenza lì si doveva al fatto che egli era stato inviato per comunicargli una grande gioia: Dio aveva ascoltato la sua supplica!
Senza dubbio, siccome rientrava nella sua funzione sacerdotale, ogni volta che veniva scelto per incensare l’altare con dei profumi o per offrire un sacrificio, Zaccaria pregava intercedendo per il popolo e, secondo alcuni autori,6 nel momento in cui l’Angelo gli apparve, egli pregava in modo speciale per la venuta del Messia. Secondo altri, invece, come Maldonado,7 egli implorava Dio che, oltre a ciò, avesse pietà di lui e della sua sposa, di modo che Elisabetta potesse avere un figlio e tutti e due fossero liberati dall’umiliazione.
Con che grado di fervore chiedeva Zaccaria nell’istante in cui fu udito? Possiamo chiederci se Dio è solito esaudire le preghiere nel momento in cui l’ardore raggiunge il suo massimo o quando questo diminuisce. A volte accade che, raffreddandosi la devozione, Egli venga in nostro aiuto affinché non perdiamo tutti i meriti e per dimostrare che Lui non si dimentica di noi. Ciò nonostante, dobbiamo essere altamente fedeli nella nostra vita di preghiera, mantenendo acceso l’entusiasmo e pregando con costanza.
Da questo passo del Vangelo possiamo desumere come a Dio piaccia scegliere i deboli per compiere opere straordinarie, affinché sia evidente che sta agendo. Nel caso di San Giovanni Battista, la Provvidenza ha permesso che i suoi genitori si trovassero in una situazione di angoscia affinché, chiedendo con insistenza, Dio rendesse manifesto il suo potere e rivestisse la nascita del bambino di un carattere mistico, profetico e grandioso, e riconoscessero che era frutto di un’azione divina e non delle leggi naturali. Se Elisabetta fosse stata madre di molti figli forse non avrebbe segnato la Storia, entrando a far parte del Vangelo.
Anche per noi l’ideale è metterci nelle mani di Dio, in una posizione di contingenza e di completa fiducia, poiché la soluzione di tutti i problemi, soprattutto di quelli che sembrano insolubili, non verrà dai nostri sforzi, ma dall’intervento della Provvidenza.
Un bambino grande davanti al Signore
14 «Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, 15 poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre 16 e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. 17 Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
La semplice notizia della nascita di un figlio maschio già infondeva un’enorme gioia nella coppia. Tuttavia, questo figlio era chiamato ai più alti disegni. Le parole dell’Angelo, che annunciavano la specialissima vocazione e santità di vita del bambino, già contenevano abbozzati i tratti profetici del Precursore, poiché egli avrebbe ricondotto molti israeliti al Signore. Tra le sue grandiose caratteristiche, ci sarebbe stata quella di possedere «lo spirito e il potere di Elia». In altre parole, lo stesso tenore di grazie, di spirito e di mentalità del Profeta per eccellenza, sarebbe stato dato a Giovanni Battista, conferendogli la forza per camminare alla testa del popolo. «Entrambi, infatti, [Elia e Giovanni]» – commenta San Beda – «vissero celibi; entrambi si vestirono rozzamente; trascorsero la loro vita nella solitudine; furono araldi della verità; patirono la persecuzione del re e della regina perché difesero la giustizia: quegli, di Acab e Gezabele; questi, di Erode ed Erodiade; quegli, per non morire nelle mani degli empi fu rapito al Cielo su un carro di fuoco; questi per non esser vinto dagli empi nel combattimento dello spirito, fu chiamato al perfetto martirio per il Regno dei Cieli».8
C’è da chiedersi perché San Giovanni Battista avrebbe convertito il cuore dei genitori verso i figli e non quello dei figli verso i genitori. Con l’intenzione di creare le condizioni favorevoli per l’accettazione dell’arrivo del Messia, il Precursore avrebbe predicato la Sua venuta con una prospettiva molto diversa da quella che fino ad allora era considerata dal popolo eletto: una dottrina nuova, dotata di potenza (cfr. Mc 1, 27), nella quale le nuove generazioni sarebbero nate e, sotto l’influsso dello Spirito Santo, sarebbero state interiormente trasformate. Anche i genitori avrebbero potuto ricevere quest’influenza della grazia, purché avessero abbandonato i vecchi concetti errati e avessero assimilato i nuovi. Per questo essi avrebbero dovuto convertire i loro cuori in relazione ai figli.
III – Il «filone eliatico»
Il fatto che il bambino andasse alla testa del popolo «con lo spirito e il potere di Elia» mostra con molta chiarezza la costituzione di un filone che lega il Profeta per eccellenza al Precursore del Messia, unendoli in una missione analoga. Questo «filone eliatico», che ha origine nel modo di essere, nella pazienza, nell’umiltà e nello zelo per la causa di Dio, che caratterizzavano Elia, possiamo ben affermare che si estende attraverso gli uomini provvidenziali, quelli che, come Giovanni Battista, svolgono il loro ruolo storico «con lo spirito e il potere di Elia», e attraversano i tempi illuminando le lotte della Chiesa nel corso dei secoli. Tali profeti sono scelti e formati dalla volontà divina per marcare i cieli della Storia, in modo tale che santità, discernimento, forza, definizione, decisione, impeto, impatto e altri doni che ornano le loro anime sono privilegi concessi da Dio, perché Egli lo vuole, nel suo costante desiderio di comunicare con gli uomini.
Nella caotica epoca in cui viviamo, simile a una notte profonda, dobbiamo chiedere la grazia che questo spirito di Elia torni a brillare sul mondo e, proprio come San Giovanni Battista annunciò l’arrivo del Salvatore, sia da noi proclamato il trionfo di Maria e la fondazione di una nuova e meravigliosa era storica. ◊
Note
1 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma Theologica. III, q.27, a.6.
2 SANT’AMBROGIO. Tratado sobre el Evangelio de San Lucas. L.I, n.18. In: Obras. Madrid: BAC, 1966, v.I, p.62-63.
3 Cfr. TUYA, OP, Manuel de; SALGUERO, OP, José. Introducción a la Biblia. Madrid: BAC, 1967, v.II, p.318; RENIÉ, SM, Jules-Edouard. Manuel d’Écriture Sainte. Les Évangiles. 4.ed. Paris: Emmanuel Vitte, 1948, t.IV, p.258.
4 Cfr. LAGRANGE, OP, Marie-Joseph. Évangile selon Saint Luc. 4.ed. Paris: J. Gabalda, 1927, p.12-13; RENIÉ, op. cit., pp.227-228; 258.
5 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO, op. cit., I, q.50, a.3; Super Matthæum. C.XVIII, lect.2; Catena Aurea. In Lucam, c.XV, v.1-7.
6 Cfr. RENIÉ, op. cit., p.258-259; LAGRANGE, op. cit., p.15, nota 13.
7 Cfr. MALDONADO, SJ, Juan de. Comentarios a los Cuatro Evangelios. Evangelios de San Marcos y San Lucas. Madrid: BAC, 1951, v.II, p.269-271.
8 SAN BEDA. Homilías sobre los Evangelios, 2, 23, apud ODEN, Thomas C.; JUST, Arthur A. La Biblia comentada por los Padres de la Iglesia. Evangelio según San Lucas. Madrid: Ciudad Nueva, 2000, v.III, p.50.